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Prime Esperienze

un'estate al mare 1


di godere15
02.10.2021    |    748    |    0 8.0
"Lei mi fissa e mi dice di aspettare lì fuori, entra in casa e ne esce con un a bottiglia ed un bicchiere che mi porge colmo..."
Siamo nei primi anni 70. Mio padre ed il fratello decisero che ci potevamo permettere una vacanza lontano da casa ed affittarono per un mese un appartamento ad Ascea, nel Cilento. A 14 anni le mie conoscenze sul sesso si limitavano a qualche giornalino strausato passato di mano mano tra noi ragazzi. La vita in vacanza si svolgeva regolare : le nostre madri continuavano a pensare alla case ed i figli andavamo al mare, dove loro ci raggiungevano sul tardi. Pranzo , riposino, di nuovo al mare, cena passeggiata e poi a letto. Dopo qualche giorno decisi che non volevo rimanere a casa nel dopo pranzo e chiesi il permesso di uscire in bici, che mia madre, dopo qualche esitazione, mi concesse. Cominciai a scoprire la zona, prima rimasi nel piccolo centro abitato, poi cominciai ad allontanarmi, avendo come meta la vicina zona archeologica di Velia. dal paese alla mia meta era campagna deserta, di tanto in tanto si vedeva qualche casolare. Dopo un paio di giorni di questi giri, lasciai la strada principale per la campagna che mi affascinava, essendo io sempre vissuto in città. Mi ritrovai su stradine di terra battuta, sotto il sole cocente del primo pomeriggio estivo, assetato. Sentii delle voci poco lontano, provenienti da un casolare. Mi avvicino per chiedere di bere e rimango di sasso: in un vascone c'era una donna giovane sui 30 anni con un paio di bambini ed una ragazza tutti nudi che si rinfrescavano. Rimasi imbambolato dalla vista della donna con tutte le sue forme prorompenti il seno abbondante, bello alto, il ventre piatto al fondo del quale c'era una folta peluria, un sedere rotondo, ben pronunciato. Poi il mio sguardo venne attirato dalla ragazza, più o meno della mia età, con le forme meno pronunciate della mamma, ma con il seno già ben evidente e con una leggera peluria sul basso ventre. Questa vista mi provocò un subbuglio nelle mie parti intime che io non comprendevo del tutto. Per paura che mi potessero scambiare per un malintenzionato, dopo qualche interminabile minuto ebbi paura e mi allontanai in silenzio. Inutile dire che per il resto della giornata e tutto il giorno dopo non facevo che pensare a quello che avevo visto. Il pomeriggio seguente, appena gli altri erano nel pieno della loro siesta, inforcai la bicicletta e andai di corsa al casolare del giorno prima. Arrivato lì, con mia grande delusione, non c'era nessuno. Cominciai a girare con cautela in bicicletta quando all'improvviso una voce mi dice: Chi sei? che vuoi?. Mi giro e mi ritrovo davanti la ragazza del giorno prima. Balbettando chiedo un pò d'acqua. Lei mi fissa e mi dice di aspettare lì fuori, entra in casa e ne esce con un a bottiglia ed un bicchiere che mi porge colmo. Io bevo tutto d'un fiato e glielo restituisco ringraziando. Sorridendo lei mi dice oggi sei rimasto senza spettacolo? Io arrossisco e cerco di fare il vago. Lei, sempre sorridendo, mi dice che ha riconosciuto la bicicletta. Incastrato non so cosa dire, accampo giustificazioni che lei non ascolta neppure, ordinandomi, quasi di seguirla verso un fienile, che era di fianco alla casa. Entrati mi dice che lei sapeva un pò delle "cose sporche" perché per quasi un anno, era stata da loro una parente, che poi si era sposata, e che, quando veniva a trovarla il fidanzato, lei li spiava quando andavano nel fienile a fare quelle cose che fanno un uomo ed una donna. Io che ne sapevo? Che potevo rispondere se non ricorrendo a qualche immagine dei giornalini? ma lei capì che non sapevo niente e mi chiese, sempre con tono deciso, di volermi prestare a rifare quello che lei aveva visto e, senza aspettare la risposta, si sfilò il vestitino leggero che indossava rimanendo con le sole mutandine. Poi si avvicinò, mi sollevò la maglietta e mi abbassò i pantaloncini, lasciandomi in mutande. Io ero senza parole, con la bocca aperta, quando lei si avvicina e comincia ad accarezzarmi e a baciarmi sul collo. "Fai come faccio io". Istintivamente cominciai ad accarezzare la schiena e a toccarle le tettine piccole, rotonde, con dei capezzoli appuntiti. Nel frattempo l'amico mio, da sotto, stava reagendo ed era cresciuto. Lei se ne accorse e cominciò a toccarlo da sopra le mutande, mentre le mie mani erano scese sul sedere duro. Dopo qualche minuto di baci e carezze, sentii un calore improvviso e uno spruzzo di liquido che bagnò le mutande e le sue mani. Rosso di vergogna, mi tirai su i pantaloncini, presi la maglietta, senza nemmeno indossarla, inforcai la bici e scappai, sconvolto da quanto era accaduto.
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