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Una richiesta inaspettata (Epilogo)

27.07.2021 |
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"Mille domande iniziano a frullarmi nella testa..."
Mi presentai davanti alla porta di Emanuela all’ora stabilita e con la mia borsa in mano. Mi aprì con un sorriso e mi fece accomodare. Aveva indosso una camicia bianca da uomo, senza reggiseno, attraverso la quale erano visibili i suoi capezzoli che sovrastavano un seno piccolo ma sodo. Sotto aveva solo degli slip bianchi; mi sembrò più bassa di come me la ricordavo ma imputai la cosa al fatto che era scalza. Mi chiese di seguirla in cucina dove continuò a riassettare. Mi guardai un po’ in giro e dopo un po’ le chiesi:
• Lui dov’è?
• A lavoro, torna verso le sei. Anzi è meglio che iniziamo altrimenti rischiamo di non farci trovare pronte.
Mi prese per mano e mi accompagnò nel bagno.
• Dai spogliati che intanto guardo che hai portato.
Rimasi li immobile mentre lei rovistava nella mia borsa alzando a mezz’aria ogni indumento che ne fuoriusciva e commentandolo con sguardi e gesti, talvolta di approvazione e altre no mettendo da parte ciò che non la convinceva. Finita la sua ricerca alzò gli occhi verso di me.
• Sei ancora così? Dai che ti do una mano, rischiamo di fare tardi e va tutto in fumo.
Si avvicinò e mi spogliò. Una volta nuda mi fece indossare un bodystocking bianco e nero aperto sul cavallo, un minigonna a scacchi con le pieghe e una camicetta bianca. Una volta indossate le scarpe con tacco dodici, svettavo sopra di lei di parecchi centimetri, per cui mi fece sedere su uno sgabello e iniziò a truccarmi. Commentava ogni singolo gesto spiegandomi i prodotti che usava, come mettere l’ombretto senza farlo sbordare e come allungare le ciglia con il maskara. Un volta finito mi appoggiò la parrucca sulla testa e mi fece girare verso le specchio. Feci fatica a riconoscermi, il mio trucco era perfetto. La mia incapacità mi portava sempre ad eccedere con risultati molto pesanti che probabilmente soddisfacevano i miei amanti ma mai me. Emanuela mi chiese se ero d’accordo a fare anche un video e se, nel caso, avessi voluto indossare una mascherina. Mi disse che non aveva intenzione di pubblicarlo ma di tenerlo per lei. Io acconsentii e le dissi che avevo una mascherina nella mia borse che usavo, oltre che per nascondere i miei pasticci con il trucco, anche a tenere ferma la parrucca con qualche amante più irruento. Aprì la borsa e ne tirò fuori sia la mascherina che lo scatolino con la mia gabbietta di castità.
• Cos’è questa?
Le spiegai cos’era e le dissi che la indossavo per dissuadere i miei amanti da eventuali interessi per il mio sesso visto che con loro ero solo passiva. Le brillarono gli occhi.
• La devi mettere assolutamente. Meno vedrà il tuo sesso e più sarà rilassato.
Volle per forza farmela indossare lei. Le diedi tutte le indicazioni necessarie ma allo stesso tempo cercai di andare con il pensiero altrove vista l’eccitazione che i suoi tocchi mi davano. Non le fu semplice farlo anche perché l’accenno di erezione che ebbi non agevolava le sue manovre. Alla fine il lucchetto scattò.
• Queste le tengo io.
Alzò la mano all’altezza dei mie occhi agitando le chiavi e le poi le ripose nei suoi slip. Mi chiese di andare a fare del tè mentre lei si cambiava. Ero in cucina intenta a versare il tè quando sentii la chiave che girava nella toppa della serratura. Il mio cuore batteva all’impazzata e le mie mani tremanti fecero traboccare il liquido caldo dalla tazza. Mi girai e lo vidi appoggiato alla stipite della porta. Era un uomo molto alto e massiccio, quasi palestrato. Immaginai la piccola Emanuela tra le sue forti braccia e giacere sotto il peso di quel corpo possente.
• Emanuela dov’è?
• In camera a cambiarsi, credo.
• Ok, vado a fare una doccia.
Non vidi alcuna inflessione nel suo sguardo, né in positivo né di disapprovazione. Mille domande iniziano a frullarmi nella testa. Cosa gli aveva detto? Era a conoscenza della mia presenza li? Probabilmente si visto che non mi era sembrato sorpreso. Cosa aveva pensato nel vedermi? In che modo aveva intenzione di coinvolgerlo? Stavo quasi muovendo i primi passi per andare via quando lei entrò. Il fiato mi mancò. Era bellissima. Aveva messo un corsetto in pelle nera con lunghi lacci che si incrociavano davanti al petto. Da quest’ultimo pendevano dei reggicalze che arpionavano le autoreggenti delle stesso colore e lunghi stivali con tacco dodici le coprivano le gambe fino a metà coscia. I capelli nerissimi erano tirati indietro e legati in una lunghissima cosa di cavallo.
Prese il vassoio con le tazze e mi invitò a seguirla in salotto. Ci accomodammo sul divano e lei poggiò tutto sul tavolino basso davanti a noi. Eravamo intente a sorseggiare quella bevanda calda quando Marco uscì dal bagno ancora bagnato con indosso l’accappatoio. Emanuela lo invitò a sedersi sulla poltrona davanti a noi e porse anche a lui una tazza. Finita la nostra bevanda lei mi invitò a alzarmi, si pose dietro di me e fissò il marito.
• Come ti ho detto, oggi sarò io a farmi questa troietta. Me la scoperò come tante volte tu e i tuoi amici avete fatto con me. La farò strillare di piacere davanti ai tuoi occhi.
Le sentii pronunciare quelle parole con voce ferma di chi non ammette repliche. Io ero confusa, non era questo ciò che mi aveva detto di voler realizzare. Non che la cosa mi dispiacesse ma non riuscivo a capire le sue intenzioni. Decisi di fidarmi e di assecondarla. Del resto non era questo che avevo fatto fin a quel momento?
• Onde evitare che si faccia venire strane idee ho deciso di ingabbiarla.
Così dicendo fece salire la mia gonna scoprendo il mio sesso che, costretto all’interno della gabbietta, aveva del tutto perso consistenza. Marco si fece scappare una risata non staccando per un attimo lo sguardo da quello di sua moglie. Emanuela mi poggiò una mano sulla spalla e spinse verso il basso per farmi accucciare a terra. Poggiò un piede sul tavolino e sbottonò le piccole ciappe che tenevano chiuso il corpetto tra le gambe. Il suo sesso del tutto depilato mi si presentò davanti agli occhi, non indossava gli slip. Con fare deciso afferrò la mia testa e se la portò all’inguine.
• Lecca!!!
Aprii la bocca e iniziai a passare la lingua sul suo sesso in maniera leggera. Dopo qualche istante percepii i suoi primi sospiri e quando iniziò ad ansimare spinse con sempre più forza la mia faccia sul suo pube.
• Lecca troia, fammi godere, che poi io farò godere te.
Spingeva così forte il suo inguine verso la mia faccia che mi ritrovai stesa a terra con lei a cavalcioni sulla mia faccia. Dimenava i fianchi ed a tratti mi toglieva il respiro, inarcò la schiena offrendomi il buco del culo che leccai avidamente. Ad un tratto si alzò e si diresse verso il cassettone addossato alla parete. Lo aprì e ne tirò fuori un strapon di medie dimensioni. Marco la guardò interrogativo, probabilmente si chiese da dove era uscito quell’oggetto, ma lei non gli diede peso e si diresse verso di me.
• Aiutami a metterlo.
Le tenni le cinghie aperte e vi infilò le gambe, lo tirai su e l’aiutai a stringerle intorno alla vita. Mi afferrò la testa e mi pose il dildo davanti alla faccia.
• Apri la bocca!
Feci come diceva e in un attimo me lo ritrovai tra le mie labbra. Iniziò a muovere il bacino avanti e indietro e fissò il marito.
• Non è così che mi scopate sempre la bocca? Mmmmmmhhh dovresti sentire, questa troia ci sa proprio fare!
Il suo ritmo si faceva sempre più insistente e i suoi affondi più profondi. All’improvviso si staccò da me e mi spinse in avanti facendomi piegare in ginocchio sul tavolino basso davanti al divano. Si inginocchiò dietro di me e mi sollevò la gonna. Un primo ceffone a mano aperta raggiunse i mie glutei esposti.
• Ora ti scopo. Te lo faccio sentire fin dentro la gola. Sarai la mia troietta.
Parlava e armeggiava con gel e strapon. Devo dire che nonostante il suo fare autoritario fu molto delicata, almeno all’inizio. Le avevo detto delle mie preoccupazioni, del fatto che non facevo tantissimi incontri, che ero molto stretta e mal sopportavo il dolore. Dopo avermi lubrificato per bene e aver inserito dapprima un dito e poi due e tre, appoggiò la punta del suo fallo in gomma sulla mi buchina e spinse con delicatezza fino a far entrare la punta. Poi con piccoli movimenti avanti e indietro entrava sempre più dentro di me fino a quando non lo inserì tutto. Mi lasciò il tempo utile per abituarmi e solo a quel punto, puntando lo sguardo verso il marito, iniziò a montarmi con movimenti sempre più veloci. Mi insultava e mi scopava e solo dopo mi resi conto che quelle parole servivano più a far eccitare Marco che non dirette a me. Il suo piano iniziò a far breccia nel marito quando quest’ultimo si aprì l’accappatoio e iniziò a masturbarsi. Ero stesa a novanta sul tavolino e lui era proprio di fronte a me. Ne apprezzai i grossi pettorali, le forti braccia e le grandi mani attorno al suo pene. Nonostante mi eccitava guardarlo, non alzai mai gli occhi ad incrociare il suo sguardo che comunque era fisso su quello della moglie.
Mentre mi scopava Emanuela si piegò in avanti e, afferrandomi per i capelli, mi alzò la testa in direzione del marito.
• Ti piacerebbe fargli un pompino? Di la verità, stai sbavando per prenderglielo in bocca. Vuoi in gola il cazzo di mio marito, Vero?? Su, forza, chiediglielo.
• Posso prenderlo in bocca?
Dissi con un filo di voce. Il mio tono era così basso che non fui neppure sicura che mi avesse sentito.
• Fatti sentire cazzo. Voglio che lo implori di darti il cazzo in bocca.
• Si lo voglio. Ti prego dammi il tuo cazzo, fa che io lo succhi, ne ho voglia.
Gridai con aria supplichevole. Per un attimo Marco mi guardò, poi fece scivolare il sedere sulla poltrona avvicinando il suo sesso al mio viso. Ad Emanuela non parve vero, per la prima volta il marito aveva dato un segnale di apertura. Afferrò i miei capelli e spinse con forza la mia testa verso l’inguine del compagno. Sotto la sua spinta il suo pene già duro mi scivolò direttamente in gola provocandomi un piccolo conato. Lui ebbe un sussulto ed iniziò ad ansimare nel momento in cui facevo scorrere la sua asta nella mia bocca. Emanuela ormai era uscita da me e si era accovacciata vicino a noi per godersi quello spettacolo che aveva sognato da tempo e che tanto le richiamava i video a tema omo di cui aveva goduto. Mi afferrò la testa la sollevò e dopo aver sputato sul pene del marito me lo fece riprendere in bocca fino a toccargli i testicoli. Marco iniziò a dimenarsi e mi resi conto che stava per arrivare. Di questa cosa dovette accorgersene anche Emanuela che fermò tutto tirandomi di nuovo la testa indietro. Probabilmente non voleva che il marito arrivasse e avesse un calo della libido.
• Vieni scopami.
Prese il marito per un braccio e lo portò alle mie spalle. Si distese supina a gambe aperte sulla mia schiena e attirò Marco dentro di se. Riuscivo tranquillamente a sopportare il peso del piccolo ed esile corpo di Emanuela ma i colpi che Marco le infliggeva mi facevano sobbalzare non poco, sentivo i suoi testicoli sbattere sui miei glutei, e per un attimo temetti che il tavolino basso su cui ero appoggiata potesse cedere da un momento all’altro.
Ad un certo punto sentii Emanuela alzare le spalle e, una volta uscito il pene del marito da dentro di se, si mise seduta a cavalcioni sulla mia schiena. Afferrò entrambi i miei glutei con le due mani e li allargò.
• Incula questa troia!
Lui la guardò fisso negli occhi, afferrò il preservativo che lei le passò e una volta indossato mi penetrò in solo colpo. Inarcai la schiena per il dolore tanto che Emanuela quasi cadde come disarcionata da un cavallo imbizzarrito.
• Piano, piano amore mio. E’ una troia ma è quasi vergine. Sii più delicato, non vorrai mica spaccarla?
Uscì lentamente e, dopo avermi dato il tempo di riprendere fiato, entrò nuovamente dentro di me, ma stavolta con più dolcezza. Emanuela afferrò il marito per i fianchi e guidò la sua penetrazione, dapprima lentamente e poi con maggiore foga e veemenza. Guardai lo specchio posto sulla parete laterale che rimandava la nostra immagine e vidi lei tenere le gambe avvolte attorno alla vita di lui ad imprimere il ritmo mentre lo baciava voluttuosamente. Pensai che agli occhi di una quarta persona non sarebbe stato ben chiaro se Marco in quel momento stesse scopando me o la moglie. Lo sentii spingere gli ultimi colpi con vigore ed arrivare dentro di me. Emanuela lo fece alzare e, una volta tolto il preservativo, lo prese in bocca ripulendolo dal suo seme.
Marco si diresse verso il bagno e, passando vicino a me, mi scompigliò i capelli con la mano con fare sbarazzino.
Quando Emanuela si alzò dalla mia schiena feci fatica a sollevarmi. La buchina mi doleva e un rivolo di sperma colava dalla gabbietta cadendo a bagnare il pavimento. Avevo avuto un orgasmo senza toccarmi.
Dopo essermi ripulita e rivestita mi avviai alla porta accompagnata da Emanuela che mi diede un dolce bacio sulla guancia e mi sussurrò un “Grazie” nell’orecchio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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