tradimenti

VENDETTA


di candysexxx
18.11.2024    |    42    |    1 8.7
"Restava in balia del mio cazzo e della mia mente perversa..."
TROIA NELL'ANIMA

La conobbi quindici anni fa, era appena ventunenne, io 37enne.
Timida e bellissima, capelli neri lunghi, sguardo orientale, una bocca disegnata in modo stupefacente, pelle candida e un corpicino esile ed elegantissimo, che contrastava con un magnifico culo accentuato e soprattutto con un seno enorme, sproporzionato, già piuttosto appesantito nonostante la giovanissima età. Sembrava uscita da un manga.
Si chiama Wanda. Nome francamente ingombrante, problematico, evocativo della “Venere in pelliccia” di Masoch. Eppure congruente col suo istinto. Perché lei, troia nell'anima, col passare del tempo adora riservare sorprese.
Mi resi conto, molto presto, che quando era eccitata diventava estremamente docile, remissiva, disposta a soddisfare quasi ogni mia perversione. Si vergognava di questa sua debolezza, ma non riusciva a dare un freno a questa sua attitudine a strisciare.
Ed io me ne servii, eccome se lo feci.
Mi piaceva darle appuntamento in luoghi insoliti, per fotterla a piacimento mentre lei lottava tra l'imbarazzo e gli orgasmi.
Una volta, al centro direzionale, durante una videoconferenza con i colleghi, mi divertii a fotterla a pecora come una piccola troia. Ricordo che era terrorizzata di comparire nel cono di visualizzazione della cam. Ma per evitare quello si vedeva costretta ad andare sempre più verso la grande vetrata che affacciava sull'esterno, di fronte ad un altro grattacielo. Mentre la fottevo con forza, le feci notare che un uomo, da una toilette del grattacielo di fronte, ci guardava paonazzo e si masturbava.
- Ti piace che lui ti guardi, vero puttanella?
- S.. sii!
Confessava, nel suo lago di orgasmi ripetuti. Alla fine si rivestiva, tutta sfatta. La mandavo via senza grandi tenerezze, era sempre piena di vergogna. Mi eccitava trattarla male, mi piaceva vederla andar via con gli occhi bassi, poco fiera delle cose un po’ ignobili che aveva assecondato.
Eppure, mi richiamava ogni volta. E ogni volta si lasciava trattare sempre più da puttana, sempre più da schiava, nei luoghi e nelle condizioni più insolite, disposta a farsi sbattere un po' ovunque, dai parchi pubblici ai cessi dei bar.


IL GIOCO DEI SEGAIOLI

La cosa che più mi eccitava era di fotterla davanti a dei segaioli. Il suo corpo candido e pieno di curve, il suo culo rosso per gli schiaffi che le davo e i suoi seni sbattuti... sotto gli occhi di porci bavosi incrociati in un gabinetto, o in un angolo buio di strada. Mi piaceva molto esporla allo sguardo e soprattutto all'olfatto di quei maiali arrapati. Quando era particolarmente eccitata e sudata, mettevo le sue ascelle bene in mostra. Quelli inspiravano il suo giovane odore da troia, e godevano ancor di più. Non resistevano per molto all’oscenità dello spettacolo. I più sborravano per terra, senza volerlo, in pochi minuti.
Questo gioco dei segaioli la metteva enormemente a disagio, ma le procurava pure orgasmi ancora più violenti. Era schiava della sua clitoride e della sua vagina. Era schiava delle sue contraddizioni. E non riusciva a tirarsi indietro. Restava in balia del mio cazzo e della mia mente perversa.
Decisi che il gioco dei segaioli non andava più improvvisato. Avevo bisogno di un luogo e di un contesto adatto a sviluppare le mie idee, a usare la mia schiavetta nei modi più indegni.
Venni a conoscenza di Cap d'Agde, un villaggio libertino nel sud della Francia, dove a quanto pare si poteva praticare proprio il mio gioco all'aperto, in spiaggia, nei club, nei luoghi più impensati, senza alcuna difficoltà. Orde di segaioli frustrati si recavano lì proprio in cerca di coppie perverse disposte a ceder loro qualche briciola di piacere. Coppie come noi.
Lei rimase sconvolta all'idea, chiaramente temeva che lì la mia mente avrebbe ordito qualcosa di inusitatamente lurido. Qualcosa di cui si sarebbe vergognata per tutta la vita. Ma, come di consueto, le pulsazioni della clitoride e della vagina della giovane troia dovettero prevalere. Accettò il mio invito. Prenotai, organizzai.


APICE E DECLINO

Il giorno della partenza ero euforico. Mi sentivo una sorta di dio della perversione in procinto di realizzare le sue trame. Andai in aeroporto. Attesi al board. Attesi. Attesi ancora.
A pochi minuti dal termine per l'imbarco, ricevetti un messaggio: "Sento che mi sfrutti e non mi ami. Non ce la faccio, mi dispiace". Mi ritrovai nel cesso dell'aeroporto nero di rabbia. Non avrei mai immaginato di poter provare un tale senso di frustrazione.
Lei non osò più chiamarmi. E io nemmeno le lanciai un segno di pace. Non glielo perdonai per un bel pezzo. Poi, dopo vari mesi, cominciai a provare un senso di vuoto. Guardavo le foto e i video che le avevo fatto, mi soffermavo sull'assurda contraddizione della sua innocenza perversa. E iniziò a mancarmi. Iniziai ad aver bisogno di lei.
Le scrissi, con i migliori propositi. Mi rispose che era felice che l'avessi perdonata, ma non voleva più vedermi. Fu un altro durissimo colpo. Provai a ricontattarla, ma il suo numero risultò inattivo. La cosa paradossale è che di lei non sapevo altro che il suo nome congruente. Non me ne era mai fregato nulla, della sua identità e della sua vita. Quando a volte aveva tentato di dirmi qualcosa di sé, mi ero divertito a zittirla sbattendole il cazzo in gola. Mi bastava il suo sguardo perduto e il suo giovane corpo odoroso. Era stata la mia bambola, la mia marionetta. E d'un tratto mi rendevo conto di aver bisogno di lei e di non poterla più rintracciare.
Da allora, non ho più smesso di segarmi sulle foto e sui video che ho di lei. Non ho più smesso di cercare di rammentare i suoi odori, dalle ascelle, alla vagina, al culo, ai piedi. Non ho più smesso di desiderarla, al punto che ormai mi masturbo fino allo sfinimento, con il pene tra le mani che fatica a raggiungere la piena erezione. E, cosa forse più patetica, ho avuto un sussulto al cuore quasi ad ogni whatsapp ricevuto, nella speranza che fosse il suo.
Il segaiolo ora sono io. A distanza di tre lustri, credo di esser diventato lo schiavo pazzo di Wanda.


E VENNE IL GIORNO

Sono passati quindici anni. E la mia vita si ripete uguale a sé stessa.
Sono svaccato in pigiama, su un letto che odora quasi sempre di sega, con la tv di fronte e il portatile a fianco. Alterno sguardi distratti su un horror che non fa paura, appunti di lavoro da completare da giorni, pornhub e 77chat.
La cartella "Wanda" è sempre sul desktop, più tardi ci farò il miliardesimo giro, la vedo così tanto spesso che il bisogno di aprirla mi dà quasi la nausea. Quasi, perché non smetto mai.
Suona il cellulare. Rispondo senza voglia.

- Pronto (annoiato)
- Pronto, ciao. Come stai? (voce femminile, morbida, da donna)
- Chi sei? (un po' stizzito)
- Sono io, sono Wanda. Scusami, ti disturbo?
- Oh... oh beh… No! Non disturbi.. Come stai? Non avevo riconosciuto la tua voce..
- Eh eh, hai ragione. E poi credo sia cambiata, la mia voce. Sono cambiate tante cose. Sto bene. Sono felice di sentirti.
- Ah, beh, si.. si.. mi fa piacere.. e a cosa devo questa telefonata?
- E' complicato a dirsi così, di getto..
- Ma no, figurati.. dimmi pure. Dimmi!
- Ricordi del nostro viaggio che avremmo dovuto fare a Cap d'Agde?
- Sì, certo che ricordo (depresso).
- Ti chiedo mille scuse, non volevo farti ricordare un brutto momento. Ti chiedo scusa...
- No, no, continua pure. Continua. (di nuovo stizzito)
- Ecco, insomma, io ora sto frequentando un ragazzo...
- Ah, beh, complimenti! (sarcastico, sempre più stizzito. Che cazzo sto parlando a fare con questa??)
- Sì, grazie (serafica, come se nulla fosse)
- E' il tuo compagno?
- Non direi, è più un amico... (ride un po'... ma che cazzo ride a fare..)
- ...e allora?
- Insomma.. a lui ho detto della nostra storia, e di Cap d'Agde. E gli ho detto che io ora vorrei andarci..
- (esplodo) Ma scusa, e vacci col tuo amichetto! ma che me lo dici a fare?? Ma perché me ne parli?? Ma che è uno scherzo??? non capisco il senso di questa telef...
- Vorrei andarci anche con te.
- ....
- Sei ancora lì?
- ....
- Ehi, sei svenuto? tutto bene?
- (non stavo affatto bene, il cuore era a mille, probabilmente stavo avendo un attacco cardiaco ma a questo punto valeva la pena capire) Vuoi andarci "anche" con me? Cioè io, te e lui?
- Sì. E' assurdo, lo so. Scusami, forse ho sbagliato a chiamarti.
- N... no, o meglio non lo so.. aspetta.. cioè fammi capire.
- Non c'è molto da capire. Voglio andarci con te e con lui. E' un mio desiderio, ci penso da un po'.
- Scusa, da quanto ci pensi?
- Da qualche settimana.. credo.
Da qualche settimana. Io a segarmi da quindici anni su questa stronza e lei da qualche settimana pensa di invitarmi a Cap d'Agde col suo fidanzato. E' patetico anche solo che io stia ancora ad ascoltarla. Una voce dentro di me dice di sbatterle il telefono in faccia. Ma il cazzo e i coglioni pulsano, pulsano, pulsano.... e penso chissà come è diventata, chissà se i suoi seni sono ancora più pesanti, chissà se il suo culo è ancora così alto, chissà se odora ancora di giovane troia...

- Ho capito. E hai in mente qualcosa?
- Sì, ma non è il caso di parlarne così, a freddo.
- Sono tutto eccetto che freddo, ora. Fammi capire, cosa hai in mente?
- Mi imbarazzi, così..
- Dimmelo, per piacere, che è tutto così surreale che siamo già oltre l'imbarazzo.
- Non per me, io sono ancora imbarazzata, per queste cose...

E il cazzo e i coglioni pulsano più forte, più forte, più forte, ora anche più del cuore ormai andato a farsi fottere..

- Ok, supera l'imbarazzo e spara la tua idea.
- Tu ci guardi.
- C... cosa?
- Insomma, sì, tu ci guardi.
Incredibile. Non credo alle mie orecchie. Sto ascoltando la voce della ragazza fantasma che è stata la mia schiava sessuale una vita fa e su cui ho consumato lustri di fantasie perverse, su questo letto. E quella voce ora mi dice che vuol farmi fare il guardone a Cap d’Agde.
Il cuore ormai mi è finito dentro le mutande, ho la tachicardia al cazzo.
All’improvviso si fa perentoria: - Allora? Che decidi di fare?
E io, che non credo alla mia voce: - Si. Va bene.
Forse sto per commettere il più grande errore della mia vita. Ma non mi interessa ragionare, schifo il mio raziocinio e l'amor proprio. Ora so soltanto pensare col mio cazzo pulsante, da segaiolo.



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