Prime Esperienze
BABBO NATALE a casa di Giulia
di Shoganai65
24.11.2021 |
11.762 |
14
"Sul divano c’erano Carlo e Maria con la bocca spalancata dalla sorpresa..."
Erano le 23.30 del 24 dicembre e me ne stavo seduto in auto vestito di tutto punto. Il vestito rosso col cappuccio, barba e capelli bianchi, cintura e stivaloni neri. Il costume era perfetto, sembravo un vero Babbo Natale. Nel cofano i regali che avrei dovuto consegnare: una scatola gigante della Lego, un trenino Ikea, un orso di peluche, ed una bambola di stoffa. Dovevo aspettare ancora una trentina di minuti prima di poter suonare il campanello di quella casa. “A mezzanotte in punto” si era raccomandata Giulia quando mi aveva ingaggiato.Era successo la domenica precedente. Da diciotto giorni lavoravo come “Babbo Natale” presso un grosso centro commerciale alla periferia di Treviso. Uno di quei lavoretti che ti servono quando sei studente per raggranellare un po’ di euro da spendere poi durante le feste.
Il primo weekend mi ero anche divertito nel vedere il sorriso dei bimbi che si avvicinavano a me titubanti, per poi sciogliersi quando li stringevo in un abbraccio o gli davo un regalino o una caramella offerta dai negozi che sponsorizzavano l’iniziativa.
Non vi dico poi le richieste di foto e di selfie “con Babbo Natale” che partivano più dai genitori, entusiasti di poter immortalare il momento, quasi fossero diventati bambini a loro volta, che dai figli.
Col passare dei giorni però, come in tutte le cose, l’entusiasmo iniziale aveva lasciato spazio alla routine e a una certa dose di fastidio: i bambini a volte mi tiravano la barba, i genitori erano sempre più insistenti, avevano fretta, non avevano tempo da perdere. Man mano che si avvicinava il Natale avevo osservato come l’incombenza dei regali da acquistare prendeva il sopravvento rispetto al piacere di farli.
Giulia mi colpì anche per questo, per la sua pazienza. L’avevo notata che mi stava osservando da diversi minuti. Era sola, senza figli, e questo era già abbastanza strano. Aveva un bel viso dolce, due occhi verdi ma apparentemente tristi, i capelli ramati. Indossava un piumino verde militare di quelli lunghi e imbottiti, ed un paio di stivali marroni in pelle. Aspettò che fossi un attimo da solo, senza marmocchi attorno per avvicinarsi.
“Buongiorno, mi scusi se la disturbo, dovrei chiederle un favore” mi disse.
“La prego nessun disturbo, cosa posso fare per lei” risposi con la voce profonda da Babbo Natale.
“Ho visto come interagisce con i bambini e se ha tempo e voglia vorrei ingaggiarla come Babbo Natale per i miei figli. La pagherei bene” aggiunse.
“Oddio, non saprei, non l’ho mai fatto per dei privati, per una famiglia…” risposi un po’ sorpreso dalla proposta.
“Le spiego brevemente: fino lo scorso anno il ruolo del Babbo Natale che portava i doni la notte di Natale lo faceva sempre mio marito. Purtroppo a settembre ha avuto un incidente ed è morto. Ecco, mi dispiacerebbe che i miei figli, Carlo e Maria, che hanno 6 e 4 anni, oltre a non avere più il padre quest’anno provassero anche la delusione di non vedere neanche Babbo Natale. So che può sembrarle stupido ma in queste situazioni ci si attacca anche alle piccole cose” fu il suo racconto. “Io le darei i regali da portare. Lei dovrebbe arrivare come da tradizione a mezzanotte in punto vestito così com’è adesso. Consegnare i doni ai miei figli che l’aspetteranno svegli, raccomandargli di fare sempre i buoni bambini, giocare un po’ con loro, fargli gli auguri e poi sarà libero di tornare a casa. Le posso dare 200 euro se mi fa questa cortesia”.
Nel farmi la proposta il suo viso si era fatto ancora più dolce. C’era un misto di tristezza e solitudine in quella mamma/vedova così giovane. Poteva avere 35 anni non di più, e la vita le aveva già presentato un conto salato sul piano degli affetti, nonostante il benessere economico che sicuramente la circondava.
“Accetto volentieri l’incarico” le dissi pensando più alla buona azione che ai soldi (anche se non nego che era una bella cifra). “Questo è il mio biglietto da visita col numero di cellulare: lei mi scriva solo un messaggio con tutte le istruzioni e l’indirizzo esatto dove abita. Vedrà sarò un Babbo Natale perfetto”.
Ci eravamo lasciati così quel pomeriggio ed ora ero lì, come da istruzioni ricevute, fuori casa sua, ed era quasi mezzanotte.
Al primo rintocco di campane presi tutti i giocattoli, li misi nella gerla d’ordinanza, e mi avvicinai alla porta della villetta tutta decorata con ghirlande e lucette, secondo la migliore tradizione.
Suonai al campanello e mi misi in attesa.
Pochi secondi dopo sentii girare la chiave nella serratura e l’uscio aprirsi lentamente.
Entrai in casa seguendo le luci intermittenti e colorate che provenivano da quello che immaginavo fosse il salotto addobbato con l’albero di Natale. Sul divano c’erano Carlo e Maria con la bocca spalancata dalla sorpresa. Non sapevano se corrermi incontro o nascondersi.
“Buon Natale bambini” dissi boffonchiando sotto la barba ed i baffi finti “Mi stavate aspettando per caso? Venite qui da Babbo Natale che ha un sacco di bei regali per voi”.
A quel mio invito Carlo e Maria mi corsero incontro incuriositi e fiduciosi mentre la mamma in un angolo assisteva alla scena con gli occhi lucidi, di gioia e tristezza.
Aveva un maglioncino rosso sopra una camicetta bianca ed una gonna corta in stile scozzese. Anche le calze erano rosse per la festa così come le scarpe lucide. Aveva cercato di ricreare per i figli la solita atmosfera natalizia.
Feci tutto quello che mi aveva richiesto per iscritto: consegnai i regali ai bimbi che furono entusiasti; giocai un po’ con loro; gli chiesi come si erano comportati durante l’anno, aggiungendo che Babbo Natale li poteva sempre osservare e che quindi avrebbero dovuto continuare ad essere sempre buoni e ad obbedire alla mamma.
Ben presto iniziarono a sbadigliare dalla stanchezza. Era ora di andare a nanna. Giulia mi si avvicinò ringraziandomi, dicendomi che ero stato perfetto e che ora potevo andare a casa.
“Posso darle una mano a metterli a letto se le fa piacere” le proposi senza pensarci sopra.
“Sarebbe troppo gentile, non vorrei approfittare del suo tempo” mi rispose con un tono che mi fece capire che non le sarebbe dispiaciuto fossi rimasto a farle compagnia ancora un po’.
“Nessun disturbo, tanto non ho nulla da fare stanotte e me ne tornerei a casa a giocare alla playstation…”
“Se è così, accetto il suo aiuto e poi le offro una fetta di panettone se ne ha voglia” e finalmente un sorriso le spuntò sul volto.
Mettemmo a letto i bimbi scambiandoci sguardi sempre meno timidi. Era dolcissima come mamma ma era anche una bellissima donna. Mentre si muoveva nella cameretta potevo apprezzare il fisico slanciato, i fianchi stretti, il sedere rotondo, le lunghe gambe e le caviglie sottili.
“Stanno già dormendo, adesso puoi toglierti quel vestito pesante e metterti comodo” mi disse passando a darmi del tu.
“Grazie, in effetti qui sotto dopo un po’ si soffoca” risposi sfilandomi il vestito e restando con i jeans e la t-shirt che faceva risaltare muscoli e addominali, frutto di ore ed ore trascorse in palestra.
“Wow! Non pensavo che Babbo Natale oltre ad essere buono fosse anche BONO! Complimenti, sei un bellissimo ragazzo” sorrise Giulia arrossendo per quella sua battuta.
“Anche tu sei una bellissima donna” replicai osando per tastare il terreno.
“Ma se potrei essere non dico tua madre ma quantomeno tua zia” e si diresse verso la cucina. “Ti va se invece del panettone stappiamo un Prosecco per festeggiare?” propose tornando già con la bottiglia in mano.
“Volentieri! E cosa festeggiamo, il Natale?”
“No, il Natale non mi è mai piaciuto veramente. Potremmo festeggiare il nostro incontro e fare un brindisi alla vita, che va avanti sempre e comunque!”.
Il tappo volò dall’altra parte del salotto, versammo il Prosecco nei calici e facemmo cin-cin guardandoci negli occhi. Sentii una scossa, un’energia divampare in me. Accostai le mie labbra alle sue e provai a baciarla. Avrebbe potuto allungarmi un ceffone ma non oppose resistenza, anzi. Ricambiò il bacio. Le sue labbra morbide, dolci, carnose, sensuali si appiccicarono alle mie. Fu un bacio lungo, lunghissimo e intenso. Mentre ci baciavamo la guardavo per scorgere le espressioni del suo viso, dei suoi occhi. Ero sorpreso dalla situazione che si era creata, a cui non avevo pensato e in cui mi stavo immergendo con un piacere crescente. Da parte sua percepivo il bisogno di calore, di affetto, di una presenza maschile che la facesse sentire ancora donna, desiderata, amata dopo mesi di sofferenza, tristezza e solitudine.
Fu lei a togliermi la maglietta per mettere a nudo il mio petto. Mi stringeva tra le braccia e me lo baciava con passione. Mi piaceva da matti. La sentii scendere con la lingua e le mani lungo il torace, fino alla cintura dei jeans. Il cazzo era diventato duro quando tirò giù la cerniera e lo fece uscire dai boxer. Mi guardò per un attimo quasi a chiedermi il permesso per iniziare a leccarlo. Chiusi gli occhi per un attimo per fare mente locale. Ero entrato in quella casa come Babbo Natale e ora mi stavo facendo fare un pompino coi fiocchi dalla padrona di casa mentre i due figlioletti erano a letto nella loro cameretta al piano di sopra. La situazione era veramente eccitante.
Nel frattempo Giulia ci stava mettendo foga e talento nel ciucciarmi l’uccello da ogni angolazione, alternando i colpi di lingua, i baci, i morsetti, i pigiamini di saliva, le ingoiate sempre più profonde. Non so se in quei momenti stesse pensando ancora al marito morto certo che stava dando il meglio di se stessa per donarmi piacere. Avrei potuto essere egoista e godere all’istante, per venirle in bocca o sul viso con fiotti si sborra calda…
Ma Babbo Natale dev’essere sempre buono e generoso. Così le dissi dolcemente di aspettare.
La sdraiai sul tappeto, proprio sotto l’albero di natale addobbato e cominciai a spogliarla. Prima il maglioncino e la camicetta che volarono sul divano, poi la gonna e le calze che finirono ai piedi del presepe. Rimase in reggiseno e mutandine, rosse e trasparenti. Si intravvedevano i capezzoli turgidi che svettavano su una quarta di seno su cui mi avventai come una furia. Le stringevo le tette con le due mani e le baciavo alternandomi a destra e sinistra. Le piaceva e me lo diceva nell’orecchio.
Intanto avevo il cazzo sempre più duro e sentivo il desiderio di penetrarla. Le sfilai gli slip arrotolandoli lungo le gambe sinuose. Aveva la figa invitante, tutta depilata. Mi avvicinai col viso per annusarla e leccarla. Era dolce e speziata. La stimolai con la lingua fino a sentirla bagnata il giusto.
“Prendimi!” mi implorò sottovoce.
Non me lo feci ripetere due volte. Guardai la cappella e la puntai dritta sull’apertura della sua vagina. La strusciai un po’ per inumidirla ed eccitarla e poi iniziai a spingerlo dentro, fino in fondo. Devo ammettere che sono ben dotato, soprattutto come diametro, per cui quando ho la fortuna di entrare in un buco piuttosto stretto a trarne beneficio e piacere siamo in due. Le sue pareti interne lo avvolgono come un guanto mentre entro ed esco da lei. E’ sotto di me. Con le mani la prendo per le natiche e la faccio inarcare per ficcarglielo ancora più in profondità. Lo sente dentro e geme.
“Sì, sì, ancora, mi fai impazzire…”
Aumento le spinte mentre mi guardo riflesso nelle palline dorate appese all’albero di Natale. Sento che sto per esplodere. La sborra si sta incanalando lungo l’asta. Giulia vibra tra le mie braccia. Anche lei sta godendo. Esco giusto in tempo: un fiotto di sperma le finisce tra le tette, un altro sul viso. Finisco di svuotarmi le palle dentro la sua bocca aperta e vogliosa. Mi pulisce l’uccello con la lingua e poi gli stampa un bacio sulla cappella.
“Buon Natale Giulia” le sussurrò nell’orecchio sorridendo.
“Buon Natale Roberto…” e se ti ingaggiassi anche per la Befana?
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.