Lui & Lei
Dedicato a Greta
di marchosias75
05.07.2013 |
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"Dovetti rientrare in cabina e sfogare questa mia eccitazione, sussurrando tra le labbra, in un fremito “Gtretaaa, siiiii…..."
Ciao a tutti ragazzi.Anche se sono iscritto come bisex, pubblico questo racconto nella sezione etero e lo dedico a Greta, la mitica Segreta del Palco delle esibizioniste, Colei che tante volte mi ha risollevato il morale con la sua bellissima eroticità, che tante volte è stata oggetto del mio desiderio.
Questo è per te Greta.
Ero un giovanotto di 19 anni spensierato e felice. Liceo finito, tre mesi di pacchia assoluta prima di lanciarmi nell’avventura dell’Università. I miei buoni risultati scolastici non mi avevano permesso di strappare una vacanza in solitaria con i miei amici, nonostante discussioni anche accese con i miei genitori. Mi avrebbero accompagnato al mare loro, due settimane con mio padre e due con mia madre. “Poco male”, pensai,” 4 settimane di mare chi se le perde”. Anche se il luogo di villeggiatura era sempre lo stesso, non me ne feci un cruccio, conoscevo tanti ragazzi della mia età che villeggiavano in quella zona e di sicuro non avrei sofferto di solitudine. Inoltre la macchina sarebbe stata finalmente a mia disposizione.
Arrivai al mare con tanta voglia di divertirmi, beach volley in spiaggia, nuotate al largo, giri in barca con gli amici, ma soprattutto tanta voglia di fare festa la sera. Ma, soprattutto, tanta pelle finalmente scoperta in spiaggia. Le ragazze con cui facemmo gruppo erano sicuramente interessanti ed interessate, non dico che fossi uno che ci sapeva fare, ma non mi tiravo indietro se c’era da provarci. Qualche “risultato” lo raggiunsi anche nei primi giorni, ma ero onestamente più interessato a divertirmi che a rendere le vicissitudini amorose più serie che una avventura estiva.
Un giorno, alzato presto di mattina nonostante i bagordi del giorno prima, andai in spiaggia dopo una bella biciclettata nelle strade deserte di inizio giornata. Tutto sudato ed accaldato entrai nel bagno dove avevamo ombrellone cabina, mi misi il costume e mi feci una bella doccia ghiacciata, per abbassare la temperatura e prepararmi al mare che, nonostante l’estate, era ancora abbastanza freddo. Proprio in quel momento passò quello che credevo fosse un miraggio, dovuto allo sbalzo di temperatura. Fluenti capelli sciolti e castani che cadevano ben oltre le spalle, un vestitino corto un po’ trasparente dal quale si intravedeva un costume nero, gambe chilometriche e sandali con tacco. Le curve del corpo erano doppiate accuratamente dal vestito, sembrava una seconda pelle. Tutto attorno a lei si fermò, come per accogliere la ninfa della spiaggia. “Chi è questa, non l’ho mai vista prima?” pensai. Frequentavo da anni quel bagno e conoscevo praticamente tutti. Da come si muoveva non era la prima volta che vi entrava. Seguivo le gambe muoversi come ipnotizzato, non riuscivo a distogliere lo sguardo, nonostante la mia vocina interiore mi diceva “smettila di guardare così, maleducato!!!!”. Quando si avvicinò il padrone del bagno mi venne svelato il nome di questa stupenda creatura: “Greta, ti stavamo aspettando! Che piacere vederti, splendida come al solito. Come mai così presto quest’anno?”. Greta, questo nome si stampò nella mia testa e, nei giorni a seguire, divenne una specie di assillo. “Hai finito di fare la doccia, sprecone?!?!?!” mi disse Giorgia, una delle ragazze con cui uscivamo in compagnia, oltre che mia preda di quei giorni. “Si si, adesso arrivo e ci beviamo un caffè!”. Mi diedi una rapida asciugata e aspettai la dolce GIorgetta con il caffè in mano.
Mentre parlavamo di cavolate da 19enni, passò di nuovo davanti ai miei occhi Greta, con il solo costume che prima intravedevo dal vestitino copricostume. Questa volta tutta quella pelle scoperta mi scombussolò non poco. Quei seni belli, tondi e imponenti si muovevano seguendo i passi sulla sabbia calda del mattino. Ne ero ammaliato, tant’è che Giorgia mi chiuse la bocca, rimasta aperta dallo stupore della visione, alzandomi il mento dicendo: “Che cafone che sei, ti sto parlando io e tu ti perdi dietro a due tette!”. “Perché, sei gelosa?” ribattei con un po’ di civetteria e sarcasmo, sapendo che la Giorgia era una tipa da avventura, ma fino ad un certo punto…. “Scemo di un cretino!” fu la risposta, ma divenne rossa in volto.
Il resto della giornata passò via tranquillo, come doveva essere una bella vacanza d’estate. La sera ci trovammo tutti in compagnia davanti al solito barettino da ventenni sfigatelli, a fare chiasso e bere qualche birra. Verso mezzanotte un rombo che faceva tremare le budella fermò i discorsi di noi maschietti. Un Mercedes metallizzato da paura, la cui cilindrata equivaleva a quella di dieci delle mie macchine messe insieme, arrivò borbottando sommessamente. Era impossibile non notarlo. Subito a lanciarci in stupide considerazioni sulle prestazioni del mezzo, che si fermò proprio davanti a noi. Si aprì la porta del passeggero e scese una folta chioma castana che avevo già visto la mattina. Il buon vecchio Giulio esternò l’ammirazione per la carrozzeria, ovviamente non della macchina, seguito dai risolini di tutti i soci della compagnia, adducendo “Vedi, macchina di serie A, accompagnatrice di serie A!”. Mi risentii di questa battuta, tirandogli uno spintone. “Oh, Marco, ma che cazzo hai, stai tranquillo, manco fosse la tua donna!”. Con la coda dell’occhio vidi la Giorgia diventare scura in viso, forse avevo esternato troppo qualcosa. Tutto si concluse li e la serata continuò, ma la mia amichetta, quella sera, un bella limonata non me la diede prima di andare a letto.
Il giorno dopo rimasi a letto fino all’ultimo momento per non perdere la colazione, con qualche piccolo rimprovero da parte di mia mamma via sms, del tipo “tira giù quel culo dal letto, prima che venga a tirarti giù a calci e vieni in spiaggia!”. Amore di mamma, che ci volete fare. Solita colazione troppo abbondante e mi lancio in spiaggia. Arrivo al nostro ombrellone ma non vedo mia mamma. Come al solito, fuoco al culo poi fa sempre tutto da sola. Mi guardo in giro e mi adagio sulla sdraio. Non vedo nessuno dei miei amici, quindi mi preparo il lettore CD con qualcosa di potente e mi preparo a rilassarmi. Volto lo sguardo al bagno asciuga ed eccola, di nuovo lei, Greta… i suoi capelli bagnati le si sono adagiati sulle spalle, la pelle è lucida e brillante per l’acqua e la salsedine. Vedo i suoi capezzoli segnati dal costume, vuoi per l’acqua non proprio calda, vuoi per le loro magnifiche dimensioni. Seguo ogni suo passo come se fosse venere che nasce dalle acque. Risparmio quello che leggo sulle labbra dei passanti che la guardano camminare. Questa volta il mio sguardo riesce a distogliesi dai soli attributi fisico-sessuale e si poggia sul suo viso. Un viso dai lineamenti dolci e dall’espressione di una donna consapevole di saper fare girare la testa a tanti uomini. Quando le si avvicina una anziana signora per salutarla, la sua bocca schiude un sorriso disarmante, che mi fa sciogliere la mente. Parto in un turbinio di pensieri, mi vedo li a prenderle la mano, ad accompagnarla mentre con l’altra mano le accarezzo le curve, rapito da quella bocca e quel sorriso. Di li a poco i pensieri si fanno sempre meno casti, penso alla consistenza del suo petto, delle sue cosce, a come potrebbero essere lisce le sue cosce e sodi i suoi glutei, a quanto tempo potrei passare a baciare i suoi piedi… “Finalmente sei arrivato, pensavi di stare a letto ancora tanto, pigrone, avessi la metà delle energie che ho io… bla bla bla bla”. Menomale che mia mamma mi vuole tanto bene… persi di vista Greta mentre parlavo con mia mamma, giusto il tempo di rivederla mettersi sotto la doccia per la salsedine. Ma ecco arrivare la cumpa “Dai che abbiamo noleggiato un catamarano, roba da duri!”. Un ultimo sguardo alla mia dolce distrazione sotto la doccia e si parte tutti insieme.
I giorni passavano e cominciai a fantasticare su una avventura con quello splendido esemplare di donna che era Greta. Immaginavo di andarla a prendere a bordo di una velocissima coupé a due posti, farle provare qualche brivido su qualche tornante per poi farla sciogliere dalle mie braccia. Studiavo ogni particolare del suo volto, ogni sua espressione, ogni centimetro visibile della sua pelle, per poi riportarmi il tutto alla mente mentre da solo mi donavo piacere pensando a lei. Quando invece appoggiavo le mie labbra a quelle di Giorgia pensavo a come potessero essere quelle di Greta, quando accarezzavo le sue cosce da 18enne pensavo: “Quelle di Greta sono sicuramente più sode e liscie!”, Greta, Greta Greta… una fantastica ossessione da cui farsi trasportare.
Nella pazzia dei 20 anni uno si costruisce castelli per aria per sogni irrealizzabili e, puntualmente, li vede crollare. Ovviamente cominciai ad architettare la mia conquista di Greta. Mi abbronzavo con dedizione e mi dedicavo all’attività fisica anche intensamente, per asciugare il mio corpo dal minimo segno di grasso. Ero molto attivo in quel periodo, ma più che muscoloso ero molto asciutto e tonico grazie a nuoto e ciclismo. Mi atteggiavo a figo quando lei passava, ovviamente senza alcun risultato. Ma il mio castello crollò quando la vidi in compagnia di un uomo con il quale, di sicuro, non avrei potuto assolutamente competere. Indubbiamente bello e altamente prestante, vicino a lui non potevo che essere un pivello. Viste le dovute differenze, mi rassegnai all’idea di mantenere Greta come un bellissimo ma, dopo tutto, irrealizzabile sogno.
Mi stavo proprio godendo queste ferie. Servito e riverito in albergo, compagnia simpatica e l’amichetta per i pruriti sessuali. E una puledra di prima categoria con cui rifarmi gli occhi e pensare a come dovrebbe essere veramente una donna. Tutti i giorni a vederla scoprivo qualcosa di nuovo su di lei, sul suo corpo, sulle sue espressioni, ma avevo perso ogni speranza di poter andare oltre, nonostante vedessi la sua cordialità e simpatia nel rapportarsi a chiunque le si rivolgesse. Fino a quando un giorno avvenne un simpatico episodio. Mi stavo andando a cambiare il costume, quando vidi il mio sogno che si avvicinava con il padrone del bagno alla cabina attigua alla mia. “Scusami Greta, ma ti devo mettere in questa cabina perché la tua era stata già prenotata da una famiglia; quindi da oggi ti devo mettere qui, scusami tanto…”. “Ma secondo Lei, non ci pensi nemmeno un attimo, non è assolutamente un problema!” e di nuovo quel sorriso spiazzante ed ammaliante… volevo mettermi in ginocchio e pregarla di fare me ciò che voleva, l’avrei fatto sicuramente…
“Hei, giovanotto, stai bene?”
“Ehm, si, scusi Greta, si, grazie” dissi io.
“Come conosci il mio nome?!?!?!”, oh cazzo e adesso che dico, cosa faccio di qualcosa di sensato, parla, rispondile cazzo, porc…. “Stai tranquillo, mica ti mangio…” e si chiuse nella cabina, con il suo solito volto sorridente.
Se mai avessi avuto una possibilità di anche solo poterle offrire un caffè, penso proprio di essermela giocata in quel frangente. Mi chiusi in cabina dandomi del coglione e mi cambiai. Una aggiustata ai capelli e via per un giro a sfigheggiare un po’. Mentre uscii vidi che dai fori della porta per fare entrare un poco la luce si riusciva a intravedere qualcosa della mia dea. Si stava riallacciando il reggiseno e si stava rivestendo per partire. Controllai che nessuno potesse vedermi e mi dedicai ad una scena da spione alla Alvaro Vitali. Tutti gli ormoni che un 19enne ha in corpo uscirono in quel momento. Dovetti rientrare in cabina e sfogare questa mia eccitazione, sussurrando tra le labbra, in un fremito “Gtretaaa, siiiii….” E mi lasciai trasportare dall’orgasmo.
Il giorno dopo ero deciso a riuscire a vedere qualcosa di più, senza badare ai rischi di poter essere scoperto da Greta o dal quell’uomo che la accompagnava. Il quale mi avrebbe sicuramente ridotto in poltiglia e utilizzato la mia pelle per asciugare la sua fuoriserie tedesca dopo l’autolavaggio. Andai in spiaggia molto presto, così da sfruttare un momento in cui non c’era molta gente. Rimasi all’erta per vedere quando poteva arrivare il mio sogno e fiondarmi con circospezione verso la cabina. Quando arrivò avevo il cuore in gola, non avevo il coraggio di farlo, ma mi diressi comunque verso le cabine, contigue l’una all’altra. “Buongiorno Greta” le dissi, prima di fare finta di entrare nella mia cabina. “Buongiorno a te!” fu la risposta, condita con la cordialità e l’immancabile sorriso. Non appena la sua porta si chiuse, uscii dalla mia cabina e cercai di godermi lo spettacolo, con la cautela necessaria. Riuscivo a vedere poco, ma quel poco era abbastanza. Via il vestito, via il reggiseno, via i sandali. Che sogno, che corpo, era una donna vera, sensuale ed erotica, e io me la stavo godendo tutta. Vedevo i suoi capezzoli e i suoi seni e adesso vedevo i suoi occhi… CAZZO MI HA VISTO CHE CAZZ… Rimasi impietrito mentre i nostri sguardi si incrociarono riflessi nello specchio della sua cabina. Ma il suo volto non era arrabbiato, ne sorpreso. Vedevo la luce filtrare dal soffitto nei suoi capelli, il suo corpo illuminato a sprazzi e vedovo i suoi occhi che mi dicevano di non aver paura. La porta si aprì “Vieni dai, datti una mossa!!!!”. Entrai nella sua cabina. Era li, mezza nuda per me, con indosso solo dei slip neri. Ero eccitatissimo, inebriato, il suo profumo mi stava dando alla testa, ma non sapevo cosa fare. “Beh, allora, che ne dici, sono come mi immaginavi?”. Divenni rosso in volto. “Credi che non mi fossi accorta di come mi guardavi, forse il mio radiologo non mi ha mai esaminato come te” disse avanzando verso di me. “È che io, insomma, una così bella donna, come si fa…” non sapevo cosa dire, mi sentivo un po’ come il protagonista di Amarcord quando cerca di accarezzare la Gradisca al cinema, un patacca insomma. “Credi che non abbia visto come hai difeso il mio onore quella sera, quando il tuo amico ha detto quella cosa poco carina nei miei confronti?”. Mi inorgoglii di questa affermazione, e riuscii a rilassarmi un po’, anche se il cuore andava a mille. Si avvicinò ancora, prese una mia mano nella sua e la portò verso uno dei suoi seni dicendo: “E poi pensi che ieri non ti abbia sentito dire il mio nome mentre godevi?”.
Mi bloccai di nuovo e dalla bocca mi uscì “Che figura di mer….”. Ma la sua mano arrivò dritta alle mie labbra per zittirmi e la sua bellissima voce mi riempì le orecchie con le parole più eccitanti che avessi mai sentito: “Invece mi hai fatto eccitare tremendamente!”. Avvampai, quasi esplosi, contemporaneamente alle parole, le sue dita si infiltrarono nei miei boxer lentamente afferrando il mio sesso durissimo. Al primo movimento delle sue dita ero in paradiso, al secondo dovetti abbassare il costume per eiaculare… mi sentivo svuotare e non badavo alla figura da pivello che avevo fatto. Quando aprii gli occhi dopo l’orgasmo la vidi con un sorriso tenerissimo stampato sul volto. “Scusa Greta, io, insomma, le tue tet… si insomma, il seno, ecco io, ah , che cretino…”. La sua risposta non si fece attendere: “ Non ti preoccupare, adesso rimettiamo tutto a posto!”. Riuscì a sciacquare per bene il mio attributo, che grazie alle sue forme a mia completa visione non voleva mettersi a riposo. Quando fui nuovamente bello lindo e pulito si strinse a me e disse “Adesso fammi godere, giovanotto!”.
Non aspettavo altro, mi lanciai nella esplorazione del suo corpo e nella più bella scopata della mia vita. Non mi tirai indietro davanti a nulla e lei si concedette in tutto a me. Uscii da quella cabina come un vero uomo e Greta, beh, è sempre il mio sogno…
Grazie a tutti per la lettura. Ciao!!!!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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