Prime Esperienze
Al terzo piano
di Urcaloca
25.10.2017 |
29.263 |
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"Dopo alcuni minuti avvenne il fenomeno della resurrezione della carne e visto che era in posizione iniziai a scoparla alla pecorina, lei incitava a fotterla a..."
Erano alcuni giorni che mio papà chiedeva di andare dalla padrona di casa che risiedeva nel medesimo caseggiato al terzo piano, mentre noi stavamo al piano cortile. Di solito al momento di uscire di casa borbottavo di essere in ritardo e scappavo via, ma quella sera non ero stato abbastanza rapido e così mi ero ritrovato con la busta contenete i soldi delle spese da pagare, acqua, riscaldamento e affitto.-Ma non potresti dargliela domani quando la vedi?- Chiesi di malumore
-E che, per salire fino al terzo piano ti viene l’ernia?- fu la risposta
Inutile farla più grossa di quel che era, presi la busta e mi recai dalla padron a di casa. Una signora dal fare burbero, che non avevo mai considerato come femmina, sebbene di per se non si potesse definire brutta, anzi con il fisico affilato, i capelli sempre in ordine e delle tette da non buttar via si potesse classificare fra le tardone attizzanti.
Però i ragazzi come me, di poco più di diciotto anni, tirano ragionevolmente alle efebiche loro compagne, sapete quelle smorfiose che se la tirano, la danno poco e spesso male ma hanno la gioventù dalla loro, il valore aggiunto che copre e fa dimenticare quanto alle volte siano stronze e capricciose.
Dopo aver suonato più volte al campanello ecco la signora Gina aprire la porta, era in forma, con la consueta vestaglietta molto corta a fiori stampati e chiusa da vari bottoni sul davanti dimostrava meno dei suoi sessant’anni .
Quando mi vide si mise di lato invitandomi così a entrare
-Se gradisci ho appena fatto il caffè- propose
-Ma no signora ho solo portato questa busta da parte di mio padre- risposi per accelerare il commiato
-Peccato, dovrò prenderlo da sola come sempre- disse la donna, la cui voce aveva un non so che di supplica.
In fin dei conti sono un bravo ragazzo e così finii con l’accettare l’invito
-Va bene signora mi fermo per il caffè-
In cucina permaneva l’odore della cena appena consumata cui si sovrapponeva quello del caffè che si sentiva fuoriuscire dalla caffettiera sul gas.
Mentre la signora armeggiava con tazzine e zuccheriere il suo didietro all’altezza del mio naso ora che stavo sprofondato su una poltrona del salotto suscitò in me un indefinito languore.
Giocoforza scambiammo due chiacchiere e la sua voce appariva meno dura di quel che avevo nelle orecchie. Certo la disposizione d’animo era diversa da quando doveva scontrarsi con gli affittuari che ponevano problemi o con artigiani chiamati a svolgere dei lavori nella casa.
Alla fine l’occhio si posò sulle mutandine bianche che il vestito ritirandosi aveva messo in mostra.
Se ne dovette accorgere e con fare naturale si ricompose, tuttavia aveva compreso che lo spettacolo mi era piaciuto e anche io sapevo che lei sapeva.
Ma si era fatta l’ora di andare, gli amici aspettavano e così mi accompagnò alla porta, mi voltai per salutarla e ringraziarla del caffè.
Porsi la mano che restò nel vuoto, indeciso sul come accomiatarmi. Lei la prese con entrambe le mani e con un sospiro la posò sul seno con un’espressione di calda ansia.
Restai interdetto, non sapevo cosa fare e feci la cosa più naturale del mondo, palpai le tette infilando le dita fra i bottoni, incontrai un capezzolo segno che come sospettavo non portava reggiseno e al pizzicarlo mugolò chiudendo gli occhi.
Era più che sufficiente per eccitarmi e così abbassai entrambe le mani per sollevare il vestitino sopra gli slip e schiacciatala contro la porta li abbassai.
Gina ansimava e rapidamente sbottonai alcuni bottoni mettendo a nudo figa e tette, ora lei mi guardava con aria di sfida, immaginari sottotitoli avrebbero recitato:
“Vediamo cosa sai fare pivello!”
Non feci nulla di particolarmente fantasioso, in quanto aperti i pantaloni estrassi il cazzo mentre gli slip si arrotolavano alle caviglie e dopo essermi posizionato glielo infilai nella figa.
Ci guardammo negli occhi mentre iniziavo a fare su e giù, era un gioco di sguardi e di sessi
“Ecco vedi quello che so fare brutta vacca”
“Si ma non credere che mi basti, dacci dentro, fammi sentire la cappella, spingi l’uccello nella figa”
Gemevamo ma non dicevamo una parola, poi forse troppo presto per la mia amante, sentii che stavo per sborrare. Per quanto non esperto non commisi l’errore di chiedere se potevo sbrinciarle dentro, doveva essere in menopausa da tempo e quindi mi godetti l’eiaculazione e il successivo momento di calma mentre il cazzo si riduceva di dimensioni.
Solo in quel momento lei avvicinò le labbra alle mie e mi baciò dolcemente, io risposi e poi scesi alle tette e le baciai i capezzoli che avevo visto sussultare dinanzi a me fino a pochi secondi prima.
Non sapevo cosa dire e anche lei voleva evitare di dire frasi che potessero essere equivocate o ritenute troppo altisonanti, cosa era accaduto era chiaro e il seguito lo si sarebbe vissuto si spera senza drammi o esagerazioni.
In birreria con gli amici ero però distratto, pensavo al culo di lei che batteva contro la porta, ai suoi capezzoli scusi e tesi, ai suoi occhi desiderosi di sesso.
Il giorno seguente attesi con ansia il ritorno a casa dal lavoro, e mentre parcheggiavo alzai gli occhi verso il balcone al terzo piano, Gina era li, conosceva i miei orari.
Senza neppure entrare in casa salii da lei. Aprì con un sorriso e stava per invitarmi a prendere una fetta torta, o chissà cos’altro ma era altro che volevo.
In modo arrogante la afferrai per le spalle e la spinsi giù, conscio che era un azzardo, avrebbe potuto anche prenderla male. Ma ero troppo infoiato e la giornata troppo lunga nell’attesa, avevo bisogno di qualcosa di forte.
Lei in verità non parve molto contrariata, voleva un ragazzo giovane e la foga era una conseguenza dell’età.
Prese in bocca la cappella e io contrariamente alla sera prima parlavo, parlavo eccome incitandola ad avvolgere la cappella con la lingua e a toccarmi i coglioni.
Lei dopo aver leccato il cazzo per un po’ iniziò a passare le dita sulla fessura del mio culo
-E bravo il mio ragazzetto, non vedevi l’ora di farti fare un bel pompino, vero? Non aspettavi altro che infilarmi il cazzo in bocca maiale-
Avevamo superato la fase dello stupore e preso confidenza, con i miei coglioni fra le sue dita e il mio glande fra le sue labbra mi accorsi che stavamo diventando amanti.
La considerazione mi portò rapidamente all’orgasmo e grugnendo scaricai le palle dentro la sua bocca.
Lo scarico dell’eccitazione mi pose di fronte al modo in selvaggio in cui mi ero comportato, da vera bestia, fra l’altro con la padrona di casa.
Mi accucciai per guardare Gina in faccia e aspettandomi il peggio, lei invece ora che la avevo di fronte sembrava quasi divertita. E guardando la mia faccia afflitta accostò la bocca alla mia, sapeva di sperma ovviamente ma il bacio era caldo e sensuale.
-Piccolo mio sei davvero un po’ confuso e agitato, spero che con le tue amichette non ti comporti così. Sai alla mia età ho imparato a comprendere che se un uomo ha i coglioni pieni non ragiona più. Ma le ragazzine non hanno questa pazienza-
-Scusami comunque, mi sono comportato da animale-
Ci rialzammo e io pensai che avremmo continuato l’incontro sul letto, ma lei invece mi congedo.
-Ora vai a casa, tuo padre ti aspetta, scusa ma non voglio che sospetti quel che combiniamo. Se vuoi una sera puoi venire a cena e magari fermarti a dormire così potremo stare insieme con calma-
-Sarebbe splendido- dissi
-Se puoi possiamo fare domani sera-
-Alle otto?-
-Alle otto- confermò
La sera successiva dopo aver raccontato di una cena fuori città a mio papà uscii di casa con una bottiglia di vino sottobraccio, solo che invece di uscire in strada salii le scale.
Mi venne ad aprire Gina con una mise decisamente più elegante della prima sera, un vestitino nero con gonnellina corta svolazzante, che lasciava scoperte le gambe vero suo punto di forza e fasciava il seno da cui trasparivano i capezzoli, fresca di parrucchiere ed ero certo anche di estetista lasciava una scia di profumo mentre mi precedeva in sala da pranzo.
Aveva già preparata la cena e ci mettemmo a tavola, mangiammo per pura formalità, come per pura formalità intrattenemmo una conversazione sulle condizioni di salute di mio padre, sui suoi figli e nipotini (sigh), e su varie chiacchiere del quartiere e qualche pettegolezzo sugli altri inquilini del caseggiato.
Alla fine il momento lungamente atteso giunse e finimmo finalmente in camera da letto.
Ci spogliammo finalmente senza fretta, io restituii il sesso orale con cui mi aveva deliziato il giorno prima.
Quando ritenni che avesse la figa al giusto numero di giri dopo averle passato brevemente il cazzo sulle labbra la penetrati normalmente, alla missionaria, poi misi le mani sotto le sue cosce per allargare ancora di più le gambe e aumentai il ritmo, volevo farla godere e intensificai la profondità delle spinte fino a quando non sentii il gorgoglio dell’orgasmo sulle sue labbra.
Conclusa la missione mi rilassai fino a sborrare a mia volta in un muggito di piacere, Gina riusciva sempre a estrarre dalle mie palle una quantità di sborra stupefacente.
Mentre mi guardava dopo essersi messa a pancia in giù la accarezzai dolcemente mentre ci baciavamo,
sembrava beata e davvero non pensavo che una donna fino a pochi giorni prima avvolta in un’aurea di antipatia preconcetta potesse donarmi tanta piacere.
Dopo alcuni minuti avvenne il fenomeno della resurrezione della carne e visto che era in posizione iniziai a scoparla alla pecorina, lei incitava a fotterla a più non posso, eravamo giunti alla fase: “fammi tua, ora non si scherza più”. Per evitare di venire di nuovo intervallavo la penetrazione a momenti in cui le strofinavo il cazzo sul solco fra le chiappe, il culo era lì a disposizione. Distrattamente feci finta di sbagliare orifizio appoggiando la cappella al buco del culo ritraendomi come per chiedere scusa dell’errore.
Gina esplose in un riso soffocato.
-Cosa c’è?- chiesi
-Mmmmm, chiedevo quanto ci avresti messo a chiedere di farmi il culo-
-Ma io veramente…-
-Va bene infilamelo dentro, non voglio deludere la visione che hai di me di vecchia troia puttana e porca, dai piantamelo nel culo e divertiti-
Sinceramente non è che avessi poi una grande esperienza di inculate, anzi l’unica volta era stato tutta una serie di: “No cosa fai. Ssshhh, cazzo che male. No, no esci non resisto”. Insomma forse trenta secondi dentro e poi una mediocre sborrata sulle chiappe.
Ora c’era da fare di meglio e mentre Gina volenterosamente si metteva a culo in aria umettai l’apertura in mancanza di meglio con l’umore che usciva dalla figa.
Entrare dopo aver individuato la giusta angolazione fu piuttosto semplice, di sicuro meno facile per lei mantenersi rilassata mentre sprofondavo dentro di lei.
Non si capiva se godesse o soffrisse e aveva cominciato a vibrare tutta distendendosi sul letto.
-Come va?- chiesi
-Mi hai rotto il culo come vuoi che vada. Merda che male, fai piano, muoviti lentamente. Merda mi ammazzi-
Non sapevo che fare, tirarlo fuori o fottermene e continuare a sbatterla.
-Dai così ora comincio a godere, piantamelo ancora e sborra, fai presto. Merda mi rompi il culo, merda-
Con una punta di sadismo mi eccitava godere mentre lei soffriva, avrei voluto prolungare questa sensazione di possesso ma la stessa eccitazione mi aveva spinto verso il punto di non ritorno e le riempii l’ano di sperma.
Estrassi l’uccello con il terrore di vederlo intriso di merda, ma evidentemente doveva essersi fatto un bidet accurato, c’era da sincerarsi sulle sue condizioni. Anche su quel versante pareva andare meglio del previsto, non era eccessivamente sofferente.
-Tutto bene?- chiesi
-Bene, scusami se ho urlato ma sai restare fredda mentre mi sfondi il culo è difficile, accidenti devi avere una certa esperienza. Quante te ne sei fatte?-
Accidenti avevo il bernoccolo dell’inculatore, o magari era lei ad essere davvero un troia, ad ogni modo imbaldanzito dai complimenti facevo la ruota.
-Ad ogni modo non è che non mi hai fatto male. Ora lasciami rilassare un po’-
Credevo che la sessione si fosse conclusa ma evidentemente lei non la pensava così e dopo esserci ripuliti lei mi salì in groppa, le due sborrate consentivano di fottere senza rischio di eiaculazioni rapide e sinceramente lasciarla fare mi consentì di godermela con calma. Ero felice di sentirla arrivare all’orlo del godimento e poi rallentare il ritmo fino a quando gioco forza le lavai nuovamente la figa di sperma.
Era giunta l’ora di dormire e lei si mise una cortissima vestaglia da notte che le scopriva fica e culo mentre io dopo aver rifiutato un pigiama emerso da uno dei cassetti del comò di sconosciuta provenienza, mi misi a dormire nudo avvinghiato a lei.
Mi svegliai dopo poco, il sonno pareva sparito e Gina dormiva. Mi alzai avvicinandomi alla porta finestra del balcone rimasta socchiusa.
Al piano cortile una luce filtrava, era la luce della cucina e sentii qualcuno tossire, era mio papà che armeggiava in cucina in preda all’insonnia, forse preoccupato di dove fosse il figlio andato chissà dove a dormire.
Se avesse saputo che ero a meno di cinquanta metri in linea d’aria a fare lo stallone della padrona di casa quella che nella migliore delle definizioni definiva stronza.
Mentre fissavo il buio sentii una presenza dietro di me e le mani di Gina che accarezzavano i miei glutei.
-Cosa fai qua in piedi tutto nudo? Prenderai freddo-
E poi mi baciò il collo mentre passando le mani da dietro si impadroniva dei miei coglioni accarezzandoli delicatamente
-Ho sentito tossire mio padre, riflettevo su quanto fosse strana questa situazione-
-Sei un po’ melanconico, dai vediamo se riesco a tirarti su-
E così dicendo si inginocchiò di fronte a me iniziando a succhiare il cazzo e i coglioni.
Come già il giorno prima il vederla con le ginocchia sul pavimento e mezza nuda mi aveva nuovamente portato in tiro.
Mentre controllavo l’orgasmo tentando di ritardarlo vidi la luce in cortile spegnersi, pensavo a quali sviluppi avrebbe avuto la storia con Gina, imprevedibili e potenziali portatori di qualche guaio.
In quel mentre venni e gli spruzzi sperma portarono via tutti i pensieri .
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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