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Non mi tradire mai più


di Amberslave
20.01.2025    |    10    |    0 6.0
"Il mio corpo era coperto di segni rossi, e il mio pene, ancora intrappolato, pulsava con desiderio..."
Il messaggio mi aveva colto di sorpresa: "Cagna ingrata, vieni immediatamente a casa mia".

Maria aveva scoperto che, durante la sua assenza, avevo avuto un appuntamento con delle dominatrici. Era furiosa, e aveva deciso di punirmi in modo esemplare per il mio tradimento.

"Spogliati e vieni nell'ultima stanza del corridoio" aveva scritto su un foglio lasciato dietro la porta di casa. Non c'erano vestiti ad aspettarmi, solo il biglietto con le sue istruzioni. Obbedii, sapendo che qualsiasi tentativo di disobbedienza sarebbe stato inutile.

L'ultima stanza del corridoio era spoglia, con solo un grande letto al centro e alcune barre di acciaio appese al soffitto. Maria era già lì, ad aspettarmi, e il suo sguardo era infuocato di rabbia.

"Ti ho detto di non tradirmi, Amber" disse con voce gelida. "E invece, cosa scopro? Che hai passato una serata con delle dominatrici, senza il mio permesso. Questo non lo tollererò".

Mi avvicinai a lei, sentendomi piccolo e indifeso di fronte alla sua furia. "Mi dispiace, Padrona" balbettai. "Non volevo tradirti, ma la curiosità ha avuto il sopravvento. Ti prego, perdonami".

Ma Maria non era in vena di perdono. "Ti perdonerò, ma prima dovrai affrontare le conseguenze delle tue azioni" disse, avvicinandosi al letto. "Sdraiati e non muoverti".

Obbedii, sdraiandomi sul letto, mentre Maria fissava i miei polsi alle barre di acciaio sopra di me attraverso delle polsiere di pelle. Poi, fece lo stesso con le mie caviglie, assicurandosi che fossi completamente immobilizzato.

"Ora, Amber, sperimenterai il vero significato della parola punizione" disse, mentre azionava un meccanismo che sollevava il letto, lasciandomi sospeso a testa in giù. Il sangue mi affluiva alla testa, ma non potevo fare nulla per oppormi.

Maria si avvicinò al mio pene, ormai eretto per l'eccitazione e la paura. "Questo piccolo membro ha causato molti problemi, vero?" disse con un sorriso crudele. Prese una gabbietta di silicone, con diverse protuberanze all'interno, e la bloccò intorno al mio pene, stringendola con forza.

Un gemito di dolore e piacere uscì dalla mia bocca. La gabbietta era stretta, e le protuberanze stimolavano i miei sensi, ma allo stesso tempo mi causavano una sensazione di disagio.

"Ti piace, vero, Amber? Sentire il tuo piccolo pene intrappolato, indifeso?". Maria continuava a torturarmi con le sue parole. "Adoro vederti così, completamente alla mia mercé".

Poi, con movimenti lenti e sensuali, collegò due elettrodi ai miei testicoli. "Questi ti aiuteranno a capire chi è il padrone qui" disse, mentre azionava un dispositivo che inviava scosse elettriche ai miei genitali.

Il dolore fu immediato e intenso. Il mio corpo si contorse, cercando di liberarsi, ma le polsiere e le cavigliere mi tenevano fermo. "Per favore, Padrona, basta!" gridai, mentre le scosse continuavano a colpire i miei testicoli.

Ma Maria non aveva pietà. Aumentò l'intensità delle scosse, guardandomi con occhi pieni di desiderio. "Ti piace soffrire, vero, Amber? Senti come il tuo corpo reagisce, come il piacere e il dolore si fondono in un'unica sensazione".

Urlavo. Le sue parole mi eccitavano, nonostante il dolore. Il mio pene, intrappolato nella gabbietta, pulsava, cercando di liberarsi. Le scosse elettriche mi facevano gemere, ma allo stesso tempo mi spingevano verso un piacere estremo.

Maria si avvicinò al mio viso, accarezzando i miei capelli. "Sei il mio schiavo, Amber, e io ti farò provare cose che non hai mai immaginato. Ma ricorda, ogni volta che mi tradirai, la punizione sarà ancora più severa".

Le sue labbra si avvicinarono alle mie, e mi baciò con passione. Il suo bacio era dolce e crudele allo stesso tempo, e io mi persi nel suo sapore, dimenticando per un attimo il dolore.

"Ora, Amber, ti lascerò qui per un po'. Rifletti sulle tue azioni e sul tuo ruolo come mio schiavo. Quando tornerò, avrai una nuova lezione da imparare".

Maria uscì dalla stanza, lasciandomi sospeso, legato e con il pene intrappolato nella gabbietta. Il dolore e il piacere si mescolavano, mentre il mio corpo continuava a reagire alle scosse elettriche.

Rimasi lì, appeso a testa in giù, per quello che sembrò un'eternità. La mia mente vagava, pensando a quanto ero stato stupido a tradire Maria, e allo stesso tempo immaginando le nuove punizioni che mi aspettavano.

Finalmente, dopo un tempo indefinito, sentii la porta aprirsi di nuovo. Maria era tornata, e con lei, una nuova ondata di eccitazione e paura.

"Hai imparato la lezione, Amber?" chiese, mentre si avvicinava al mio corpo sospeso.

"Sì, Padrona" risposi, la voce tremante. "Ho capito il mio errore. Ti prego, perdonami e insegnami come essere un migliore schiavo".

Un sorriso crudele apparve sul suo viso. "Oh, Amber, sei così adorabile quando supplichi. Ma la lezione non è finita. Ora, ti farò sperimentare qualcosa di nuovo, qualcosa che ti farà capire chi è il vero padrone qui".

Maria prese un frustino e cominciò a colpire le mie natiche, già sensibili per la posizione in cui mi trovavo. Ogni colpo mandava onde di dolore e piacere attraverso il mio corpo.

"Grida, Amber" sussurrò all'orecchio. "Lascia che il mondo sappia quanto sei mio, quanto godi nel sottometterti a me".

Il mio corpo rispondeva ai suoi comandi, e i miei gemiti riempivano la stanza. Il frustino continuava a colpire, e io mi perdevo in un mondo di sensazioni contrastanti, dove il dolore e il piacere si fondevano in un'unica, intensa esperienza.

Maria sapeva come spingermi oltre i miei limiti, come farmi desiderare di più, sempre di più. E io, completamente alla sua mercé, non potevo fare altro che abbandonarmi a questa danza di sottomissione e piacere.

La punizione continuò, e io non sapevo quanto tempo fosse passato. Il mio corpo era coperto di segni rossi, e il mio pene, ancora intrappolato, pulsava con desiderio. Maria, soddisfatta del mio stato, decise di darmi un po' di sollievo.

Con movimenti lenti e sensuali, sbloccò la gabbietta, liberando il mio pene dolorante. Lo prese tra le mani, accarezzandolo delicatamente, e poi cominciò a succhiarlo, con movimenti lenti e avvolgenti.

Il piacere mi invase, e gemetti, sentendo il suo tocco esperto. Le scosse elettriche ai miei testicoli erano ormai un lontano ricordo, e ora, tutto ciò che potevo percepire era il piacere intenso che Maria mi stava donando.

"Sei pronto per l'orgasmo, Amber?" mi chiese, mentre aumentava il ritmo delle sue suzioni.

"Sì, Pdrona, per favore," gemetti, sentendo il mio corpo sul punto di esplodere.

Maria mi guardò dritto negli occhi, e con un ultimo, intenso movimento, mi portò al culmine. Il mio corpo si contorse, e un gemito di piacere uscì dalla mia bocca, mentre l'orgasmo mi travolgeva e il mio sperma colava sul mio corpo arrivando fino alla faccia.

Maria mi lasciò lì, sospeso, mentre il mio corpo tremava per le scosse dell'orgasmo. Mi sentivo svuotato, ma allo stesso tempo pieno di una nuova consapevolezza: ero il suo schiavo, e ogni mio desiderio apparteneva a lei.

"Questa è solo l'inizio, Amber" disse, mentre si avvicinava di nuovo a me. "Ci saranno altre lezioni, altri piaceri e punizioni. Ma per ora, goditi questo momento, e ricorda: sei mio, completamente e totalmente".

Le sue parole risuonarono nella mia mente, mentre il mio corpo cominciava lentamente a riprendersi. Sapevo che questa non sarebbe stata l'ultima punizione, ma allo stesso tempo, non vedevo l'ora di scoprire cosa mi avrebbe riservato il futuro come schiavo di Maria.
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