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L'approdo di un matrimonio felice - 2/6 - Il contrasto interiore


di jakibono
24.02.2021    |    6.852    |    2 9.9
"Alberto, questo te lo dico sinceramente..."
Nelle settimane successive ripresi la chat con Omar. Cominciammo a conoscerci meglio. Era un tipo veramente interessante e sembrava molto disponibile. Avevo capito che mi potevo fidare, era riservato e mi ero aperto e lui aveva ricambiato. Fu il primo a cui diedi il mio numero di telefono per chattare meglio su whatsapp. Ricordo il trambusto interiore quando decisi di farlo, mi sembrava un passo enorme, ma pensai che tanto avrei potuto bloccarlo in qualsiasi momento. Cominciammo a parlare sempre di più di Alice. Gli parlai dei suoi interessi e delle sue passioni. Gli confessai le nostre problematiche sessuali. Gli raccontai nel dettaglio la mia fantasia erotica di vedere mia moglie scopata da qualcuno che la soddisfacesse davanti ai miei occhi e che desideravo tanto che mi cornificasse con un giovane molto dotato. Stavo raccontando ad uno sconosciuto molti nostri dettagli personali, senza avere un’idea precisa di dove concretamente saremmo andati a parare.
Ricordo che l’eccitazione maggiore fu quando gli chiesi delle foto del cazzo. Me ne mandò una mentre si stava segando. Era enorme. Mi sborrai nelle mutande. Era almeno 23 cm se non più e quasi non riusciva a prenderlo tutto per quanto era grosso. Mi si seccò la bocca. Poi mi mandò alcune sue foto normali. Era un uomo piacevole fisicamente. Alto 1,80 circa, snello ben messo, portamento elegante. Certamente sarebbe potuto piacere anche ad Alice. Mi chiese delle foto di Alice e gliele inviai, ovviamente oscurandole il viso. “Alberto lo sai che mi sta eccitando tanto questa situazione. Si vede che Alice è una moglie molto pudica, ma io la immagino come sarebbe con il mio cazzo in mano e questa idea me lo fa indurire”. “Pure io Omar, ho questa immagine e non puoi credere come mi piacerebbe che si realizzasse. Mi sto segando mentre ti scrivo. Ma non credo possa mai accadere”. Mi ero fatto travolgere da questa situazione, non riuscivo più a fermarmi con la testa, mi eccitavo al pensiero di mia moglie alle prese col cazzo di Omar. Fui io in primavera inoltrata a chiedergli di vederci per un aperitivo, infrangendo un’altra barriera.
Ci incontrammo in un bar del centro. Mi confermò l’impressione che mi aveva fatto dalle foto. Era un uomo attraente che dimostrava meno dell’età che aveva. Capelli ancora scuri, anche lui ricci. Carattere da maschio alfa anche nelle espressioni del viso. Mi parlò sapendo che aveva lui il pallino del gioco. Gli feci vedere delle foto in chiaro di Alice sul mio cellulare. “Tua moglie è una gran bella figa, tanti complimenti veramente Alberto” mi disse ed io ne fui orgoglioso. Mi disse che aveva tempo libero la sera durante la settimana perché non conosceva nessuno a Milano e che ritornava a casa dalla moglie solo una volta ogni 15 giorni. Il fatto che avesse famiglia anche lui mi aveva tranquillizzato fin dall’inizio.
Di getto mi fece una proposta che mi colse impreparato e mi mise in subbuglio lo stomaco. “Alberto cosa ne dici se trovassimo una occasione per vederci tutti e tre, per farmi conoscere Alice. Anche questo fine settimana se vuoi. Pensavo ad una situazione che potrebbe sembrare casuale. Tipo ad un centro commerciale. Andate nei centri commerciali voi, vero?”. “Si, ci andiamo anche con i ragazzi”, risposi con la lingua secca. “Bene, possiamo darci un appuntamento. Magari se voi siete seduti a prendere un caffè ad una certa ora, potrei passare casualmente da li e fingere di riconoscerti dopo tanto tempo, vediamo quale è la reazione di Alice. Me la presenti semplicemente, senza alcun impegno, e restiamo a parlare per un po’. Poi vediamo come evolve la situazione”. Rimasi senza parole e lui se ne accorse.
”Capisco quello che stai provando. Hai morsi di gelosia, è naturale. Non mi devi rispondere subito. Anzi ci devi riflettere molto. Possiamo fare anche più avanti. O non fare nulla proprio e fermarci qui, perché poi potresti anche non riuscire più tornare sui tuoi passi, pur volendo. Alberto, questo te lo dico sinceramente. Una qualsiasi donna, soprattutto dopo i quaranta, se non ha mai provato un cazzo vero una volta che lo fa normalmente non torna indietro. Con te ci rimane, certo, per amore, per la famiglia, per affetto e per abitudine ma una volta preso il cazzo lo chiederà ancora, il tuo cazzetto, con tutto il rispetto, non gli basterà più. Lo so per esperienza. Quindi riflettici molto bene”
Quelle parole ebbero un effetto dirompente su di me. Come uno schiaffo ricevuto. Aveva ragione ed era stato onesto a parlarmi così schiettamente. Lo salutai dicendogli che gli avrei fatto sapere. Non lo chiamai più per i successivi 15 giorni e neanche lui provò a contattarmi, in nessun modo. In quei 15 giorni, ricordo bene, ero praticamente assente, vegetavo. Avevo una fottuta paura di sfasciare per sempre il mio matrimonio per una fantasia perversa che era solo mia. Eppure mi capitava di segarmi anche nel bagno dell’ufficio saltando sul cellulare tra i racconti cuckold che mi piacevano di più e la foto del cazzo di Omar. Ero consapevole di essere arrivato al punto di non ritorno.
Se fossi andato avanti, se lo avessi richiamato mi sarei messo nelle sue mani e non sarebbe più dipeso da me. Alla fine lo chiamai. Mi ero convinto che sarebbe stata Alice a non concedersi mai, si sarebbe fermata lei dove non ero stato capace di farlo io. E quindi potevo ancora continuare quel gioco perverso fino a quando non sarebbe finito tutto grazie a lei e sarei ritornato alla vita normale. Così mi dicevo per tranquillizzarmi. Non sarebbero più capitati altri come lui.
“Ciao Omar, ci ho riflettuto tanto e credo che un caffe insieme lo possiamo prendere. Se devo essere sincero sono molto contrastato. Da un lato voglio, dall’altro no. Ma sono certo che Alice è una donna integerrima e nonostante la mia fantasia ricorrente sia quella di vederla scopare con uno dotato come te, lei purtroppo non si concederà mai”. “D’accordo Alberto, vedremo. Mi fa piacere conoscere tua moglie dopo aver conosciuto te”.
“L’unica cosa che ti chiedo Omar, da qui in avanti, è di giocare a carte scoperte. Nel senso che ormai noi ci conosciamo e credo che siamo entrambi persone intelligenti. Ti presenterò mia moglie ma tu dovrai presentarti per quello che sei realmente, come faremo noi. Nessuna bugia. Se come penso andrà in un certo modo, rimarremo comunque amici”.
Il sabato al centro commerciale ero nervosissimo. Eravamo con i ragazzi, avevamo pranzato e si erano fatte ormai le 15. Ci sedemmo al bar occupando un tavolo grande per prendere il caffè. Alice era vestita normalmente, curata come al solito. Non c’era alcuna occasione speciale. Aveva un jeans attillato ed una camicia. Era metà maggio e cominciava a fare caldo. Un sandalo con un tacco basso ai piedi. Aveva accavallato le gambe e sorseggiava il caffè, quando all’improvviso:
“Ciao Alberto, che piacere vederti. Quanto tempo. Mai mi sarei aspettato di incontrare qualcuno di conosciuto qui”. Io finsi stupore, mi alzai e lo salutai stringendogli la mano. “Ciao Omar che sorpresa, come mai da queste parti? come stai?”. Dopo un po’ di convenevoli, lo pregai di accomodarsi con noi a prendere un caffè insieme. Gli presentai mia moglie che era rimasta un po’ perplessa e non capiva chi fosse il tipo. “E’ stato un nostro cliente in passato, abbiamo lavorato su un progetto insieme qualche anno fa. Forse te ne avevo pure parlato”. Alice fece uno sforzo per ricordarsi, ma poi rinunciò e continuò a sorseggiare il suo caffè immersa nei suoi pensieri. Parlammo un quarto d’ora io e lui, fingendo di ricordare il periodo di contatto professionale.
“Sono tornato qui a Milano per un po’, la mia famiglia è giù in Toscana e sono praticamente solo, non conosco nessuno. Se vuoi ti chiamo una volta per prendere una birra insieme e ricordare i bei tempi. Ti ricordi le partite a calcetto? Mi farebbe piacere, ho ancora il tuo numero”. “Certo, chiamami, ci vediamo presto”. Salutò me ed Alice e se ne andò “Ma chi era questo qui, non l’ho mai visto e non mi sembra che tu me ne abbia mai parlato”. “No, nessuno, un tipo con cui sono uscito qualche volta un po’ di anni fa. L’ho coinvolto a calcetto. Era un cliente importante, ma poi è andato via subito perché ha cambiato lavoro, ha più o meno la tua età quindi all’epoca era molto giovane”.
Nei giorni successivi chattavo regolarmente con Omar. Mi aveva scritto che Alice le era piaciuta moltissimo dal vivo, più che in foto. Cominciò ad essere sempre più audace con la fantasia nei suoi confronti. “Vedrai che ci riuscirò, ne sono convinto, mi hai già dato molte informazioni utili su di voi. Era quello che mi serviva. Non è quello che vuoi?”. Mi chiedeva. Ed io avevo le pulsazioni che aumentavano a quelle parole. “Tu fai quello che ti dico e tra poco vedrai che la tua fantasia diventerà realtà e sono convinto che anche a lei piacerà tantissimo”. Qualche giorno dopo mi invitò per una birra e mi chiese di dirlo ad Alice che uscivo con lui. “Mi raccomando, non fare tardi amore” mi disse lei.
Ci incontrammo nuovamente ed il suo approccio con me era cambiato. Aveva fiutato la preda e non la voleva mollare. Mi dava quasi degli ordini mettendomi in imbarazzo. Era sicuro di se e questo quasi mi spaventava. “Ora Alberto, fai in modo di invitarmi a cena da voi, andrebbe benissimo anche sabato prossimo, anche con i ragazzi non è un problema. Per il momento voglio solo che tua moglie mi conosca meglio”.
Ne parlai il giorno dopo con Alice. Le dissi che avevo passato una bella serata con Omar. Mi dispiaceva che rimanesse solo nel weekend non potendo tornare in famiglia e mi ero preso la libertà di invitarlo sabato a cena da noi. “Gli ho però detto che dovevo parlarne con te, quindi se vuoi posso anche rispondergli che non se ne fa nulla”. Non sapevo cosa sperare che mi rispondesse “Non è che ne sia entusiasta, anzi per nulla. E’ solo un impegno per me. Comunque, fallo venire, visto che l’hai già invitato, ma digli che preparerò solo cose semplici che piacciono ai ragazzi. La prossima volta però parlane prima con me, capito?”. Dall’incazzatura si poteva dire che l’avventura non era certo iniziata nel migliore dei modi, ma un altro passo verso l’ignoto era stato fatto.
Il sabato sera Omar si presentò puntuale alle 20. Un mazzo di fiori per Alice ed una bottiglia di vino pregiata per me. Vestito casual ma con molta cura, con camicia, giacca e pantalone morbido di cotone. Alice aveva optato per un vestito semplice che non lasciava spazio a nessuna immaginazione. Nella prima parte della serata i ragazzi cenarono con noi e lui ci scherzò insieme, poi ci abbandonarono per dedicarsi ai loro giochi preferiti e noi rimanemmo a tavola a sorseggiare il vino che aveva portato. La serata andò benissimo.
Omar si rivelò un ospite eccellente. Capace di tenere la conversazione, anzi di promuoverla. Parlammo di sua moglie e della sua famiglia, del suo lavoro. Era sempre pronto alla battuta e soprattutto molto cortese, principalmente nei confronti di Alice. Le fece infiniti complimenti sulla cena e sulla persona, al punto che, complice l’effetto del vino, la fece persino arrossire, me ne accorsi. Io che sapevo quello che c’era dietro avevo un buco nello stomaco. Alice aveva abbassato la guardia e conversava amabilmente. A un certo punto venne pure a sedersi sulle mi gambe come non faceva da tempo. Lui le lanciò anche un paio di sguardi d’interesse sul culo mentre si muoveva in cucina facendosi volutamente notare, infatti vidi che lei li intercettò gradendo, ma senza poi farmene minimamente cenno. Il tempo scivolò via senza accorgercene ed al momento dei saluti la baciò sulle guance.
Rimasti da soli andammo a letto. Mentre si spogliava Alice mi disse che era stata veramente una bella serata e che non se lo sarebbe mai aspettato. Mi disse che Omar era una persona molto gradevole, che sua moglie probabilmente sarebbe stata lo stesso e che comunque era una donna fortunata. Fu a quel punto che io glielo dissi di getto, senza pensarci. Quello che avevamo concordato con Omar che le dicessi trovando il momento più opportuno. Fingendo ingenuità le feci “E’ fortunata si, quello ha anche un bel attrezzo sotto i pantaloni, lo sfottevamo sempre sotto la doccia del calcetto” e abbozzai un sorriso. Alice si girò di scatto verso di me “Ah, si?” fece chiedendomi, con una faccia tra l’interrogativo e lo stupito per l’argomento che avevo introdotto. “E’ così amore, da non credere” le dissi sotto battuta facendole l’occhiolino e mimandole la misura con le mani, come se fossi lo scemo di turno.
“Ah però. Beata lei veramente” concluse schernendosi e cambiando poi immediatamente discorso. Anche io per confermare la casualità di quella confessione passai subito ad altro, facendole intendere chiaramente che per gelosia mi ero immediatamente pentito di averle svelato quella informazione così privata. Lei lo capì “Non fare il geloso, sciocco. Lo sai bene che a me basti solo tu e non ho interesse per nessuno” ma vidi per un istante nei suoi occhi azzurri un lampo di curiosità e di cupidigia che non le riconoscevo e che mi fece subito rizzare il cazzo. Quella sera Alice era su di giri, mi si concesse ed io che ero troppo eccitato le venni subito in mano e poi la sditalinai lungamente finché non venne pure lei. A Omar comunicai poi dello scambio di battute finali della serata e della sborrata reciproca. Lui era ormai sempre più convinto ed io quasi non me ne capacitavo.
Che la situazione stesse per precipitare ne ebbi una mezza conferma il martedì dopo. Durante la cena del sabato infatti, tra le varie cose, era venuto pure fuori che avremmo avuto dei problemi di lavoro per recuperare un importante pacco dall’ufficio postale il mercoledì successivo e non avevamo ancora trovato una soluzione. Lui colse il momento e nei giorni successivi si offri' con me per recuperarlo con una delega e lasciarlo a casa da mio figlio grande. Sarebbe stata l’occasione giusta mi disse per avere il numero di telefono di mia moglie. Omar infatti l’avrebbe potuta chiamare per confermarle che era andato tutto ok visto che io sarei stato irraggiungibile in una riunione.
Quando lo proposi ad Alice che potevamo approfittare dell’offerta di Omar, che era fidatissimo e che tanto l’avrebbe comunque chiamata ad avvenuto ritiro, non obiettò nulla, anzi sembrò farle piacere. “Va bene faremo così. Dagli pure il mio numero e digli di farmi uno squillo quando l’ha ritirato in posta”. Era fine maggio del 2018 e da qui iniziarono una serie di eventi di cui venni a conoscenza indirettamente tramite Omar e solo dopo per bocca di Alice…continua!
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