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Gay & Bisex

Narciso e Boccadoro


di EtairosEuforos
27.12.2023    |    123    |    0 8.0
"Aveva toccato la corda della sua perversione segreta, quella del “daddy”, la sua più intima contraddizione..."
Il polso iniziò a fargli male. Niente che non si aspettasse, conosceva bene la propria resistenza fisica. Strinse i denti e continuo imperterrito nel movimento sulla base dell'asta. L' altro stava appoggiato con le spalle alla testiera del letto, un po' pendente a sinistra, gli occhi chiusi e a tratti un leggero mugolio che gli sfuggiva basso dalle labbra. Aveva un atteggiamento molto zen nell’atto del godimento, assaporava il piacere nel silenzio più assoluto. Si sentiva solo il fruscio ritmico della mano che scorreva e qualche volta sbatteva a fine corsa sul glabro inguine del cinquantenne. Il suo ampio scroto, una prugna pallida e avvizzita, tremolava su e giù, percorso talvolta da qualche contrazione. Bisognava ammettere che per l'età che aveva si era conservato piuttosto bene, pensava. Non che fosse vecchio, ma i segni dell'età ormai erano evidenti, a cominciare dalla piazzetta che aveva cominciato ad aprirglisi in testa. Del resto era un uomo che aveva passato da qualche anno il mezzo del cammin della sua vita e ormai era più vicino alla sessantina che alla cinquantina. La differenza d’età, per lui che di anni ne aveva ventuno, era d’impatto. Sicuramente, un uomo che passava il suo tempo in officina aveva una bella forza, e si teneva attivo, ma non poteva paragonarsi alla sua cultura del corpo. Lui che tolte le ore di studio e all’università passava almeno due o tre ore in palestra tutti i giorni. Lui che era innamorato del disegno dei propri bicipiti e dei propri addominali. Lui che cercava indifferentemente uomini e donne, soprattutto su internet. Andava a letto con innumerevoli coetanee per piacere, desiderio divertimento. Gli uomini e le donne maturi invece erano gusto per la trasgressione, ma soprattutto vivo piacere di essere desiderato. Li “adescava” se di adescamento si può parlare, grazie a un profilo costruito ad arte, con immagini scattate da un suo amico che si dilettava di fotografia, e che era in cerca di modelli per crearsi un portfolio. La sua bellezza efebica, la sua magrezza, il suo aspetto androgino emergevano chiaramente con quella bellissima tecnica del chiaroscuro che l’artista sapeva adottare. Gli disegnava nella bianchezza e nel pallore naturale della sua pelle, ogni muscolo, ogni increspatura della pelle. Ne emergeva una scultura quasi irresistibile, evidenziata dal contrasto e da un accorto gioco sulla luminosità. In inglese era quello che si potrebbe definire un “twink” e quelle foto raccontavano alla perfezione quello stereotipo, esaltandolo grazie a un bianco e nero che richiamava direttamente alla scultura greca, con i suoi giovinetti fisicati. Il suo profilo aveva una notevole presa su entrambi i sessi, attirando sia donne che uomini. Talvolta anche contemporaneamente.
Essere desiderato era quello che lo faceva, in assoluto, godere di più.

Non era stato troppo estenuante il corteggiamento. Perfidamente Narcis_99 non disdegnava il ghosting come metodo di selezione. Ma qualcosa lo aveva conquistato del profilo di Gianni, forse la sua conversazione non banale e non animalesca. Una sensibilità nascosta sotto una corazza burbera. Aveva toccato la corda della sua perversione segreta, quella del “daddy”, la sua più intima contraddizione. La passione per il dominio per lui che così tanto amava dominare, anche con disprezzo. Lui che amava essere adulato, desiderato, coccolato, vezzeggiato. Adorava che gli venissero leccati i piedi, come sintomo di sottomissione suprema, o gli amanti che si lasciavano andare a profondi anilingus. Eppure il piacere di lasciarsi andare a un atavico stereotipo sessuale non lo abbandonava.

Gianni era un cinquantenne divorziato. Come tanti della sua generazione, aveva sposato una donna, coprendo le sue tendenze omosessuali, che credeva esclusive, scoprendo poi di saper godere anche delle grazie femminili. Dopo ventisette anni, a matrimonio ormai esaurito e in un clima culturale decisamente più aperto, si era risolto a vivere più apertamente quello che negli anni della sua giovinezza veniva vissuto con una segretezza ermetica, quasi paranoica. Un “battuage” in pochi luoghi strategici, una frequentazione con pochi contatti fidati. Il solito camping in Francia per “Faire des choses” in riservatezza, lontano dal proprio milieu d’appartenenza, giustificando con trasferte di lavoro quei pochi giorni di libertà. E adesso, libero, i figli già grandi, poteva vivere finalmente con maggiore libertà quella passione per il sesso maschile, anche se l’antica consuetudine al segreto, il timore di sovvertire la propria immagine pubblica e la paura del conservatorismo che permaneva nel suo quotidiano non lo aveva ancora indotto a risolversi a un completo e sereno “coming out”. Cosa che si risolveva quindi in una foto profilo di circostanza, sui siti più popolari di rimorchio, riservando la foto viso solo a trattative più approfondite. Ogni tanto, si concedeva però qualche capatina sui siti d’incontri, dove rimediare qualche ora di divertimento. Come quella sera, quando si era fatto irretire dalle immagini di quel ragazzino e della sua immediata disponibilità. A dirla tutta, non era esattamente il suo tipo. Non tanto a livello fisico, da quel punto di vista era abbastanza aperto: apprezzava sia la fisicità piena degli uomini più irsuti e robusti quanto la delicatezza androgina dei ragazzi più magrolini e slanciati. Dal punto di vista caratteriale però non era affatto sicuro di trovare una corrispondenza. Troppo pretenzioso gli pareva quel profilo, costellato di citazioni colte, di retorica ingenua, di egocentrismo malcelato. Un uomo della sua età aveva una certa esperienza e sapeva cogliere determinati indizi sui profili che andava a incontrare. Era più in linea con uomini più concreti, più terra terra. Tuttavia i messaggi del giovane, che fingendo ritrosia gli offrivano le sue pudenda su un piatto d’argento, lo indussero a concedersi una serata di goduria.
Così avevano combinato quell’appuntamento. Dopo un quarto d’ora di imbarazzata conversazione, aveva iniziato a lavorargli il pene, con le mani, cercando di farlo lievitare come un piccolo panettone.

Lui stava appoggiato allo schienale, gli occhi socchiusi, godendosi i movimenti delle mani bianche e morbide del ragazzo. Tutto sommato ci sapeva fare, quella sega svelava una discreta tecnica: restava da scoprire cosa era capace di fare con la bocca. Lo avrebbe ricambiato con penetrandolo vigorosamente: un colpo di saliva giusto per attenuare l’attrito e poi avrebbe calzato il suo buco del culo come un calzino. La sua cappella tesa sensibile sapeva riconoscere l’impercettibile rigonfiamento della prostata, per indurlo al più violento e indimenticabile degli orgasmi. Il suo orgoglio, la sua più sublime arte erotica, che aveva saputo regalare infinite ore di piacere a maschi di tutte le età. Scoprì ben presto però che la bocca del giovane non si esercitava solo nel percorrere le vene delle nerborute nerchie che si portava a letto.
«Se fai un bel lavoro ti metto a pecora e ti regalo il più sublime orgasmo della tua vita – sorrise – sei eccitato?»
«Io? – un lampo parve guizzare negli occhi dell’altro, mentre la mano andava su e giù – no, assolutamente no»
Proseguì con un sorrisetto: «Non mi eccita il tuo corpo flaccido, né il tuo cazzo grinzoso. Non mi eccitano le striature bianche nei tuoi capelli, né le tue rughe da cinquantenne. Né la tua pancetta afflosciata sull’inguine. Perché la verità è che sei brutto, come sono brutti tutti gli uomini, compreso me. La verità è che il corpo maschile non mi attrae affatto. Quello che mi eccita è saperti qui, nudo davanti a me, mentre stringo tra le dita il tuo cazzo. Quello che veramente mi fa impazzire è saperti vulnerabile, esposto, dipendente dalle mie dita. Tra poco sarai attraversato da un potente orgasmo, qui davanti a me, subirai l’umiliazione di perdere il controllo del tuo corpo, dei tuoi istinti. Godrai in modo animalesco e ti scapperà un verso di piacere. E poi sporcherai le mie mani, le tue lenzuola, la tua pelle. E resterai lì, quando il piacere sarà spento, con il tuo malinconico cazzo floscio nella mia mano, dopo aver irrorato tutto intorno della tua impudicizia schifosa, e forse per qualche istante ti pentirai di aver fatto quello che abbiamo fatto, sentirai tutto il peso di stare lì, esposto, davanti a me in quegli istanti in cui si squarcia il velo e si svela in tutta la sua nudità la tua natura animale. Ed è questo potere, questa superiorità che mi eccita».

Sentì pulsare il pene caldo nelle sue mani, contrarsi i muscoli delle pelvi. Improvvisamente Gianni gli afferrò la nuca con le mani e lo spinse verso il suo glande. Un torrenziale schizzo di sperma lo colpì in faccia, negli occhi. Istintivamente scattò all’indietro, tentando di ripulirsi con le mani
«Non mi devi rompere il cazzo»
E gli assestò un manrovescio che lo fece rotolare giù dal divano.
Narcis_99 rimase interdetto a terra, una mano sulla guancia, mentre una macchia di seme lentamente si allargava dentro alle sue mutande.
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