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Un puttaniere riconosce sempre la sua puttana


di makaresco
22.11.2013    |    44.556    |    3 9.2
"Non so perché ma non era più mia madre, quella zoccola..."
Ciao a tutti, il mio nome è Giancarlo è vorrei raccontarvi una storia. Una cosa che è successa tra me e mia mamma Carmela qualche tempo fa. Una storia vera? Certamente! Come la maggior parte delle storie in questo forum…

Ho 43 anni e sono un fortunato imprenditore nel settore “food & beverage”. Sono stato sposSato, – si avete letto bene! – , per circa 15 anni con Vera con la quale ho avuto una figlia di nome Aria. Entrambe mi hanno lasciato da poco più di due anni. Vera ha seguito all’estero un suo collega di lavoro – il suo ex capo con cui mi tradiva da tempo – ed Aria che ci ha visto più di un occasione e mezza ha scelto di andare con la mamma.

Momentaneamente vivo da solo in un piccolo loft che avevo comprato come investimento (sarebbe toccato ad Aria usarlo, una volta diventata grande). Mi ci sono trasferito dopo la loro partenza. La casa dove stavamo tutti insieme è troppo grande per una persona sola. Ed essendo fuori città mi costringeva a fare troppi avanti e indietro. L’ho messa in vendita ma ancora non si è fatto avanti nessuno. Ah, dimenticavo. Io vivo a Milano anche se informalmente sono un “terun”.

Ho notato che molti tra gli scrittori di questo forum usano a questo punto descrivere la loro mamma con aggettivi che dovrebbero renderla ai lettori più giovane e desiderabile di quanto possa esserlo in realtà. Io penso che tutti finiscono quasi sempre per cadere negli stessi stereotipi (ed errori, specie sull’età) ma chi sono io per fare di meno? .

Mia mamma Carmela ha 66 anni e per chi ama il genere Granny è ancora una bella gnoccolona. È alta 158 cm e pesa sui 70 Kg. Somiglia vagamente alla granny di "Mature Sally" ma non è inglese anzi è “calabrisi”. È una bionda naturale, forse per via di qualche antenato normanno, ed ha tutto ciò che una granny deve avere. Cioè la pelle bianca, le tette grosse con grandi areole rossastre, un gran bel culone specie quando si china a novanta, le cosce polpose e con la giusta dose di cellulite. Da giovane è stata bella ma non si è mai sposata ne io ho mai conosciuto mio padre.

Anche se qualcuno racconta di un nebbioso episodio di lupara bianca, la verità è che mia mamma è la classica meridionale sedotta e abbandonata che ha dovuto lasciare il paese ed emigrare al nord per la vergogna. A Milano. Come avrete già capito. E non le è andata poi così male. Mammina è una tosta. Imparata la lezione che il paese le aveva riservato, in città si è subito integrata ed ha usato la sua bellezza di giovane meridionale per farsi strada. Nella sua testa aveva un unico scopo. Quello di dare al suo unico figlio, che sarei io, più di un opportunità. E così è stato. Ormai sono anni che provvedo io al suo mantenimento.

Mia mamma ha le chiavi di casa mia e non è un caso che il loft sia vicino al suo appartamento. L’idea originaria era che avrebbe potuto aiutare (a controllare, N.d.R.) mia figlia. Comunque sia, da quando Aria e Vera sono andate via, mia mamma può entrare ed uscire dal mio appartamento quando le pare e non è insolito che me la ritrovi già a casa prima che suoni la sveglia. Viene per darmi una mano con le faccende domestiche. Mi dice. Non che io ne abbia bisogno. Potrei assumere una rumena per questo (ed anche per qualcos’altro) ma devo ammettere che certe cose se te le fa la mamma, hanno un altro sapore. Ma andiamo con ordine.

Di tanto in tanto organizzo un pokerozzo con gli amici buoni. Niente eccessi. Qualche soldo vola ma di norma dalle nostre mani spariscono più birre che fisches. Ed è quello che feci esattamente qualche mese fa, penso fosse un mercoledì. Dopo una serata del genere di alzarsi presto e andare a lavorare non se ne parla sicuramente. Credo di non aver sentito neanche la sveglia. Mia mamma era già arrivata da tempo e mi aveva lasciato dormire. Fortunatamente non devo timbrare il cartellino ma come spesso accade a chi ha i postumi di un sbornia, riposare in presenza di rumori non è facile. Ne mia madre poteva evitarli, visto che “silenzio” e “faccende domestiche” sono cose incompatibili.

Decisi di alzarmi dal letto anche se avevo un tremendo mal di testa e mi diressi in cucina. Entrai avanzando come uno zombie ma stranamente in silenzio. Mia madre non si accorse di me. Mi dava le spalle. Era appoggiata alla lavatrice, stava trafficando sicuramente con qualcosa perché era china con la faccia e le braccia rivolte verso l’oblò. Indossava una camicia nera su una gonna gessata. Le scarpe nero lucide con tacco da 8 cm. La gonna era leggermente sopra il ginocchio ma di taglio aderente, con chiusura sui fianchi e uno spacco nel mezzo per agevolare l’apertura delle gambe.

Conoscevo quel completo, l’avevamo scelto insieme. La camicia era molto particolare perché oltre ad essere sciancrata e non avere bottoni - si chiude con una minuscola zip - possiede due ulteriori cuciture sul davanti che aumentano l’effetto push-up del reggiseno. Mi ricordai subito dell’enorme stupore che ebbi quel giorno quando la vidi uscire dal camerino. Sembrava che le tette stessero per esplodere in faccia alla commessa. Non riuscì a trattenermi dal farle una battuta: - Minchia Mà, co ste minne devi stare attenta altrimenti prima o poi finisce che ammazzi qualcuno. -. Mi ricordo che lei ammiccò senza rispondere, anzi si girò verso lo specchio e gonfiando ulteriormente il petto disse alla commessa: - lo prendo! -.

In quella posizione la gonna era salita di molto, liberando alla mia vista le cosce e parte del suo culo. Notai subito il contrasto tra il bianco della sua pelle e le calze nere. Non indossava collant o autoreggenti, erano proprio calze, con tanto di merletto e reggicalze. Troppo strano. Mai vista mia madre in quel modo o forse si, solo che non l’avevo mai notato. Nonostante i dubbi mi sembrò molto desiderabile. Troppo. Sentii tirare sul cazzo, anzi lo vidi proprio uscire dalla patta. In quel momento indossavo ancora il pigiama, uno di quelli con apertura a bottoni sul davanti. Si! Quei bottoni scomodi che nessuno chiude mai.

Quella visione sexy di mia madre a novanta; il mio cazzo fuori dalla patta e già bello in tiro; Lei che sembrava non essersi accorta della mia presenza. Chi lo sa spiegare il perché ma persi i freni inibitori. Anziché rimetterlo dentro e far finta di niente iniziai a menarmelo. Eccitato come ero non potei evitare di fare rumore. Lei si girò di scatto, come spaventata. Io alzai le mani per discolparmi ma non feci in tempo a nascondere Il pisello che rimase fuori dritto alla sua vista.

- Mi hai spaventato a morte! –, Disse portandosi una mano al petto.
- Scusa Mà…è...che…v…beh… niente... –, Bofonchiai.
- Ma hai…Noooo… Hai il coso di fuori! -, urlò indignata.
- Si mamma, scusami.
- Ed è pure in tiro…No! Non mi dire che…No! Non ci posso credere. Cosa stavi facendo…Brutto Porco?

Sarei dovuto sprofondare dalla vergogna invece me ne stetti li a guardala, il cazzo sempre dritto, fuori dalla patta. La verità è che in quell’istante la visione già sexy di mia mamma diventò ancora più eccitante. Assumendo un atteggiamento indignato, Il petto le si era gonfiato a dismisura e la minuscola zip sulla camicia era scesa di quel tanto che basta a far intravedere il reggiseno. Era di un raffinatissimo pizzo nero con le coppe rivestite in stoffa rossa scozzese. Non mi sentivo per niente in colpa anzi tutto mi sembrò una provocazione. Istintivamente realizzai. Non so perché ma non era più mia madre, quella zoccola. Non poteva esserlo. Quindi la guardai duramente e portando la mano sul cazzo ripresi a menarmelo.

- Beh…questo è quello che succede se una troia mi provoca. -, dissi.
- Come?...Ma che stai dicendo. -, ripose.
- Perché ti sei vestita così Mà? Sembri una bagascia pronta a caricare clienti.
- Ma come ti permetti, sono tua madre. -. disse.
- Ah si! Allora spiegami…Non ti sei mai vestita così per venire qui a fare le pulizie, quindi i casi sono due o lo hai fatto per qualcuno che ti sta aspettando fuori o lo hai fatto per me. In tutti e due casi è evidente che hai voglia di cazzo. Non mentire.

Così facendo, la parte buona di me le stava dando un’opportunità per uscire dalla situazione. Voglio essere onesto. Non sono sicuro che l’avrei lasciata andare. Ero troppo infoiato, probabilmente una botta gli avrei data comunque. Fortunatamente lei non rispose. Mi guardò stupita per qualche istante poi cambiò atteggiamento. Posò gli occhi sul mio cazzo. La vidi mordersi le labbra.

- Beh…non pensavo che avresti ceduto così presto -, mi disse.
- Un puttaniere riconosce sempre la sua puttana.-, le risposi.

Come appresi più tardi, era parecchio tempo che mia madre desiderava portarmi nel suo letto. Sentiva ancora il bisogno di cazzo ma non aveva trovato ne tra i coetanei ne tra i giovani internauti desiderosi di esperienze edipiche qualcuno capace di soddisfare le sue voglie. Si è interessata a me perché sapeva della mia passione per le donne mature (e perché mi reputava esperto). Era certa che come donna mi poteva piacere ma temeva da parte mia eventuali remore riguardo l’incesto. Lei di certo non ne avrebbe avute. Per coinvolgermi sessualmente aveva architettato un piano di seduzione che pensava avrebbe richiesto del tempo. Evidentemente non aveva fatto i conti con la mia porcaggine.

Smise di fingere. Sollevò la parte anteriore della gonna e si appoggiò con il sedere sul top della cucina, esattamente sopra la lavatrice. La vidi aprire le cosce. - Vieni fammelo sentire, E’ tanto che non ne tocco uno buono –, disse.

Maliziosamente mia madre mi stava invitando a scoparla. Mi avvinghiò tra sue le cosce non appena le fui vicino. Mi spinse a se e agguantato il cazzo con tutte e due le mani iniziò una pugnetta fantastica. Prontamente le misi una mano sulla tetta di sinistra. L’ho sempre pensata come la più grossa tra le due. Volevo constatare se era vero. Con l’altra mano le abbassai la zip della camicia e tirai fuori l’altra mammella. Iniziai a ciucciarle il capezzolo. Lei cominciò a gemere. La spinsi indietro, per poter raggiungere con la faccia la gonna. Lei non gradì. Al tatto si stava godendo tutta la durezza del mio cazzo. Se fossi sceso a fare quello che immaginava avrebbe dovuto smettere.

- Lasciami fare Mamma –, le dissi.
- Si figlio, fammi quello che vuoi.

Lei si lasciò andare. Ed io raggiunsi finalmente il mio obiettivo. Con i denti spostai la sottile mutanda che tra parentesi era in tinta col reggiseno e infilai la mia lingua nella sua fregna. Leccai più che appassionatamente tutto il nettare che fuoriusciva copioso. Un forte odore di sesso colpiva le mie narici come ad invogliarmi e aumentare il ritmo della leccata.

- Mhmm…Si uguale a to patri, nu porco vastasu, ma chi sapi comu piari na fimmina (sei un porco bastardo come tuo padre, ma che sa come si prende una donna). –, disse mia madre nel suo dialetto.
- Mà! …sai che me ne sono fatte tante, so quando ad una gli bolle la fica e a te non sta bollendo sta evaporando.

Continuai a leccarle la fica ma non disdegnai di dare qualche colpetto al buchino.

- Miii…, puru u culu mi llicchi…allora si nu porcu daveru, figghiu meu (pure il culo mi lecchi…allora sei veramente un porcone, figlio mio).–, mi disse.

Più mi parlava in dialetto più mi infoiavo. Ad un certo punto dovetti smettere di leccarla, era così fradicia che se avessi continuato sarebbe venuta in un istante. Ed io non ero ancora sazio. Mi rialzai per guardala in faccia. Era giunto il momento di far sentire al mio cazzo quanto calda fosse la sua fregna matura. Lei intuì e con un rapido movimento delle cosce mi spinse verso di se. - Vieni bastardo, ficcamelo dentro, fai godere la Mamma. –, mi incitò. Io non mi feci pregare. Mi rialzai. Con lei seduta sul top della cucina la sua fica era perfettamente in linea col mio uccello. Puntai la cappella e spinsi dentro con forza.

- Tieni troia, eccotelo. – le dissi.
-Mhmm..minchia che cazzo. -, disse lei inarcandosi per farlo entrare meglio.
- Beh Mamma, non era questo quello che volevi. Non è per questo cazzo che ti sei conciata come una troia. -, ed iniziai a pomparla.
- Mhmm... Siii…così…finalmente. – disse lei.
- È vero…hai ragione…tu.. Mhmm... sugnu na buttana..anzi na buttanazza.
- No mamma, si peggio di na buttana, le puttane non godono. -, le dissi.
- Vero...ed io sto godendo come una cagna.
- Una cagna incestuosa. –, aggiunsi.
- Chi se ne fotte, non sono certo la prima mamma che si scopa il figlio, meglio a me che a quella pigna secca di tua moglie. Dai non ti fermare, pompami più forte che sto venendo.
- Va bene così mamma? -, le chiesi e nel mentre le assestai col cazzo un colpo bello profondo.
- Si così…continua così. -, mi rispose.

Evidentemente il ritmo che avevo impostato era buono ma non sufficiente a farla venire perché mia mamma ad un certo punto della scopata appoggiò le sue mani sulle mie natiche e comincio a muoverle come un metronomo. Incredibiloe mi stava dando “la battuta”, come all'opera.

- Ecco così, adesso si che ci siamo...Mhmm..dai spaccami.. Mhmm.dai figlio mio... fammi vedere che sei l’uomo che ho sempre sognato. -, disse.
- Si mamma, si…puttanone mio…eccoti il cazzo tieni.

Acceleravo e deceleravo i colpi di cazzo in base al movimento delle sue mani sul mio culo. Quella cosa mi stava facendo venire, se non si fosse sbrigata anche lei le avrei inondato la figa.

- Mhmm..si figlio mio, così… dai che ci sono… continua, fammi godere, fai godere la tua troia.
- Si mamma, tieni, prenditi sto cazzo, il cazzo di tu figlio.
- Mhmm…sono una troia…vero?
- Si mamma, sei una troia, SE LA MIA TROIA e mi stai facendo sborrare.. Mhmm…
- Mhmm..SI SBORRA, BUONA, dai continua, continua che veniamo insieme dai…
- No mamma..Mhmm… ti piace la sborra?
- Mhmm..Si ..la sborra…mi piace…dai ...fammela sentire…dai che sto venendo?
- La vuoi dentro mamma? –, chiesi stupito.
- Si..Mhmmm… dentro fammela sentire bella calda. Dai che dopo te lo ripulisco per bene con la bocca, dai brutto porco, vienimi dentro.

Era troppo per me. Ebbi un sussulto improvviso e cominciai ad eruttare sborra a più riprese nella fica di mia madre. Ad ogni fiotto lei si contorceva come in preda ad un attacco epilettico.

Quel giorno mia madre venne in un modo indescrivibile e come promesso alla fine si mise in ginocchio e mi pulì il cazzo.


Makaresko

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