Gay & Bisex
Il portacarrelli e la sua famiglia (parte 3)

23.02.2024 |
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"Insomma terminato il racconto iniziai, come l'altra volta a prendere le palle in bocca (per quanto possibile) e poi la cappellona..."
Li avevo lasciati tutti e 3 all'ingresso di casa con i pielloni ormai flosci, tranne quello di Ahmed, da cui si intravedeva ancora una goccia bianca che stava fuoriuscendo dal meato e due palle ancora enormi (belle piene) con cui mi avrebbe certamente affogato di sborra se solo avessi ripreso a succhiare. "Però la prossima volta ci dai anche il culo" disse Salah sulla porta. Io risposi con uno sguardo malizioso "vediamo, non l'ho mai dato a nessuno, non credo di voler cambiare idea e, sinceramente, un cazzo come il tuo me lo distruggerebbe".Passarono i giorni e dovetti tornare al supermercato a fare la spesa. Rividi John che metteva a posto i carrelli, era ad inizio turno e sul piazzale non c'erano ancora macchine, a parte quelle del personale che però era tutto all'interno. Lo vidi e lo salutai con un po di imbarazzo. Mi sorrise e mi disse "grazie per la scorsa settimana, io e i ragazzi abbiamo gradito tantissimo e non facciamo che parlare di te". Abbassai un attimo lo sguardo e non potei non notare la patta che si andava gonfiando sempre più e il suo maldestro tentativo di risistemarlo. Gli risposi "grazie a voi, ho mangiato una crema buonissima e non vedo l'ora di fare il bis". John mi guardo con occhi quasi supplichevoli e mi disse "da allora mi sego ma...niente". Alche, vedendo la patta che gli esplodeva quasi,gli risposi "johnny ora io andrò al bagno, dopo un paio di minuti raggiungimi. Non possiamo stare tanto ma vediamo quel che si può fare. Quel che ti chiedo è solo discrezione e nessun rumore". Con la testa annui e così facemmo. Il bagno era confortevole e pulito (essendo ad inizio turno). C'erano 4 gabinetti ben chiusi e isolati uno dall'altro e io andai nell'ultimo, mi chiusi dentro e aspettai con pazienza. Dopo un paio di minuti arrivò john che busso al mio. Io gli aprii e neanche il tempo di chiudere aveva già tirato fuori l'artiglieria dalla patta con la mazza e due palle belle gonfie in vista. Iniziai a baciargliele e a leccargliele per poi andare sull'asta e scivolare sulla cappellona bella gonfia. Dopo poco mi disse "scusami non ce la faccio e devo farlo". Io ero seduto sulla tazza e lui, in piedi inizio a scoparmi forte la bocca. Alternava spinte fino alla gola con la cappellona che entrava e usciva dalle mie labbra a momenti in cui la teneva nella mia bocca e, mentre si godeva le mi slinguazzate se lo menava furiosamente. Intanto lo guardavo negli occhi con aria porca e vedevo come si godeva il tutto con smorfie di ogni tipo.Non passarono molti minuti che sentii la cappella gonfiarsi ulteriormente, aprii la bocca e tirai fuori la cappella e la lingua, dopo 6-7 "owww" e altrettanti getti cremosi, la mia bocca era piena e dovetti, a malincuore spostarmi e lasciare che gli ultimi getti cremosi andassero a perdersi direttamente nel water. Lo guardai in faccia, aveva gli occhi stralunati e ansimava, il cappellone si stava sgonfiando come le palle ma usciva ancora sborra. Chiusi la bocca e gli occhi e a fatica buttai giù quello che era un boccone, questa volta amaro. Tuttavia mi rimisi la cappella in bocca e strizzando bene succhiai per pulirla bene da tutta la sborra che ancora stava uscendo, ingoiai anche quella dopo aver schioccato un ultimo bacio. John si rimise il pisellone nero nelle mutande, mi abbraccio', mi diede un bacio sulle labbra e mi sussurro' "grazie, avevo bisogno di svuotarmi come ne ha bisogno ora Ahmed". Gli chiesi "dove lo trovo?", al ché john mi rispose "vai all'autolavaggio self in fondo alla strada, lavora lì, oggi abbiamo diverse visite in casa e non si può fare niente". "E Salah?" chesi io (Il suo cazzone largo e lungo era il mio preferito). John mi rispose "l'altra settimana lo hai svuotato tutto, alla sua età gli servono almeno due settimane per ricaricarsi, Ahmed invece dovrebbe sborrare almeno una volta ogni due giorni".
Andai così nel pomeriggio all'autolavaggio, con la scusa di pulire la macchina. Avevo in bocca Il sapore amaro e acidognolo della sborra di john e speravo di metterlo a posto con Ahmed. Mi ero portato un vasetto per la marmellata pensando all'ultima volta. Arrivai e lo vidi a torso nudo che sbatteva i tappetini alle macchine per 2 euro. Appena mi vide mi sorrise e disse "per te gratis" e io gli risposi "sali scemo, sono qui per te e per prendermi cura del tuo bazooka" neanche il tempo di finire che notai subito un escrescenza
notevole all'altezza della patta. Gli diedi una bottiglietta d'acqua fresca (notando che era delle stesse dimensioni del suo cazzo" che bevve avidamente. Arrivammo in una strada fuori città, una zona industriale abbandonata da tempo. La strada era piena di rifiuti e portava verso un bosco. Ad un certo punto mi fermai e gli chiesi se potevo vederlo per capire una cosa. Si tiro facilmente giù i pantaloni della tuta e le mutande e potei ammirarlo finalmente ma,con mia grande sorpresa era molle. Nonostante tutto era effettivamente largo e lungo come una bottiglietta d'acqua e, scherzando lì posi accanto facendogli notare la cosa. Le palle erano dinuovo enormi. Ahmed mi racconto delle sue difficoltà, era un ragazzo molto dolce ed introverso, del fatto che non provava piacere fino in fondo a masturbarsi, del fatto di come, secondo lui, le mie labbra e la mia lingua fossero diventati una condizione necessaria per sborrare. Gli risposi "riempirmi la bocca come l'altra bocca e, se è buono come l'altra volta, stai sicuro che non ti farò più aspettare tanto per svuotarti". Mi fermai su un piccolo spiazzo semisepolto dai rifiuti e, scendemmo. Nel puzzo più assurdo iniziammo a pisciare. Mentre lo scrollava, Iniziai a guardare quel bel pezzo di carne e, delicatamente, Iniziai prima a soppesare le palle e poi ad accarezzarlo. Come per impulso mi spinse la testa giù e mi ritrovai in ginocchio proprio infrante a quella bestia. A fatica scoprii il glande nero come il carbone e extra largo in tutto, anche nel meato, infatti anche nel pisciare aveva un getto molto potente. Mi sembrava incredibile che un ragazzotto di poco più di 1 metro e 70, magrolino, potesse avere una simile mazza. Gli chiesi "sinceramente, quanti anni hai?" e mi rispose "16 compiuti il mese scorso". Gli chiesi "e i tuoi lo sanno? Dove sono?". Mi rispose "i miei abitano nell'appartamento di fronte, sanno che faccio sesso, solo mi hanno raccomandato in caso di sesso analogo di usare preservativi" mi domandavo che razza di preservativi potessero adattarsi ad una mazza simile e presto ne ebbi risposta. Mi accompagno' in un luogo appartato, una casetta diroccata mezza crollata, poco più avanti. Per terra vidi preservativi di ogni tipo. Ahmed mi racconto che il suo primo incontro lo fece il mese scorso, proprio lì, con una prostituta russa. Era bella, bionda e, alla vista del suo cazzone ebbe paura. Provarono nella figa ma entrava a fatica ed era troppo doloroso per lei. Così dopo un pompino estenuante la riempi di sborra: in bocca, in faccia, sulle tette, negli occhi. Evidentemente le era piaciuta perché ingoio tutto il possibile e, dopo la sorpresa lo riprese in bocca per gli ultimi schizzi, lasciandoglielo tutto pulito. Ma a lui non bastava: si mise un gondole, lo incremo' sul seno con la sua sborra e con pazienza e non poco dolore da parte di Irina, riuscì alla fine a spingerlo tutto dentro. Lei godeva ma aveva anche tanto dolore. Alche ahmed lo tolse, mise un altro preservativo e, lo rimise nella figa che nel frattempo si era anche inumidita. Questa volta riusciva a farlo entrare tutto. Era stretta ma bagnatissima e, ad un tratto mi racconto che lei girò gli occhi indietro ed iniziò a tremare tutta in un orgasmo incredibile. Voleva staccarsi e scappare ma lei lo trattenne e lo invito a spingere di più. Così lui le mise quel bel viso d'angelo nella pozza di sborra che non era riuscita ad ingoiare prima e, dalla pecorina, la scena del suo palo nero che entrava e usciva da quella figa bianchissima lo fece esplodere. Dopo poco, aveva solo la cappella appoggiata dentro e, a fatica riuscì a recuperare il preservativo pieno di sborra che stava quasi per scoppiare.e lo mollo lì. Ecco perché nel mucchio si trovavano anche due godoni enormi di cui uno sporco di feci e uno ancora pieno di crema biancastra e appiccicosa. Gli chiesi se avesse mai più rivisto Irina e mi rispose di no perché per poter fare tutto quello le aveva chiesto trecento euro,non poteva più permettersi di spendere cifre simili e poi non si era mai più fatta vedere. Insomma terminato il racconto iniziai, come l'altra volta a prendere le palle in bocca (per quanto possibile) e poi la cappellona. Ad un certo punto, mentre alternavo ciucciate e leccate al meato, iniziò prima a scoparmi la bocca (per quanto possibile, entrava poco più che la cappella) e poi, a menarselo furiosamente con la mia cappella mezza in bocca sul punto di scoppiare. Gli diedi un bacio e gli chiesi una piccola pausa: la mascella mi doleva e non volevo perdere la sua crema. Posi il barattolo in terra e mi inginocchiati. Questa volta lo tenni in mano io e, mentre lo smanettavo serravo le labbra sulla cappella e titillavo incessantemente il meato con la lingua. Ad un certo punto si ingrosso ulteriormente e fui pronto: aprii la bocca, estrassi la cappella giusto in tempo mentre con una mano puntavo nella mia bocca, con l'altra tenevo il vasetto vicino. Dinuovo 4-5 getti potenti e nella mia bocca non c'era più posto, così puntai prontamente la cappellona nel barattolo e, con mio stupore , con altri 6-7 fiotti lo riempi quasi per meta. Ingoiai con piacere quella dolcissima crema e mi rimisi in bocca quella cappellona per pulirla. Questa volta, afflosciata entrava tutta e anche una meta di quel cazzone nero venato. Andai su e giù e non mi accorsi che aveva già ripreso a crescere e la cappella,ormai enorme, era incastrata e non ne voleva più sapere di uscire. Con calma lo smanettai e lui me lo spinse in gola, allargandomela credo. Ad un certo punto sentii che stava per sborrare dinuovo. Quasi slogandomi la mascella, per non fargli male con i denti, estrassi la cappella e iniziai a schioccare baci tittillando il meato mentre lo smanettavo, cosa che di lì a poco lo fece dinuovo urlare ed esplodere in una sborrata epica. Questa volta non mi promise di staccarmi dalla cappella, così dovetti ingoiare in fretta e furia e mi spinse dinuovo la cappellona e l'asta in gola, sempre gridando e sborrando. Finito avevo la bocca tutta impastata e dovetti bere mezzo litro d'acqua. Ahmed mi abbraccio' e mi bacio, dicendomi che avrebbe voluto sborrare così tutti i giorni. Gli sorrisi dicendo che aveva bisogno di una donna e io non potevo bastare. Lo riaccompagnai a casa e ci salutammo con l'augurio di rincontrarci al più presto (continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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