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trio

Ossessione


di Urcaloca
28.09.2017    |    22.123    |    3 6.4
"Ecco arrivare una macchina, a bordo una coppia e regolando meglio il microfono mi accinsi a sentire l’evoluzione..."
Era una serata con la luna storta, per tutti e due, anche se non ne capivamo il perché; capita di sovente nelle coppie, si diventa taciturni, niente va bene, ogni occasione è buona per una lite.
Rinunciammo ad andare a trovare degli amici, ripiegando per un cinema, il cartellone non offriva tuttavia molto di interessante e lasciai a Rita la scelta del film anche per non peggiorare il suo umore.
Il film era un vero strazio, Monna Lisa Smile, senza capo ne coda e con Julia Roberts forse l’attrice più sovrastimata di sempre dal successo inspiegabile.
All’uscita Rita cercava di convincermi che lo spettacolo non era stato poi male, che il film era delicato; modo in cui si cerca di riabilitare una schifezza, l’altro modo è definirlo una “grande prova d’attore”.
Io pensavo a come sfruttare il senso di colpa della mia ragazza per raddrizzare la serata da dimenticare con almeno un po’ di sesso al volo.
Portai la macchina nel parcheggio in cui eravamo soliti appartarci, quasi meccanicamente ci levammo l’essenziale per accoppiarci e reclinammo i sedili.
A tono con la serata Rita si fece penetrare senza alcuna passione, ma per lei era probabilmente meglio darla senza fare troppe storie, evitando così un’altra serie di sbuffi e recriminazioni.
Si dice che al maschio il sesso va bene comunque, ma quella sera era davvero difficile, Rita non era per nulla lubrificata, si affossava nel sedile dando un angolo difficile per la penetrazione e inoltre si era solo abbassata i collant a mezza coscia e quindi più che una scopata appassionata era un vero e proprio tormento.
Avrebbe facilitato la cosa magari succhiarle le tette che però erano rimaste sotto strati di stoffa.
Ero comunque riuscito a cacciare l’uccello dentro la figa, mi inarcai per prendere slancio e mi guardai intorno per ricevere ispirazione.
Quel parcheggio era meta abituale di coppiette e in una macchina pochi metri dalla nostra l’attività si era fatta frenetica.
Si vedeva la siluette di una ragazza, di certo molto alta e snella che stava fottendo a spegnimoccolo il suo uomo con la testa che sporgeva dal tettuccio apribile, si trattava di una riccia e si vedeva il suo corpo dimenarsi nell’amplesso, mentre di profilo si vedevano le sue labbra muoversi, di certo per chiedere più foga al suo compagno.
La visione rimise in tiro il mio uccello duramente provato dalla penetrazione a secco e quando vidi la figona dell’auto accanto inarcarsi uscendo ancora di più dall’abitacolo per poi sdraiarsi sul corpo che la fotteva, anche io terminai la perfomance con un gemito.
Mentre Rita senza una parola si asciugava ricomponendosi, vidi che anche nell’auto della mia ispirazione le cose si erano calmate, e distrattamente vidi alcuni uomini, o meglio le loro siluette allontanarsi.
Le persone use a frequentare questi spermodromi all’aperto dopo le prime volte, quasi non fanno caso ai guardoni che diventano come fondali della zona, a meno che, non si facciano troppo invadenti, ma lui non aveva mai avuto problemi, loro guardavano da lontano e lui scopava. Anche le sue compagne in genere distese sotto la linea dei finestrini o con la faccia immersa nei genitali per un pompino neanche si accorgevano di quella strana fauna.
Era ancora relativamente presto ma non c’era motivo per protrarre quello schifo di serata e così feci manovra per voltare l’auto e uscire dal parcheggio, nella manovra inondai con la luce dei fari un’altra auto parcheggiata scorgendo per un attimo lo spogliarello di una tipa che si sfilava il reggiseno, poche frazioni di secondo ma il volto a i capezzoli della donna mi si fissarono in mente.
Mentre accompagnavo Rita a casa non riuscivo a non pensare alla visione, la immaginavo impegnata nel pompino preparatorio mentre il suo lui la incitava a lasciarsi scorrere il cazzo fra le labbra, sentivo i suoi gemiti mentre le mani del ragazzo scostavano l’elastico degli slip infilandole le dita nella figa e nel culo. Quando arrivai sotto casa sua mi accorsi di non aver proferito parola, poco male anche Rita non era troppo ciarliera, un bacio e ci salutammo.
Mentre tornavo a casa mi accorsi di avere un’erezione fastidiosa a dispetto dell’eiaculazione compassionevole di mezz’ora prima e mi accorsi altresì di essere a pochi isolati dal parcheggio da cui ero appena uscito.
Eccitazione e frenesia erano al massimo quando spensi la macchina in un angolo buio e isolato di quello spiazzo alberato.
Mi guardai intorno, in lontananza c’erano alcune auto, studiavo il da farsi quando vidi una vettura fermarsi nel mio quadrante.
A bordo si intuiva la presenza di una coppia, notai che si svolgevano i preliminari, baci appassionati, qualche indumento sfilato, il respiro e il cuore sempre più accelerati, non avrei mai creduto di provare una tale eccitazione.
Scesi dalla macchina, feci qualche passo intorno ad essa e poi risolutamente mi avvicinai alla coppia, feci appena in tempo a vedere il biancheggiare del reggiseno di lei sulla schiena scoperta quando venni notato e come in un film accelerato a ritroso, i sedili si raddrizzarono l’auto si mise in moto e si allontanò.
-E lasciagli il tempo, non si fa così, gli cali subito addosso…-
Mi voltai, a parlare era stato un uomo dall’età indefinibile, basso e dall’aspetto mite. Io mi spaventai comunque e ancor più provavo vergogna. Che ci facevo in quel posto, a fare il guardone, da sempre considerati come i figuri più squallidi della società?
Farfugliai qualcosa e tornai alla macchina, ma al momento di partire come sempre furono gli ormoni a parlare, capivo di essere in ballo e tutto sommato qualche consiglio da parte di quell’uomo di sicuro un abitue poteva essere utile.
Tornai nel vivo del parco scorsi l’uomo del rimprovero, stava insieme a altri due a distanza rispetto a una macchina piuttosto grande, una BMW forse, all’interno la luce era accesa.
Il mio interlocutore di prima mi aveva riconosciuto e onorato della promozione sul campo a docente di voyerismo mi mise al corrente dai basilari della cosa.
-Quando lasciano la luce accesa vuol dire che sono contenti di essere guardati e non ci sono problemi, sei fortunato novellino, non sono molti in realtà-
Ci avvicinammo alla macchina in cui lei era completamente nuda disposta alla pecorina, mentre l’uomo anch’esso nudo la stava fottendo con urla e insulti.
Si sentivano distintamente i gemiti di lei e gli insulti e gli schiaffi dell’uomo sulle natiche, al culmine la donna, si voltò verso di noi, non era niente di particolare, grassoccia e non troppo giovane, ma era la mia prima esperienza da guardone e dai finestrini chiusi venne un: -Sborro, ah sborro, troia …-
L’orango aveva concluso e con enfasi estrasse il cazzo dalla figa asciugandolo sulla schiena della donna.
Poi si spense la luce, invito al commiato per noi che ci allontanammo, ma la nostra inattività durò poco, era venerdì sera e c’era da aspettarsi traffico per tutta la notte.
Infatti una piccola utilitaria entrò nel parcheggio sciabolando con i fari alla ricerca del posto giusto.
Solita routine e poi quando i ragazzi erano intenti a fare l’amore lentamente ci avvicinammo; come spesso accade, la donna era nuda, mentre il maschio bontà sua si era degnato di sporgere il cazzo dai pantaloni, lei accucciata succhiava l’uccello mentre una mano dell’uomo dettava il ritmo spingendo la testa su e giù.
Dopo pochi minuti si sporse sul sedile della donna e tirandola a se si mise le gambe sulle sue spalle e iniziò a scoparla.
Vedevano l’auto sobbalzare sotto i colpi e si sentivano i gemiti della ragazza imprigionata in quella posizione estrema, a un certo momento ai suoi urletti si unirono i grugniti del ragazzo e un
-Esci, non dentro per favore-
Nella lattea penombra provocata da lampioni lontani vedemmo il fiotto di sperma infrangersi sulla sua pancia mentre l’uomo mugolava come un suino sventrato vivo.
Io senza quasi rendermene conto avevo preso il mio uccello in mano e alla vista della scena irrorai il terreno.
Passata l’eccitazione vidi che altri due della comitiva avevano a loro volta eiaculato e parevano molto soddisfatti, mentre in me saliva un certo livello di vergogna.
Mi allontanai in fretta da quel posto giurando di non ritornarci mai più.
Non era passata neppure una settimana, accidenti che volontà di ferro, mi ero ripromesso di far si che quella esperienza di una settimana prima fosse un caso, un errore che non avrebbe avuto seguito.
Invece pensavo a quella notte molto più di quanto avrei creduto, ero stregato dal gusto della ricerca, della sorpresa, delle movenze di quelle donne normali che si facevano impalare dai loro uomini, che succhiavano i loro cazzi, che si spogliavano in quell’atmosfera diafana e quell’ambiente molto oltre lo squallido.
E ero di nuovo in posizione defilata, con un pacchetto di fazzolettini di carta per evitare le macchie sospette della volta prima quando senza accorgermene mi ero schizzato sui piedi imbrattando anche i pantaloni di sperma.
Il mio amico era presente anche quella volta, un vero fedele alla causa, parlammo un pochino mentre si attendeva l’arrivo di qualche coppietta.
Fu la seconda di molte, moltissime volte.
Niente è senza conseguenze, e i vizi, anche quello che praticavo, incidono sulle vite delle loro vittime.
Quello era un vizio oltre tutto inconfessabile, puoi ammettere di fumare, tirare coca, non perdere un giro alle slot-machine, anche andare a troie aveva una sua audience possibile, ma quello no. Nessuno avrebbe approvato o nicchiato di fronte alla rivelazione di uno che sgusciava nella notte fino alle auto in cui delle persone stavano facendo l’amore, no di sicuro, avrebbe fatto ribrezzo persino agli amici più provati.
Figuriamoci alla fidanzata … già Rita, le cose fra noi non avevano avuto di certo giovamento dalle mie pratiche notturne; assenze strane, colpi di sonno ingiustificati e ritorno a casa sempre più presto. Non passò molto che si mettesse in testa che ci fosse di mezzo un’altra donna, i sintomi c’erano tutti: aria distratta, occhi emaciati, per folli notti d’amore pensava lei, per notti nel parco fino alle tre e oltre aspettando la scopata perfetta, invece.
Rita mi mise alle strette, e per una settimana rientrai nei ranghi ma arrivò il sabato sera, mentre scorrevano le chiacchiere della serata insieme agli amici non riuscivo a non pensare al parcheggio. Di sicuro quella era una sera perfetta, calda e asciutta, pensavo alle ragazze che si sfilavano i vestiti, i loro ganzi che le sfondavano, le tette tormentate dai baci, le bocche che grondavano seme.
Finalmente la serata finì, accompagnai Rita a casa e poi corsi bruciando due semafori ancora accesi per arrivare nel parcheggio, erano quasi le tre di notte, il mio amico se ne era andato, nel piazzale c’era una sola auto, stavano parlando e quando mi videro partirono.
Attesi per qualche minuto con il cuore stretto nell’angoscia, poi finalmente arrivò una vettura e dopo alcuni minuti finalmente potetti assistere al coito, da guardone consumato, sfilando fra gli alberi fino a quasi arrivare a ridosso dei due, una gamba lunga e snella fuoriusciva dal finestrino aperto, gli slip si erano impigliati nella caviglia e sventolavano come una bandiera ai colpi di lui che si bilanciava con le mani appoggiate sul seno fino al momento dell’orgasmo in cui lei modulò un
-Godo, godo-
Da far sborrare un monaco trappista, reso audace dalla foia allungai la mano da dietro l’albero e senza che i due se ne accorgessero sfilai gli slip e fuggii.
Al sicuro nella mia macchina sborrai asciugandomi con il mio trofeo, tornai a casa che albeggiava, con il cazzo ancora duro.
Rita nonostante neppure lontanamente potesse capire cosa mi fosse preso, dopo alcuni giorni mi confessò di non poterne più di me e fra i denti sibilò che non ero l’unico uomo al mondo. Traduzione, aveva un altro, e così via la ragazza.
Poi toccò agli amici, diradando la frequenza degli incontri quando ci vedevamo avevo sempre meno da dire, alle undici di sera il parcheggio esercitava già un’attrazione irresistibile e io andavo via sul più bello della serata.


Ormai non avevo più ostacoli alla mia mania, che prima o poi sicuro mi avrebbe portato guai, magari con la polizia, con la salute, ma che importava? I pompini facevano sgorgare sborra a fiotti, i vestiti si arricciavano o si appallottolavano appena sotto le tette, i cazzi sembravano non finire mai di trapanare fighe, qualcuno praticava il sesso anale e sentivamo i gridolini di dolore, le raccomandazioni a fare piano e poi i barriti degli uomini che fottendosene si spingevano dentro fino alle palle.
Passate le prime settimane di foga riuscii a gestire in modo meno folle la questione, ricominciai a dormire un po’ di più e qualche sera persino a rinunciare e come tutti i tossici, godevo di quelle piccole rinunce conscio che l’indomani me ne sarei procurata una dose anche più massiccia.
Ero marcio, inutile negarlo e il fatto che fossi l’unico a essere al corrente a volte mi procurava fitte dolorose, ero depresso e solo l’esibizione delle tette, delle cosce, delle chiappe delle sconosciute dava un senso alla vita che mi stava sfuggendo dalle dita.
Una sera notai che il mio mentore e diciamo pure amico della prima sera non c’era, strano pensai, erano ormai quasi dieci anni che gettavamo via la nostra vita.
Chissà forse le ragazze spiate la prima sera saranno già diventate mamme e spose, di questo passo fra breve avremmo avuto a che fare con le loro figlie.
Passò una settimana e l’amico non si vide, poi passò un mese, poi due, chissà cosa gli era successo; magari era malato o magari era morto, a ogni modo non lo vidi più e questo mi portò a modificare le mie attività.
Quel posto era sempre meno frequentato, le coppiette erano state soppiantate dai camper dei turisti, spesso ci installavano un Luna Park, dovetti cercare altri posti ricercati da voci fra noi guardoni e da articoli sui giornali.
Ora andavano forte i parcheggi autostradali, le rive dei fiumi o i posteggi dei grandi centri commerciali, posti lontani spesso e con notevoli rischi.
Il giro era sovente mercenario, di rado si vedevano le liceali portate dopo il cinema al primo appuntamento a farsi sverginare, era il tempo degli scambi di coppia organizzati via internet, i guardoni erano sempre più aggressivi, la polizia poco bonaria e risoluta.
E anche le vittime di noi guardoni erano meno rassegnate, gli uomini a volte uscivano dalle auto, una volta un tale arrivò a sventolare una pistola, magari finta chissà ma era diventato poco sicuro avvicinarsi alle auto, fu per questo che decisi il salto di qualità tecnologico.
Su internet avevo preso visione di un sito di materiale elettronico che forniva degli strumenti per la sorveglianza, articoli del tipo visori per la visione notturna e microfoni direzionali. Con una spesa significativa attesi il pacco che conteneva queste meraviglie, pacco che infine giunse.
Erano due gioiellini, dalla macchina potevo captare i discorsi e i gemiti a centinaia di metri e con il visore era come essere li con gli amanti. Mi potevo mettere in disparte e senza essere visto vedere non solo le ombre e ascoltare di sfuggita qualche gemito ma addirittura controllare le smorfie dell’orgasmo e essere messo a parte delle avance e trattative delle coppie prima del coito.
Se possibile la fissazione divenne ancora più totalizzante.
Mi mettevo comodo, bibita in mano e cazzo all’aria e mi immergevo insieme al maschio di turno nell’alcova motorizzata.
E così dopo anni eccomi di nuovo in uno dei territori di caccia più promettenti, una strada collinare che dominava uno spiazzo luogo di raduno per camporelle.
Ecco arrivare una macchina, a bordo una coppia e regolando meglio il microfono mi accinsi a sentire l’evoluzione. A quanto pare la ragazza, davvero una bambolina di sicuro minorenne era riuscita in una festa ad agganciare il ragazzo sottraendolo a una sua amica e alla fine era riuscita a farsi accompagnare a casa.
Dopo i primi baci appassionati l’uomo cercò di farsi strada sotto il suo vestito poco più che simbolico.
Lei pareva reticente, ma aveva voluto a tutti costi quel momento e comprendeva che se avesse posto ostacoli il bel Marco, di sicuro l’idolo della compagnia si sarebbe rivolto a ditte più regolari nella fornitura di sesso.
Sebbene ansiosa si levò il vestito di tulle bianco e rimase in slip quasi invisibili, il ragazzo era quasi fuori di testa e dopo essersi abbassato i bermuda iniziò senza porre un secondo in mezzo a fotterla, era davvero uno spettacolo, la ragazza di rara bellezza si godeva il momento con un sorriso paradisiaco e assecondava inarcando il bacino le spinte sempre più scomposte del suo manzo.
Poi quando intuì la rottura delle paratie implorò di non venirle dentro e lui a malincuore le bagnò le tette con un muggito interminabile, lei si ritrasse dal cazzo e in cerca di conferme sulla sua bravura, prese a chiedere se era stata meglio delle sue amiche. Era una bambina dopotutto, una bambina bisognosa di riconoscimento.
Il ragazzo pur piacente non era tuttavia un maestro di oratoria, non aveva farfugliato che qualche parola e quando si fu ripreso, senza una parola afferrò la bimba per i capelli calandosela sul cazzo per farsi fare un pompino.
Una visione davvero fantastica e ancora più conturbante era sentire i risucchi della bocca, a un certo punto il ganzo si stancò e girata imperiosamente la ragazza le entro fra le cosce da dietro, una pecorina fantastica.
Stavo per sbrinciare senza ritegno quando sentii uno sgradevole gusto in bocca, poi la visione divenne impastata come i miei pensieri.
Compresi che stavo male, molto male, ma non riuscivo a concentrarmi.
Esattamente come quella prima sera il ragazzo sborrò rumorosamente e poi si asciugò l’uccello sulla schiena di lei, tredici anni erano trascorsi in mezzo, tredici anni sudici e maledetti. Ma era finita, il sangue dell’emorragia cerebrale mi stava distruggendo il cervello, chissà cosa avrebbero detto quelli che mi avrebbero rinvenuto il giorno seguente? Pantaloni abbassati, pancia sporca di sperma rappreso e soprattutto quel kit da guardone ad alta tecnologia, che vergogna pensai mentre scorgevo l’auto dei due sparire nella notte.







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