tradimenti

La spider


di Elisic
07.01.2021    |    1.099    |    9 8.7
"Sia i pensionati che abitavano negli appartamenti vicini che un ragazzo di trent’anni forse per invidia delle belle ragazze che giravano, si lamentavano..."
Giovanni si era trasferito in una nuova città per frequentare l’università, non conosceva nessuno ma era entusiasta ed eccitato all’idea di una nuova vita. Aveva trovato posto in un appartamento non lontano dalla facoltà insieme ad altri quattro studenti.
Il loro era l’unico appartamento abitato da studenti in quel condominio. Era una guerra continua a causa dei festini che organizzavano e del via vai di ragazzi e ragazze. Sia i pensionati che abitavano negli appartamenti vicini che un ragazzo di trent’anni forse per invidia delle belle ragazze che giravano, si lamentavano continuamente con loro e col padrone di casa. Unica eccezione, una coppia sui quaranta, senza figli. Lei una bella donna, sempre elegante e curata e lui un bell’uomo sportivo ed elegante. Giovanni spesso la mattina incontrava la donna mentre usciva per andare all’università, doveva ammettere che era veramente una bella donna ma non è che a lui le ragazze mancassero e poi la considerava vecchia, a quei tempi per un ventenne con uno stuolo di ragazzine una quarantenne, anche se bella, non era poi così attraente.
I rapporti si limitavano ad un educato buongiorno e qualche banalità sul tempo. I rapporti cambiarono quando una mattina scendendo a prendere la bici in cortile trovò la donna in evidente difficoltà con l’auto, non le partiva. Guidava una splendida alfa Romeo spider che le si adattava proprio.
Giovanni, che da ragazzo aveva lavorato da un meccanico, si avvicinò e le chiese se avesse bisogno d’aiuto, lei accettò volentieri. Il guasto non fu difficile da individuare per Giovanni che la fece partire. Lei lo salutò, era in ritardo ma gli promise che l’avrebbe ringraziato con calma. Malgrado la considerasse “vecchia” Giovanni doveva ammettere che era veramente bella, affascinante e attraente. Il profumo di lei gli restò nelle narici per tutto il giorno. La sera quando tornò a casa trovò un piccolo pensierino, i compagni di casa sorridendo gli dissero che l’aveva lasciato la bella vicina e che in assenza sua era toccato a loro occuparsi dell’accoglienza, risero e scherzarono sulla cosa per tutta la serata.
Quando qualche giorno dopo la incontrò per le scale la ringraziò dicendole che non era necessario, lei rispose che probabilmente avrebbe accettato più volentieri un pranzo ma lei era una vera inetta in cucina. Giovanni scherzosamente gli rispose che una donna come lei non aveva bisogno di saper cucinare e scoppiarono a ridere.
Da quel giorno quando si incrociavano per le scale trovavano sempre il modo chiacchierare su qualcosa e intrattenersi un po’ più a lungo del necessario.
In una splendida giornata di primavera si incrociarono per le scale e mentre scendevano, chiacchierando del più del meno, Giovanni le disse: “Con una giornata così sarebbe da andare al mare”. “Tu sì che potresti farlo” rispose lei “beh veramente avrei da andare a lezione” “e io a lavorare” lui rincarò la dose “certo che con una giornata così andare al mare con la tua spider sarebbe proprio una meravigliosa pazzia”. Mentre si dicevano queste cose erano arrivati in cortile Lei stava aprendo la macchina, lui togliendo la catena alla bicicletta. Si guardarono negli occhi si scambiarono un sorriso complice, lui lasciò perdere la bicicletta si avvicinò alla macchina aprì lo sportello e salì in macchina proprio mentre lei faceva lo stesso, la guardò negli occhi sempre sorridendo e le disse “facciamola questa pazzia”. Lei ricambiò il suo sguardo e rispose: “Perché no? In fondo il tempo non torna indietro” così dicendo mise in molto l’auto e si diresse verso il mare. Cominciarono a chiacchierare di ogni cosa, anche le più stupide. Cosa faceva lei nella vita, il lavoro, di quando lei era all’università. Lei volle sapere di lui, da dove veniva, che faceva all’università. Appena usciti dalla città lui le propose “Pazzia per pazzia perché non apriamo la capote?” Lei inizialmente era titubante pensava al vento che le avrebbe scompigliato i capelli ma poi ci penso su e gli rispose “Non siamo qui per questo?” si fermò, lui sgancio i fermi e abbassarono la capote. Arrivarono in spiaggia senza mai smettere di parlare lei si sentiva leggera, felice, come una liceale che aveva fatto filone a scuola. In riva al mare c’era un po’ di vento così si sedettero in un posto riparato, le spalle appoggiate a una staccionata guardando il mare e continuando a chiacchierare. Lei si tolse le scarpe si sollevò leggermente la gonna per abbronzarsi le gambe. Lì al riparo faceva caldo, così dopo un po’ Giovanni le chiese “Ti dispiace se tolgo la maglietta fa molto caldo e al sole si sta bene” “Figurati” rispose lei “se avessi avuto il costume me la sarei tolta anch’io” Giovanni con la massima naturalezza le rispose “toglila se vuoi, credi che non abbia mai visto una donna in reggiseno e poi sono un gentiluomo”. Lei si sbottonò la camicetta Giovanni doveva ammettere che era molto sexy anche in questi piccoli gesti. Indossava un reggiseno di pizzo e seta i seni non erano grandi ma dalla forma perfetta, vederla lì accanto la gonna quasi completamente tirata su, i piedi nudi e il seno coperto dal sottile strato di tessuto gli provocò una reazione piuttosto evidente. Lei lo guardo fra le gambe e scoppio a ridere “Tu sarai anche un gentiluomo ma ti sei dimenticato di dirlo a lui” Giovanni con altrettanta spiritosaggine le rispose “Cosa vuoi farci, io ci provo ma è un vero maleducato. Quando vede una bella donna non sa trattenersi” Lei sempre scherzando “Mi sa che di belle ragazze ne vede tante e dovrebbe esserci abituato e poi io potrei essere tua madre”. “Ma che dici? Di donne belle come te non ne ho mai viste e se tu fossi mia madre mi sa che mi verrebbero pensieri incestuosi”. Scoppiarono a ridere insieme. Dopo averlo osservato dalla testa ai piedi, gli occhi azzurri, i pettorali gonfi, gli addominali scolpiti, il pacco ancora ben gonfio, lei gli rispose “Anche tu sei un bel ragazzo e lo sai bene”. Facendosi più serio Giovanni le disse “Mi difendo ma tuo marito è un bell’uomo e tu sarai sicuramente abituata a ben altro”. Lei si sentiva così felice e allegra come non le capitava da tempo ma allo stesso tempo libera di aprirsi ed esprimere anche i suoi pensieri e le sensazioni più intime. Stava bene in quel posto in quel momento con quel ragazzo, chi lo avrebbe detto. Anche lei si fece più seria “Mio marito è un tipo più di apparenza che di sostanza e così dicendo lo guardò fisso negli occhi, si avvicinò un po’ a lui, e schiuse leggermente le labbra, il viso di Giovanni percorse la distanza rimanente e loro le labbra si toccarono, le lingue si cercarono e cominciarono ad intrecciarsi, la mano di lui cercò i suoi seni li accarezzò Dapprima da sopra il sottile tessuto poi sollevò il reggiseno e li lascio liberi. Li stringeva nella sua mano a coppa, strizzava i capezzoli tra il pollice e l’indice. Mentre i baci diventavano più focosi e passionali. Anche lei allungò la mano, toccò i pettorali scolpiti, gli addominali e scese sul suo pacco dapprima lo accarezzò da sopra la tuta, ne sentiva la dimensione, le riempiva la mano le dava una sensazione di potenza e forza. Poi infilò la mano sotto l’elastico e ne sentì anche il calore. Adesso la bocca di lui si era sostituita alla mano, le stava baciando i seni, mordicchiando i capezzoli mentre la mano era scesa tra le cosce e le stava accarezzando, risalendo lungo l’interno coscia verso il suo sesso. Lei ebbe un ultimo attimo di dubbio, strinse le gambe, lui delicatamente ma con decisione si fece strada fino alle sue mutandine. Non appena le raggiunse lei cedette e dischiuse le gambe, lui cominciò ad accarezzarla, prima attraverso il sottile tessuto poi spostando le mutandine, arrivò al suo umido giardino segreto, lei era bagnatissima e il dito di lui scivolava dentro con una facilità incredibile. La toccava e la carezzava nei posti e nei modi che lei amava, stava per avere un orgasmo. Lo fermò “Aspetta” gli disse. Si alzò, si sollevò la gonna sui fianchi e si mise cavalcioni su di lui, ripreso in mano il suo sesso lo poggiò tra le grandi labbra e si lasciò scivolare su di lui, si sentiva riempire in un modo incredibile, sentiva il sesso del ragazzo grosso, duro e bollente che la allargava. Ne sentiva ogni vena pulsare. L’orgasmo la sconvolse, lo sentì partire in mezzo alle sue cosce per poi irradiarsi in ogni angolo del suo corpo. Ma non si fermò, cominciò a cavalcarlo selvaggiamente, mentre gli offriva spudoratamente i seni. Il ragazzo li baciava, li leccava. Con le mani sui glutei le dava il ritmo della cavalcata. Le passo un dito lungo il solco tra i glutei fino a raggiungere il suo sesso bagnato e allargato dal suo grosso cazzo. Intinse il dito nei suoi umori e risalendo lungo il solco si fermò all’altezza del buchino e glielo spinse dentro. Un secondo orgasmo la colse alla sprovvista, le tolse il respiro. Il piacere era quasi insopportabile. Questo non era un ragazzo ma il diavolo in persona. Non riusciva a fermarsi. Guidata dal dito del ragazzo nel buchino si muoveva più lentamente assaporando quello splendido cazzo in tutta la sua potenza. Non sapeva dire quanto tempo fosse passato quando finalmente senti il sesso di lui gonfiarsi e fremere gli sussurrò all’orecchio “vienimi dentro”. Sentì il caldo piacere di lui inondarla. Crollò esausta su di lui. Lui le abbassò la gonna per coprire il sedere, in fondo erano in una spiaggia, ma restarono così abbracciati. Il sole le riscaldava la schiena, lui era ancora dentro di lei, non più duro come prima ma ancora gonfio. Si sentiva ancora piena, si sentiva in paradiso. Sarebbe rimasta lì per sempre, il pensiero di tornare a casa alla solita routine e sapere che lui dormiva al piano di sopra le provocava uno stato di angoscia ma lei era l’adulto, così si scostò lo baciò sulla bocca e gli disse “è meglio se andiamo” lui stringendola a sé le rispose “aspetta ancora qualche momento”. Mai parole furono più dolci per le sue orecchie.



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