Prime Esperienze
SCULACCIATE IN COLLEGIO
di Legioxx
19.06.2024 |
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"A questo punto come in una attenta regia restammo a massaggiarci il culo sotto gli sguardi del rettore e dell’assistente..."
Ho dei bellissimi ricordi delle prime esperienze sessuali, quando ancora ero molto ignorante sul tema, ma gli stimoli, le pulsioni erano a 1000.Si dormiva in cameroni con circa una ventina di letti affiancati e anche contrapposti (testa-testa), separati da una paretina in lamiera mentre quelli a fianco, dallo sportello dell'armadietto aperto. Nel silenzio della prima notte Ho frequentato le scuole medie e superiori in collegio.
ascoltavo i rumori ritmici caratteristici provocati da qualche vicino di letto che si masturbava. La cosa mi faceva impazzire. Allora, passando sotto i letti, raggiungevo quello da cui proveniva il rumore e cominciavamo a toccarci reciprocamente fino a sfinirci con un orgasmo infinito a cui seguiva una piccola eiaculazione reciproca. C'era la paura continua di essere scoperti, cosa che inevitabilmente una volta successe, con conseguenze che racconterò e che hanno influenzato le mie future scelte sessuali.
Una volta venni scoperto da un nostro sorvegliante, proprio mentre me ne tornavo a letto, dopo una masturbazione con un mio vicino.
Il giorno seguente fui chiamato al cospetto del rettore del collegio che era stato avvisato del fatto notturno. Pieno di vergogna dovetti subire un interrogatorio con cui dovetti descrivere dettagliatamente nei minimi particolari tutto quello che era successo la notte precedente. Cosa che ingenuamente feci, anche perché mi fece sentire pieno di colpe e rimorsi. Credo che all'epoca avessi avuto 14-15 anni. Alla mia confessione, quasi in lacrime, venni minacciato di essere espulso dal collegio e di raccontare tutto ai miei. Il rettore, forse mosso a compassione del mio stato, mi propose una soluzione alternativa che solo successivamente valutai per quella che era in realtà, un ricatto. Per una settimana avrei dovuto presentarmi ogni giorno nel suo studio per una punizione consistente in una lunga sculacciata. Valutai che questa era la soluzione meno imbarazzante e accettai.
La prima doveva avvenire immediatamente.
Chiuse a chiave la porta e prese una sedia che sistemò al centro dello studio,
si sedette, sistemò la tunica sopra le gambe, (era un prete), mi fece avvicinare e dopo avermi slacciato i calzoncini corti, me li fece tirar giù fino alle caviglie a cui fecero seguito le mutande. Con grande vergogna nel mostrare il mio pisellino, mi fece distendere sulle sue ginocchia con il culo a sua disposizione. Era una posizione che molto spesso mi faceva assumere mia madre quando mi sculacciava, cosa che avveniva ogni 2-3 giorni. Ma negli anni precedenti. Ricordo la sensazione che avvertì quando ebbi il contatto con i pantaloni del rettore e la sensazione di fresco sul culo nudo che immaginavo stesse fissando, visto che mi tenne così per diversi minuti.
Il rettore era un prete di media statura sulla quarantina, ma a me sembrava già vecchio dal mio punto di vista adolescenziale. L'attesa della sculacciata si protraeva aumentando il mio disagio. Finalmente cominciò a battermi il culo con il palmo della mano, dapprima con moderazione, distribuendo i colpi in ugual numero su ciascuna natica, molto lentamente con intervalli regolari tra una sculacciata e l'altra. Devo confessare che all'inizio non mi sembrò così doloroso, rispetto al trattamento che mi faceva mia madre sulle sue ginocchia.
Purtroppo i colpi che seguirono furono molto più pesanti e iniziai a mugugnare, ascoltando il rumore che si diffondeva nella stanza. Il culo cominciava a farmi veramente male e lo sentivo scaldarsi sempre di più, mentre contraevo e rilasciavo le natiche ad ogni colpo. Provai ulteriore vergogna pensando allo spettacolo che offrivo al rettore, del mio culo rosso, delle gambe che si muovevano all'impazzata. Dopo un tempo interminabile la punizione finì.
Mi alzai e mi massaggiai le parti arrossate, mentre il rettore mi guardava soddisfatto. Mi rivestii e rimasi in attesa delle nuove disposizioni. L'indomani pomeriggio dovevo ripetere la punizione. Devo confessare che da quel momento cambiarono molte cose sulle mie fantasie.
Messaggio Inviato!
Uscito dalla stanza del rettore andai con indifferenza a raggiungere i miei compagni che si trovavano nella stanza di studio, e nel sedermi al mio posto ebbi una esitazione data dal fatto che il mio culo era infuocato e indolenzito. Nel sedermi a cena ebbi la stessa sensazione. La notte fu piena di pensieri che mi riportavano a rivivere minuziosamente la punizione vissuta con l’ansia di doverla ripetere il giorno dopo.
Venne così il pomeriggio destinato alla seconda sessione punitiva e nel raggiungere lo studio del rettore incrociai l’assistente che mi aveva scoperto e denunciato che mi guardò con un sorrisetto un po’ beffardo, probabilmente intuendo quello che avevo passato e quello che mi aspettava.
Dopo aver bussato entrai e il rettore mi accolse con un sorriso che smorzava la sua severità, mi disse di chiudere a chiave la porta alle mie spalle. Solo allora notai la spessa imbottitura di velluto trapuntato che la ricopriva e mi tranquillizzai per il fatto che almeno nessuno avrebbe sentito il rumore delle sculacciate. Ricominciò una noiosa romanzina sulla moralità e sui comportamenti sessuali non consoni a un ragazzo come me, chiedendo di nuovo particolari, sui rapporti con i compagni, se lo prendevo in bocca, se loro lo facevano me, se mettevamo le dita nel culo, se mettevamo l’uccello nel culo, se ci dava piacere, se avevamo eiaculazione e così via, facendomi vergognare e arrossire. Ma non ero il solo ad arrossire perché anche il rettore aveva il volto molto colorito. Con il sorriso mi fece prendere la sedia e sistematala al centro dello studio si ripeté il cerimoniale del giorno precedente.
Il rettore si sedette, e dopo avermi sbottonato i pantaloncini, calato le mutande fino alle caviglie, mi fece adagiare sulle sue gambe, in una posizione che il mio uccellino finisse tra le sue cosce, mentre le mie gambe rimanevano sospese da terra, e con le mani appoggiate al pavimento. Mentre ero così oscenamente esposto al suo sguardo, il buon rettore si era tirato su la manica destra fino al gomito, facendomi presagire che oggi la seduta di sculacciata sarebbe stata più lunga. La sensazione del fresco sul culo e l’attesa che fra poco si sarebbe scaldato oltre misura, mi fece spaventare facendomi provare un brivido, che ora posso definire di eccitazione. Parlando e con la massima disinvoltura, quasi con disinteresse, come se stesse facendo l’attività più normale di questo mondo, cominciò a sculacciare il mio culo lentamente, ma con decisione cadenzando regolarmente i colpi. Ben presto il calore alle natiche cominciò ad aumentare fino a scottare. Io mi dibattevo, gemevo leggermente, mentre le mie gambe si muovevano in aria. Lo “sculacciatore” continuava imperterrito parlando del più e del meno come se stesse facendo una cosa di routine. Questa volta la sculacciata a culo nudo durò moltissimo, tanto che ad un certo punto provai quasi una sorta di anestesia sul culo, provando meno dolore. Lo schiocco delle sculacciate continuò fino a quando, credo che la sua mano si fosse davvero stancata, tanto è vero che nel farmi rialzare dalle sue ginocchia mi disse che il giorno dopo avrebbe usato, dopo una scaldata con la mano, un po’ di cinghia. Rialzatomi mi fece stare un po’ a massaggiarmi il culo ormai paonazzo, osservandomi soddisfatto, mentre io a questa seconda battitura mi sentivo meno imbarazzato a mostrarmi seminudo e con un cazzo ormai in evidente erezione, che non sfuggì al rettore che evidenziò con un sorrisetto, mentre si asciugava una macchia che io gli avevo lasciato sui pantaloni. Finita la punizione si avvicinò alla scrivania aprì una agenda e prese appunto per l’ora della punizione del giorno dopo. Ci sarebbe stata una grossa novità che ancora non sapevo.
Il mio masochismo latente si stava manifestando.
Come si può immaginare dopo ogni seduta di sculacciata avevo per il resto del giorno e parte della notte un bruciore al culo che non mi dispiaceva affatto.
Quando ero a casa prima di andare in collegio, mia madre mi sculacciava ogni 2-3 giorni, anche perché ogni occasione era buona. Il cerimoniale era molto semplice, io piccolo e mingherlino ma sempre con un bel culetto sodo, venivo agguantato da mamma, bella donna mora e robusta, mi metteva sotto il suo braccio alzava la coscia appoggiando il piede su un piccolo sgabello facendomi rimanere con le gambe sospese e giù sculaccioni a volte sopra i pantaloncini corti, a volte a culo nudo, quando la sculacciata doveva essere prolungata e più sonora.
Finita la punizione come se niente fosse riprendeva le sue faccende domestiche mentre io mi rivestivo. La cosa, come detto, si ripeteva per qualsiasi piccola mancanza, tanto è vero che era una consuetudine a cui ero abituato. A volte la sculacciata avveniva in presenza degli amici con cui giocavo, i quali guardavano con interesse il mio culo che si contraeva dopo ogni colpo e diventava paonazzo, mentre mia madre mi elencava le mancanze per cui venivo punito, con una indifferenza come se stesse facendo il bucato.
Per un breve periodo venne a vivere con noi una signora, che mia madre accolse in casa, e che la aiutava nelle faccende domestiche, io bambino, lei sui 30 anni. Dopo un po' venne considerata come un membro della famiglia. Un giorno mia madre mi sorprese e a spiare la nostra ospite mentre faceva il bagno e io me lo stavo menando. Aspettò che uscisse dal bagno con solo l’accappatoio addosso, gli riferì cosa avessi fatto chiedendole di darmi una sonora sculacciata a culo nudo. Alla sua esitazione, quasi a volerle mostrare come si faceva, la mamma mise un piede su un basso sgabello mi tirò sulla sua coscia e dopo avermi denudato il culo, con i piedi a penzoloni cominciò a sculacciarmi con un gran rumore, davanti agli occhi della nostra ospite con mio grande imbarazzo e vergogna. Dopo un abbondante riscaldamento impose all’ospite di finire il trattamento perché avrei dovuto imparare la lezione. Questa volta non si tirò indietro e messosi seduta mi distese sulle ginocchia, che si erano nel frattempo scoperte perché l’accappatoio si era aperto. Cominciò a sculacciare con delicatezza mentre il mio uccellino a contatto con la sua coscia scoperta era in piena erezione. Il culo che bruciava, l’uccello sulla coscia, le contrazioni del culo sotto le sculacciate, la situazione, il fatto che mia madre osservava e dava consigli di come colpire e dove, mi fece avere una eiaculazione prima ancora che la sculacciata avesse fine. Quando la nostra ospite finì si accorse delle tracce che avevo lasciato ma fece in modo di nasconderlo coprendosi con l’accappatoio. Finita la sculacciata la guardai negli occhi quasi a ringraziarla di aver tenuto nascosto il fatto. In seguito ci furono altri episodi di altro genere che racconterò in futuro.
Dopo questa parentesi con cui ho descritto il tipo di trattamenti a cui il mio culo era abituato, anche prima di entrare in collegio.
Era arrivato il giorno in cui avrei dovuto ricevere la terza sessione di sculacciate nello studio del rettore. Arrivai puntuale, e dopo aver bussato rimasi sorpreso, il rettore era in compagnia del mio compagno di giochi sessuali e dell’assistente che ci aveva scoperto. Intuii che stavolta la punizione sarebbe stata più complessa. Dopo la solita premessa con tanto di filippica ed elencazione dei misfatti venni invitato a calarmi pantaloni e mutande, mentre l’assistente lo stava facendo al mio timoroso compagno, che però non mi sembro molto meravigliato del fatto, come se non fosse la prima volta che ciò accadeva. Rimasti con pantaloncini e mutande a terra fummo invitati a toglierle. Prima di tutto toccò a me iniziare al solito modo disteso sulle gambe del rettore con una sonora sculacciata fino ad avere il culo bello rosso sotto lo sguardo dei due presenti. Poi lo stesso trattamento al culo del mio amico bello sodo e tosto che sobbalzava e si contraeva dopo ogni colpo dato con forza moderata ma con dovuto intervallo tra uno e l’altro. Io cercavo di nascondere con le mani la mia erezione provocata da tanto spettacolo e da tanta sonorità. Ottenuto il completo riscaldamento del culo la sculacciata terminò. A questo punto come in una attenta regia restammo a massaggiarci il culo sotto gli sguardi del rettore e dell’assistente.
Con indosso solo la maglietta i culi rossi e gli uccelli semi eretti fummo invitati a mettere il tavolinetto basso, lungo circa 1 metro , al centro dello studio. Io fui il primo ad adagiarmi a pancia in sotto, mentre il rettore ordinava all’assistente di mettersi dietro di me per tenermi fermi i piedi, il mio amico davanti per trattenere le mie braccia distese.
Come aveva preavvisato il buon prete rettore con tanto di tonaca, si alzò la tonaca, si sfilò la cinta dei pantaloni, la arrotolò per un po' sulla mano e cominciò a cinghiarmi, non troppo forte ma abbastanza da far sobbalzare il mio culo sodo che doveva offrire un bello spettacolo per l’assistente che mi tratteneva le gambe e ne contrastava le contrazioni provocate dalle cinghiate, mentre io guardavo negli occhi il mio amico a cui trasmettevo le mie sensazioni. Quando dopo 10 minuti il colore raggiunse la tonalità desiderata il trattamento finì e venni rilasciato dalle strette. Mi sollevai, mi massaggiai un pò le natiche e dopo un breve intervallo toccò al mio amico invertendoci i ruoli.
Si distese con indifferenza sulla panca, quasi con spavalderia e aria di sfida, l’assistente riprese il suo posto dietro stringendogli le caviglie trovandosi in una posizione privilegiata nell’osservare il suo culo nudo, già arrossato dalla precedente sculacciata.
Io mi posizionai davanti, gli presi le mani senza stringerle molto, volevo sentire le sue pulsazioni sotto i colpi della cinghia che cominciò la sua sequenza , solo ed esclusivamente su tutta la superfice del culo che potevo osservare. Fissavo alternativamente il suo culo che si contraeva sotto i colpi e i suoi occhi, per scrutarne le sensazioni mentre cresceva la mia eccitazione.
Ad ogni cinghiata mi serrava le mani, ma ricevette la sua dose senza emettere grida. Il rettore era molto bravo frustava il culo con una maestria da professionista con calma, ritmo lento e regolare. Mentre la punizione andava avanti bussarono alla porta e al consenso di entrare apparve la segretaria,. Avanzò verso il luogo del castigo portando dei fogli che lasciò sulla scrivania e si soffermò un attimo a osservare il culo del mio compagno che continuava ad essere frustato dalla cinghia e si compiacque di come veniva eseguito il castigo, probabilmente anche per lei non doveva essere uno spettacolo così insolito. Salutò augurando buon proseguimento e uscì dalla stanza. Come tutte le cose anche questo finì e dopo un rapido massaggio alle chiappe rosse ci rivestimmo e uscimmo lasciando soli il rettore e l’assistente che probabilmente avrebbero dovuto programmare i castighi dei prossimi giorni,…o forse altro (questo pensiero mi è venuto solo ora) .
Si verificò che nei giorni successivi avevo l’impressione che i miei compagni insospettiti dalle mie continue convocazioni, mi guardassero in modo strano e capii che qualcuno aveva rivelato qualcosa riguardo il mio culo costantemente rosso a seguito delle sculacciate subite. Nei giorni successivi le sedute stabilite dal rettore per riparare le mie malefatte si susseguirono con regolare puntualità.
Bussavo allo studio del rettore, entravo mi tiravo giù pantaloncini e mutande rimanendo in maglietta in attesa che entrasse l’altro compagno con cui avrei dovuto dividere la sculacciata. Anche lui si spogliava in silenzio rimanendo a culo nudo, mentre ci scambiavamo sguardi complici. La sculacciata iniziale di riscalamento avveniva sempre per entrambi in posizione di traverso sulle gambe del rettore e durava una decina di minuti. Normalmente durante tale sculacciata, i nostri piselli,
che cominciavano a coprirsi di peli erano in semi erezione.
Succedeva che mentre ci venivano percosse le natiche, arrivasse una telefonata al rettore così per tutta la durata, colui che era sulle ginocchia rimaneva con le chiappe rosse all’aria mentre l’altro in piedi seminudo. Quando non era presente l’assistente che aiutava il rettore nel disbrigo della somministrazione della sculacciata, dovevamo collaborare io e il mio amico. La procedura era la seguente: mi mettevo attaccato alla schiena del mio amico, posavo le braccia sopra le sue spalle, a quel punto lui me le prendeva portandosele avanti e tirandole. Bastava che si inclinasse leggermente in avanti facendomi rimanere con i piedi sollevati da terra e con il culo ben esposto al mezzo di battitura, che normalmente era una cinghia, rigorosamente di cuoio.
La posizione consentiva a me di avere il cazzo a contatto con la schiena del mio amico a cui trasmettevo tutte le contrazioni che mi provocava ogni cinghiata. I colpi sulle natiche, anche se non erano durissimi, duravano a lungo e prima che il castigo avesse fine avevo il mio orgasmo, che veniva scambiato per sospiri dovuti all’effetto della cinghia che si abbatteva sul mio culo nudo .
Logicamente subito dopo le parti si invertivano ed ero io a caricare il mio amico sulle spalle mentre sentivo il suo bel cazzetto duro a contatto con la mia schiena. Ricordo le sensazioni che mi trasmetteva quando sobbalzava sotto ciascun colpo di cinghia facendomi riattivare nuova erezione.
Le sedute di punizione finirono e si ripeterono occasionalmente, ma ora posso dire con certezza che sia il rettore che l’assistente erano estremamente eccitati nell’esercitare le punizioni, anche se le facevano sembrare una specie di missione per correggerci e per redimerci.
Sono altrettanto certo che dopo ogni sculacciata, al pensiero dei nostri culi nudi e rossi si saranno masturbati furiosamente, se non altro…
Qualora lo scopo delle punizioni fosse quello di correggere le nostre pulsioni giovanili, fallirono alla grande, e spiego perché.
La disciplina e le regole strette del collegio, frequentato durante l’età adolescenziale, non riuscivano a tenere a freno le pulsioni e gli ormoni che prepotentemente volevano manifestarsi.
Successe infatti che l’assistente del rettore, lo stesso che ci aveva denunciato e fatto subire una settimana di sonore sculacciate a culo nudo, la sera, quando si andava a letto e si spegnevano le luci, passeggiava in penombra davanti ai letti aspettando che tutti dormissero e non commettessero” atti impuri”. Una sera venne accanto al mio letto, mise una mano sotto le lenzuola e cominciò ad accarezzare il mio piccolo cazzo. Rimasi gelato e immobile timoroso che i vicini di letto potessero sentirci. Contemporaneamente iniziò a baciarmi, dapprima sulle labbra poi introducendo leggermente la sua lingua. Era il mio primo vero bacio. Provai un piacere immenso ed una erezione ferrea. Poi si allontanò temendo anche lui di essere scoperto. Tutte le sere successive a notte fonda mentre tutti dormivano veniva mi scopriva fino alle ginocchia e dopo avermi abbassato il pigiama mi baciava, mi masturbava, poi si metteva in bocca il mio turgido uccellino e mi introduceva un dito nel culo. A quel punto esplodevo in un orgasmo quasi istantaneo, che finiva nella sua bocca con un piacere così intenso che mi partiva dal cervello fino a farmi quasi svenire, di cui ancora serbo un vivissimo ricordo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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