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"Veronica" la sorpresa messicana!
di Shoganai65
03.12.2021 |
8.729 |
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"Spingeva forte per essere preso in considerazione..."
"Podemos movernos en los asientos traseros" mi sussurrò accennando col capo ai sedili dell'ultima fila completamente vuoti. In effetti lì saremmo potuti stare più tranquilli, comodi, e non ci avrebbe visto nessuno, pensai.Eravamo su quella corriera già da quattro ore e per raggiungere Acapulco ne mancavano ancora otto.
Eravamo partiti la sera prima da Oaxaca, la capitale dell'omonimo Stato situato nella regione centro meridionale del Messico e volevamo raggiungere la costa occidentale, la mitica Acapulco, che ci avevano descritto come città del divertimento e della perdizione.
Eravamo io, Michele e Luca, amici inseparabili e viaggiatori low cost e low budget. Come sempre avevamo i soldi contati ma ben due mesi di vacanze per cercare di visitare tutto il Messico, o almeno quello che saremmo riusciti a vedere.
Per risparmiare ci spostavamo da una città all'altra con i pullman notturni: costavano molto meno dell'aereo e, trattandosi di viaggi lunghi, ci permettevano di dormire a bordo senza spendere per l'hotel.
In genere riuscivamo a trovare sempre posto su tre sedili vicini ma quel giorno eravamo arrivati un po' tardi all'autostazione e la corriera era già quasi tutta piena.
Affidammo i nostri zaini all'autista che li caricò nel portabagagli e, una volta a bordo ci sedemmo ognuno in una fila diversa. Io che ero salito per ultimo trovai posto verso il fondo accanto, fortunatamente, ad una giovane del posto.
Aveva i lineamenti indigeni, la carnagione piuttosto scura ravvivata da un trucco colorato ed un filo di rossetto sulle labbra carnose. Gli occhi neri come i capelli, un naso un po' schiacciato come quello delle statuine Maya che avevamo visto nei musei e sulle bancarelle. Era vestita in modo tradizionale con un'ampia gonna lunga e colorata ed una maglietta nera con fiori sgargianti che metteva in risalto il lungo collo. Nel complesso le davo un bel 7 ed ero contento di fare quel lungo viaggio in sua compagnia.
Michele infatti ero capitata vicino ad una signora di 80 chili che non la smetteva mai di parlare ed agitarsi, mentre Luca era segregato nel sedile vicino al finestrino accanto a un contadino del posto che puzzava di sigaro e sudore.
A me era andata di culo!
Per ingannare il tempo e mettere alla prova il mio spagnolo/messicano iniziai subito a fare un po' di conversazione con la mia vicina.
Si chiamava "Vero", diminutivo di Veronica immaginai. Aveva 25 anni e stava andando a trovare un'amica ad Acapulco. Viveva in un paesino a 20 km da Oaxaca ed era la prima volta che faceva un viaggio così lungo di notte e da sola. Cosa che fece scattare in me quell'istinto protettivo e predatorio che mi accompagna sempre in queste situazioni. Della serie: "ti difenderò io mia cara dagli altri cattivi ma magari ne approfitto..."
Così iniziai a guardarla con un occhio più interessato e coinvolto. Oddio, non che in una corriera piena zeppa di gente potessi sperare di fare chissà cosa, ma magari sarebbe potuta tornare utile una volta arrivati ad Acapulco, d'altra parte in città aveva pur un'amica...
Continuammo a parlare amabilmente per un bel tratto di strada. Ogni tanto fissavo gli occhi su di lei per capire se c'era margine di manovra e lei rispondeva reggendo lo sguardo accompagnandolo con un sorriso. Era molto sensuale e femminile. Un misto di innocenza e desiderio. Il viaggio stava diventando interessante e le ora successive avrebbero potuto riservare delle belle sorprese, pensai tra me e me.
Nel frattempo eravamo giunti a Puebla, a un terzo circa del viaggio. Era prevista una sosta di 30 minuti all'autostazione per bere un caffè e andare alla toilette. Alcune persone erano arrivate a destinazione, altre sarebbero salite al momento di ripartire.
Fu a questo punto che Veronica mi suggerì di spostarci nell'ultima fila visto che si erano liberati due sedili mentre gli altri erano occupati da valigie e scatole di cartone. Non ero sicuro lei avesse maturato le mie stesse intenzioni ma avevo ancora 400 km per scoprirlo.
Era il momento di passare alla fase due: il contatto.
Continuando a parlare del più e del meno non perdevo occasione per sfiorarle una mano, il gomito, il braccio, la coscia. Doveva sembrare casuale ma non lo era. Serviva per stabilire una connessione e capire la sua reazione. Non era affatto infastidita, anzi. Cominciò anche lei ad appoggiare casualmente le sue lunghe dita affusolate sul mio avambraccio, sul ginocchio, sul dorso della mano, provocandomi i brividi ed un principio di erezione. Col passare del tempo prendemmo entrambi coraggio: le dita indagavano più a lungo sulla pelle dell'altro, si trasformavano in carezze, ampliavano il loro raggio d'azione diventando curiose. Era estremamente eccitante.
La corriera era avvolta nell'oscurità. Si vedevano solo le luci dei fari che fendevano il buio della notte. Gli altri passeggeri a bordo dormivano o cercavano di farlo. Io e Vero qui dietro eravamo come in una bolla, stavamo facendo un viaggio tutto nostro alla scoperta dell'altro.
Mi guardava con gli occhi languidi di chi è appena uscita dal suo bozzolo e scopre le meraviglie del mondo. Io che durante quella vacanza mi ero già portato a letto tre donne (di cui due "gringas" di Los Angelas) in cuor mio mi rendevo conto che mi stavo approfittando di lei e di quella situazione ma mi giustificavo, come sempre, dicendomi che l'uomo è per sua natura cacciatore.
Fu lei però la prima a baciarmi. Lo fece sul collo e mi prese alla sprovvista. Era un bacio caldo, di labbra e poi di lingua. Mi provocò una scossa elettrica che al momento mi impedì di reagire. La lasciai fare. Continuò a baciarmi sul collo accarezzandomi il viso ed i capelli. Era dolcissima. Mi girai verso di lei e cercai la sua bocca. Le nostre lingue si intrecciano e cominciarono a giocare tra di loro. Aveva un buon sapore ed era meno inesperta di quanto avevo immaginato. Baciava tenendo gli occhi chiusi, completamente abbandonata al piacere. Io la guardavo pensando che mai mi sarei aspettato di limonare con una ragazza indigena. Era una bella novità, chissà se sarei riuscito ad arrivare anche oltre.
La situazione si faceva sempre più calda ed eccitante e Veronica, complice l'oscurità, sempre più intraprendente. Aveva iniziato a sbottonarmi la camicia e si era impadronita del mio petto. Lo accarezzava, lo leccava, lo copriva di baci. Avrei voluto ricambiare ma era non era proprio il caso di sfilarle la maglietta in corriera. E comunque a me stava andando di lusso.
Il mio uccello era perfettamente d'accordo. Spingeva forte per essere preso in considerazione. Veronica se ne accorse e mi sorrise compiaciuta. Iniziò ad accarezzarlo con la mano sopra i jeans che indossavo. Ci appoggiò anche la bocca per scaldarlo col fiato e assaggiarne la consistenza. Io, accertatomi che nessuno fosse sveglio e ci potesse vedere, mi ero semisdraiato sul mio sedile per darle più spazio di manovra.
Ne approfittò subito per aprirmi la cerniera, abbassarmi leggermente i boxer e farlo uscire come una molla davanti ai suoi occhi. Era lungo e duro e grosso come non mai. Ne fu piacevolmente sorpresa anche lei. Lo soppeso' con la mano, lo strinse, cominciò a spiegarmelo con movimenti lenti e lunghi. Il sangue affluiva alla cappella sempre più viola. Iniziò a leccarlo partendo dalle palle e risalendo lungo l'asta fino al glande dove si soffermava un po' di più. Intravvedevo il suo viso e la sua espressione goduriosa nella penombra. Lo circondò con le labbra e lo fece sparire nella sua bocca calda e profonda. Lo succhiava dolcemente mente con le mani gli dava un quarto di giro per aumentare il piacere. Per essere un'indigena ci sapeva fare. Dev'essere il frutto della tradizione orale, pensai vergognandomi immediatamente della pessima battuta.
Il ritmo delle pompate si fece sempre più intenso e frenetico. Il rumore del motore copriva i suoi gemiti ed i miei respiri. La volevo avvisare che stavo per venire ma se ne accorse da sola e, invece, di mollare la presa, strinse il mio uccello ancor di più e lo spinse bene in profondità per accogliere ed ingoiare tutta la sborra che uscì a fiotti. Col risucchio finale mi svuotò completamente i testicoli senza lasciare traccia. Non avevo mai ricevuto un pompino così appagante.
Avrei veramente voluto ricambiare in qualche modo il favore ma mi fece capire che, anche se le sarebbe piaciuto, non era il caso di farlo lì e che comunque avremmo potuto rivederci con calma una volta ad Acapulco.
Non era il caso di insistere anche perché comunque lui era bello che soddisfatto. Lo rimisi al suo posto dentro i pantaloni, diedi ancora un bacio a Veronica e per il resto del viaggio mi abbandonai a un sonno profondo.
Alle 7 del mattino giungendo puntuali ad Acapulco. Io, Michele e Luca scaricammo gli zaini e poi aiutai Veronica con la sua valigia. La presentai ai miei amici, ci scambiammo il numero di telefono e la accompagnai a prendere in taxi, con la promessa che l'avrai chiamata nei giorni seguenti.
Quando tornai dai miei amici col sorriso sulle labbra, pronto a raccontargli cos'era successo quella notte, vidi che mi guardavano con un'aria strana.
"Bella la tua amica" mi dissero sogghignando.
"Siete gelosi per caso?" ribattei un po' infastidito dal loro tono.
"No, no, tutt'altro... L'autista del pullman ci ha appena raccontato che è un MUXE, e se non sai cos'è leggiti cosa scrive la Lonely Planet..." aggiunsero mettendomi in mano la "bibbia delle guide" aperta sul capitolo "Consigli di viaggio e curiosità".
Iniziai a leggere insospettito: "All'interno della cultura degli Zapotechi di Oaxaca, nel Messico meridionale, un MUXE è una persona alla quale è stato assegnato a livello individuale il genere sessuale maschile, ma che si veste e si comporta in modalità altrimenti associate al genere femminile.
Alcuni si sposano con delle donne per poter avere dei figli, mentre altri scelgono per le loro relazioni sentimentali ed erotiche dei partner maschili...".
E io che avevo creduto... Ma allora Vero... Oddio, quindi... Non può essere... Non riesco a crederci...
Comunque, a pensarci bene, ma chi se ne frega? Vero o Veronica, è stato il più bel pompino che mi sia mai stato fatto!
Morale: è proprio vero che viaggiando si impara sempre qualcosa ed i nostri orizzonti si allargano all'infinito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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