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Prime Esperienze

Gli occhi di una lupa


di MrCold
19.11.2024    |    674    |    0 9.3
"Ho avuto un momento in cui ho fatto fatica a capire esattamente dove mi stavo infilando! Entrati, lei spinge appena la porta dietro le sue spalle, sento il..."
E così, l'altro giorno mi è capitato di fare il primo incontro tramite questo sito.
Lei, che aveva dato di se una descrizione abbastanza "dimessa" è arrivata con quasi 20 minuti di ritardo all'appuntamento. Aveva scelto luogo scelto e orario.
Ero in procinto di andare via, non vedendola ho pensato ci avesse ripensato o che per qualche motivo fossi arrivato in un luogo sbagliato. Molte delle cose coincidevano con la descrizione che mi aveva fatto: appena superato il passaggio a livello prendi la prima strada a destra e, dove si diradano le abitazioni, quando vedi un capannone costeggialo, dopo 500 metri troverai altre case e uno slargo. Alle 18.00 in punto saprai se sono un sogno o un incubo!
E, quindi quando ormai ero risalito in procinto di risalire in auto mi arriva un suo vocale: aspettami tra 6/ 7 minuti sono da te, ho trovato molto traffico!
L’ho sempre immaginata un po’ come una lupa famelica! Solitaria, indipendente, volubile e incredibilmente libera, emancipata come poche.
Ha sempre dosato la voce, i messaggi e nelle foto che mi ha girato era sempre vestita in modo elegante e demodè.
Mentre sta per finire la canzone che manda la radio, vedo i fari di un'auto che arriva veloce, la vedo che si infila nella piccola traversa a circa trenta metri da me. Sento che il motore si ferma e poi nulla più, non scende nessuno per un paio di minuto. Ho pensato non fosse lei anche se ho avuto il dubbio che invece, quella pausa fosse perché necessaria per preparare la sua apparizione.
Scende, bionda, capello corto e scalato dietro la nuca così da sembrare ancora più alta di quello che avevo immaginato. Il resto lo fanno i suoi tacchi vertiginosi, le sue scarpe perfette, nere con l’inconfondibile suola rosso passione. Un foulard di seta amaranto che separa il suo cappotto dalla pelle bianchissima del suo collo, bellissimo, erotico come lo era del resto il suo incedere.
Arriva a passi veloci, mi guarda, sorride e si presenta chiedendomi scusa. Mi lascia interdetto, una donna così non te la immagini che ti chiede scusa, eppure lei è quella specie di sogno che ti porti dietro per sempre sin da quando inizi a pensare alla tua donna ideale.
Ha quel profumo di fresco, che ti prende e ti tira dietro di lei per capire se è un profumo che hai già sentito.
Alla fine capisci che lei è lei e quel profumo è il suo e nessuna mai lo ha avuto e mai potrà averlo.
E' una donna che fa colpo. Ha una borsa importante per dimensioni e peso, per qualche motivo niente sembra rimandi alle scarpe se non quel filo rosso che segue le cuciture lungo i bordi di pelle.
Ci guardiamo, resto in silenzio e poi lei mi dice: o ci muoviamo di qua o forse è il caso che ognuno prenda per la sua strada.
Decido di proporle quel posto che avevo visto lungo il tragitto e che era relativamente vicino. Mi era sembrato animato da una vita decorosa, dalla strada le luci sembravano della giusta temperatura e la gente fuori sembrava anche dell’età che non fa pensare ad una casa di riposo.
Le chiedo se vuole che ci muoviamo con la mia auto o con la sua.
Sale nella mia, il suo profumo è ora più presente, mi prende la testa e resto un attimo ad arrovellarmi per capire come mai mi faceva così effetto.
Nel sedersi le si apre il cappotto e scorgo così le sue calze nere, la sua gonna che si ritira verso l’alto e mostra la parte di calza più spessa e che si trasforma in giarrettiera.
Faccio finta di nulla. Accendo, parto, parliamo.
Lei sembra volermi portare in un luogo diverso, mi indica la strada, io cerco di fare un po' a sentimento con l’intento di portarla comunque dove avevo previsto di fare.
Alla fine vince lei, nella strada parallela a quella delle mie intenzioni c'è un'osteria. Entriamo, guardiamo, restiamo lì per capire se e invece sento la sua mano che prende mia e mi dice: andiamo da me che è meglio!
Torniamo in auto e questa volta è lei a indirizzarmi con più decisione, l’assecondo.
Mi riporta sulla stessa strada da cui siamo arrivati, la stessa traversa, superiamo la sua auto, ci fermiamo a 20 metri. Capisco che abita lì e lo capisco definitivamente appena sento la sua mano sulla mia gamba.
La usa come se volesse farmi capire di fermare, spegnere, scendere e muovermi senza dire nulla.
Poi, mentre andiamo verso il portoncino, mi dice: sono una donna impegnativa e c'è una cosa che voglio tu sappia subito. Tieni presente che questa cosa non la dico a tutti e, se sei abbastanza per come ti immagino, devi capire anche perché te la dico ora, ancor prima di entrare in casa.
Mi piace usare lo strapon ed è da quando ho sentito la tua voce al telefono che ci penso!
Quelle parole serafiche e calme, scandite nel modo in cui solo chi sa che potrebbe scatenare reazioni contrarie, hanno avuto il potere di lasciarmi in silenzio. Salgo le scale, lei mi guarda, ride e mi fa cenno di non parlare. Ho pensato che fosse un modo per non fare sentire la mia presenza a eventuali vicini indiscreti.
Poi, entrato in casa, ho realizzato che invece era un modo per non farmi dire subito la mia impressione su quella specie di proposta indecente.
Ho avuto un momento in cui ho fatto fatica a capire esattamente dove mi stavo infilando!
Entrati, lei spinge appena la porta dietro le sue spalle, sento il rumore della serratura che sigilla dietro di me la mia unica via di scampo.
Non ho molto tempo per dire e per fare, lei apre il cappotto, lo lascia scivolare a terra e resta con un body completamente trasparente. Velato e segnato dalle costole, dai suoi capezzoli, da una piccola collanina di perle.
Si gira per darmi le spalle e sussurra che a lei piace stare nuda a casa, segue subito dopo il rumore della lampo della gonna che cade a pochi passi dal cappotto. Resta in un attimo con il corpetto che le arriva appena sotto l’ombellico, le autoreggenti che le segnano le cosce e le sue louboutin che le tirano in su un culo perfetto, piccolo, tondo e segnato da un solco che le arriva proprio fino al punto in cui inizia a rigonfiarsi il suo sesso.
Cammina verso la sala, si ferma al tavolo di cristallo, prende dalla vetrinetta due calici, poi si gira e mi dice: hai bisogno del 118?
Sorride e sa che sono in trappola. La sua schiena, il suo modo di ondeggiare i fianchi sono come gli artigli di una lupa famelica. Il rosso fuoco del suo rossetto, i denti bianchi e le labbra sottili, mi tolgono il respiro.
Mi chiede se voglio restare vestito, se voglio scappare via o se invece ho voglia di liberarmi di tutto quello che non serve pù.
Lei si allontana, va verso la cucina per tornare con una bottiglia e un vassoio con diversi tipi di antipasto. Probabilmente dava per scontato che avrebbe vinto e senza mezzi termini.
Mi trova in camicia e pantaloni, avevo appena tolto le scarpe per provare la sensazione di sentire il tuo tappeto sotto i piedi.
Posa sul tavolo tutto, riempi i bicchieri e poi mi arriva alle spalle. La sento che si poggia e preme appena i suoi seni contro la mia schiena, infila le mani sotto le mie braccia, in uno ha un calice che mi offre. L’altra mano mi sbottona lentissimamente la camicia e scende, scende fino a sfiorarmi il cazzo da sopra i pantaloni.
“Non ero sicura di farti questo effetto” e poi aggiunge: mi piace la sensazioni di averti messo in una condizione di soggezione. Hai paura che possa succederti qualcosa che non vuoi? Non accadrà nulla senza la tua volontà!
Mi gira verso di lei, si sfila il suo corpetto per restare solo in calze e scarpe. Poi mi apre i pantaloni, li lascia cadere e dietro loro anche i boxer. Sento che lei mi studia, ma non usa gli occhi, sento la sua pelle, il suo corpo, si struscia e il mio cazzo soffre e gode al tempo stesso. Turgido, teso, con le sue vene marcate, la cappella che spinge per uscire allo scoperto.
Lei prende il suo bicchiere, sorseggia, si siede al centro del suo divano e mi ferma. Ferma la mia intenzione di seguirla per sedermi accanto a lei.
Mi chiede di versarle altro vino e poi di raccontarmi tutto su di lei.
Solleva i suoi piedi per posarli sul bordo del divano e lo fa sapendo perfettamente di offrire ai miei occhi la visione perfetta sul suo sesso aperto per me. H solo un piccolo cespuglio con un colore castano chiaro. Mi dici che quel colore è la prova che il suo colore dei capelli è esattamente quello e poi aggiunge che, come tutte le bionde, alte, magre e con le tette grandi, il suo compito è quello di fare impazzire gli uomini.
E poi aggiunge: bevi d’un sorso il tuo bicchiere, posalo e mettiti in piedi avanti a me. Voglio che tu mi mostri tutto quello che hai fatto con il tuo cazzo pensando a questo momento. Prendilo, stringilo, scappellalo tutto e solo per il mio piacere. Inizia lento a farti una sega sapendo che io voglio godere guardandoti.
Quelle parole, calde, profonde, la luce soffusa intorno a quel divano, le sue gambe aperte, la sua mano che scende tra le labbra della sua figa, le dita che sfiorano in tondo il suo clitoride. Ho inziato così a stringere forte nel pugno il mio cazzo. Stretto così forte da far sembrare che potesse scoppiarmi da un momento all’altro.
Lenta la mano lo scappella tutto e quella tensione mi lascia venir fuori un gemito che scalda anche lei. Si penetra con un dito e poi subito dopo con due. La mia mano parte veloce, scorre avanti e dietro mentre io spingo in avanti il mio bacino come per donarle meglio le mie sensazioni.
Poi mi fermo, prendo la mia mano e la porto sul suo viso, lei ne sento l’odore, se la preme conto il viso e sospira, geme con la sua voce roca, lecca la mia mano la riempie di saliva e poi me la riporta sul cazzo e mi invita a continuare, raggiunge con la sua mano i miei coglioni, li solleva, li massaggia e poi riporta la mano vero la sua bocca, lecca le sue dita le infila in bocca fino a bagnarle tutte e poi ritorna sotto le mie palle.
Preme e spinge verso dietro, arriva al mio buchetto e inizia a violare quel buco, spinge un dito dentro e nello stesso tempo, come impazzita, agita l’altra mano sulla sua figa, la apre, la mostra la allarga e grida, non fermarti, non venire, non godere. Devi durare ancora.
Quel tono, la sua eccitazione, il suo godimento hanno però cambiato tutti i miei piani. Fermo la mia mano per non venire e nello stesso tempo avverto che quel dito si era fatto strada.
Sento dentro di me premere, il cazzo mi da la sensazione di essere diventato più grosso e lungo. Spinge da solo vero la sua bocca.
Lei si alza, mi spinge contro lo schienale e tira fuori un plug. Metre mi preme la mano sul petto me lo porta alla bocca, me lo fa leccare e poi si gira facendomi capire che vuole che io lo metta dentro di lei.
La assecondo, lei si rigira e dopo si inginocchia sul mio cazzo, inizia ad affondare la sua bocca contro di lui, la sento quasi soffocare, lei non sembra potersi fermare, continua, palpa le palle e massaggia il mio buco.
Sento arrivare l’orgasmo, le prendo la testa, la fermo per poterle sborrare tutto in bocca. Il mio orgasmo è fortissimo, lei si ferma e lascia che io venga, continua a ciucciare l’uccello fino a che si rilassa.
Si alza, mi guarda mi invita a sedermi, mi fa aprire le gambe per leccarmi le cosce, le mani. La sento bollente, i suoi occhi sono diversi.
Si gira e tira fuori la cintura con il suo strapon. Mi guarda, resto in silenzio e lei sa che ha la stra in discesa.
Versa un po’ di lubrificante e poggia quella dannata punta al centro mentre le mie gambe sono sollevate in un modo che mai avrei immaginato.
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