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Prime Esperienze

La cinquecento amaranto


di Easytolove
05.02.2021    |    13.156    |    22 9.4
"Quando andiamo a ballare al circolo dei ferrovieri, tutte le settimane cambia fidanzato, cerco di spiegarle che in questo modo, si fa la nomea della poco..."
Lina guida con gli occhi fissi sulla strada. La osservo mentre nervosamente mi muovo a piccoli scatti sul sedile del passeggero, azzurro e blu scuro.
Non sono abituata ad andare in automobile,meno che mai se a guidare è una ragazza, anche se in questo caso, è la mia migliore amica.
La conosco da quando eravamo bambine, i nostri genitori erano a pigione in due piccoli bilocali che si affacciavano su di un ballatoio, lei è di un solo anno più grande, abbiamo giocato da bambine e condiviso tutte le nostre avventure di giovani donne, fino ad ora.
Ai tempi di Mussolini andavamo alla domenica vestite da piccole italiane alla parata che si teneva nella piazza principale, facevamo tutto il percorso tenendoci per mano, fiere nel nostro vestitino nero.
Poi terminate le elementari tutte e due a lavorare, la guerra era finita da poco, la miseria non mancava.
Io da una sarta, che mi ha insegnato a tagliare e cucire vestiti, lei da una parrucchiera.
Ora i tempi sono cambiati, ho un piccolo laboratorio in un magazzino che un mio parente mi ha permesso di usare, taglio e cucio camicie, biancheria maschile, vestiti da lavoro per cameriere e donne di servizio.
Lei con i soldi che la madre ha guadagnato in tempo di guerra con la borsa nera, ha aperto un negozio da parrucchiera.
Ha i caschi e tutta l’attrezzatura, le vasche per lavare i capelli, le poltrone per le clienti in attesa.
Guadagna bene, ha persino preso due ragazzette a darle mano, e con i primi soldi si è comprata, dopo aver preso la patente la Cinquecento.
E’ di un bel colore amaranto, con il tetto apribile marrone scuro, e le ruote con la fascia bianca.
Quest’anno per la prima volta andremo al mare, da una mia zia che ha una pensione in riviera, in un paesino vicino a Savona.
I pochi che conosco che hanno raggiunto il mare, lo hanno sempre fatto con il treno, è la prima volta che si sente dire, di due ragazze che con la macchina si avventurano verso una meta lontana.
Ci siamo fermate lungo un fiume, la strada è costeggiata da boschi di castagni e querce, ho vomitato a lungo, come sempre soffro il mal d’auto, o come si dice “patisco la macchina”.
Sono passati un paio di camion, e gli autisti vedendo due ragazze sole, hanno suonato il clacson, uno si è anche affacciato al finestrino gridando qualcosa come “se volete qui c’è qualcosa che vi aspetta nei miei pantaloni”.
Lina ridacchia, e dopo che il camion si è allontanato alza la gonna di cotone a fiori che le ho cucito, e grida
“ questa non aspetta altro, solo che mi sa che non ce l’hai grosso abbastanza per riempirla tutta”.
E’ una pazza scatenata.
Quando andiamo a ballare al circolo dei ferrovieri, tutte le settimane cambia fidanzato, cerco di spiegarle che in questo modo, si fa la nomea della poco di buono, “non troverai marito” , ma lei fa spallucce,”quando voglio qualche stupido imbranato che mi sposa lo trovo, intanto mi diverto”
Le voglio un mondo di bene, lei mi tiene i capelli sempre ordinati, e io le cucio i vestiti, qualche volta dormiamo insieme, mi racconta le sue avventure, quando con i suoi fidanzati fa all’amore, poi mi tocca in mezzo alle gambe, per scherzare, e mi sgrida, perché sa che ancora non l’ho mai data a nessuno.
Mi arrabbio molto, o per lo meno un po’ faccio finta, lei ride come una matta e mi dice
“ma si, tienitela stretta quella preziosa topolina che hai in mezzo alle gambe”.
“Se hai finito di vomitare possiamo ripartire”
La guardo un po’ in cagnesco e rassegnata riprendo il mio posto, la vetturetta con qualche sobbalzo riparte e ricomincia la mia lotta contro il mal d’auto.
Finalmente la strada tortuosa esce dai boschi, e dopo una lunga discesa, in lontananza vediamo il mare.
Lo costeggiamo per qualche chilometro, il paesaggio e l’emozione mi fanno dimenticare le ansie che mi
costringono a soffrire, la luce è accecante, ci stiamo preparando alla nostra prima vacanza da sole in riviera.
Finalmente vediamo l’insegna che stiamo cercando,”Pensione Bordone”.
E’ una bella casetta a tre piani, sull’Aurelia, dall’altra parte della strada ci sono gli stabilimenti balneari, siamo a due passi dalla spiaggia.
La zia ci ha accolte un po’ diffidente, due ragazze da sole, teme che daremo scandalo, ne va del buon nome della pensione, ma mio padre è il nipote preferito, lui ha fatto la telefonata decisiva, per una settimana ci dovrà tollerare.
Prendiamo il possesso della stanza, per me che ho sempre dormito in un lettino in cucina, mi sembra una reggia, Lina invece a casa occupa un bel lettone, dove dormiva la nonna prima di morire, non trova molte differenze, apre la valigia e sistema le sue cose nel piccolo armadio.
“Andremo subito in spiaggia, proviamo i costumi”.
Ci spogliamo, fin da piccole siamo abituate a vederci nude, mille volte abbiamo fatto il bagno in un secchio nel cortile, nei caldi pomeriggi estivi, la nostra intimità è da sempre collaudata.
Quando sono nuda mi guarda e fa un salto per aria…….
“Mariuccia non ti sei depilata!!!!”
Guardo la mia topolina, un grosso ciuffo nero la ricopre, mentre lei, ha una peluria più chiara, tagliata ad una misura adeguata per indossare un costume senza il pericolo di vederla fuoriuscire.
“Se non ci fossi io……..”
Tira fuori un paio di forbici, e poi dopo avermi fatta sedere su di una sedia, l’unica della stanza, si piazza di fronte a me in ginocchioni, mi apre le cosce, e inizia un abile taglio, vedo i peli neri cadere sul pavimento,
poi con un rasoio da barba maschile, finisce di rifinire i contorni, ha un tocco davvero delicato, mi ritrovo con un triangolino di peli rasati, con la fessura che troneggia in primo piano.
Le gambe non le ho pelose, solo qualche rado pelino, per cui Lina dopo una rapida osservazione decide che può bastare.
Indossiamo il costume, io un pezzo intero nero, molto castigato, mentre lei ha un due pezzi, colorato con dei fiori, che le strizza il grosso seno, il pezzo di sotto le arriva fin sopra l’ombelico, lasciando scoperto un bel tratto di pelle, mi strizza l’occhio, siamo pronte per la spiaggia.
La sera, la cena è nella sala ristorante della pensione, mia zia è famosa per essere una grande cuoca, e le portate sono un misto di specialità liguri e piemontesi, Lina ha preteso di avere una caraffa di vino, ha bevuto più del dovuto, ogni tanto ride forte, dopo andremo a prendere il gelato, chissà se c’è qualche bel ragazzo in giro, la osservo e spero che i camerieri non vadano a riferire in cucina, lo scandalo che stiamo per far scoppiare.
Vicino a noi c’è un tavolo dove ancora gli ospiti non si sono presentati, gli altri sono famiglie, e un paio di signore milanesi con i figli piccoli.
Poi arrivano i due che ancora mancavano.
Lina mi dà subito un calcio da sotto il tavolo.
Lui è un uomo alto, biondo, vestito di lino chiaro, Il tipo per cui va matta, e si accompagna ad una donna anche lei bionda, molto ben vestita, si siedono e da come parlano si capisce che sono tedeschi.
La conosco, so che ora inizierà le sue fantasie sugli uomini sposati e più grandi, biondi e tedeschi poi …., vorrà restare per un altro po’ per fare la svampita, attaccare bottone con quei due, farseli amici, nella segreta speranza di portaselo a letto.
Klaus e Anna non vedevano l’ora di chiacchierare con noi due.
Lina ha raccontato che siamo, lei la proprietaria del più importante negozio di parrucchiera della città, e io la titolare di una sartoria che cuce vestiti per le signore più ricche ed in vista.
Con che coraggio racconta queste frottole lo sa soltanto lei.
Loro sono di una città che si chiama Manheim , lui è avvocato e lei insegna lingue.
Parlano abbastanza bene l’italiano, per cui è stato facile conversare.
Sono arrivati con il treno, hanno visitato Milano e Genova, e ora resteranno qui in riviera per una settimana.
Lina ha subito detto loro di venire in spiaggia vicino al nostro ombrellone, avrebbe fatto tutto lei con il bagnino, l’appuntamento è per il giorno dopo.
Prima di dormire, mi sono dovuta sorbire tutte le fantasticherie su Klaus, bello biondo e sposato, e poi tedesco e avvocato, “non sono mai andata con un avvocato Mariuccia…..ci pensi un avvocato!!!!”
“Lina sei proprio matta, quello è qui con la moglie
“La moglie … la moglie …..”
“A proposito hai visto come ti guarda …… secondo me le piaci …….. è una bella donna …………”
“Lina sei tutta scema, io domani torno a casa con il treno, Don Martino al catechismo diceva che se si fanno certe cose, si va all’inferno ……. non ci voglio nemmeno pensare!”
Ridiamo, e poi come facevamo da bambine ci prendiamo per la mano e ci addormentiamo felici e spensierate.

Gli scossoni della cinquecento mi svegliano all’improvviso.
Sono seduta sul sedile posteriore, con le gambe rattrappite e le ginocchia schiacciate contro il sottile schienale del sedile di Lina.
Lei guida, ride sguaiata, di fianco a lei c’è Klaus, anche lui se la ride, le sta insegnando il tedesco, lei ripete a pappagallo, in un tedesco maccheronico le parole, e poi ridono come due scemi.
Anna sembra anche lei addormentata, mi appoggia una guancia sulla spalla destra, la mia gonna a fiori plissettata, si è sollevata, ho quasi tutte le cosce scoperte, e ho la sua mano appoggiata , non capisco se mi sfiora, la sento muoversi piano, un fremito mi parte incontrollato, dalla coscia, fino alla mia topina.
Resto ferma, impietrita, non ho il coraggio di girarmi, mi ricordo di essere ubriaca, Lina e Klaus hanno voluto bere tre caraffe di vino bianco, il proprietario della trattoria, ha giurato che la vigna era la sua, proprio dietro alla casa, ad Anna brillavano gli occhi, io non pensavo a niente, ho bevuto fino a quando la testa ha iniziato a girare.
Mi risveglio un'altra volta ed è tutto silenzioso.
Lina e Klaus sono spariti, Anna si è trasferita nel sedile anteriore, la cinquecento è parcheggiata in uno slargo che dà sul mare.
Scendo e mi trasferisco anche io davanti, mi stiracchio un pochino, sento che la sbronza mi sta passando.
Guardo Anna, è davvero una bella donna, bionda, un bel seno, le gambe sottili, ora che è abbronzata, è davvero seducente, sembra una di quelle dive del cinema americano.
Poi chiedo, “ma Kluas e Lina dove sono finiti”?
Lei sorride, e poi mi dice, “hanno detto che andavano sulla spiaggia a vedere il mare, ma secondo me a quest’ora saranno nella vostra camera a fare all’amore”.
“per questo non ti ho svegliata, però se vuoi, cioè se sei stanca, possiamo andare da me, dormiremo insieme”.
Ormai avevo compreso che la cosa avrebbe preso questa piega, Anna non è gelosa, anzi sembra che le faccia piacere sapere che il marito si sta divertendo con Lina, all’improvviso mi tornano in mente le previsioni di quella matta, lei mi vuole portare a letto, dovrò dirle che non se ne parla, bisognerà che il coraggio da qualche parte lo trovi.
All’improvviso Anna lentamente inizia a sbottonarsi il bel vestito di lino che indossa, lo fa lentamente, mi fissa con i suoi grandi occhi celesti.
Poi lo apre, e sotto è completamente nuda, mi prende una mano a la porta ad un seno, continua a fissarmi, inizia a muoverla piano, sento sotto alle mie dita un capezzolo duro, continuo anche io a fissarla, non ho il coraggio di guardare altro.
Mi lascia la mano, e io meccanicamente continuo ad accarezzare, il suo seno è tondo, sodo, la pelle morbida, ora sento che lo sto palpando tutto.
Il suo viso si avvicina, ora la bocca mi sfiora, prima una guancia, la punta del naso, fino alla bocca.
Resta ferma qualche istante, incollata alla mia, sento la sua lingua sulle labbra, per qualche istante la tengo serrata, poi apro e la lascio entrare.
Il suo sapore è dolce, la mia lingua che si era rifugiata in fondo al palato corre in avanti, una sensazione acquosa si diffonde dappertutto, nessuno mi aveva mai baciata in questo modo, meno che mai avrei potuto immaginare, potesse essere donna, forse è la spiegazione del motivo per cui, finora, nessun ragazzo mi sia piaciuto abbastanza da lasciarglielo fare.
Continuiamo a restare con le bocche incollate, il suo respiro si è fatto più veloce, sento che mi fruga sotto alla camicetta di cotone, me la sbottona, mi alza la gonna e resto con le cosce scoperte la sua mano mi accarezza fin quasi ad arrivare alla topina.
Non so che fare, dove toccare, il turbinio delle sensazioni mi lascia imbambolata, Anna ora ha smesso di baciarmi, sento la sua lingua sulla pelle del ventre, le metto le mani sui suoi capelli biondi, siamo strizzate sui piccoli sedili della cinquecento, forse vorrebbe scendere più in basso, ma non c’è lo spazio sufficiente,
risale piano e questa volta sono io a cercarle la bocca, ho ancora voglia di sentire la sua lingua, ricominciamo a baciarci, una sua mano si infila sotto alle mie mutandine di cotone bianco, mi accorgo di essere tutta appiccicosa, non è come quando con Lina ce la siamo toccata, per ridere e scherzare.
Smettiamo di baciarci, l’abitacolo della cinquecento è troppo stretto,Anna si riabbottona, io mi ricompongo, scendiamo, con la chiave che Lina ha lasciato nel cruscotto, chiudo la cinquecento, ci prendiamo per mano, e lentamente raggiungiamo l’Aurelia, la attraversiamo e dopo pochi passi siamo alla pensione. Anna apre il portone, e in punta di piedi raggiungiamo la sua stanza.
Siamo silenziose, mi spoglio veloce, lei in un attimo è nuda, ci corichiamo nel letto, siamo entrambe sdraiate su di un fianco, ci guardiamo per un attimo negli occhi, poi la bacio, le infilo tutta la lingua tra quelle labbra carnose, ci stringiamo forte, una sua coscia inizia a premere sulla mia topina, faccio anche io la stessa cosa, e sento che è tutta bagnata.
Anna e Klaus stanno salendo sul taxi che le porterà alla stazione di Savona, avremmo voluto dare a loro un passaggio, ma sulla cinquecento, con tutti i bagagli non c’entravamo.
Io e Anna abbiamo dormito e fatto all’amore insieme per altre due notti, mentre Lina e Klaus si sono dati alla pazza gioia, con la cinquecento sono andati ad Alassio, la sera consultando una guida in tedesco, Klaus ci ha portati tutti a mangiare in trattorie sistemate sulle colline, tra gli ulivi, ha sempre pagato lui, per la prima volta in vita mia ho compreso come possa essere vivere da signori.
Anna dice di essersi innamorata, anche io credo di provare qualcosa, anche se non so bene come definire
questo sentimento. Se penso a quello che ci diceva Don Martino, la paura dell’inferno ancora mi fa sussultare, ma Anna è talmente bella, e mi ha fatto provare cose talmente profonde, da non esserne più molto sicura.
Mia zia ci ha guardati sempre più sospettosa, siamo stati attenti, la mattina uscivamo dalle camere in quello che avrebbe dovuto essere l’ordine prestabilito, però forse qualcosa anche involontariamente deve essere trapelato, troppa era la confidenza che traspariva, per solo qualche giorno di conoscenza.
Prima di lasciarci abbiamo camminato per un po’ lungo la passeggiata, Anna mi ha lasciato l’indirizzo e il telefono, io il numero di un centralino dove a volte mi faccio chiamare, la prima cosa che farò sarà di farmelo installare, la scusa saranno le chiamate delle clienti, un modo più facile per lavorare.
Ci siamo abbracciate, con una coscia ho premuto contro alla sua topina, ho sentito il duro del suo seno contro il mio, avrei voluto baciarla come si fa con un fidanzato, ma non si può, ci siamo lasciate con gli occhi lucidi, ha promesso che in autunno mi verrà a trovare.
La cinquecento borbotta e traballa lungo la salita.
Ci siamo lasciate il mare alle spalle, stiamo di nuovo viaggiando tra i castagni e le querce, Lina è concentrata nella guida, da quando siamo partite ancora non abbiamo parlato.
Per qualche strano sortilegio non soffro più il mal d’auto, la guardo e finalmente le chiedo:
“allora com’è andata, Klaus ti è piaciuto?”
Lina mi guarda e per la prima volta in vita mia la vedo indifesa, anche se non me lo confesserà mai, si è innamorata di Klaus, infatti pronta mi dice,
“mamma mia Mariuccia quando dirò alle mie clienti che sono stata con un avvocato tedesco, bello biondo e ricco le farò morire di invidia!”
“ma a letto com’era”?
le chiedo, improvvisamente mi rendo conto di aver perso ogni pudore, sugli argomenti che riguardano il sesso.
“Mariuccia mi ha fatto delle cose, che nessuno mai nemmeno aveva immaginato potessero essere vere”.
“non avevo mai goduto davvero, tutte le volte che ero stata con qualcuno di quei campagnoli che incontriamo ai ferrovieri”.
“per la prima volta in vita mia sento di essere davvero una donna, di sapere quello di cui il mio corpo ha bisogno”.
“Tu piuttosto” mi dice dopo un attimo di esitazione, “brutta porcella sei stata con una donna!!”
“non mi dire che non è vero, non ne abbiamo ancora parlato,ma vi ho viste come vi guardavate, e poi quando vi siete salutate sulla passeggiata, le hai toccato la topina, a me non mi freghi”.
Resto in silenzio per un po’ fino a quando non mi sbotta con un,
“beh allora!!??”
“non lo dirai a nessuno vero?”
“Oh guarda che non sono scema, certo che non lo dirò a nessuno”.
E poi aggiunge,
“sai un po’ sono invidiosa, sono sempre stata curiosa, di sapere cosa si prova a farlo con una donna”.
Guardo fuori e vedo che siamo quasi arrivate allo spiazzo dove ci siamo fermate all’andata, ricordo che c’era una stradina che moriva in mezzo alla vegetazione, le dico,
“Lina fermati in quello spiazzo”
Mi guarda e sbuffa,
“ecco si sente un'altra volta male”.
Rallenta e svolta nello slargo, le indico la stradina,
“vai in quella stradina e fermati in mezzo a quei cespugli”.
Spegne il motore, e mi guarda incuriosita,
“allora non stai male?”
Mi avvicino, le infilo una mano sotto al vestito, e mentre le accarezzo una coscia, con l’altra le tiro il capo, la bacio in bocca, lei resta un secondo immobile, con le labbra serrate, ma poi le apre e lascia entrare la mia lingua, ci baciamo per qualche istante, poi mi stacco e le dico,
“se lo vuoi sapere ora ti faccio provare”.
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