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Prime Esperienze

Marta e lo scooter


di Elisic
27.10.2019    |    2.655    |    6 9.6
"Lui capi che era il momento giusto e disse un modo ci sarebbe, lei lo guardò speranzosa ma le crollo il mondo addosso quando lui allungo una mano e gliela..."
Marta era una ragazzina molto viziata, cresciuta in una famiglia abbiente della sua città non le era mai stati negato nulla ma sopratutto non aveva mai dovuto fare nulla. C’era sempre qualcuno che la sollevava da tutte le incombenze pratiche della vita di tutti i giorni. Era molto brava a scuola e questo era sufficiente per suoi genitori che la coccolavano e viziavano. Riusciva anche bene nello sport, tirava di scherma con un discreto successo anche se pensava di smettere perché le sembrava le facesse crescere troppo il sedere. Ma a parte le sue preoccupazioni aveva un fisico statuario, alta, gambe lunghe, capelli neri e profondi occhi marroni. Al contrario delle sue preoccupazioni il sedere attirava l’attenzione dei suoi coetanei ed anche degli uomini adulti. E certamente le minigonne e gli abiti aderenti non facevano che esaltare questa sua parte anatomica.
Trovava i suoi coetanei insulsi e poco interessanti, tanto che aveva avuto la sua prima esperienza con amico dei suoi genitori e ne era rimasta affascinata.
Tanto che ormai si considerava, malgrado la giovane età, una donna emancipata.
Ma malgrado le sue convinzioni era una ragazzina per tanti versi completamente impreparata alle cose pratiche della vita di tutti i giorni.
Malgrado per lei scooter fosse un mezzo che le garantiva indipendenza e autonomia, più di una volta le aveva creato problemi ed imbarazzo, cadute, incidenti tutto per fortuna senza conseguenze fisiche e il papà sempre pensava a far sistemare tutto.
Quel giorno arrivando a scuola, distratta da un’amica che la chiamava non si accorse di aver messo male il cavalletto e lo scooter cadde a terra rompendo specchietto e leva del freno. Come al solito non se ne curò più di tanto, ci avrebbe pensato papà. Durante le lezioni però ripensando alla situazione penso che forse sarebbe stato meglio non dire nulla a papà, era passata meno di una settimana dall’ultima riparazione. Così approfittando del fatto che era uscita un’ora prima da scuola per l’assenza di un professore decise di andare dal meccanico, si ricordava all’incirca dove si trovava, e far fare la riparazione. Ma come detto era una ragazzina completamente inesperta delle cose della vita. Arrivo nell’officina che era quasi ora di chiusura, trovò solo il proprietario, il sig Enzo che si stava lavando le mani. Da ragazzina viziata e incurante degli altri entrò e quasi ordinò al meccanico di ripararle lo scooter senza dire nulla al padre, non si era neanche resa conto che l’abbigliamento che indossava, pur abbastanza comune tra le ragazzine della sua età non era certo il più adatto per andare in quell’efficienza. Indossava una minigonna che a stento le copriva il sedere e una maglietta aderente che le disegnava il piccolo seno ma di una forma quasi perfetta.
Enzo sentita la richiesta della ragazza stava per mandarla via ma voltandosi e guardandola meglio restò rapito dalle lunghe cosce nude e dal sedere formoso appena nascosto dalla striminzita mini. Era un uomo abbastanza piacente, alto e magro con un fisico tonico e quando ne aveva avuto l’occasione si era sempre approfittato delle sue clienti con soddisfazione di tutte. Adesso a cinquant’anni si era reso conto di essere sempre più attratto dalle ragazze giovani, anche se non sempre le sue avance avevano successo. Dapprincipio non aveva capito chi era la ragazzina ma poi guardando lo scooter capì che era la figlia di un suo ricco cliente, non che la cosa gli creasse problemi, quelle cosce e quel sederino gli stavano facendo perdere contatto con la realtà è il suo fedele amico cominciava a reagire gonfiando la tuta.
Il cervello girava a mille e cercava di trovare il modo di aprire quelle giovani cosce e affondare la sua laida lingua in quel giovane fiore.
Inizialmente rispose normalmente sarebbe dovuta tornare più tardi alla riapertura, lei subito cerco di convincerlo a fare subito la riparazione, lui con un sorriso a trentadue denti le rispose che ci avrebbe provato ma doveva chiudere la porta dell officina onde evitare che gli facessero la multa. La ragazza ne fu felice quasi gli veniva da abbracciarlo. Lui dentro di se sorrise, il primo passo era stato fatto.
Chiusa la porta dell’officina si avvicinò allo scooter guardandolo con aria perplessa, la ragazza preoccupata chiese è grave, si può riparare? Riparare si può riparare ma non è così semplice. La ragazza la prego lo faccia non voglio farlo sapere a mio padre sa è la seconda volta in una settimana. Ma se non vuoi dirlo a tuo padre chi mi paga? Non posso far uscire il motorino se prima non viene saldato il conto, è la regola. La prego ho i soldi con me e (ingenuamente disse) farò tutto quello che vuole perché non lo dica a mio padre. Lui ancora una volte sorrise dentro di se, sapeva che quello che stava per fare era pericoloso ma quella ragazzina gli stava facendo salire in sangue al cervello.
Così si mise al lavoro rallentando il più possibile il lavoro per farlo sembrare più difficile di quanto non fosse e mangiandosi la ragazza con gli occhi in maniera sempre più spudorata. Marta che inizialmente non si era resa conto della situazione in cui si era cacciata, cominciava a sentirsi a disagio, il meccanico passava più tempo a guardarle le cosce più che il motorino. E gli sguardi erano laidi e carichi di lussuria, sentiva bruciargli la pelle, cercava di abbassare la gonna per coprirsi di più ma c’era poco da fare era troppo corta. Il meccanico poi non perdeva occasione per passarle accanto sfiorandola “accidentalmente” con qualche parte del corpo, un braccio, una gamba, una mano e anche qualcos’altro.......
Adesso era veramente preoccupata, doveva andar via? come fare?
Si sentiva quasi nuda sotto quegli sguardi di fuoco. E la cosa la metteva in imbarazzo.
Il meccanico finalmente fini il lavoro, si smentiva sollevata poteva finalmente andar via, la guidò nel piccolo ufficio e scribacchiò i conti su un foglietto, poi glielo porse era a fianco a lui, lei guardò il foglietto, 150 €, ma come? Lei non li aveva. Le cascò il mondo addosso, che fare? Balbettò un mi spiace ma ho solo 50 vado a casa e glieli porto, lui certo ma a piedi il motorino non esce senza il saldo del conto. Lei, ma casa mia è lontana non posso, la prego. Era terrorizzata per le conseguenze. Lui capi che era il momento giusto e disse un modo ci sarebbe, lei lo guardò speranzosa ma le crollo il mondo addosso quando lui allungo una mano e gliela mise sul smettere sotto la corta gonna , lei cerco di allontanarsi ma ila scrivania le bloccava la fuga e con l’ultimo respiro che aveva in gola disse ma che fa? Si fermi! L’uomo aveva infilato la mano sotto la corta gonna per palparle il sedere ma quello che trovo lo lascio di stucco, la puttanella indossava un perizoma per cui si trovò in mano una chiappa nuda. Dopo tutte le osservazioni e fantasie che si era fatto, questo superava ogni immaginazione, gli ormoni presero il controllo del suo cervello e tutto il resto sparí. Tute le remore, le preoccupazioni, le paure, voleva quel fiore e se lo sarebbe preso.
La mano strinse la chiappa soda, poi l’altra poi passo il dito nel solco fino a scendere fra le cosce.
Marta era raggelata, non sapeva che fare, non riusciva più neanche a parlare, sentiva la mano dell’uomo che profanava le sue intimità con forza e decisione si sentiva impotente e in balia dell’uomo. Per un po’ cerco di liberarsi dimenandosi, cercando di liberarsi ma lo spazio era poco e l’uomo era forte. La piegò con forza sulla scrivania, le sollevò la corta gonna sui fianchi e con un colpo deciso le strappo le mutandine.
Lo spettacolo che si presentò davanti agli occhi dell’uomo era paradisiaco, il tondo sedere esposto spudoratamente e il giovane fiore ancora chiuso tra le cosce.
L’uomo cominciò a passarci sopra le dita, se le bagno con la saliva e forzo l’ingresso dell di quel meraviglioso sesso.
Marta provava sensazioni contrastanti, si sentiva profanata, impotente, sentiva le rozze dita dell’uomo che cercavano di profanarla. Dall’inizio poro a a dolore e vergogna ma quando l’uomo dopo essersi bagnate le dita riuscì a penetrarla qualcosa di diverso cominciava a farsi strada in lei. Cominciò a rilassarsi e questo non fece altro che facilitare l’uomo. Sentendola rilassarsi capi che si stava arrendendo alla sua volontà e affondo le dita fino in fondo dentro di lei. Ma non gli bastava voleva di più, voleva tutto. Cominciò a insultarla ti piace vero puttanella? E da quando sei entrata qui che che lo volevi, ogni poro del tuo corpo diceva che voleva essere posseduta da un vero maschio.
Quelle parole anziché offenderla la stavano eccitando, non che lo volesse veramente almeno non coscientemente, ma il suo corpo cominciava a reagire a quelle stimolazioni. L’uomo lo sentiva, sentiva che si allargava ed era sempre più ricettiva, la sentiva sempre più bagnata. Capi che era giunto il momento, si apri la tuta tiro fuori il suo sesso, si scappello e appoggio la lucida cappella sulle labbra del roseo fiore e poi con un colpo deciso la penetrò.
Marta quasi urlò, non si aspettava una penetrazione così violenta e sopratutto non si aspettava un sesso così grosso, si sentiva aprire come non le era mai capitato. L’uomo una volta entrato completamente cominciò a muoversi dentro di lei con sempre maggior furia, vedere quello splendido culo così esposto lo infilava e lo spingeva alla furia animale. Doveva ammettere che mai gli era capitato di provare un desiderio così forte e violento, la scopava con lussuria e le schiaffeggiava con forza le chiappe, aveva perso ogni freno e inibizione , voleva sfondarla, la sentiva sempre più partecipe e ricettiva e lui spingeva sempre con più violenza. Marta non capiva più niente, quella che era cominciata come una violenza, come una dominazione, le stava dando un piacere inaspettato e primordiale. Sentiva l’orgasmo crescere dentro di lei e alla fine esplose con un urlo gutturale e incontrollato. L’urlo eccito ancora di più l’uomo che la pompo con ancora maggior violenza e non appena la senti accasciarsi nella rilassatezza del post orgasmo le allargo le chiappe sode e le sputò sul buchino. Estrasse il cazzo dalla figa intriso degli umori glielo appoggio sul buchino e spinse finché lo sfintere non cedette. Questa volta l’urlo della ragazza non fu di piacere ma di panico e dolore, ma lui non si fermò, aveva bisogno di sborrare e non si sarebbe fermato fino a quando non fosse venuto. La resistenza e il fatto che fosse così stretta li dietro lo fece venire in brevissimo tempo inondandola di sborra.
Si sentiva svuotato ma soddisfatto.
Marta era ancora piegata sul tavolo, ancora nuda e dolorante, non sapeva come si sentiva, era contenta che fosse finita ma doveva ammettere che alcune cose non le erano dispiaciute affatto. L’uomo le lancio una pezza per ripulirsi, lei lo fece e a fatica si rialzò, guardò l’uomo, si stava ripulendo anche lui, resto impressionata dal sesso dell’uomo, non era più duro ma ancora grosso come non ne aveva mai visti, adesso capiva perché aveva provato quelle sensazioni. Lui la guardò e con un sorriso le disse torna quando vuoi che per te ce ne è ancora. Lei vergognandosi risali sul motorino e scappo via, la testa le diceva di dimenticare tutto ma qualcosa dentro di lei diceva qualcosa di diverso, era come se il comportamento dominante e violento dell’uomo le avesse creato una specie di dipendenza.
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