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Il Rinculo del Cannone

25.04.2020 |
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"Iniziò un fitto dialogo in tedesco tra i due austriaci..."
Seguito de “Il Cannone”.“Come era potuto succedere?” si chiedeva Franz mentre giaceva ancora legato nel letto e lo sperma di Roberto defluiva dal suo ano dolorante. “Come aveva potuto consentire che quell’italiano lo facesse prima prigioniero e poi abusasse di lui?”. Franz si sentiva profondamente in colpa per quanto accaduto e pensava di esserselo meritato. Anziché combattere come un soldato, si era subito arreso e aveva implorato l’italiano di lasciarlo vivere, si era spogliato tutti i giorni per lui, aveva passivamente subito le invadenti mani dell’italiano sul suo corpo e l’aveva anche ringraziato quando questi, con quelle stesse mani, gli aveva procurato piacere. Si era comportato come una femminuccia e come tale era stato trattato.
Ma già l’indomani l’umiliazione e la vergogna lasciarono il posto alla rabbia e alla sete di vendetta. Roberto capì immediatamente che l’atteggiamento dell’austriaco era cambiato quando, al rientro dall’uscita serale, Franz si rifiutò di spogliarsi e di consegnargli i suoi vestiti. Roberto non poteva permettersi di accettare un atto di ribellione e cominciò ad urlare. Era stato sicuramente imprudente a lasciarsi andare in quel modo la sera prima e considerò nuovamente l’ipotesi di eliminare il prigioniero. Lo spinse contro la parete e lo colpì col calcio del fucile, facendolo tramortire a terra. Lo incatenò nuovamente e, approfittando dello stato di incoscienza, lo spogliò. Decise che da quel momento il prigioniero sarebbe rimasto completamente nudo e incatenato per tutto il giorno, sperando che quell’umiliazione ne fiaccasse l’animo. Del resto, se il prigioniero fosse morto assiderato, avrebbe avuto un’ottima giustificazione da utilizzare con eventuali conquistatori austriaci.
La nuova condizione di detenzione del soldato austriaco offriva a Roberto la possibilità di poterne ammirare il giovane corpo in qualsiasi momento. Benché fosse pentito di averne approfittato, Roberto continuava a desiderare quel corpo e indugiava assiduamente con lo sguardo sulla nudità del giovane austriaco. Voleva passare la sua lingua su quegli addominali definiti, voleva palpare nuovamente i suoi pettorali gonfi e accarezzare i muscoli delle sue braccia, voleva possederlo di nuovo. Franz comprendeva perfettamente il significato di quegli sguardi languidi fissi sulla sua intimità, ricambiandoli con fiero disprezzo. “Stammi lontano, pervertito” pensava.
Una mattina mentre Roberto ispezionava il cannone e controllava eventuali movimenti di truppe all’orizzonte, Franz notò un movimento alla finestra. Era un soldato austriaco. Stabilì un contatto visivo con l’incursore e con cenni discreti comunicò al compagno posizione, numero e dotazione del suo carceriere. Pochi istanti dopo il suo liberatore piombò alle spalle di Roberto, colpendolo alla testa. Lo disarmò e lo trascinò dentro il rifugio, legandolo a una sedia. Si occupò poi di liberare Franz che, ancora completamente nudo, si diresse precipitosamente verso il suo carceriere, iniziandolo a colpire con una rabbiosa raffica di pugni.
Roberto si era prefigurato quell’epilogo molte volte e sapeva perfettamente cosa l’aspettava. Mentre Franz si rivestiva e medicava i segni lasciati dalle catene sui suoi polsi, Roberto veniva violentemente interrogato dall’altro soldato. A un certo punto incrociò lo sguardo di Franz. Per un attimo temette che fosse giunta la sua ora. Fu slegato e fatto mettere con le mani appoggiate al muro. Franz cominciò a perquisire l’italiano, raggiungendo presto i suoi genitali. Lì dove Roberto si era lasciato andare a palpeggiamenti invadenti, Franz utilizzò la ferrea presa delle sue mani da alpinista, stringendo con forza il membro e i testicoli di Roberto, che urlò dal dolore. L’altro soldato austriaco fissò Franz stupito. Prima aveva trovato il suo commilitone completamente nudo, ora questi correva a stritolare le palle del suo carceriere. “Cosa cavolo avevano combinato quei due?” si chiese perplesso. Iniziò un fitto dialogo in tedesco tra i due austriaci. Roberto non capì nulla di quello che si erano detti, ma dallo sguardo di disprezzo del nuovo arrivato comprese cosa gli aveva confessato Franz.
Fu quindi spogliato e fatto chinare a novanta gradi su un tavolo. Le sue gambe furono assicurate ai piedi del mobile e fu immobilizzato in quella posizione con delle ruvide corde. Era pronto per subire la vendetta del suo prigioniero. Franz si slegò la cintura e lascio cadere i pantaloni a terra. Iniziò ad accarezzarsi il membro, che fu presto pronto per la missione. Finalmente poteva riconquistare la sua virilità violata. La rabbia, più che l’eccitazione, guidarono il suo corpo. Il suo cannone trafisse violentemente Roberto, che urlò a squarciagola. Aveva desiderato ardentemente il sesso del giovane austriaco, l’aveva ammirato, toccato, assaporato e ora doveva subirne la forza, mentre penetrava baldanzoso nelle sue viscere. Franz assestò colpi decise e profondi. Non cercava piacere, ma vendetta. Non voleva godere, ma far male. Roberto si arrese all’invasore, accettando che questi lo trapanasse finché non riversò dentro di lui tutta la sua rabbia.
Finito l’assalto un Franz ansimante fece capire al compagno che era giunto il suo turno. L’altro soldato, che aveva assistito a quella cieca cavalcata con disgusto, lo guardò perplesso. L’azzurro glaciale degli occhi di Franz gli fece capire che non si trattava di un atto sessuale, ma di un atto di guerra. Cominciò dunque a spogliarsi, cercando l’ispirazione per avere un’erezione. Non l’aveva mai fatto con uomo e non ne era interessato. Nonostante la situazione Roberto non poté fare a meno di apprezzarne le fattezze con la coda dell’occhio. Se quella era la dotazione dell’esercito austriaco, avrebbero senz’altro perso la guerra. Si preparò quindi ad essere nuovamente violato. L’austriaco, che veniva da mesi di astinenza al fronte, iniziò presto a trovare piacevole quella nuova pratica sessuale e il suo assalto fu condotto con altri obiettivi. Roberto accusò i colpi del cannone austriaco con sottomessa rassegnazione, mentre i suoi glutei venivano bombardati dalle grosse palle scagliate dal soldato.
Nonostante la situazione, il suo pene costretto contro il tavolo reagì a quella ritorsione, attirandosi parole di scherno e disprezzo da parte di Franz, che lo colpì con forza ai testicoli, invitando il compagno a metterci più foga. Doveva fargli male, non farlo godere. Quando i colpì cominciarono a farsi più rapidi, Franz ingiunse al soldato di esplodere il suo vigore sul viso dell’italiano, che fu inondato dal seme del nemico, mentre Franz si godeva lo spettacolo. Quell’italiano che aveva abusato di lui, ora se ne stava lì, nudo e legato a un tavolo, con l’ano martoriato e il viso coperto di sperma austriaco, che colava lentamente sul suo corpo, presagio di nuova invasione. Franz aveva ottenuto la sua vendetta e riconquistato la virilità perduta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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