Scopata la moglie del medico

Una meraviglia mi scrive su Annunci69: vuole scopare in 15 minuti durante la pausa pranzo, ma non in un letto.
La invito a casa mia. Scendiamo nel box auto, un garage pieno di scatoloni impilati, con una sedia al centro già pronta, il pavimento di cemento e l’odore di benzina e gomma nell’aria. Arriva con una gonna corta che le fascia il culo, le tette che scoppiano dalla maglia aderente, i tacchi che rimbombano mentre cammina verso di me.

La spingo contro gli scatoloni, le tiro su la gonna: le mutande nere le coprono appena le labbra della figa. Gliele sfilo, lasciandole cadere a terra, le apro le cosce con le mani. La sua figa è rasata e bagnata. Le infilo due dita dentro, la pompo veloce; il liquido le cola lungo le gambe, il rumore bagnato riempie il box. Mi slaccio i jeans, il cazzo salta fuori duro, grosso, con le vene gonfie, e la sbatto in piedi contro il muro, entrandole dentro fino alle palle con un colpo secco. Le tette rimbalzano sotto la maglia, i capezzoli duri; la scopo forte, il suo culo morbido sbatte contro di me a ogni spinta. Le tiro i capelli indietro, le mordo il collo sudato, infilo una mano sotto la maglia, le strizzo le tette e pizzico i capezzoli finché non si gonfiano ancora di più.
Si gira, alza una gamba per aprirsi meglio, e continuo a farlo entrare e uscire. Rallento, poi riprendo a martellarla forte. La sento che inizia a venire: cerca di trattenere la voce, e questo mi eccita ancora di più. Guardo il mio cazzo che entra nella sua figa ed esce bagnato, con una patina bianca: capisco che sta venendo. Trema tutta, mi stringe forte il culo tirandomi a sé per bloccarmi e godersi il momento.

Si inginocchia sul cemento, mi afferra il cazzo con le mani, se lo ficca in bocca e succhia come una pazza. La lingua sbatte sulla cappella, le labbra strette intorno. Le palle mi si stringono; le afferro la testa, il cazzo le arriva in gola, la sento gorgogliare, la saliva le cola sul mento. Mi guarda con occhi da troia, succhia più forte, le mani mi palpano le palle. Vengo con un grugnito: schizzi di sborra le riempiono la bocca, le sparo dritto in gola. Lei ingoia tutto, lecca il cazzo pulito e si passa la lingua sulle labbra per prendere le ultime gocce.

Si rialza, si sistema la gonna, chiacchieriamo e ci accordiamo per rifarlo il giorno dopo. Poi sparisce sui tacchi, il culo che balla mentre esce dal box. Incontriamo dei vicini che ignorano quanto siamo porchi e cosa abbiamo fatto, ma la possibilità che abbiano capito mi eccita. Torno su, il cazzo ancora mezzo duro e voglioso di un’altra scopata, e mi faccio una sega.

Il giorno dopo è tornata, e scopiamo ancora di più. Dopo esserle venuto in bocca, lo rimetto dentro; lei si stupisce di quanto sia ancora duro. Continuiamo per un po’, finché mi chiede di metterlo nel culo. Ci provo, ma non ci riesco: le faceva troppo male, non riusciva a rilassarsi. Sarebbe stato meglio un letto, ma lei non voleva e io non potevo. Alla fine mi faccio una sega sulla sua faccia, schizzandole sulle labbra.

Ci incontriamo per altri tre giorni: ogni pausa pranzo una chiavata veloce, ogni giorno migliore, ogni giorno più tempo e più scopate, una dopo l’altra.
Una mattina mi scrive che era in vacanza a Roma con il marito, lì per lavoro, e che doveva tornare a Bologna.
Attendo la prossima convention medica, sperando che mi scriva.
Sicuramente le scriverò io quando andrò a Bologna.

Ciao, Barbara!