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Scambio di Coppia

Sesso in viaggio


di Urcaloca
02.10.2017    |    26.491    |    4 9.6
"Abbronzatissimo, snello e con il fisico affilato dalla vita all’aria aperta, esibiva una capigliatura riccia con riflessi biondi dovuti all’acqua di mare e..."
Chissà perché ci tenevo tanto che Gina si abbassasse le mutandine del costume, era la mia ragazza da mesi e ormai conoscevo a menadito ogni angolo del suo corpo, eppure l’idea di prendere il sole nudi in quella spiaggia greca di fronte agli altri bagnanti mi eccitava fortemente.
Più per fare complimenti che per reale pudore alla fine si liberò del costume e dopo avermi abbracciato mi tirò fino al mare, giocammo fra le onde mentre altre coppie e gruppi di giovani sguazzavano poco lontano.
Era un campeggio nudista nei fatti e del resto quella spiaggia della penisola calcidica era tanto isolata da consentire di esibire i propri corpi ricevendo una generosa tintarella integrale.
L’atmosfera di rilassatezza si era estesa dalla spiaggia alle docce in cui maschi e femmine si lavavano liberamente senza distinzione e anche davanti alle tende i costumi erano piuttosto radi, insomma in tutto il campeggio si respirava un senso di languore e di dolce eccitazione.
Una presenza in particolare sembrava incuriosire Gina, si trattava di Joanni, il factotum del campeggio che a dire in vero non disdegnava di introdurre le campeggiatrici alla bellezza ellenica.
Abbronzatissimo, snello e con il fisico affilato dalla vita all’aria aperta, esibiva una capigliatura riccia con riflessi biondi dovuti all’acqua di mare e al sole.
Ma quando a metà mattina sbrigate le incombenze veniva in spiaggia, in quel momento mostrava le sue grazie in modo generoso. Si levava il pantaloncino liberando un signor bigolo che dondolava nella corsa al tuffo in mare dimostrandosi un vero magnete per gli sguardi delle signore presenti.
Nessuna, Gina inclusa non si facevano domande su come sarebbe stato ricever quella stecca fra le gambe mentre con le mani stuzzicava i capezzoli o le natiche facendosi strada dentro di loro.
Una volta che ritornava dal bagno evidentemente gli sguardi di Gina erano stati troppo espliciti e si era voltato verso di noi torcendo i bicipiti in modo scherzoso assumendo una posa da discobolo.
Io guardai in modo fintamente corrucciato la mia compagna
-Si può dire che te lo mangi con gli occhi-
-E dai, è davvero bello, come si fa a non guardarlo? E poi a dire in vero non è che abbia poi visto tanti uomini nudi a parte te-
In effetti quando ci siamo messi insieme mi ero accorto con sorpresa che era ancora vergine, l’unica vergine con cui avevo mai avuto a che fare, era quindi possibile che davvero non avesse mai visto altri cazzi .
A ogni modo di cazzi sventolanti ce ne erano molti, ma era chiaro che Joanni la faceva impazzire.
Sarà stato per l’atmosfera surriscaldata di quel posto, sarà stato che volevo approfittare della situazione ma per la testa mi frullava una certa idea, e cogliendo la scusa che l’indomani sarebbe stato il suo compleanno mentre facevamo l’amore in tenda esplorai le possibilità di riuscita di un menage a trois con il bel greco.
Se poi lei avesse fatto orecchie da mercante sarebbero state parole in libertà dette durante l’amplesso.
-Sai domani è il tuo compleanno, ho pensato di donarti un articolo in pelle-
-Una cintura, una borsa?- disse lei mentre le affondavo il cazzo nella pancia
–No stavo pensando a un bel cazzo, ti starebbe bene strofinarti sull’uccello di Joanni?-
Lei istintivamente sembrò ritrarsi, ma poi le si illuminarono gli occhi, la prospettiva le aveva fatto allagare la figa, me ne ero accorto e intensificai il ritmo
-E a te non darebbe fastidio vedermi pompata da lui?-
-L’unico modo è provare- dissi ormai certo che la cosa sarebbe andata in porto.
A dire in vero c’era sempre la possibilità che passato il momento di eccitazione si innestasse la retromarcia, ma ormai ci eravamo dichiarati entrambi disponibili e nessuno dei due voleva ritrarsi.
Passammo quindi a organizzare la cosa, c’era da attirare Joanni , cosa che a dire in vero si dimostrò facile, come era prevedibile.
Abbordammo il ragazzo mentre faceva il consueto giro serale fra le tende, gli offrimmo dell’uva e poi senza girarci troppo intorno gli chiedemmo se aveva voglia di entrare nella tenda con noi due.
Non parve che la cosa lo sprofondasse nella sorpresa, probabilmente era abituato a essere adescato e nei giorni precedenti lo avevamo visto spesso sparire in qualche tenda con una o due turiste.
In men che non si dica eravamo nella tenda, con Gina completamente nuda, stato che anche noi maschietti raggiungemmo rapidamente.
C’era da stabilire le precedenze, e io decisi che se si doveva fare era meglio non indugiare.
Certo mentre Gina si metteva in posizione allargando le gambe per ricevere il ragazzo pensai che a ogni modo comunque forse andata la cosa era per noi una svolta importante.
Distratto da questi pensieri quasi non mi accorsi che l’uccello diventato duro dopo una rapida manipolazione si era piantato a fondo dentro Gina
I due avevano iniziato a genere, io a dire il vero non sapevo che fare anche perché temevo di disturbare il godimento di Gina ma anche io avevo raggiunto un livello di eccitazione che non potei fare a meno di accostare il cazzo alle sue labbra quando l’altro la girò per scoparla alla pecorina.
Joanni dosava le spinte in modo da permettere a Gina di gustarsi tutto lo scivolare del suo cazzo e di dedicarsi al mio che alla fine giunse al dunque irrigando le guance di lei. Cosa che l’altro interpretò come un via libera venendo sulla schiena di Gina con un mugolio in greco che di sicuro stava a significare gusto e godimento.
Il momento del commiato fu forse il più imbarazzante con la ragazza imbrattata di sperma, ma come già detto non doveva trattarsi di un episodio del tutto nuovo per lui e dopo aver baciato di sfuggita le sue labbra imbevute di seme ci salutò lasciandoci soli.
Dopo una sommaria asciugata con fazzolettini di carta, lei uscì per farsi una doccia e io la attendevo con una certa inquietudine sulle sue reazioni.
Rientrò dopo pochi minuti era nuda e fresca di doccia
-Ma che faccia che hai, sembri terrorizzato. Pensavo che realizzare la tua fantasia ti avrebbe reso entusiasta-
-Hai ragione sono un po’ teso-
-Ascoltami bene, è stato un gioco, non voglio però un dibattito, spero ti sia divertito anche tu e se ti chiedi se lo rifaremo, ti dico che se si presenterà l’occasione magari si. Ma non voglio conflitti e paranoie, e comunque ti amo. Anzi visto che siamo qui vorrei che mi calcassi ancora un pochino-
Ancora una volta Gina mi stupiva per maturità e buon senso, aveva capito che in vacanza ci poteva stare il lasciarsi andare, anche per non rientrare nel ruolo della fidanzata fonte di frustrazione. in pratica aveva fatto il nobile gesto di compiacermi con il sovrappiù di essersi tolta la soddisfazione di farsi rimestare una fava di rispettabili dimensioni fra le cosce.
Ma era tempo di rompere gli indugi e visto che voleva essere calcata questo feci.
Era tuttavia tempo di lasciare il campeggio, volevamo raggiungere Istanbul , e così il giorno successivo decidemmo di metterci in viaggio.
Ma a causa di una sveglia non proprio mattiniera, ritardi nei preparativi di smontaggio, tempo perso alla reception ci mettemmo in viaggio che era passata metà mattinata.
Il sole era un martello inesorabile e la strada che portava alla statale pareva ribollire, ad un certo punto sotto uno dei rari alberi della zona ci sembrò di vedere una figura umana accovacciata all’ombra.
Quando fummo più vicini capimmo che si trattava di un autostoppista, in quelle condizioni fermarsi non era una cortesia, quasi una operazione salvavita visto quel caldo torrido.
Quando la figura emerse dall’ombra dell’albero ebbi una sorpresa, era una ragazza, una ragazza figa da morire fra l’altro.
Indossava calzoncini di jeans e un top elastico color zafferano che ormai zuppo di sudore era divenuto quasi trasparente lasciando stravedere i capezzoli.
Quando la fata salì in auto iniziammo le presentazioni, si chiamava Magda, era svedese ed era diretta ad Alexdrandropulos, città portuale da cui partivano traghetti per l’isola di Samotracia, a suo dire un paradiso in terra.
Si trattava di una ragazza dalla bellezza totale, nemmeno Gina piuttosto piccata da come la guardavo avrebbe potuto trovarle un qualche difetto.
L’abbronzatura da scommetterci integrale copriva una carnagione in origine lentigginosa, su culo, tette e cosce il voto era 10, facciamo undici va.
Per passare il tempo le chiesi se conosceva qualcosa in italiano.
-O si, io avuto amici italiani. Bella mia, vieni qua, dammi un bacio…-
Gina scoppiò a ridere.
-Bel vocabolario, questa deve aver cambiato più cazzi che mutande-
-O si, conosco anche cazzo, che belle tette, sto venendo…-
Scoppiammo a ridere come matti e anche Gina ormai rassegnata agli eventi possibili sembrava rilassata.
Guidavo da molto ma la strada pareva infinita, molto traffico di camion, rallentamenti per lavori in corso, due incidenti con rispettive code, per farla breve il buio ci colse ancora lontani dalle nostre mete.
Proposi di cercare un albergo dove passare la notte e ripartire di buon ora, la scelta cadde su un anonimo hotel sulla strada.
Alla reception stava un panzone in canottiera che ci informo di avere solo una stanza matrimoniale con un letto aggiuntivo.
Magda precedendoci disse che andava bene e pagò la stanza, adducendo che si sentiva in dovere di ricambiare il grande favore che le stavamo facendo.
Sebbene notassi sul volto di Gina una certa contrarietà salimmo in quello che era poco più che un loculo, una stanza piccolissima e del tutto spoglia, ma dotata di bagno che subito venne preso d’assalto.
L’ultima a uscirne fu Magda, avvolta in uno degli asciugamani più piccoli mai visti.
Giunta sul suo lettino lo lascio cadere e mostrò per pochi secondi quelle meraviglie già intuite prima di sparire sotto il lenzuolo.
-Fate come non ci fossi- raccomandò con un tono che aggiunse turgore a un cazzo già estenuato dall’eccitazione.
La stanza era illuminata dalla luce blu dell’insegna, c’era silenzio ma ero certo nessuno di noi dormisse.
Infine fu Gina inaspettatamente a rompere gli indugi.
-Fan culo, non ce la faccio più. Son sicuro che non è la prima volta che vede due scopare-
E così dicendo mi salì a cavalcioni infilandosi il cazzo nella figa.
-Così fai vedere a questa scrofa come mi fotti. Mmmmmh fa finta di niente, ma sono sicuro che ha figa fradicia-
Figa fradicia ci stava guardando con un certo interesse e a un mio cenno si avvicinò cingendo Gina da dietro abbrancandole le tette.
Magda aveva iniziato a pizzicare i capezzoli di Gina con le unghie facendola gemere mentre le baciava il collo.
-Cazzo, è da quando avevo 11 anni con mia cugina che non gioco con una ragazza-
Magda continuava a torturarle i seni e voltandole la testa le aveva infilato la lingua in bocca.
Poi si chino su di me baciandomi
-Vuoi fotterla, ti vuoi fare questa troia dinanzi a me?-
Domanda retorica, era tempo che Magda prendesse il suo posto, cosa che fece con grande disinvoltura sotto lo sguardo ammirato di Gina.
-Siete bellissimi, fottila, falle ballare le tette-
Gina mi salì a cavalcioni sulla faccia e mentre le leccavo la figa sentivo i muggiti delle due che si baciavano le tette, poi non ce la feci più e sborrai in modo tanto intenso da essere quasi doloroso dopo qualche altra leccata anche Gina parve appagata e si sfilò lasciandomi il viso zuppo di umore vaginale. Potei tornare a vedere il viso stravolto di Magda e in fase di decompressione sessuale le baciai il seno dolcemente.
Cercammo di fare la doccia insieme a dispetto delle anguste dimensioni del box e dopo un poco compresi di essere di troppo, Gina e Magda si erano strette in un abbraccio rovente infilandosi le dita nel culo e nella figa mentre l’acqua fredda le rinfrescava.
Bagnato mi gettai sul letto sfinito e mi addormentai.
Il giorno successivo come da programma raggiungemmo Alexdrandopulos e lasciammo la nostra amica, mentre spariva oltre i cancelli del porto Gina mi abbracciò, era triste, ma dovevamo ripartire , la Turchia ci aspettava.
Istanbul era una città tanto vista mille volte in film, documentari, fotografie da suscitare tutto sommato una meraviglia limitata, ci infilammo comunque nel Gran Bazar per assaporare il caos e l’aroma dell’oriente.
Un venditore di tappeti ci invitò a entrare nel suo stand, uguale a mille altri ma eravamo stanchi e decidemmo di accettare l’offerta di un te.
Dentro c’erano altri due clienti; una coppia di forse dieci anni più vecchi di noi, lui aveva comunque un fisicaccio, biondo, ben piantato e dalla mascella squadrata. Ma era lei a suscitare stupore, un fisico longilineo eppure tanto ben fatto da far sorvolare sul decolté non estremo, ma era il viso esaltato da capelli chiarissimi tagliati a spazzola. Camminando iniziammo prima a mischiarci come coppie, poi a prenderci sottobraccio e infine per la mano.
Ci guardavamo, era chiaro come il sole che il nostro nuovo amico attizzava Gina e anche io avevo l’uccello praticamente in gola dopo che Sondra mi aveva disinvoltamente strofinato le tette contro la schiena, roba dura come il marmo per intenderci.
Continuammo a flirtare fino a quando non giungemmo sotto al loro albergo, abbastanza di lusso rispetto al nostro e ci invitarono a salire per rinfrescarci.
Nel bagno dove eravamo entrati insieme notai che Gina era davvero su di giri, la prospettiva di essere montata a breve la faceva impazzire di eccitazione .
Quando finimmo di lavarci la abbracciai baciandola con passione, era tempo di uscire, era il caso di rivestirci?
Decidemmo che era tempo perso e così uscimmo nudi tenendoci per mano come gli innamoratini di Peinet.
A vedere le facce dei nostri ospiti dovevamo essere un bello spettacolo, giovani, nudi, innocenti, abbronzati in modo perfetto e disponibili.
I due si alzarono dal letto venendoci incontro, e facendo cadere gli accappatoi infilarono le mani sui nostri sessi.
Gina dopo aver baciato il suo nuovo amante si accucciò cominciando a succhiargli il cazzo cosa che anche Sondra si affretto a fare con me.
Poi si stese sul letto accogliendo l’uccello del magiaro, compresa nella parte incitava l’uomo e spingere sempre più velocemente, io ero tanto eccitato da cercare di ritardare la penetrazione, temevo infatti di sborrare.
Quando ritenni di essermi stabilizzato entrai dentro di lei, e dopo pochi minuti mi salì addosso mentre Gina ormai in piena foga amatoria si faceva montare alla pecorina incitandomi a darmi da fare
-Mamma mia che figa incredibile, fottila, voglio vederla godere, che culo che hai a montare una zoccola così-
Anche io ero rapito dallo spettacolo della mia ragazza che fra un cambio di posizione e l’altro succhiava l’uccello poi ruppe gli indugi avvicinandosi a Sondra per baciarla. L’inaspettato fu che anche lui torcendosi aveva avvicinata la bocca al mio cazzo ancora ben piantato nella sorca.
-Mi sa tanto che hai un estimatore- rantolo Gina che aveva notato la manovra.
Sondra del tutto complice si sfilò il cazzo dalla figa consentendo al suo uomo di prenderlo in bocca.
Gina che si godeva ancora l’uccello in figa ghignava eccitatissima.
-Ma che bravi, ti succhiano il cazzo insieme, dai lavali di sborra, forza schizzagli in faccia-
I due si palleggiavano la cappella con le lingue e alla fine sborrai con un urlo che di sicurò rasentò gli ultrasuoni.
Gina appassionatamente mi incitò a raggiungerla mentre a sua volta si era posizionata per succhiare il cazzo del suo amante.
Ero invero un po’ dubbioso, ma sebbene avessi eiaculato avevo ancora abbastanza eccitazione, così anche noi succhiammo il cazzo fino a farlo sborrare, ero tanto sconvolto dal piacere che quasi non mi accorsi dello sperma che a fiotti ci colava dalle labbra.
Quando tutto fu finito ripensai al fatto che avevo fatto un pompino a un uomo, ma venni distratto da Sondra che mi aveva di nuovo preso il cazzo in bocca.
Dopo pochi minuti eravamo di nuovo pronti: altro giro altra corsa.
Lo stupefacente incontro con la coppia ungherese fece calare il sipario sulle vacanze e dopo alcuni giorni tornammo in Italia. Eravamo convinti che gli strani accadimenti degli ultimi giorni che ci avevano consentito di fare così tante maialate si sarebbero ripetuti all’infinito. Tuttavia passati quasi otto mesi e non si ancora presentata nessuna altra occasione. Certo fantastichiamo di irretire amici, colleghi e conoscenti ma in realtà è sempre difficile esporsi con persone conosciute, e con gli sconosciuti a freddo è ancora più difficile, ad ogni siamo sempre in attesa dell’orgia che verrà.








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