tradimenti
Lo scrittore
di Monkey
26.03.2021 |
497 |
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"”
Parlarono a lungo, e di tutto, e ben presto la conversazione sfociò in uno scambio di numeri di telefono e un invito a cena a casa di lui..."
"Una vocina beffarda nella sua testa le sussurrò: “E non è forse quello che vuoi anche tu, Tania? Perché saresti qui, allora?” Gli occhi di Juri, di un verde..."“E così, fai lo scrittore.”
Juri sorrise: “ Buffo che tu abbia detto proprio Fai lo scrittore e non Sei uno scrittore. Mi piace: a fare ci si possono mettere tutti, infatti, ma essere, bè, è tutta un’altra cosa. “
Tania era un po’ confusa: “ No ma guarda, io non volevo insinuare che … “
Lui la interruppe con un gesto noncurante della mano: “Lo so che non volevi insinuare nulla. Dimmi piuttosto se ti piace le crema di limoncello: ne ho una fatta in casa, è l’ideale dopo cena, che ne pensi?” disse alzandosi e invitandola a fare lo stesso, tendendole le mani.
Tania farfugliò un assenso, ma stava ancora chiedendosi cosa l’aveva spinta ad accettare l’invito di uno sconosciuto incontrato per caso in una libreria mentre gironzolava per gli scaffali. Avevano intavolato una brave discussione e poi lui le aveva chiesto il suo nome.
“Tania? Come la donna cantata da Henry Miller in Tropico del Cancro … L’ha letto, signorina? No??? Mi permetta, allora … “ Si era avviato con sicurezza verso uno scaffale e ne aveva tratto una copia del libro appena menzionato e porgendoglielo, le aveva detto: “Questo è un cadeau per lei, signorina: se vuole ringraziarmi, prenda un caffè con me.”
Parlarono a lungo, e di tutto, e ben presto la conversazione sfociò in uno scambio di numeri di telefono e un invito a cena a casa di lui.
Quella sera, Tania aprì il libro di Miller e dopo pochissime pagine, si sentì avvampare:
“Oh Tania, dove sono ora la tua fica calda, le tue grosse giarrettiere pesanti, le tue cosce morbide, piene? C’è l’osso, nei miei venti centimetri di cazzo … “ E poi ancora: “Io ti chiavo, Tania, perché tu resti chiavata …”
A quel punto, Tania era stata tentata di chiamarlo e disdire l’appuntamento: ma per chi l’aveva presa? Forse con quel libro lui aveva voluto saggiare il terreno, capire se lei era una che ci stava?
Il problema era che Juri le piaceva troppo, e che non voleva essere avventata, o mostrarsi bigotta, e quindi avrebbe giocato una carta di riserva.
Porgendole il limoncello, lui le chiese: “Allora? Tropico del Cancro? Che ne pensi?”
E lei, deglutendo a fatica: “Veramente non l’ho ancora iniziato, non ho avuto tempo …”
“Peccato, avremmo potuto parlarne …”
Tania sentì un brivido lungo la schiena: allora, forse non si era sbagliata, forse lui voleva davvero portasela a letto. Una vocina beffarda nella sua testa le sussurrò: “E non è forse quello che vuoi anche tu, Tania? Perché saresti qui, allora?” Gli occhi di Juri, di un verde scuro e carezzevole, le mandavano bagliori maliziosi e sembravano chiederle la stessa cosa: già, perché era lì? Non desiderava forse che quella cena avesse un finale infuocato?
Per prendere tempo e fiato, gli chiese cosa scrivesse lui.
“Racconti erotici” rispose a bruciapelo Juri. Tania spalancò gli occhi e lui rise sommessamente:
“Lo sapevo che avresti fatto quella faccia. Tu sei così ingenua e perbene, vero? Ti spavento?”
“Niente affatto!”, saltò su lei, “Anzi, perché non mi fai leggere qualcosa di tuo?”
Il sorriso compiaciuto di lui, mentre immediatamente raccoglieva il suo invito e si alzava a prendere il suo libro, le fece rimpiangere quella parole: sentiva che qualcosa stava per accadere, e dei brividi le corsero giù per la schiena: spavento o eccitazione? Non avrebbe saputo dirlo.
Lui prese il libro e una sedia che posizionò al centro del salotto, e la invitò a sedersi, divertito per l’espressione reticente e circospetta di Tania che, però, ubbidiva.
“ Leggi i passi sottolineati. Piano e ad alta voce.”
Tania lo guardò, prendendogli il libro dalle mani, alzando una sguardo incerto ma anche curioso mentre lui la troneggiava affondando le mani in tasca.
Si schiarì la voce, iniziò a leggere il primo brano sottolineato.
“Gli sembrava fosse di spalle, e gli sembrò anche di vedere le braccia abbassarsi e le mani scendere ad accarezzare quel corpo. Lui pregò ardentemente che lei si spostasse verso la parte aperta della tenda, voleva capire se era nuda o vestita, se era bionda o bruna, voleva che si girasse, che gli facesse vedere il viso, il seno e il pube, voleva sapere com’era la sua peluria, se aveva il sesso depilato o no, se aveva il seno piccolo o grande, se aveva i capezzoli minuti e rosei o grandi e bruni e turgidi da attaccarsi a succhiarli fino all’alba. Lei adesso danzava con le gambe chiuse che sembravano sfidare D., fletteva il busto in avanti descrivendo un semicerchio turbinoso, allargava le braccia, e una mano spuntò nella parte aperta della tenda: sembrava dirgli Vieni, avvicinati ancora di più. D. sentì il contatto del freddo vetro contro la punta del suo sesso e si accorse di essere in perfetta e completa eccitazione. Sempre in ombra lei si girò di profilo e lui potè vedere la rotondità dei seni appuntiti: si, sembrava fosse nuda e che avesse dei seni grandi e turgidi, desiderò leccarli e attaccarvisi come un bambino, a trovarvi calore, contatto, consolazione e compagnia. Conforto.
Finalmente lei apparve nella parte aperta della tenda, ma di schiena. Lui vide che era nuda per metà, e che sotto indossava una gonna aderente, lunga sopra il ginocchio e a vita alta, e i lunghi riccioli castani le scendevano a metà schiena, e lei agitava la testa, godendo del contatto della chioma contro la pelle nuda.
Lui seppe che lei sapeva di essere guardata, seppe che quello spettacolo era per lui …”
Tania si accorse che mentre lei leggeva quella parole, Juri si era messo dietro di lei. Poi, le aveva fatto scivolare una mano su una spalla, e da lì era lentamente risalito sul collo, accarezzandoglielo fino alla curvatura del mento. Lei aveva lasciato fare, incantata dalle parole e dai gesti di lui, e pregando la sua voce di non tremare.
“Continua” disse lui.
Tania sfogliò qualche pagina col cuore in gola.
“La punta della tua lingua mi sfiora l’orecchio, mentre le tue mani scivolano sul petto, sul ventre, e si fermano appena sopra i boxer, l’unica cosa che indosso. Forse vuoi farmi impazzire? Ma cerco di dominarmi. Sento la tue mani che delicatamente afferrano l’elastico, lo sollevano e poi … Di scatto giù, e anche tu a terra! Sei in ginocchio dietro di me, mi passi una mano sotto le gambe e mi afferri il sesso mentre mi addenti un gluteo, poi scivoli più giù ancora, e con il viso tra le mie gambe, sento la punta della tua lingua tra i testicoli, mentre con una mano me lo meni tirandomelo verso il basso, è una sensazione strana, ai limiti del dolore, ma eccitante, mi piace, e poi questo leccarmi le palle: dove lo hai imparato?
Gentilmente ma con decisione prendo in mano le redini del gioco, ora basta, devi essere mia, poi il resto con calma …”
Juri intanto aveva cominciato ad accarezzarla, lentamente. Era sceso piano verso il petto, le aveva sfiorato la sommità dei seni, poi era risalito sulle spalle e la braccia, di nuovo il collo, e poi le labbra: Tania era stata tentata di mordicchiarle e di sfiorarle con la lingua: quel gioco ormai l’aveva conquistata, ma era troppo presto per cedere … Juri a quel punto la incitò a proseguire. Tania lesse ancora.
“Le fu vicino in un attimo: lei aprì le labbra per parlare: lui, glie le chiuse istantaneamente con un bacio duro ed esigente, mentre con le mani le serrava le braccia attirandola a sé. Lei sbarrò gli occhi e cercò di divincolarsi. Lui la immobilizzò tenendole i polsi con una mano sola, costringendola a stendersi sulla terra nuda, tappandole la bocca con la mano libera. Lei era folle di terrore. Ma lui, ora che era sopra di lei, cominciò a farle scorrere le mani sul corpo con perizia e una sorprendente e inattesa dolcezza. Quando si impossessò di nuovo della sua bocca, lo fece con un bacio lento, suadente; senza accorgersene, lei lo rendeva, stregata da quelle labbra all’improvviso morbide e umide, da quella lingua che le frugava la bocca. Lui scese lentamente verso il collo, e poi sull’incavo dei seni, mentre la mano scivolava sotto la gonna e le accarezzava le cosce, procurandole dei brividi fortissimi che la costringevano a inarcarsi verso il corpo dell’uomo. Il poderoso sesso eccitato di lui strofinava contro il suo pube, mentre lui risaliva a scoprirle il seno che apparve eretto e levigato alla luce della luna. Lui rimase un attimo a contemplarlo, prima di cominciare a succhiare lentamente un capezzolo turgido e a pizzicare l’altro tra le dita. Mentre un gemito di piacere le sfuggiva dalle labbra, la lingua di lui cominciò a percorrere tutta la pelle nuda della Ragazza, con ampie pennellate. Le scostò le mutandine senza toglierle, armeggiando con i suoi pantaloni: era pronto a penetrarla …“
Tania ormai ansimava un poco.
Juri ara sceso ai suoi piedi, accovacciandosi a terra. Era risalito con una mano dalla sua caviglia fino all’interno delle coscia. Era poi ridisceso e le aveva sfilato le scarpe una ad una, le aveva preso un piede tra le mani e vi aveva depositato sopra un bacio, mentre la guardava. Poi si era messo in ginocchio e aveva cominciato ad annusarla tra le gambe: l’onda di eccitazione di Tania era salita, era diventata liquida e cominciava ad aleggiare lievemente nell’aria ferma.
La mano di Juri era salita ancora e ancora … Aveva indugiato un attimo e poi era arrivata a toccarle il sesso, attraverso gli slip bagnati. Tania che aveva spontaneamente aperto un poco le cosce, le richiuse subito e forte, ma la cosa ebbe come unico effetto di serrare ancora di più la mano di lui che spinse più forte.
“Leggi ancora”. Lei, ormai arresa al gioco e complice, proseguì.
“Lei si addossò al muro, in un attimo, lui le fu addosso, le afferrò la mascella con la mano, la costrinse a spalancare la bocca e la tenne così, col viso vicinissimo al suo, per un istante, prima di affondare la lingua nella sua bocca, si impadronì della sua e la succhiò, le morse il labbro, continuando a tenerle la mascella stretta tra le dita. Ma lei non retrocedeva, gli rispondeva con una furia pari alla sua, inseguiva la sua lingua e ne chiedeva ancora. G. si accorse con stupore di tutto questo e ne fu spiazzato. Lei non soccombeva: per quanto lui forzasse, lei rimaneva in cima a quell’onda, cavalcandola insieme a lui. Il sesso di lui premeva violentemente contro il pube di lei che avanzava invitante, esigente, con sfida, mentre le lingue perdevano i contorni delle bocche e danzavano sui visi, bagnandosi di saliva a vicenda.
Lui rise, compatendola: che triste vita doveva avere accanto a quell’uomo che non la considerava, pensò, decidendo di farle vedere come fa un uomo a far godere un donna. Si staccò e scese in ginocchio, guardandola. Lei, vogliosa, senza esitazione, alzò la gonna fino a scoprire le mutandine trasparenti e nere e il reggicalze. La sua non era una resa: era un ordine, e G. sentì quel rovesciamento di ruoli: gli piacque, stranamente, e desiderò obbedire. Scostò le mutandine e fu investito dalla fragranza dolce del sesso di lei, lo accarezzò con un dito: era caldo, turgido e invitante. Vi affondò la bocca e lo leccò con passione, richiamando in gola ogni goccia di quel delizioso e copiosissimo umore.
Solleticò il clitoride eretto coi denti, lo succhiò forte. Ora era lui che, inebriato da quel sesso vellutato, stillante di ambrosia stregata, perdeva lo scopo del suo gioco, desiderando solo di farla godere, e ora era lui che chiedeva a lei, ora era lui che desiderava rimettersi al gioco di lei, che affondò le dita tra i suoi capelli, e spinse con dolce risoluzione la testa ancora più strettamente verso il suo sesso indecentemente aperto e offerto …”
Juri aveva continuato per un po’ ad accarezzarle il sesso, lei ormai glielo aveva messo a disposizione aprendo le gambe e inarcandosi. Leggendo, sospirava, gemeva. Era eccitata dalle parole che leggeva, e al tempo stesso dalla dolcezza e sicurezza dei gesti di lui.
“Sai, è molto, molto eccitante sentire le parole che ho scritto uscire dalla tua bocca …” disse lui alzandosi.
“Scrivere è un modo per parlare di sé … Io di solito, non parlo molto di me. Ma scrivo. E mi piace essere letto. Ma dentro, lo capisci, Tania, vero?”
Non attese la risposta. Con un gesto naturale e lento, le afferrò le spalline del vestito e le fece scivolare giù, denudandole il seno: Tania lasciava fare, stupita di se stessa. Juri le fece scivolare le dita sui capezzoli e poi, afferrando i braccioli delle sedia si era chinato su di lei e le aveva aperto le labbra con un bacio lento e suadente, lungo, umido.
Tania si sentiva tutta rimescolata. Attraverso le parole di lui sentiva di aver fatto un viaggio, le sembrava di conoscerlo da sempre; la sua anima aveva vibrato insieme a quelle corde che non sapeva nemmeno di avere nella testa, che avevano risvegliato in lei una sensualità che chiedeva di essere adesso appagata in modo naturale e senza remore o pudori: non ce n’era alcun bisogno. Si sentiva affine a lui, forse dal primo momento, in cui il suo cuore non aveva chiesto altro che di fare per conto suo, e di andare incontro al richiamo di lui.
Juri a quel punto la prese per i polsi e la fece alzare. Le fece scorrere il vestito giù per i fianchi, facendolo cadere a terra. Ora Tania aveva addosso solo un piccolo slip viola. Lui la guardò tutta, soffermandosi poi negli occhi accesi di lei, la baciò ancora, teneramente, appassionatamente, stringendola per le reni e attirandola fortemente a se per farle sentire il suo prepotente turbamento.
La prese in braccio e la condusse sul letto. Si spogliò davanti a lei, senza foga, e si sdraiò al suo fianco.
Riprese a baciarla in tutto il corpo, poi le sfilò le mutandine e affondò il viso tra le sue gambe aperte, baciandole delicatamente il sesso, mentre Tania gemeva piano.
Quando lui la prese, lo fece lentamente, guardandola negli occhi. Spinse in fondo e restò così senza muoversi a lungo: Tania sentì deflagrare nel suo ventre la potente eccitazione di lui, che continuando a guardarla, cominciava a muoversi piano.
“Continua, Tania … continua a leggermi … Leggimi dentro, Tania, leggimi ancora …”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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