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Il segreto di Amanda
di PoseidonePersefone
08.08.2024 |
7.521 |
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"A fare da contraltare gli occhi di un verde smeraldo e un trucco molto sobrio ma con le labbra sapientemente colorate di un rosso acceso..."
La pioggia scrosciante batteva sulle tapparelle della sua mansarda interrompendo a tratti il suo riposo. Non aveva gusti sofisticati, nell'arredarla scelse uno stile sobrio e al contempo elegante. Rappresentava per lei il rifugio perfetto dove perdersi nei propri pensieri staccando la spina dallo stress della sua vita quotidiana. Emma era proprio questo, caos e disorganizzazione non le appartenevano di certo. Sotto quella folta capigliatura ramata si celava una ragazza determinata, sempre attenta al particolare ed al controllo. Sul lavoro impeccabile e nelle relazioni dominante, sempre sul pezzo, per qualcuno forse anche troppo. Di fatto era innegabile che fosse affidabile puntuale e precisa. Proprio per questo nella sua testa, come un rompicapo senza soluzione, continuava a riemergere il pensiero di ciò che accadde la sera prima. Come aveva fatto a perdere il controllo? Vivido nella sua mente aveva ancora il ricordo di quegli occhi verde smeraldo che la scrutavano, come se stessero studiando ogni particolare, ogni movimento impercettibile del suo viso e del suo corpo, ogni ruga d'espressione, ogni battito delle sue ciglia, linea delle sue labbra.
Difficilmente davanti ad altre persone era solita far trasparire qualche emozione scomposta, ma quella sera di fronte a quella donna così enigmatica, uno strano senso di disagio misto a soggezione pervase i suoi sensi.
La cena organizzata per l'esposizione dell'ultimo progetto di lavoro stava andando a gonfie vele, Emma con il suo charme e le sue competenze riusciva a gestire tutti gli invitati esponendo strategie e marketing. Tutto secondo i piani, tutto come era stato pianificato insieme al suo team, finché non si palesò lei… una donna alta sul metro e ottanta, capello nero corvino portato leggermente al di sotto delle spalle e con la pelle bianchissima a darle una sorta di aurea eterea. A fare da contraltare gli occhi di un verde smeraldo e un trucco molto sobrio ma con le labbra sapientemente colorate di un rosso acceso. Il tutto fasciato da un elegante tailleur nero e da un paio di Casadei dal tacco vertiginoso.
“Salve, e così lei è la padrona di casa qui? Lasci che mi congratuli con lei. Sono Amanda, faccio parte del consiglio d'amministrazione da qualche settimana.”
Emma si girò di scatto e vide una mano tendersi verso di lei. Un sorriso mezzo accennato le si disegnò sul volto, ricambiando i convenevoli porse la sua mano e si presentò.
“Grazie, il piacere è mio. Sono a capo di questo progetto da qualche mese e ci fa piacere sapere che dai piani alti si nutra la stessa fiducia sulla riuscita che riponiamo anche noi.” Disse con velata soddisfazione.
“Questo è fuori ogni dubbio. Non sarei qui a ribadire il nostro pieno appoggio altrimenti.” rispose Amanda.
Nel mentre la stretta di mano si fece più pressante, molto meno amichevole.
Emma colta un po’ alla sprovvista accentuò il sorriso e divincolandosi dalla presa con un po’ di imbarazzo invitò la donna al buffet insieme a lei.
“Perché non verifichiamo se anche l'open bar è all'altezza della serata?” Prendendo slancio.
“Mi sembra un'ottima idea!” Affermò la donna seguendola.
Le due donne attraversarono l'ampio salone in linea retta verso il bancone delle bevande. Emma si appoggiò ad esso e richiamando l'attenzione del barman sussurrò: “Un gin tonic per me ed un…” La ragazza si girò verso l'ospite cercando indicazioni.
“Un margarita grazie.” Amanda fece un cenno di approvazione e dando le spalle al bancone si appoggiò aspettando il cocktail.
“Perciò, hai organizzato anche tutto questo?” Disse la donna.
“Scusami?” Rispose Emma cautamente per non sembrare troppo sospettosa.
“Intendevo, sei una donna dalle mille risorse. È una dote che il CdA apprezza molto, a dire il vero… È il punto cardine su cui vorrebbe investire!”
“Ne sono onorata, non credevo di godere di queste attenzioni.” Il volto di Emma lasciò trasparire tutta la felicità mista ad autocompiacimento per quello che aveva appena appreso.
“Vedi, non sono qui per caso. Mi è stato affidato il compito di supervisionare i progressi del tuo team e la tua… disponibilità.” Pronunciando quest'ultima parola gli occhi di Amanda si socchiusero come se cercassero di rimarcare il significato.
“Che genere di disponibilità? Lavorare su turni e aumentare le ore di straordinario non è un problema, mai stato.” Rispose Emma un po' stupita.
“Certamente, infatti puntiamo molto su questo, ma…Sei una donna molto intelligente e sicuramente saprai anche che per smuovere alcuni fili bisogna… come si suol dire, accettare qualche compromesso.” A quel punto le due vennero interrotte dal barman che allungò loro i due cocktail. Emma cercò di elaborare e dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Una voce dentro di lei non capiva a cosa si riferisse l'altra donna, mentre nella testa un turbinio di pensieri si fecero sempre più confusi e paradossali.
“Alla nostra.” Amanda le passò il calice e iniziò a sorseggiare il drink.
Le due finirono di bere e continuarono la serata tra ospiti, autorità e colleghi. Ognuna presa dai propri impegni istituzionali, ma nella testa di Emma il peso delle parole di Amanda, diventò quasi troppo ingombrante da reggere.
Finita la serata tra un convenevole e l'altro le si avvicinò per salutarla dicendo: “Grazie per la presenza di stasera, mi piacerebbe però approfondire meglio alcuni discorsi… Ecco, cercare di capire meglio alcune dinamiche.”
“Certamente, sarà un piacere! Se preferisci vederci in ufficio tra qualche giorno sarò libera lunedì mattina. Altrimenti alloggio nell’hotel ad un paio di isolati da qui. Puoi raggiungermi finito l'evento per chiarire alcuni punti.” Disse Amanda appoggiando amichevolmente una mano sulla spalla della ragazza.
Emma fece un cenno di approvazione col capo e si congedò dirigendosi verso il bancone del guardaroba. Prese i suoi effetti personali e con passo spedito si avviò verso la toilette per darsi una sistemata e per liberarsi dall'alcol bevuto in eccesso. D'improvviso sentì una voce familiare avvicinarsi ai servizi. La voce di una donna che con molta probabilità stava sostenendo una conversazione telefonica con qualcuno. Emma tese le orecchie avvicinandosi alla porta per carpire qualcosa, quando riconobbe chiaramente Amanda dire:
“Le ho parlato… Si, direi che ci sono margini di manovra. Ne sono sicura anch'io, la ragazza non è stupida e credo sarà più facile del previsto.” Attimi di silenzio furono interrotti da una piccola risata subito soffocata.
“No, quello non sarà un problema. Tra l'altro credo abbia anche un interesse per me… Avresti dovuto vedere i suoi occhi mentre le parlavo!”
La ragazza dietro la porta ebbe un sussulto, quasi come se fosse stata svegliata da un lungo sonno da una secchiata d'acqua gelata. Stava davvero parlando di lei? Chi c'era dall'altro lato del telefono? Domande che non fece in tempo ad ordinare nella sua testa perché sentì distintamente l'incedere dei tacchi di Amanda verso l'ingresso del bagno.
Emma cercò di ricomporsi facendo finta di nulla tirando fuori il mascara dalla borsetta. La porta si spalancò di colpo e sullo stipite si palesò Amanda con ancora il cellulare all'orecchio.
“Ti richiamo. Ora devo lasciarti.” Disse la donna.
Emma la squadrò torva in cerca di risposte a domande troppo scomode da porre. In effetti non aveva la certezza di quello che ascoltò poc'anzi. Tutte congetture interrotte dalla donna sulla porta con una laconica affermazione.” Cosa hai sentito?” Disse sprezzante Amanda.
“Come? Cosa intendi scusa, non ti seguo?”
“Avanti Emma… Sei più sveglia di così, so che hai potuto origliare da qui dentro la mia telefonata!”
A quel punto le due donne restarono immobili a fissarsi come in uno stallo alla messicana. Il silenzio fu spezzato da Emma in maniera decisa.
“Non ho idea di quale giochetto voi stiate tramando alle mie spalle, ma sappiate che non sono interessata e soprattutto non farò nulla di illegale o di losco per i vostri affari!”
“Ma mia cara, non c'è bisogno di chiedertelo… lo hai già fatto!” Esclamò compiaciuta Amanda.
“Non so di cosa parli! Cosa avrei fatto?”
“Ricordi da chi hai ricevuto i fondi per il nuovo progetto?”Disse la manager con fare curioso.
“Certo, dal consiglio, dopo aver approvato il piano di lavoro.”
Amanda cominciò così a ridere rumorosamente.
“Si certo, ed io sono a cavallo di un unicorno rosa! Quei fondi sono denaro riciclato dagli affari della famiglia Vitti!”
Emma trasalì per un attimo. Quelle parole pesarono come macigni. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Tutto quel denaro macchiato dal traffico di stupefacenti di una delle famiglie malavitose più influenti della città.
“Non mi interessa, non voglio più prenderne parte. Tenetevi tutto.” Disse esasperata la ragazza.
“Vedi tesoro, non è così facile, dal momento che tutti i documenti portano la tua firma! In effetti è stato molto facile.” A quel punto Amanda le si avvicinò come una pantera che punta una preda, fece un giro intorno a lei ed una volta dietro le cinse la vita sussurandole all'orecchio: ”Sei nostra, e da ora in avanti ogni cosa che ti verrà ordinata dovrà essere fatta senza fiatare!”
Il volto di Emma si fece cupo, gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Con un filo di voce riuscì a replicare:
“Esattamente cosa volete io faccia?”
Amanda scivolò davanti a lei, prese il bavero della giacca e con uno strattone portò la sua faccia a contatto con quella di Emma.
“Quello che vuole il signor Vitti è piuttosto chiaro… continuare col tuo lavoro senza fare troppe domande. La domanda giusta è cosa voglio io!” Disse la donna in maniera solenne.
“E tu cosa vuoi?”
“Voglio divertirmi con la mia troietta!”
Dicendo ciò i suoi occhi penetrarono dentro quelli di Emma, le labbra si fecero sempre più vicine, fin quasi a sfiorarsi.
“Cosa…?” Balbettò un'incredula Emma.
‘Non parlare, lasciati andare…’ Fece Amanda appoggiando il suo indice sulle labbra della ragazza.
I due corpi entrarono così in contatto, il bacio saffico si consumò per qualche istante, inizialmente Emma cercò di scansarsi di lato, ma qualcosa le stava impedendo di muoversi, un senso di impotenza si impadronì di lei. Amanda la stava stringendo a lei con forza ed era impossibile resistere alla sua presa, così poco alla volta il suo corpo smise di lottare e si abbandonò alla sua aguzzina. Fu allora che anche Amanda allentò la costrizione, constatando che la ragazza aveva iniziato a perdersi in quel piacere.
“Avevo visto giusto, l'avevo capito da come mi hai consumata con gli occhi appena sono arrivata! Mi avresti scopata lì davanti a tutti…” Disse Amanda con voce lussuriosa.
“Il bello è che ora tu faresti qualsiasi cosa per avere il mio corpo sopra il tuo. Non è vero eh?” Rincarando la dose e succhiandole il labbro superiore come fosse un frutto maturo.
Il volto di Emma fu pervaso da una forte eccitazione ed il suo corpo cominciò a mandare quei segnali inequivocabili di piacere sentendo il suo intimo inumidirsi copiosamente.
Fu allora che Amanda si distaccò e ricomponendosi le disse: “Se mi vuoi cagnolina vieni tra un'ora nella mia stanza in hotel. Finiremo questo bel discorso li.” La ragazza rimase attonita nel vedere Amanda uscire spavaldamente dalla toilette lasciandola sola nei suoi pensieri e sensazioni. Si sentiva usata, raggirata, ma allo stesso tempo fortemente incuriosita ed attratta da quella misteriosa donna dal tacco altissimo e dal fare così dominante. Senza rendersi conto la sua mano si stava sfiorando i seni turgidi. La sua testa in confusione capì così di voler continuare questo gioco. Prese coraggio, uscì dal locale e chiamò un taxi, direzione Excelsior hotel.
La receptionist avvisò della presenza di Emma al bancone, dopo pochi istanti ebbe il consenso a farla salire dove era sita la stanza. Era una suite dell'ultimo piano da cui si poteva godere dello spettacolare skyline cittadino. La ragazza avvertì un turbinio di emozioni, paura, eccitazione, confusione, eppure le sue gambe la stavano conducendo passo dopo passo verso la fonte di tutto quel trambusto interiore. Stanza 501, era arrivata. Si guardò indietro, fece un respiro profondo e bussò due volte. Dall'altro lato della porta udì l'incedere dei tacchi sul parquet avanzare verso di lei. Il cuore le stava battendo in gola e il respiro si fece sempre più irregolare, quand'ecco che la porta si spalancò e davanti a lei comparve Amanda in tutto il suo fascino magnetico, quasi ipnotico. La donna stagliava sull'uscio col suo corpo perfetto, vestita con un elegante completo di pizzo nero, accompagnato da una leggera vestaglia semi trasparente e dagli stessi tacchi con cui l'aveva conosciuta al meeting.
“Ed in fine, eccoti qui!” Disse Amanda spezzando il silenzio.
“Ti stavo aspettando, vieni mettiti comoda qui sul divano.”
Emma deglutì ed entrò rapidamente dicendo: “Senti, per quello che è successo prima… ecco…” La ragazza non riuscì nemmeno a finire la frase che si trovò le umide labbra di Amanda sul suo collo risalire delicatamente verso l'orecchio.
“Non ti preoccupare tesoro, questo resterà il nostro piccolo segreto te lo prometto.” Annuì la donna.
Gli occhi di Emma si fecero più lascivi, ed il respiro regolare e profondo. Stava provando lo stesso piacere assaporato nei bagni qualche ora prima. Le mani di Amanda indugiarono sulle sue, esortandole a scendere sui suoi fianchi, fino ad arrivare ai glutei di lei. La giovane si lasciò guidare mentre la donna in nero cominciò a baciarla con passione. Il tutto durò un paio di minuti, finché Amanda non la prese e con delicatezza la fece sdraiare sul lussuosissimo divano.
“Ora chiudi gli occhi e dammi tutto il tuo piacere!” Disse perentoria la donna sopra di lei.
Le sfilò piano i pantaloni del suo completo firmato, mettendo a nudo due gambe lunghissime e toniche guarnite da un perizoma rosso rubino. Amanda si tolse la vestaglia ed il reggiseno mostrando un seno sodo come il resto del suo corpo. Si posizionò a cavalcioni sopra Emma slacciando la sua camicetta bianca e scoprendo con piacere che la ragazza era visibilmente eccitata.
“Non l'ho mai fatto prima d'ora, non so cosa mi sia successo stasera.” Disse timidamente la ragazza.
“Semplicemente siamo creature che vivono dei piaceri terreni. Cibo, sesso… non c'è differenza, non c'è peccato in questo!” Rispose Amanda.
La baciò profondamente, i due corpi ormai nudi erano avviluppati come in una morsa di passione. La donna cominciò a baciare i suoi grossi seni indugiando sui capezzoli ormai turgidi di piacere. Emma ansimò e con la mano destra accompagnò la testa di lei giù fino ad arrivare al suo sesso già umido. Amanda le divaricò le gambe e con la stessa passione con cui la baciò fino a quel momento, iniziò a baciare le labbra della sua vagina. Gli occhi di Emma si girarono dal piacere, il suo ansimare sempre più forte. Con una mano reggeva la testa della donna mentre con l'altra stringeva il cuscino.
“Oddio si, ti prego continua…”
I baci si trasformarono in vere e proprie lappate, intervallate dal respiro caldo sul suo sesso che l'avvicinarono sempre di più all'orgasmo. Fu allora che Amanda si ritrasse improvvisamente.
“Pensi che sia così facile? Ho voglia di giocare un po’ con te.”
Emma ebbe un sussulto, un misto di incredulità e frustrazione per l'orgasmo negato sul più bello.
“Ti prego continua…” Fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Amanda riprese e leccare tra le sue labbra ed il monte di Venere, risalendo fino al clitoride sapientemente scoperto tra le sue dita per permetterle di arrivare dritta fino al piacere massimo.
Emma la spinse giù ancora più forte di prima e oltre al respiro ora anche qualche lamento e mugolio uscirono dalla sua bocca. Le gambe si irrigidirono per prepararsi a ricevere la scarica elettrica dell'orgasmo sul suo corpo.
“Sto per venire, sto per…”
Anche stavolta però Amanda si ritrasse d'un tratto, con un ghigno beffardo le disse: “Ancora no mia cara.”
Emma esasperata abbaiò: ” No, no… ti prego fammi venire, ti supplico!” Ora la ragazza era visibilmente insofferente per i due orgasmi negati, un'esperienza del tutto nuova per lei, come del resto tutta quella situazione.
“Vediamo se saprai resistere…” Esclamò compiaciuta Amanda.
La donna si appoggiò nuovamente tra le sue gambe, ma questa volta oltre ai movimenti circolari con la sua lingua, lasciò scivolare le prime due dita dentro la vagina ormai bagnata della ragazza, premendo verso la parete superiore della stessa a ritmo sempre più cadenzato e profondo.
“Oh si, ti prego non smettere, ti prego ti scongiuro, vengo vengo…”
L'orgasmo era quasi iniziato, ma anche questa volta Amanda interruppe.
“Nooooo, ti prego, non farmi questo voglio godere!” La faccia di Emma era ormai esasperata, del tutto fuori controllo. Fu allora che Amanda le prese la mano di scatto e appoggiandola al suo sesso fradicio ordinò: “ Fatti venire da sola!” Ridendo nel farlo.
Emma senza alcuna possibilità di fermarsi dal troppo piacere accumulato obbedì toccandosi selvaggiamente e mugolando in maniera scomposta: “Oddio si, siiii, godo, godo…”
“Brava cagnolina, fammi vedere come vieni per me!”
A quelle parole il suo orgasmo esplose violentemente accompagnato da un potente getto di squirt che bagnò il seno di Amanda e gran parte del divano su cui erano sdraiate. La donna si portò alla bocca il capezzolo gocciolante succhiandolo avidamente, mentre Emma ormai esausta socchiuse gli occhi, sopraffatta da quell'esperienza.
“Come ti ho detto, tu sei e resterai il mio giocattolino. È questo il compromesso che dovrai accettare.” Affermò la donna mentre si ricomponeva.
“Adesso datti una ripulita e torna a casa. Domani sera ti rivoglio qui per… altri giochini divertenti!”
“Ma come? Tu ora non hai voglia di…?” Fece intendere Emma di essere pronta a dare piacere anche a lei.
“Quando e come lo decido io! Adesso va.” Amanda ormai in piedi sullo stipite le indicò l'uscita.
Senza altre domande la ragazza raccattò le sue cose e varcò la soglia della stanza in pochi minuti. Una volta fuori l'hotel avvertì un senso di disagio, quasi di abbandono. Cosa le era successo lì dentro? Mai aveva perso così totalmente il controllo, specialmente con un'altra donna. Fino a poche ore prima non credeva neanche di avere un lato bisessuale latente, ora invece non desiderava altro che il suo corpo sopra di lei. Con questi interrogativi si avviò verso la sua abitazione.
Dall'alto del suo balcone, Amanda compose un numero al cellulare mentre osservava la ragazza allontanarsi tra le luci della città. Uno squillo, due squilli.
“È andata come immaginavamo. No, nessuna resistenza, anzi…la ragazza crede di essere sotto ricatto.” Il tono della donna si fece più severo e solenne: “No, non si è accorta di nulla. Quando le ho passato il bicchiere alla cena era girata. Possiamo dire che il farmaco E231X sia un successo! Non ho mai visto nessuno perdere così velocemente i propri freni inibitori. Faremo milioni appena uscirà in commercio.” Con aria soddisfatta Amanda riagganciò e tra se e se illuminata dalla luna ormai alta in cielo disse a voce alta: ”Si, sarò io a farli misogino figlio di puttana…”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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