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SCUOLA DI SCI - prima parte: Un bombardino con Francesca di Bologna.
di Shoganai65
05.12.2021 |
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"Mentre io sistevamo l'attrezzatura all'esterno, lei si era già la tolta la tuta e mi aspettava appoggiata con la schiena al frigorifero..."
Certo che senza tuta da sci, scarponi, guanti e casco era proprio un gran pezzo di figa! La calzamaglia atillata faceva risaltare il culo a mandolino e la maglia termica metteva in evidenza due tette sode ed invitanti. Francesca aveva quarantanni, era alta sul metro e settanta, bionda, occhi verdi, labbra calde e sensuali, veniva da Bologna.
Era arrivata a Cortina il sabato pomeriggio col marito Alberto ed il figlio Gianluca di 12 anni. Avevano telefonato alla scuola di sci con cui lavoro per conoscere prezzi e orari, e poi si erano presentati di persona.
Alberto sapeva sciare molto bene e voleva sfruttare la settimana bianca per perfezionarsi e fare un po' di fuori pista su neve fresca, per questo voleva un maestro che lo portasse in giro attraverso tutto il comprensorio.
Gianluca, dopo un corso con la scuola media era il secondo anno che metteva gli sci ed era quindi un principiante.
Francesca aveva imparato a sciare abbastanza bene da ragazza, poi per diversi anni aveva abbandonato e adesso si sentiva insicura ma voleva rimettersi alla prova.
La segretaria prese nota di tutte queste informazioni e suggerì loro di prendere tre maestri diversi:
"Magari per i primi giorni vi conviene prendere un maestro ciascuno, in base alle vostre esigenze e poi, quando avrete preso confidenza con gli sci potete sempre cambiare. Vi costerà un po' di più ma vedrete subito i miglioramenti"
"Sono d'accordo - rispose Alberto che, indifferente ai costi, non vedeva l'ora di dare sfogo alla sua passione.
"Bene, allora farei così - disse la segreteria rivolgendosi a noi maestri:
Lucas che adora il fuoripista e conosce ogni centimetro di queste piste e di queste montagne andrà con Alberto;
Giada, che ha molta pazienza ed è il top per insegnare ai più giovani, sarà la maestra di Gianulca;
e tu - disse rivolta a me - hai una settimana di tempo per far tornare il fuoco della passione a Francesca".
Anche se in genere preferisco accompagnare in giro per le piste ed i rifugi chi sa già sciare, in quel momento ero soddisfatto, intuivo che c'era del potenziale, non solo sugli sci.
Ci salutammo dandoci appuntamento per la mattina del giorno dopo: ore 10.00 in località Socrepes.
Arrivarono puntualissimi, vestiti di tutto punto, firmati da capo a piedi, e pronti a mettersi in gioco.
Lucas con Alberto prese subito la seggiovia per salire in Tofane.
Giada aiutò Gianluca a raggiungere la pista principianti per ripassare un po' le nozioni che aveva già imparato.
Io mi ritrovai per la prima volta solo con Francesca di cui vedevo solo un ciuffo di capelli che le spuntava sotto il casco e lo splendido sorriso mentre gli occhi erano nascosti sotto gli occhiali a specchio.
"Cosa vuoi fare per cominciare?" le chiesi.
"Soprattutto divertirmi!" rispose allegramente, con quel tipico accento bolognese che mi fa impazzire.
"Farò del mio meglio allora".
"Ci conto..." e mi sembrò di cogliere una certa malizia nel tono di quella risposta, ma si sa che per noi maestri di sci la passione per la figa va di pari passo con quella per la neve.
Iniziammo facendo assieme un po' di piste facili per riprendere confidenza con i movimenti e l'attrezzatura. Francesca aveva comunque muscoli tonici, era un'entusiasta e mi seguiva senza problemi.
In seggiovia mi faceva un sacco di domande e un po' alla volta entrammo in confidenza. Le raccontai che a inizio stagione mi ero lasciato con la fidanzata perché non voleva facessi il maestro di sci tutto l'inverno.
"Sarà stata giustamente gelosa, con tutto quel che si racconta sui maestri..." - mi provocò sorridendo.
"Dipende molto dalle clienti che si incontrano" rintuzzai l'attacco sondando il terreno.
"Beh quando uno è in vacanza, se può, vuole concedersi tutto il meglio, non solo in pista..." fu la sua risposta schietta.
Da quel momento iniziai a pensare come creare la situazione ideale per farla divertire anche fuori dal contesto, avevo bisogno però della complicità di Lucas. D'altra parte eravamo soliti scambiarci favori di quel genere.
Continuammo a sciare divertendoci fino le 13.00. Poi ci ritrovammo con tutti gli altri al rifugio Socrepes per mangiare una polenta e funghi assieme.
Alberto era entusiasta di quella prima mattinata e Giada disse che Gianluca era migliorato tantissimo e l'indomani lo avrebbe portato ad affrontare già qualche pista rossa.
Io presi Lucas da parte, gli raccontai com'era andata con Francesca, quali erano le mie intenzioni con lei per il giorno dopo e gli chiesi se poteva proporre ad Alberto di andare a fare del fuoripista alle Cinque Torri e di rimanerci tutto il giorno.
"Mi sa che il fuoripista lo vuoi fare tu" - mi rispose sorridendo. Non ti preoccupare, adesso lo intorto per bene e lo convinco facilmente. È un fanatico".
Detto fatto, Lucas e Alberto si accordarono per trascorrere l'intera giornata assieme sulla neve. Giada si sarebbe tenuta Gianluca dalle 9.00 alle 14.00 e io avrei avuto cinque ore a disposizione con Francesca per farla divertire come e dove preferiva.
Il mattino successivo la temperatura era scesa di diversi gradi sotto lo zero. Non appena gli altri se ne furono andati, le chiesi se prima di partire voleva andare a bere qualcosa in rifugio per riscaldarsi.
"Mi berrei volentieri un bombardino a casa tua" mi rispose decisa togliendosi il casco e liberando i lunghi capelli. "Con tanta panna..." aggiunse.
E adesso era lì, davanti a me, nel mini appartamento che condividevo con Lucas a pochi metri dalla scuola di sci.
Mentre io sistevamo l'attrezzatura all'esterno, lei si era già la tolta la tuta e mi aspettava appoggiata con la schiena al frigorifero.
"Non spogliarti, non toglierti gli scarponi, voglio tu mi prenda così" mi intimò avvicinandosi. "L'ultima volta che mi sono scopata un maestro di sci ero in settimana bianca con quelli del Liceo... Sono passati più di vent'anni, vediamo se fai onore alla categoria".
Mi passò la mani sulla patta per testare la consistenza del mio uccello che non si era fatto mettere in soggezione dalle sue parole, e aveva accettato la sfida.
"Mmmmmhhhh" non sei messo male là sotto, lasciami controllare.
Tirò giù la cerniera dei pantaloni e liberò il cazzo alla luce.
"Notevole mazza da baseball..." disse assaggiandola e iniziando a spompinarmi con quella maestria che leggende metropolitane definiscono tipicamente bolognese. Era un'idrovora del risucchio. Lo ciucciava tutto mugulando e aiutandosi con le mani.
Io per fortuna avevo ancora gli scarponi ai piedi che mi davano un po' di stabilità. Avrei voluto abbracciarla, baciarla ma i miei movimenti erano impediti e resi goffi dall'abbigliamento che non voleva togliessi.
Me lo fece diventare duro come un pilone della seggiovia, a quel punto si sfilò la calzamaglia ed il tanga biricchino che indossava e si sdraiò supina sopra il tavolo della cucina.
"Cosa fai così rigido? Scopami!".
Mi avvicinai muovendomi come un robot ma col cazzo in resta e, dopo averle leccato la figa e inumidito la vagina la penetrai così com'era. Le strapazzavo le tette e i capezzoli, mentre la scopavo con spinte lente e profonde. Francesca teneva le caviglie intrecciate dietro la mia schiena e con i polpacci mi dava il ritmo.
"Ti sei messo d'accordo col tuo amichetto Lucas per portarmi nella tua alcova, porco" mi disse eccitata mentre aumentavo la potenza dei miei colpi. "E allora domani dovrai ricambiargli il favore, così mi scopo tutti e due, magari assieme... Nel frattempo prendimi da dietro e sfondami il culo!" e si girò mettendosi sul tavolo con il buco bello in vista.
Provai la stessa emozione di quando ti lanci lungo un pendio dopo una bella nevicata. Lo ammirai con libidine, ne sondai l'elasticità, ci sputai un po' di saliva e poi con cautela e dolcezza cominciai a penetrarla. La cappella entrò senza troppe difficoltà e con sua grande soddisfazione.
"Dio, riempimi tutta, fammelo sentire fino in fondo!!!"
Il tavolo tremava sotto la spinta della mia inculata. Guardavo l'uccello che entrava nel suo buco posteriore e pensavo al fatto che Gianluca, il marito, mi pagava 40 euro l'ora per quella lezione: un motivo in più per farla durare a lungo e per godere come un riccio.
Francesca con le mani si apriva le natiche e si sporgeva all'indietro per accogliere al meglio il cazzone che la stava infilzando.
"Adesso spaccamelo, sfondami!!!".
Eravamo al rush finale, l'ultimo tratto. Bisognava spingere e mettercela tutta.
Mi sentivo come Tomba la bomba alle Olimpiadi.
"Siiii godoooo!" urlai tirandolo fuori all'ultimo momento e iniziando a schizzare fiotti di sperma sulle chiappe e sulla schiena di Francesca.
Terminata la mia eruzione di sborra si girò per ripulirmi uccello e cappella con la lingua libidinosa e soddisfatta.
"Non male questo bombardino. Nei prossimi giorni ne voglio ancora, capito?".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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