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Il regalo di compleanno
di Virnissima
15.05.2016 |
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"Sono eccitata all’idea di farmi vedere in pubblico ma allo stesso tempo preoccupata per quanto potrà dire la gente nel vedermi..."
Premetto che questo racconto è frutto solo della mia fantasia, forse più in la racconterò alcune delle cose che mi sono realmente accadute. Questo secondo terzo si riallaccia all'ultimo già pubblicato “Zia Eva” per cui consiglio, per chi ne avesse piacere, di leggere il precedente. Buona lettura.E’ già da qualche mese che lavoro presso il suo studio medico e per il mio compleanno Marco decide di portarmi a cena fuori. Sono eccitata all’idea di farmi vedere in pubblico ma allo stesso tempo preoccupata per quanto potrà dire la gente nel vedermi. Lui mi rassicura dicendomi che andremo in un posticino tranquillo, fuori città. Decido di mettere un vestitino grigio molto sobrio che mi arriva a metà coscia con sotto delle calze non eccessivamente trasparenti in modo da non dare troppo nell’occhio. Mi guardo allo specchio… non mi piace!! È vero che non voglio attirare l’attenzione, ma penso che sia stato tanto carino nell’invitarmi, da meritare qualcosa di più di un casto vestito dal colore anonimo. Per rendere più “accattivante” il tutto indosso degli stivali alti neri che tanto gli piacciono e metto una lunga collana di perle.
Quando arriva non sono ancora pronta ma penso tra me e me “se pure lo fossi una vera signora si fa sempre attendere”, per cui finisco con calma di truccarmi e indosso la mia parrucca dai lunghi capelli biondo platino.
Quando esco dal portone mi fa i complimenti e mi porge un mazzo di rose. Sono stupende tanto che arrossisco un po’.
Lungo il tragitto inizio ad assillarlo con tutte le mie preoccupazioni.
- vedrai che mi noteranno e ci cacceranno fuori; sono brutta, si accorgeranno tutti della mia condizione; voglio tornare a casa; ma il vestito è troppo corto?; il rossetto??? Com’è il rossetto?? Ne ho messo poco???
Armato di santa pazienza risponde a tutte le mie domande dicendomi che sto benissimo, ma io sono agitatissima; abbasso il parasole, prendo il rossetto dalla mia borsetta e mi rifaccio le labbra. Sono talmente agitata che esagero. Il mio pensiero è categorico: sembro una puttana!!!
Imbocchiamo una stradina sterrata ed arriviamo davanti al ristorante. Il cuore mi batte a mille, le gambe mi tremano e tiro un sospiro di sollievo per non aver indossato i tacchi alti. Lui scende dalla macchina e, vedendo che io rimango immobile seduta sul sedile del passeggero, fa il giro intorno e apre il mio sportello.
- non fare la stupidina, stai benissimo, andiamo…
Mi appoggio al suo braccio, lo stringo forte, forse gli faccio anche male, ma lui non dice nulla e varchiamo la soglia del ristorante. Do subito un’occhiata in sala; fortunatamente non c’è molta gente: una famiglia con due bambini, una coppia e delle persone sedute ad un tavolo vicino alla cucina che sembrano dei familiari o il personale del ristorante. Il cameriere ci accompagna al nostro tavolo e prendiamo posto. Cerco di tenere lo sguardo basso affinché nessuno possa incrociare il mio. Ogni tanto alzo gli occhi ad incrociare lo sguardo di Marco ed ha sempre un gran sorriso stampato sul suo viso. Ordino da mangiare mentre lui sceglie il vino insieme al cameriere. Appena finito l’antipasto, sento il suo piede sotto al tavolo che mi da un piccolo scossone. Si allunga verso di me e sussurra.
- vedi quella coppia seduta nell’angolo?
Con discrezione alzo gli occhi. C’è un uomo, avrà circa una quarantina d’anni vestito in giacca e cravatta che cena con la moglie (hanno entrambi la fede al dito). Lei è molto carina, alta, magra e con indosso un vestitino firmato. Lui continua dicendo.
- lui ti sta fissando!!!
Rialzo lo sguardo e incrocio il suo. Con un gesto brusco rivolgo di nuovo il mio sguardo verso Marco. Dopo un po’ non resisto per la curiosità e lo guardo di nuovo. Lui incrocia il mio e mi fa un sorriso accennato. Ricambio il sorriso ma reggo poco lo sguardo e cerco in maniera disinvolta il bicchiere di vino sul tavolo. Di nuovo il suo piede tocca il mio e di nuovo si sporge verso di me per sussurrarmi qualcosa.
- apri le gambe, stuzzicalo un po’
- ma sei matto?!?!?!?!!!!
- e daiiiiii, che ci divertiamo.
- se ne accorgono tutti, ci cacciano via.
- ma no dai, non ci vede nessuno, lui è il solo che ti sta guardando.
- No, non voglio!!
Mi guardo in giro ed in effetti la famigliola è troppo indaffarata alle prese con in bimbi piccoli che non vogliono mangiare e quelli seduti vicino alla cucina discutono tra di loro. Guardo di nuovo Marco e lui, con un gran sorriso, fa un cenno della testa indicandomi la coppia seduta nell’angolo. Io scuoto la testa e spalanco gli occhi per la paura che capiscano. Dopo qualche istante sento il suo piede sotto il tavolo, coperto dalla lunga tovaglia che tocca terra, sfiorare le mie gambe. Dal tocco mi accorgo che ha tolto la scarpa e sento il suo piede che con forza si intrufola tra le mie cosce fino ad arrivare al mio sesso. L’effetto del vino comincia a sentirsi, il suo piede spinge sul mio pene e sento salire vorticosamente il sangue alla testa. Sa come provocarmi, ed io ci casco sempre!!! Quando Marco è cosciente che farò tutto ciò che mi chiederà, si sporge di nuovo verso di me.
- dai fagli vedere le cosce, mostragli quanto sei Troia!!!
Sposto le gambe da un lato, tiro su un po’ la gonna del vestito già corto e apro lentamente le gambe. Quando alzo gli occhi mi accorgo che l’uomo in cravatta mi fissa seguendo accuratamente tutti i miei movimenti. Marco sorridere compiaciuto, per cui continuo a divaricare le gambe fino ad aprirle del tutto. Mi rendo conto di essere seduta in modo innaturale, ma il gioco comincia a piacere anche a me e divento noncurante del resto e delle poche persone che ci sono in sala.
L’arrivo del cameriere con le portate, interrompe il nostro gioco. Mi ricompongo e riprendiamo a mangiare. Di tanto in tanto rivolgo il mio sguardo a quell’uomo e mi accorgo che, cercando di non far intuire nulla alla moglie, mi guarda ripetutamente nella speranza di attirare l’attenzione. Marco mi versa dell’altro vino ed io bevo, anche se so che il suo gesto non è fine a se stesso. Ogni volta, però, mi stupisce; fa di tutto per ricordarmi quanto è porco. Ad un certo punto l’uomo in cravatta si alza e si dirige verso una porta. Marco si avvicina.
- seguilo nel bagno.
Di scatto mi giro e lo guardo interrogativa.
- seguilo nel bagno, ci è andato di proposito.
Non so bene se in quel momento sia stato l’alcool, la voglia che mi permeava o il desiderio di accontentarlo, ma fatto sta che mi alzo e mi dirigo verso la porta appena imboccata dall’uomo.
Dopo qualche minuto anche Marco varca la soglia del bagno. Io sono in ginocchio davanti allo sconosciuto, vicino agli orinatoi appesi alla parete, con il suo pene in bocca. Non ci accorgiamo neppure della sua presenza; l’uomo è con gli occhi chiusi, la testa all’indietro e una mano appoggiata alla parete per non cadere, ed io che pompo come un’ossessa avida del suo sesso. Marco si ferma in un angolo buio e, senza fare il minimo rumore, sta lì ad osservarci. A un certo punto l’uomo mi afferra la testa e spinge con forza il suo membro nella mia gola; rimane fermo per qualche istante, che a me sembra un’eternità, finche non affogo e lui, cacciando il suo sesso inondato di un misto di saliva e succhi gastrici, dice.
- così scivolerà meglio!!!
Con gesto veloce e repentino mi spinge in avanti tanto che, per non cadere, mi attacco all’orinatoio. Marco fa uno scatto in avanti, come se volesse correre in mio soccorso, ma subito si accorge che non c’è cattiveria nel gesto di quell’uomo e si ferma. Si mette dietro di me, alza la gonna, mi strappa i collant all’altezza del mio ano e lo infila tutto di un colpo dentro di me. Io accenno appena un piccolo gridolino, misto di dolore e piacere, ma lui sembra non farci caso e subito comincia a pomparmi con un pazzo scatenato, forse rendendosi conto che la moglie si starà chiedendo che fine avesse fatto. Marco, eccitato, inizia a masturbarsi, indeciso sul dover intervenire, partecipare o rimanere lì a guardare. In pochi, ma interminabili istanti, l’uomo in cravatta mi inonda del suo seme. Si scansa, rimette nei pantaloni il suo membro ed, alzando la cerniera e senza dire una parola, esce dal bagno. Sono ancora lì in ginocchio sul pavimento sporco di urina con il buco in fiamme e che mi fa male a causa dell’irruenza usata dall’uomo che mi aveva letteralmente usata e abbandonata. Il suo sesso era enorme, lungo e noduloso e mi aveva praticamente dilatata.
Vedo Marco uscire dalla penombra con il membro fuori dai pantaloni ormai moscio per la lunga eiaculazione.
- ahahhahhahahah, che Troia che sei!!!!
- e tu un PORCO!!!!!!!!
Mi alzo avvicinandomi allo specchio; l’abbondante rossetto che ho messo in auto è completamente sbavato e macchia tutta la mia guancia, i miei occhi sono neri tanto da sembrare tumefatti per le lacrime fuoriuscite mentre l’uomo profanava la mia bocca. Sento lo sperma iniziare a colare lungo la mia gamba facendosi strada tra le calze sfilate.
Ci misi un po’ a riprendere fiato e a ricompormi prima di uscire dalla toilette. La coppia seduta al tavolo nell’angolo aveva pagato ed era andata via. Facciamo altrettanto e Marco mi riaccompagna a casa. In macchina non diciamo una parola, non so se essere arrabbiata o cosa; dal giorno che sono entrata in quello studio l’uomo che c’è in me sembra essere sparito per dar spazio a una persona nuova che neppure pensavo potesse esistere. Quest’uomo ogni volta mi usa per appagare i suoi piaceri, le sue voglie, le sue fantasie. Ma davvero mi dispiace così tanto? Sono poi così sicura che non sono anche io a volere tutto questo? Quello che ero prima e quello che sono diventata: dove sarà mai il… “giusto”?
Sotto al portone, prendo le mie rose dal sedile posteriore, ho un attimo di esitazione in cui lui mi guarda intensamente, ma alla fine gli do un bacio sulla guancia e sussurro nel suo orecchio.
- grazie per lo splendido regalo di compleanno!!!
Virna
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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