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Gay & Bisex

La festa di compleanno


di Tomnelli
23.07.2024    |    40    |    0 6.0
"Così aspettai il venerdì ì sera e mi presentai alla casa della mia collega..."
Era da due settimane circa che mi ero trasferito a Stoccolma per lavoro. Mi stavo trovando bene ma non avevo ancora familiarizzato con i miei colleghi. Mi avevano dato anche un bell’appartamento in centro, per cui spesso passeggiavo per la città, peraltro molto bella. Avevo anche trovato anche il posto ideale per una passione che mi eccitava parecchio: quando vedevo la gente che si toglieva le scarpe e rimaneva in calzini subito mi diventava duro. In Svezia sapevo che in casa era rigorosamente vietato entrare con le scarpe, ma ancora non mi era capitata l’occasione di andare nelle case degli altri. Un giorno al lavoro mi si avvicina una collega che mi dice: “Luca, ho invitato tutti i colleghi a casa mia per una festa di compleanno, sei invitato anche tu. Lo so che ti devi ancora un po’ ambientare, ma può essere l’occasione giusta per fare amicizia, no?”. “Beh, risposi, ti ringrazio molto, ma cosa posso portare?”. “Beh, il vino è sempre gradito, se ti va, ma non preoccuparti. L’unica cosa che già sai è che ci si toglie le scarpe all’ingresso. Abbiamo anche pensato di fare una cosa un po’ diversa: se puoi portare calzini spaiati…così per divertirci un po’…”. Al solo pensiero il pisello mi era diventato di marmo. Così aspettai il venerdì
ì sera e mi presentai alla casa della mia collega. Una casa davvero bella, molto spaziosa, con tappeti e parquet riscaldato. Davanti all’ingresso c’erano già almeno una quindicina di paia di scarpe. Così suonai il campanello e aprì la porta la mia collega, in jeans, camicia, e calzini spaiati, uno giallo e l’altro verde. Le consegnai la bottiglia di vino, la salutai e mi tolsi le scarpe. Per l’occasione, siccome avevo una discreta collezione, scelsi due paia di calzini simili, entrambi blu ma con con la punta e il tallone uno arancione e l’altro verde. Guardò le calze e sorrise: “Molto carine, bravo.”. Appena entrai vidi il paradiso: una quindicina di ragazzi e ragazze con i calzini spaiati che chiacchieravano e seduti comodi: chi sul divano, chi sulla poltrona e chi a gambe incrociate sul tappeto. Non sapevo più cosa guardare, mi sentivo molto imbarazzato perché ce l’avevo durissimo. Sul tavolo c’erano dei tramezzini e altri stuzzichini, così presi un bicchiere, mangiai un tramezzino cercando di non sporcare e trovai un divano libero. Mi sedetti e guardai fuori dalla finestra, la vista era mozzafiato. Abitava al quarto piano e si vedeva tutta Stoccolma. A un certo punto accanto a me si sedette un ragazzo biondo, occhi azzurri, in camicia, jeans e calze una bianca e l’altra a righe. Incrociò le gambe e praticamente avevo davanti agli occhi la calza a righe. Cercavo di guardare da altre parti ma non ci riuscivo, gli occhi andavano inevitabilmente sul calzino. Lui per rompere il ghiaccio mi disse: “Non preoccuparti, lo stare senza scarpe per noi è una cosa normale, ma posso capire che chi viene da un altro paese può essere un po’ imbarazzante.” Il cuore mi batteva molto forte. Sorrisi, ma non sapevo cosa dire. Dissi solo: “Beh anche in Italia resto scalzo in casa, come tutti del resto.” “Beh, certo” rispose. “”Belle le calze che indossi…posso vederle più da vicino?” Stentai a credere che me l’avesse chiesto. Io ero davvero eccitatissimo, gli feci vedere i piedi e lui guardò meglio iniziando a toccarli. “ Molto morbide…e molto eccitanti…”. Cercai di dire qualcosa ma non usciva nulla. “Anche le mie sono morbide. Se vuoi toccarle non fare complimenti…” Iniziai timidamente a toccargli un piede, ma lui aveva capito che la cosa mi faceva eccitare. “Non so perché, mi dice, ma questa cosa mi piace molto. Anche a te vedo…”. Non sapevo cosa rispondere. “Andiamo un attimo di là, ti va?”. Io annuì e lo seguii. Arriviamo in una stanza credo fosse degli ospiti. Ci chiudiamo dentro. Ci guardiamo e ci sediamo sul letto. Avevamo capito entrambi. Iniziamo a farci piedino, le bocche si avvicinarono e iniziamo a limonare, mentre i piedi si strofinavano tra loro. Non capivo più niente. Ma la cosa che mi sorprese ancora di più è che bussarono alla porta. Lui si alza, va ad aprire e vedo altri due ragazzi che entrano. “Non preoccuparti, ci piacciono le stesse cose che piacciono a te. Ti abbiamo osservato in ufficio e tu continuavi a guardare le scarpe e le calze, così ci siamo detti: vuoi vedere che ha la nostra stessa passione? Così eccoci qui. Ti abbiamo teso un piccolo tranello, ma stai pure tranquillo. Adesso faremo solo un piccolo antipasto, poi ci spostiamo a casa mia se ti va.” Non credevo alle mie orecchie. In men che non si dica otto piedi iniziano a strusciarsi tra di loro, quattro lingue che si incontrano e le mani che iniziano a toccare quello che trovano. Io dissi: “Scusate ma se continuo così vengo in un minuto…” Così ci fermiamo, anche se i piselli erano durissimi..ma non ce la facevamo proprio, così per evitare di sporcare i vestiti, uno dei tre prese un rotolo di Scottex e lo depose sul pavimento, e men che non si dica nel giro di qualche minuto veniamo tutti e quattro. Fu un orgasmo davvero liberatorio. Cercammo di fare il meno rumore possibile. Ci rivestiamo e uno alla volta usciamo dalla stanza cercando di non far vedere che eravamo tutti e quattro insieme. Il biondo mi guarda e mi dice : “Dopo andiamo a casa mia e ci divertiamo”. Ero felice perché avevo trovato dei compagni di giochi.


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