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La novizia (pt. 2)


di Membro VIP di Annunci69.it Scopamico-78
31.05.2024    |    8.204    |    7 10.0
"Clara capì, emise un sorriso, scese dal letto e mi si avvicino dolcemente..."
Clara era simpatica.

Mi accolse nella stanza che dovevamo condividere, anche lei novizia, ma da tempo. Era rossa di capelli come una carota, magra e con la pelle bianca come il latte, costellata da lentiggini.
Aveva qualche anno più di me, la sentii da subito vicina e protettiva, una sorella maggiore.
Nessuno aveva mai saputo il motivo perché fosse in convento e su quest’argomento c’era un silenzio quasi sacro.
Mentre nel tempo conobbi tutte le storie e le vite delle altre, su Clara pendeva un segreto che la copriva e la isolava dagl’altri. Era come se non avesse un passato, come se fosse nata, già ventenne, in quella stanza di un convento di provincia. Quell’aurea misteriosa la rendeva ancor più bella ed affascinante non solo ai miei occhi, ma era benvoluta da tutti ad iniziare dalla badessa suor Monica che aveva sempre una parola o un gesto gentile per lei.
Essere in stanza con lei mi gratificava, non ero solo una novizia qualunque, ero la novizia con Clara, per cui un piede avanti alle altre.

A cena quel giorno mi presentarono alle altre novizie e suore, non si può dire un clima di festa, nel convento c’era sempre tanto silenzio, ma sicuramente un’atmosfera rilassata. Non era possibile parlare in refettorio, né nei corridoi, se si fosse stati costretti a farlo bisognava bisbigliare all’orecchio dell’altra suora e bisognava restare impassibili qualunque cosa si dicesse, non erano ammesse espressioni, non erano ammesse emozioni.
Tutto doveva essere piatto come il sapore della minestra che preparavano le monache addette alla cucina.
Il ridurre all’essenziale la vita innalzava la preghiera, ma innalzava anche qualsiasi pulsione umana.

La sera mi misi a letto svestendomi con Clara, lei mi guardava incuriosita, come una nuova creatura venuta sulla terra, venuta nel suo campo di grano. Quando chiusi gli occhi la mente era rapita dal ricordo da quanto accaduto durante la confessione con Don Mario, ero incuriosita da quei battiti che avevo sentito nel ventre da quella sensazione di piacevole debolezza, da quel calore.

Ero lì, combattente con i miei pensieri ai quali non ero ancora in grado di dare un’identità, quando iniziai a sentire provenire dal letto di Clara dei sospiri intensi che mi ricordavano i miei e quelli di Don Mario.
Senza sapere cosa stavo facendo, ricominciai da dove Don Mario aveva lasciato, nell’idea che ci fosse un dopo, un qualcosa rimasto incompiuto, rimisi la mano come la mise lui, quattro dita stese e dritte e mi poggiai la mano sulla figa.

Cominciai a tirarla su, verso l’ombelico e poi giù verso il forellino del sedere, era bello, mi bagnai subito e la mano scivolò meglio, a tratti degli scatti del corpo facevano torcermi, cominciavo a sentirmi vibrare ero fuori di me, come morsa da una tarantola, era forte, caldo e sconosciuto, il mio respiro si unì a quello di Clara e lei se ne accorse perché d’un tratto si voltò verso il mio letto e disse:
“Ehi ma anche tu ti stai toccando?”

Mi fermai di scatto ed io: “ehm, non so, sto toccando cosa?” Non ne so il motivo, ma come reazione spontanea fui pervasa dalla vergogna anche se non volevo e non ne sapevo il perché.

Clara capì, emise un sorriso, scese dal letto e mi si avvicino dolcemente.
“Ti aiuto io” disse.

Vedevo la sua figura nella penombra della poca luce della luna che entrava dal lucernaio, mi allargò delicatamente le gambe ed inizio a toccarmi la figa con amore. Appena mi toccò sobbalzai sul letto come se la sua mano fosse gelida anche se era calda e morbida, mi toccava, mi apriva le labbra alla ricerca di qualcosa che quando veniva trovato mi dava scosse sublimi nel corpo e continuava così.

Ed io mi sentivo di abbandonarmi a quelle lenzuola, mi ci strofinavo su come una serpe, Clara avvicinò il suo viso e pose le sue labbra sulle mie, erano morbide ed il suo alito profumava d’estate, non come quello di Pasquale. Senza saperlo aprii delicatamente la bocca, questa volta era la mia lingua a cercare la sua, questa volta la mia testa spingeva in avanti a voler raggiungere la cima, l’estasi.

Non tardò ad arrivare l’estasi, tremavo ovunque, anche sotto le unghie, una vibrazione calda che dalla pancia parte e percorre ogni angolo del corpo e della mente.
Fui orgogliosa di essere donna, fui sorpresa del mio corpo, una sensazione di amore immenso che sentivo nei polmoni.

“Ma Don Mario non ti ha spiegato?”
“No” risposi
“Don Mario ci insegna come essere in contatto con Dio, come farlo entrare dentro di noi e a volte usa se stesso per far entrare Dio dentro di noi, è bello quando Dio entra dentro di te”.

Feci di si con la testa pur non sapendo cosa intendesse, ma a me stava bene così, non sentivo di essere in pericolo.

Clara appena dopo si toccò davanti a me, eravamo nude sul mio letto, si stringeva e strusciava contro il mio corpo e si toccava tra le cosce, mi prendeva un seno poi mi metteva la lingua in bocca, io ricambiavo coinvolta ed incuriosita. Vibrò anche lei e mi baciò senza lingua stavolta, sorrise di un sorriso complice e rassicurante, ci addormentammo nude, vestite solo di un velo di sudore ed abbracciate.

Era ancora buio quando aprii gl’occhi, riuscivo a vedere il bianco della sua pelle splendere nella notte, era girata su un fianco verso di me e rimasi così ad osservarla per qualche minuto, combattuta nella voglia e nel timore di toccarlo quel corpo pieno di grazie.

La paura passò la mano all’audacia e l’audacia vince sempre se viene elegantemente spontanea.

Allungai la mano a sfiorarle il viso, passai un dito sulle labbra, erano morbide e socchiuse, poi il collo, una spalla, il seno spinto ed attratto verso il letto, sfiorai il capezzolo che subito si indurì e spicco orgoglioso ed ecco il ventre. La mano si fece spazio tra i ciuffi di pelo rosso che le popolavano il pube ed arrivò alla figa sentendo quell’umido e quel calore unico ed inconfondibile.

Massaggiai per un po' e subito il respiro di Clara si appesantì, si voltò ad occhi chiusi rimanendo a pancia in su ed allargo un po' le gambe come gesto di accoglienza, di assenso al piacevole risveglio. Continuai a toccarla cercando di imparare dagli effetti che la mia mano impreparata sortivano sul suo corpo e sul suo respiro, quando, ad un tratto, aprì gl’occhi ed iniziò a baciarmi.

Le lingue volteggiavano nelle bocche di entrambe, si stacco e continuò a baciarmi sul collo, sul seno, mi leccava i capezzoli girandoci intorno con la lingua ed ogni tanto li mordeva delicatamente e ad ogni morso sentivo la mia schiena inarcarsi scossa più dal timore che dal dolore.

Continuò sul ventre, baciò piano il mio ombelico, fino a che pose la sua testa tra le mie cosce e la sua lingua iniziò a muoversi sulla figa.

Mi girava la testa, sentivo tirarmi ogni millimetro di pelle, volevo godere e urlare, volevo che tutto il cosmo sapesse di quanto profondo era il calore che esplodeva dentro di me.
Tra le gambe avevo quel viso grazioso di Clara e la sua lingua che mi passava tra le labbra e a tratti spingeva per entrare e poi più su a coccolare il clitoride
...e sentivo irrigidire il mio corpo
...e sentivo come pesci che nuotavano tra le cosce e nel ventre
...e sentivo un onda grave sulla testa che mi portava in fondo e mi risputava a galla
...e sentivo che godevo di un piacere meraviglioso
se il paradiso fosse stato così ero pronta a morire.

Quegli istanti di morte e vita arrivarono. Restai intorpidita beata e nuda fino al suono della campana di Suor Monica che chiamava la sveglia delle novizie per la preghiera del mattino, ma io avevo già pregato ed ero con Dio e lui era in me.
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