bdsm
"Tanto rumore per nulla"
di EtairosEuforos
08.03.2024 |
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"«Sei veramente irrecuperabile»..."
«Buongiorno signora Allen. La ringraziamo per il suo tempo».«Non c’è di che, sono a disposizione».
«Ci interessava approfondire i temi del suo ultimo spettacolo. Molto molto forte e per certi tratti molto coraggioso. Il pubblico non ha sempre risposto positivamente, ma buona parte della critica ha apprezzato».
«Sono consapevole della difficoltà del testo scritto da G. S., ma credo che l’arte, e nella fattispecie il teatro, debba svegliare le coscienze, intervenire e massaggiare il muscolo atrofizzato della coscienza critica».
«Ha fatto particolarmente scalpore il monologo centrale, dove lei inanella una cifra di circa cinquanta bestemmie in venti minuti. Credo sia un record assoluto per le scene italiane, forse anche mondiali».
«Questa provocazione è estremamente funzionale alla resa dell’esasperazione della protagonista di questo testo»
«Ma non le pesa stare per due ore, due ore e mezza, completamente nuda in scena?».
«Dobbiamo riappropriarci del corpo umano, nella sua naturale nudità e nelle sue imperfezioni. La nudità è una cosa naturale, siamo noi che abbiamo ricoperto con artifizi e sovrastrutture quello che siamo davvero. Con questo lavoro voglio tornare all’essenziale».
«Certo anche se naturalmente più che alla nudità colpisce la scena in cui si penetra con un dildo grosso come una bomboletta di vernice».
«Non bisogna vergognarsi di rappresentare il piacere femminile. Deve esistere anche quello. non solo il maschio ha diritto di godere. In chiave antipatriarcale, mi sembra significativa questa scena, l’ho fortemente voluta».
«Certo, non tutti hanno capito la scelta di farlo guardando un’immagine di Adolf Hitler».
«È un’evidente provocazione su quello che sta diventando la nostra democrazia. Sono profondamente convinta che la deriva autoritaria di questo governo non può che condurci verso il peggio. Così è importante che restino spazi liberi. Il fatto stesso che molti spettatori siano rimasti disgustati, che qualcuno abbia inveito, è una chiara prova che non sono rimasti indifferenti. Volevo proprio questo, svegliare le coscienze, in un senso o nell’altro. Sono felice dell’esito di questo spettacolo, anche se l’intervento delle forze dell’ordine è stato necessario».
«Ci sono molte polemiche».
«Le polemiche non mi hanno mai spaventato».
«Grazie».
«Grazie a lei. Quando uscirà l’articolo?».
«Sull’edizione di domani».
Riattaccò. Sorrise tra sé.
Era sempre deliziata quando riusciva a inventare un così straordinario nugolo di cazzate.
Un brivido la percorse lungo la schiena.
«Hai letto?».
«Fino all’ultima sillaba».
«Bene, il tour parte tra un mese».
«Hai deciso di rovinarmi la carriera?».
«Si»
«Ogni tuo desiderio è un ordine».
Ricordava questa conversazione come se fosse avvenuta il giorno prima.
Lei era nuda, come sempre, in ginocchio di fronte a lui. Sentiva il collare, freddo, al collo e il tintinnio della catena saldamente nelle sue mani. Era il suo sceneggiatore, nell’arte e nella vita. Lo aveva incontrato in occasione di un progetto teatrale, alcuni anni prima, uno dei tanti. Aveva percepito in lui una strana energia, una vibrazione che non sapeva spiegarsi. Bastavano le sue parole, nero su bianco, che aveva dovuto studiare nel dettaglio, a instillare l’intrigo nella sua testa, un brivido di eccitazione. Così sfidando le malelingue di chi pensava cercasse una parte di rilievo, lo aveva avvicinato, erano usciti a bere qualcosa insieme, avevano cominciato a conoscersi.
Scoprirsi fragile era stata una sorpresa per lei, che aveva intrapreso il percorso della recitazione contro il parere dei genitori, aveva lasciato casa praticamente senza alcuna certezza. Era come se quell’uomo sapesse toglierle, prima ancora che i vestiti, la corazza e mettere a nudo la sua profonda femminilità, ma anche il suo lato più nascosto e indifeso.
Un’ancestrale propensione alla sottomissione. Erano due pezzi complementari che si erano incontrati. A poco a poco la relazione tra i due si era rinsaldata e fatta sempre più profonda.
Non era una relazione sentimentale, come avrebbe potuto esserlo? Semplicemente lei gli apparteneva. Nessuno dei due sapeva vivere senza rinunciare a quella dipendenza. E dalle sessioni di BDSM, quel rapporto complicato aveva assorbito la vita di entrambi, ventiquattrore su ventiquattro.
Quando le aveva proposto quel testo lei aveva capito che si stava passando a un ulteriore passo. Avrebbe rischiato di rinunciare a tutto quello che si era costruita per lui. Avrebbe rischiato la fedina penale, l’incolumità. Ma a che prezzo?
Lo aveva capito la prima sera che era salita sul palco e aveva recitato quelle battute, compiuto quelle azioni davanti a centinaia di persone. Il senso di pudore, di vergogna, l’umiliazione si trasformavano in scariche vibranti di adrenalina, un’elettrica sensazione di piacere che la portò a un violento orgasmo con quel dildo tra le gambe. E ogni volta, ogni giorno, le reazioni della gente, gli oggetti che volavano verso il palco, l’imprevisto, il non sapere come sarebbe andata a finire, erano tutti elementi che regalavano nuove sensazioni. Lei capì che aveva ricevuto in dono una dimensione nuova in cui vivere il loro rapporto, aveva scoperto nella sua passione più grande una nuova via per regalarle la felicità.
Ogni due date della tournée arrivava un messaggio con qualche variazione del copione. Qualche giorno prima lui le aveva chiesto di mostrare il proprio buco del culo al pubblico, chinandosi e allargandosi le natiche con le dita. Le chiese di orinare sul palco.
Quel giorno non aveva ricevuto messaggi. Stava per salire sulla scena, chiedendosi cosa sarebbe successo di lì a poco. Mosse qualche passo nella crudezza della sua nudità, dietro al riparo del sipario chiuso, prima di cominciare. Si sentiva il brusio del pubblico, dall’altra parte del telone. Cerco nella sua mente le prime parole.
Il sipario lentamente si aprì, la lama di luce dei fari la trafisse. Sentì il calore sulla pelle. Sentiva il respiro delle centinaia di persone che dalla penombra la guardavano, le luci dei cellulari. Aprì la bocca, e stava per cominciare.
Le si fermò il cuore quando lo vide entrare dalla quinta opposta.
Era nudo anche lui, indossava un corpetto in latex, che amava indossare quando ancora tenevano sessioni regolarmente in casa. In mano aveva uno scudiscio di cuoio.
Istintivamente si inginocchiò.
Lui venne avanti, lentamente. I suoi genitali penzolavano sotto l’orlo nero dell’unico indumento che indossava. Il profilo degli addominali, scolpiti in lunghe sessioni di palestra, si intravedeva nell’ombra.
In sala oltre duecento persone assistevano in silenzio, sorprese, curiose di sapere cosa stava per succedere.
Avanzò verso di lei, le appoggiò il nerbo sulle labbra.
«Brava bambina, a cuccia».
Lei si accoccolò.
Lui iniziò a girarle intorno. Poi si fermò frontalmente
«Non sei contenta di vedere il tuo padrone?».
Annuì, fece per gattonare verso di lui. Lo schiocco di una scudisciata fece trasalire anche gli spettatori dell’ultima fila
«…Ti ho forse concesso di muoverti?»
Lei abbandonò la testa per terra, si accoccolò, immobile, gemendo in modo sottile.
«Vieni ad omaggiare il tuo padrone».
Strisciando, avanzò fino ai suoi piedi. Iniziò a baciarli, a leccarli. Lui sollevò l’estremità destra, espose la pianta ai suoi colpi di lingua.
«Brava bimba, sai quanto amo l’igiene. Eppure faccio lo sforzo di non lavarli solo per darti l’opportunità di pulirmeli personalmente».
In sala si levò un mugolio diffuso, si percepiva un disagio crescente. Molti si chiedevano se quello che stavano vedendo fosse parte del copione oppure se fossero al cospetto di un fuori programma. O ancora se fosse una provocazione, una comparsata. Tutti però erano incollati alla poltrona dalla curiosità e dall’eccitazione
.
Diede una spinta con il piede, la donna si rovesciò all’indietro a pancia all’aria, come fosse un grosso, glabro labrador. I genitali esposti, gonfi, arrossati, grondanti umori. L’alluce di lui iniziò a frizionare il clitoride, con movimenti lenti ma decisi. Lei iniziò a contorcersi, tentando di restare ferma.
«Ti ho dato il permesso di godere?»
Lo schiocco dello scudiscio si abbatté sulla sua coscia. Il pubblico fu percorso da un sobbalzo.
La linea rossa su quella pelle pallida era ben visibile anche in ultima fila, alla ragazza era sfuggito un lamento.
«Sei veramente irrecuperabile».
Seguitò con un altro colpo, sul torso. Le mammelle tremarono.
«Sei veramente la regina delle troie».
Si fermò davanti alle cosce parzialmente divaricate della donna. Si prese il pene in mano, iniziò a urinarle addosso
Un brusio attraversò la folla.
Lui direzionava il getto con attenzione sulla sua vulva, tentando di colpire il clitoride. Quando ci arrivò lei si lasciò sfuggire un sospiro prolungato. Lui alzò repentinamente il getto e la colpi in faccia.
«Troia» ripetè.
La folla iniziò a rumoreggiare. Una donna in terza fila si alzò e iniziò a gridare insulti rivolti verso il palco. Si voltò alla ricerca di sostegno e inorridì: la signora seduta al posto accanto al suo si stava sgrillettando selvaggiamente, le gambe appoggiate ai sedili davanti, abbandonati dagli spettatori. Non era l’unica, altrove, nella penombra della sala, un uomo esplose in un tonante orgasmo, eiaculando un ampio fiotto sulla chioma riccia della donna seduta al posto davanti, che si imperlò di mille perle d’avorio.
Una lenta emorragia di pubblico si stava verificando da alcuni minuti. Mano a mano che procedeva, alla spicciolata, alcune persone si alzavano dai loro posti e si allontanavano dalla sala. Altre però erano letteralmente mesmerizzate, inchiodate dall’orrore e dalla curiosità, dal disgusto e dalla più selvaggia eccitazione.
Allen sollevò la testa, i capelli grondanti, si volse su un fianco. Iniziò a leccare il pavimento, cercando di suggere ogni goccia di quella pioggia d’oro.
Lui avanzò verso il suo posteriore parzialmente sollevato. Il suo pene era morbido, ma in qualche modo rigonfio, iniziava lentamente a sollevarsi. La colpì sulle natiche, ancora e ancora, mentre lei affondava sempre di più il volto nella pozza bagnata.
Adesso non era la sola a gemere. Ad ogni colpo, ad ogni scudisciata di cui si sentiva l’eco affilato nella sala, faceva eco un lamento di sofferenza di molti del pubblico. Qualcuno urlò: «Basta fatelo smettere per l’amor di Dio». In alto, nel buio della gallera, iniziò a udirsi una serie di tonfi a cadenza regolare. Due spettatori erano intenti a una rovente scopata.
Allen si abbandonò al suolo, esausta. Fissò il suo unico padrone. Con gli occhi, sembrava supplicarlo di fare di lei ciò che voleva. «Questa è la vera mascolinità, la vera natura del maschio. La donna è al mondo per sottomettersi a ogni nostro volere, ogni nostro desiderio. Siamo al mondo per questo, questo è l’ordine delle cose. Solo l’uomo ha il potere di realizzare sé stesso e attraverso di se la sua donna che gli è legata. Regalarle l’estremo piacere». Si avvicinò alla donna, si porto due dita alle labbra, sputandoci sopra. Poi senza preavviso si chinò e le sue dita entrarono nel culo di Allen.
Lei emise dei gridolini soffocati, mordicchiandosi l’avambraccio. Lui inserì due dita, poi tre. Poi, insalivandosi l’arto, avanzò ancora. A un tratto tutta la mano fu dentro, fino al polso. Lei non riuscì più a trattenere i lamenti.
Il pubblico esplose.
Iniziarono a piovere oggetti verso il palco, le maschere del teatro, inebetite, furono travolte. La gente abbandonò il proprio posto dirigendosi a precipizio verso le porte. Alcuni tentarono di raggiungere il palco, ma era troppo in alto.
In mezzo al bailamme generale, si levarono alti i lai di piacere di Allen. I movimenti combinati delle dita di lui, sul clitoride e dentro il suo didietro la stavano portando all’estasi. Sotto al palco si scatenò una colossale rissa, i tecnici di sala fecero calare precipitosamente il sipario.
Scese il buio. Lui sentì tutti i muscoli di lei rilasciarsi, mentre si abbandonava sul piancito.
Estrasse la mano, con un fazzoletto pulì le striature marroni che gli erano rimaste attaccate ai peli. Nel buio, trovò la sua bocca e si unirono in un torrido bacio, mentre in lontananza si udivano le sirene di due pattuglie delle forze dell’ordine.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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