Racconti Erotici > Lui & Lei > Yvonne, un libercolo e un aereo in ritardo
Lui & Lei

Yvonne, un libercolo e un aereo in ritardo


di marchosias75
17.04.2015    |    3.342    |    2 9.8
"Uscito dalla doccia mi preparo e cerco il cellulare prima di abbandonare dalla stanza..."
Ciao a tutti,
vi riporto un racconto che ho scritto per una mia cara "lettrice": Yvonnehottest del palco delle esibizioniste.
Cara Yvonne, questo è dedicato a te, al tuo palco e alla tua sensualità!

Eccolo e buona lettura a tutti.

Proprio quello che ci si aspetterebbe dopo una bella settimana di lavoro, essere costretti a prendersi un aereo, destinazione estremo oriente, per un meeting inutile e noioso. L’idea di dovermi poi sorbire tutte quelle ore di aereo, seppur non in classe economica, mi avevano depresso ancora di più. Ad ogni modo, giacca e cravatta fresche di lavanderia, mi precipito in aeroporto.

Solito tram tram, parcheggio, ritiro del biglietto, check-in e, giusto come ciliegina sulla torta una bella ora di ritardo… che palle, vabbeh, dai, andiamo a farci un giro in edicola, magari trovo qualcosa di interessante da leggere. Macchine, moto, sport, quotidiani, ma no, cerchiamo qualcosa di più interessante, magari un libro che possa tenermi compagnia durante questo lunghissimo viaggio. Soliti romanzi gialli, soliti romanzi d’amore, ormai mi ero scoraggiato, quando ho visto che in una posizione abbastanza defilata dell’edicola vi era una zona ove la gente passava con un misto di divertimento e morbosità. Era il mio angolo preferito…

Mi sono diretto subito in quell'angolo, anche con un po’ di acquolina in bocca. Erano esposti una serie di libri erotico-pornografici, hentai giapponesi, raccolta di racconti gay, ma un libricino piccolino, che avrà avuto non più di 100 pagine attirò la mia attenzione. Si intitolava “La sottomissione di Ludovica”, la copertina era esplicita ma non volgare: un seno scoperto circondato da quello che sembrava essere un body di pelle, ed al collo della modella immortalata un collare con tanto di guinzaglio. Sono sempre stato incuriosito dal mondo del sesso BDMS, mai provato, ma curioso sì. Ma la cosa che ha reso ancora più appetibile quel piccolo libercolo, era il fatto che era stato scritto da una donna. Le autrici di racconti erotici sono sempre più, come dire, attente al dettaglio, ti fanno immergere completamente nella scena, nelle emozioni dell’atto descritto, andando al di là del puro e semplice orgasmo provato. Mi sono diretto alla cassa con quel libro in mano, ho pagato e subito mi sono immerso nella lettura. Le prime pagine, che raccontavano un po’ la vita della protagonista, erano state scritte sia per accendere gli animi (c’era una sontuosa descrizione di un atto di autoerotismo in una vasca da perdere la testa), sia per introdurre la protagonista, Ludovica appunto. Una donna libera da inibizioni sessuali, emancipata e decisa, che un giorno su un treno, destinazione Parigi con viaggio notturno, viene trattata da serva del piacere da uno sconosciuto incontrato sul treno stesso. Ero assorto nella lettura, abbastanza eccitato, quando ti ho visto arrivare in sala di attesa. Scarpe elegantissime con un tacco vertiginoso ma non volgare, calze leggermente velate, completo tailleur e gonna, insomma una bellissima donna tutta in ghingheri, impossibile non accorgersi di te. Ho ripreso la mia lettura del romanzo appena comperato, ove veniva narrato il proseguo dell’avventura di Ludovica.

Poco dopo un rumore di tacchi si fa sempre più vicino. “È libero questo posto?”. “Si prego, adesso lo libero” risposi distrattamente. Spostando la mia valigetta ti ho visto, li a pochi centimetri da me. Vista da vicino eri un vero spettacolo di eleganza, inoltre inebriavi l’aria con una fragranza ancora più raffinata, probabilmente Hermès o qualcosa di simile. Educatamente ho cercato di non fissarti troppo, ma eri veramente uno schianto. Nonostante il contenuto interessante del libro, leggevo ormai distratto. Sentivo ogni tuo movimento, il mio corpo, data l’eccitazione procuratami dal libro, era altamente ricettivo. Ogni mio senso era allerta. Sentivo che cercavi qualcosa nella tua borsetta, che ti aggiustavi la gonna, che ti guardavi nello specchio della cipria per controllare il trucco. Il tutto senza che io ti guardassi. Improvvisamente ho sentito che ti sei fissata su qualcosa, come una strana sorpresa che non ti aspettavi. Lentamente mi giro e con lo sguardo colgo un rossore sulle tue guance che prima non c’era. Avevi gli occhi fissi sul libro che stavo leggendo, quasi ne fossi attratta e scandalizzata allo stesso tempo. Io sono abituato a reazioni del genere, non sfoglio riviste pornografiche in mezzo alla gente, ma leggo sempre romanzi un po’ “sopra le righe” in qualsiasi frangente. Senza alcun imbarazzo mi rivolsi a te: “Qualche problema, Signora? La vedo un po’ turbata…”, e tu: “No, nulla, mi scusi, è che non sono romanzi che uno si aspetta di vedere leggere in pubblico. Non che ci sia qualcosa di male, ma…”, hai detto con una voce che lasciava trasparire un po’ di imbarazzo. “Signora, guardi, sono una persona che non riesce a nascondere i propri gusti e le proprie inclinazioni. Amo leggere romanzi fuori dall'ordinario e non me ne vergogno a mostrarlo in pubblico. Onestamente non vedo perché nasconderlo.”. “Guardi che non intendevo offenderla!” “Ma si figuri, guardi che non mi sono assolutamente offeso, anzi, poter avere sempre il piacere di discutere con una donna affascinante come lei!” risposi sornione. “Oh Grazie!”. Abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, del fatto che entrambi dovessimo fare una trasferta sfiancante durante il fine settimana per lavoro, al nervosismo dovuto al volo in ritardo. Era piacevole parlare con te, la tua bocca, truccata con classe, scolpiva le parole con voce calda, lasciando sempre spazio ad un sorriso per qualche mia stupida battuta. Ad un certo punto ti ho chiesto diretto “Tornando al principio! Ha mai letto un romanzo come questo?”. Questa domanda sembrava non averti colto di sorpresa, dimostrandomi che eri una donna acuta e sottile. “Guardi, onestamente no, una volta sfogliai una rivista pornografica ed il racconto che c’era di contorno ad un set di foto mi lasciò alquanto indifferente.”. “Guardi che trattasi di due universi completamente diversi. Ad esempio, il libro che stavo leggendo prima è scritto da una donna, a tratti è sì volgare con dovizia di particolari quasi da scena pornografica, ma è il contorno alla scena che crea più eccitazione” chissà dove volevo andare a parare, le parole ormai mi uscivano fluenti. Peroravo la causa dei romanzi erotici e tu mi ascoltavi con attenzione. “Guardi, le propongo di leggere solo due o tre pagine, poi mi dica cosa ne pensa, se lo vuole, non si senta in obbligo.”. Con una espressione un po’ scettica sul volto hai preso il libro. “Da qui, queste tre pagine: Poi se vuole mi può dire cosa ne pensa, in assoluta libertà!”. Le pagine che ti ho proposto raccontavano del primo incontro della protagonista Ludovica con il suo futuro Master, un uomo conosciuto tramite un annuncio. La scena descriveva dal primo contatto via telefono fino all'incontro vero e proprio. Prima un aperitivo in un bar, con tanto di assaggio di olive da cocktail in modo suadente, fino al vero e proprio rapporto sessuale con scene di sottomissione. Eri assorta nella lettura, muovevi la mano sul bordo del tailleur, forse un tuo gesto abituale durante la lettura. Quando probabilmente sei arrivata alla prima descrizione un po’ più spinta, ti ho visto con una espressione un po’ sorpresa: hai sgranato gli occhi come per stupore causato da quello che avevi letto, bocca un po’ dischiusa. Hai continuato a leggere e ho sentito che il tuo respiro si è fatto leggermente più veloce, forse per lo stupore, forse per eccitazione. Le tue labbra hanno cominciato a muoversi in modo inusuale, tant'è che ad un certo punto ti sei quasi morsa un labbro. Ora era lampante che qualcosa in quelle pagine ti aveva smosso. Finita la lettura mi hai riposto il libro “Grazie, interessante, certo non la solita letteratura commerciale, forse un giorno ne acquisterò uno.”. “La prego allora di tenere questo!”. “No guardi, non sarebbe conveniente, penso mi capisca.”. Ma vedevo che i tuoi occhi dicevano altro, ma non volli insistere troppo.

Riprendemmo a chiacchierare di tutt'altro, dalla politica alla cronaca del periodo, quando ad un tratto una persona, che si aggirava nei dintorni della nostra sala di attesa e che avrebbe preso l’aero con noi, tornò con un fare da infuriato. “Hanno cancellato sto cazzo di volo, non è possibile, che assurdità!”. Tra le proteste collettive siamo stati invitati ad allontanarci dalla sala di attesa. In una altra stanza un responsabile della compagnia, scusandosi per l’inconveniente, ci avvisò che avremmo potuto passare la notte in albergo a spese della compagnia aerea, in quanto il primo aereo disponibile sarebbe stato non prima delle 12 del giorno successivo. “Che iella vero?” ho detto. La tua risposta era nei tuoi occhi, avresti incenerito il primo che ti avrebbe fatto un secondo sgarro.

Prese le valige e caricate su di un pullman, ci siamo indirizzati all'albergo. Ti ho invitata a cena, ma la tua risposta è stata alquanto inappellabile “Sono troppo nervosa, sarei una cattiva compagna, non se la prenda. Mi lasci il mio numero di cellulare, qualora cambiassi idea le darò uno squillo”.

Ormai mi ero arreso al mio destino, una cena economica, da solo, presso l’albergo, televisione e poi avrei terminato il libro in attesa di ritornare in aeroporto. In camera mi fiondai sotto la doccia, adoro le docce gelate la sera, mi rinvigoriscono e mi mettono appetito. Uscito dalla doccia mi preparo e cerco il cellulare prima di abbandonare dalla stanza. Chi manda un messaggio ora? “Mi hanno fatto eccitare tremendamente le pagine che mi hai fatto leggere, se non ci fosse stato nessuno avrei sfogato tutti i miei bollori…”. Avevo visto bene allora, ti eri eccitata leggendo quelle pagine. Ma volevo andarci cauto. “Sono contento, hai visto che avevo ragione, che i libri erotici sono un’altra questione? Hai deciso se cenare o meno?”. Quando ho cliccato su “invia” mi sono dato del coglione fino alla tua risposta. “Non credo che sia il caso di farmi vedere in queste condizioni in pubblico, raggiungimi nella stanza 154…”. La mia mente si oscurò dall'eccitazione, ma cercavo di essere razionale. Con calma mi diressi verso la porta, avevo il cuore in gola. Suona di nuovo il cellulare, questa volta mi stai chiamando: “Bussa con un tocco lungo seguito da due brevi, ti voglio in giacca e cravatta come eri all'aeroporto, sono le mie uniche richieste, poi quando sarai qui con me esaudirò le tue.” Non lasciavi adito a risposte, ed il tono della tua voce era caldissimo. Mi ero eccitato tantissimo ascoltandoti. Quando mai una donna sublime e di classe come te si dimostrava così eccitata nei miei confronti. Mi sono rivestito di tutto punto, sono partito destinazione camera tua. Una volta raggiunte ho bussato secondo le tue istruzioni con l’eccitazione in me e, soprattutto, nelle mie mutande. Nessuno mi risponde, che cavolo, mi ha preso in giro?!?!?! Un nuovo squillo al telefono, questa volta un messaggio: “Ora ti apro, aspetta 10 secondi poi entra, ok? Se sei d’accordo bussa di nuovo.” Mi stavi facendo impazzire, non ne potevo più. Busso di nuovo, la porta si schiude, aspetto 10 secondi ed entro.

La visione più eccitante della mia vita mi si è parata davanti: te con la faccia sconvolta dall'eccitazione, in ginocchio sul pavimento mentre ti masturbi con addosso solo autoreggenti e scarpe. Al collo porti la cintura, che prima tenevi alla gonna del completo, a mo’ di collare. Sei uno spettacolo eccitante e osceno. Chiudo la porta alle mie spalle e vengo verso di te. “Stasera voglio essere la tua serva, puoi ordinarmi di fare ciò che vuoi. Voglio essere la tua cagnolina ubbidiente, prendimi al guinzaglio.” Con queste parole ho perso ogni remore. Ho preso in mano il tuo collare, tirandoti un po’ verso il basso. “Stai giù buona, non farmi arrabbiare…” “va bene… “Va bene e poi?”. “Va bene padrone”. “Farai solo quello che di dico io”. Facendoti camminare a quattro zampe ti ho avvicinato al letto, io mi ci sono seduto su di un lato. “Adesso il tuo padroncino ha voglia di godere un po’, vediamo di soddisfarlo come si deve”. Hai allungato le tue mani verso la mia patta, ma non avendotelo ordinato ti ho allontanato le mani con un sonoro schiaffone sul dorso delle stesse. “Scusami padrone, non succederà più!”. “Sarà meglio così!”. Mi abbassai la cerniera della patta e tirai fuori il mio cazzo che stava per scoppiare. “Tanto per cominciare soddisfami con la tua bocca, la notte poi è lunga da passare, ci sarà tempo per altro!”. Ubbidiente ti sei avvicinata il cazzo alla bocca, due leccate alla cappella e poi ti sei lanciata in un eccellente pompino. Sentivo la lingua roteare sulla mia asta, con un dolce risucchio da impazzire. Ero troppo eccitato e non riuscii a durare di più. Ti sono venuto in bocca, scaricando nelle tue fauci una quantità smisurata di sperma. Non ti sei staccata dal mio uccello fino a quando non ha smesso di eiaculare, ingoiando fino all'ultima goccia e ringraziandomi della bevanda servita. Rimanendo a quattro zampe ti sei girata volgendomi il sedere, mostrandomi il tuo sesso tutto lucido di eccitazione. Il suo odore si poteva percepire a distanza. Era evidente che ti eri già masturbata prima che io arrivassi. Mi sono sfilato una scarpa ed ho avvicinato il mio piede alla tua vagina, toccandola con il dorso dello stesso. Hai cominciato a guaire come una cagnolina ferita, io facevo avanti ed indietro, mentre con una mano ti tenevo per il guinzaglio improvvisato. Eri caldissima tra le gambe, volevo sentire tutta la tua eccitazione, così mi sono sfilato anche il calzino. Sono andato avanti a masturbarti in quel modo osceno fino a quando le braccia, su cui ti reggevi, hanno ceduto e hai raggiunto l’orgasmo abbandonata sul pavimento. Ma era evidente che ne volevi ancora, in qualsiasi modo ti venisse proposto.

Intanto il mio membro si era rinvigorito di nuovo, con uno spettacolo come quello che mi stavi dando avrei potuto andare avanti tutta notte. Ti ho tirato a me e ti ho fatto salire sul letto, lasciandoti ancora a quattro zampe. Volevo assaggiare i tuoi umori. “Adesso te ne stai buona qui fino a quando ho finito, guai a te se ti muovi!”. “Va bene”. Questa non poteva passare “VA BENE E POI!!!!!” Mentre con l’altro capo della tua cintura ti tirai una leggera frustata. “Va bene, padrone, non lo farò più, non frustarmi più ti prego!”. Ma il tuo volto diceva che quel piccolo dolore ti aveva appagata.

Affondai in viso nella tua figa grondante, che buona che era. Mentre spingevo la lingua più a fondo, presa dal piacere, ti sei allungata in avanti. Non potevo esimermi, avevi di nuovo disubbidito. Ti sfilai la cintura dal collo e la usai come frusta. Ad ogni colpo gemevi mentre io ti dicevo “Sei proprio una cagnetta disubbidiente, bisogna raddrizzarle subito quelle come te”. “Hai ragione padrone, ti prometto che d’ora in poi sarò più ubbidiente!”. Dopo altri tre colpi mi sono rilanciato sulla tua passerina. Eri una cosa sublime, venivi a fiumi e si notava che ti sforzavi di rimanere ferma. “Dai, ti prego padrone, soddisfami con il tuo cazzo!”. “Allora non vuoi proprio capire, adesso sono veramente arrabbiato!”. Ti tirai con un po’ di violenza giù dal letto. “In piedi ora, sfilati le calze, subito!”. “Si padrone, non frustarmi, farò quello che vuoi!”. Ti sei tolta le scarpe e le calze con il volto supplicante, il resto del corpo era tremendamente sensuale, in ogni suo movimento. “Dammi le calze. Adesso girati, mani dietro la schiena, tieni uniti anche i gomiti!”. “Non ci riesco...”. “NIENTE SCUSE!”. Mantenendoti in quella posizione, ti ho legato mani e gomiti con le calze, in modo da immobilizzarti le braccia. “Adesso vediamo se hai voglia di disubbidire ancora… Usciamo dalla porta, facciamo vedere alla gente quanto sai essere ubbidiente quando vuoi”. “No, ti scongiuro padrone, potrei incontrare qualcuno che conosco…” ma le tue gambe sono andate, senza che io ti guidassi, verso la porta della stanza. Appena fuori dalla porta hai cominciato a dire di essere una brava cagnolina, che avevi imparato la lezione e che eri completamente sottomessa al tuo padrone. “Voglio tornare in camera a farti godere, padrone!” ma i tuoi occhi e il tuo corpo si spingevano sempre più nel corridoio, fino ad un angolo specchiato. Il tuo culetto ero uno spettacolo meraviglioso mentre camminavi scalza. Rimanevi in punta di piedi, inarcando il sedere per farmi vedere i tuoi caldi pertugi. Attraverso gli specchi vedevo il mio sguardo ormai totalmente infiammato. Era ora di averti. Ti ho spinto sul pavimento e sei caduta in ginocchio. Hai abbassato la testa fino al pavimento, mostrandomi il tuo bellissimo sesso senza un pelo. Ho estratto il mio dai pantaloni e senza troppi complimenti ti ho penetrata, fino in fondo. Eri eccitatissima e questo favorì l’ingresso del mio membro nella tua vagina. Che calda. “Adesso sfondami maiale” hai sussurrato, quasi fosse una voce fuori campo. Ho cominciato a darti dei colpi fortissimi, ai quali rispondevi con dei strani rantoli di piacere. Più gemevi più io spingevo forte. Sono uscito da te, ti ho alzato per il collare e ti ho girato verso il corridoio. Tenendo stretto il collare ti ho penetrato in piedi. “Ci stanno guardando sai” avevo infatti visto un signore che, accortosi della cosa, si era nascosto dietro una colonna e si stava toccando da sopra i pantaloni il suo pacco. La cosa non ti scompose più di tanto, anzi ti eccitò se possibile ancora di più! “Vieni padrone, vieni dentro di me!” Non aspettavo altro. Mi liberai in una schizzata furiosa, mentre tu sommessamente gemevi “Vengo, vengo, vengo…”. Il tempo di finire e ti ho ricondotto in camera. “Allora, è stata brava la tua cagnetta?” hai detto appena chiusa la porta. Ti sei avvicinata a me e mi hai spinto sul letto. “Non credere di cavartela così, io ho ancora una certa fame” mi hai detto prima di spogliarmi tutto. Ti sei nuovamente dedicata al mio uccello che, nonostante le due venute, era ancora bello duro. “Che ne dici di assaggiare anche questo?”. Io ero supino sul letto, ti sei accomodata su di me facendo entrare piano piano il mio fallo nel tuo buchetto proibito. Tra i tuoi umori e la saliva che inzuppavano tutta la mia intimità, non c’è stato bisogno di altro lubrificante per poter possedere il tuo bel culetto. Persi l’idea del tempo. Le precedenti venute non avevano fatto perdere vigore al mio uccello, e ne avevano aumentato, senza ombra di dubbio, la durevolezza. Stavo godendo come un matto, il tutto incrementato dalle tue parole “Sfondami tutta, voglio sentirti fino in fondo, spingi così, maiale”, turpiloquio molto appagante in situazione come questa. Non so dopo quanto tempo me ne sono venuto nuovamente dentro di te. Tu sei crollata su di me, insieme ci siamo addormentati….
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Yvonne, un libercolo e un aereo in ritardo:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni