Lui & Lei
Moussa
di Blacknoble
05.08.2022 |
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"La sensazione fu cosi sconvolgente che istintivamente presa da un fortissimo brivido strinsi le mani con forza sul sesso di Moussa che si ritrasse..."
Le sue mani erano grandi. Diverse da quelle che finora avevano toccato il mio corpo troppo fiorito per i miei gusti. Andavano su e giu coprendo ogni centimetro della mia schiena e provocandomi di tanto in tanto lunghi brividi. Mani che sprigionavano un energia cosi intensa da penetrare nelle mie più intime carni sconvolgendo i miei sensi in modo pressoché assoluto. Di sfuggita, ci vidi allo specchio di fronte al letto, da li, quasi iniziai a tremare allibita da tanta bellezza.I nostri corpi, nudi all’infuori dei nostri più intimi indumenti, risplendevano di due fuochi.
Il bianco ed il nero. Ma non c’erano colori in quell’istante. C’era mia vita.
Il braccio destro di Moussa disegnava un angolo perfetto con l’incavo della mia schiena per poi aprirsi in una mano che avvolgeva il mio colo come per sorreggerlo. L’altra mano, poggiata sull’incavo del mio sedere, andava delicatamente su e giu, in un altalena di brividi. Pur senza conoscersi, sembrava che ci eravamo ritrovati.
Forse sarebbe stato un momento, forse anche di meno, ma compresi che forse il passato aveva un obiettivo; questo. Moussa mi baciò come per dare fine ai miei pensieri. Non fece che accentuare i mio stato, diventai un groviglio di emozioni, un vulcano pronto ad esplodere. Le sue labbra erano soffici quanto la piuma d’oca, delicate come l’acqua della sorgente, piene come un pesca appena raccolta.
Il bacio, inebriante per entrambi, durò quanto basta purché le nostre frettolose mani strappassero il misero resto dei nostri vestiti che ci separava da quell’impulso.
E di quello si trattava. Cinque ore fa, io Martina, non conoscevo Moussa.
Saranno stati i tuoi occhi, diritti e fieri come antiche spade foggiate dagli elfi, o il suo odore, forte come quello di un uomo, o anche altro. In questo momento, poco mi importa, sono felice, ed in ascesa per l’eternità.
A piccoli passi, Moussa mi spinse baciandomi il collo verso il bordo del letto. Docilmente, alzando la testa s sorridendo, lo facevo fare, facevo io. Si adagiò piano al mio fianco accarezzandomi i cappelli, potevo sentire il mio cuore battere a mille, al ritmo della mia vagina. Istintivamente, mentre copri i miei eni con sua mano, li presi i genitali tra le mani provocando un sordo gemito, ciò che mi incoraggiò ad unirvi l’altra mano mentre le meravigliose labbra di Moussa si poggiavano sul mio petto. delicatamente, la sua lingua, rossa come il fuoco, calda come un vulcano, si mise a descrivere cerchietti attorno al mio capezzolo sinistro. La sensazione fu cosi sconvolgente che istintivamente presa da un fortissimo brivido strinsi le mani con forza sul sesso di Moussa che si ritrasse istintivamente… Chiesi scusa, ancora tutta sconvolta. Non sono abituata gli dissi, mi guardò, e mi rispose; Nemmeno io.
Quelle parole fecero breccia oltre al mio fisico anche nel mio cuore. La mia pelle, devastata dalla pelle d’oca, era una chiara testimonianza del mio stato attuale. Ma se si potesse vedere al mio interno, allora si sarebbero potuto vedere muri costruiti da anni e da anni crollare come se fossero fatti di carta pesto. Mi ero premunita, fustigata dall’esperienza, delusa dalla realtà, non credevo più. Agli uomini ed alle loro bugie, agli uomini ed alle loro madri, agli uomini ed alla loro vita. Ma, detto cosi, in quel momento, in quell’atto ove mentire non era necessario, con quella energia e con quel tutto, credo che mi innamorai.
Senza nemmeno averci fatto sesso. Dopo un drink, quattro sigarette, un canna, qualche effusioni.
L’infinita dolcezza che mi pervase in quel momento, dolcezza che guadagnò anche Moussa che di colpo mi abbraccio, e mi baciò per lunghi minuti ridandomi soffio. Quel soffio che nella mia vita, avevo perso per strada.
Ricominciai con le mani cio che stavo facendo realizzando solo in quel momento cio che avevo tra le mani. Mi stava per venire una risata nervosa ma seppi trattenermi in tempo. Che ci crediate o a meno, il suo pene era lungo, forte, venato, e duro come il legno. Come tutti, avevo sentito parlare del cazzo africano e forse ci avevo anche scherzato tra adolescenza e gioventù, ma non ci avevo realmente mai dato credito. Mi chiedevo dove sarebbe potuto entrare cio che avevo tra le mani. Fu un pensiero molto fugace perché Moussa insidiosamente era già tra le mie gambe a provocarmi delle convulsioni tanto i brividi erano forti. La sua bocca, dapprima si mise ad errare attorno alla mia pancia come se ne assaggiasse ogni centimetro, per poi scendere passando sul mio pube fino ad arrestarsi sul mio ginocchio. Delicatamente, Moussa mi sollevò a gamba con un braccio, e bacio l’incavo interno del mio ginocchio. Stavo svenendo di tanto tutto. Il suo corpo era troppo per il mio corpo. Guardavo la sua possente schiena curva sul mio corpo, le sue linee di muscoli ombreggiate dalla luce tremolante, le sue spalle, perfette, sembravano mezzi cerchi montati su un trapezio. Mi vergognai un po, allora, non sapevo che per lui, ero bella da morire. I concetti spariscono dinnanzi all’amore. Io ne sono testimone.
Cercai di restituirlo le sensazioni donate dopo che il mio corpo si arcuò sotto la sua bocca e la mia bocca spalancata lanciò un urlo che si doveva essere sentito fino a due chilometri di raggio. No disse Moussa. Dopo, ora, ti voglio.
Parole semplice, vere, dirette, parole che mi spinsero con tutto il io corpo verso di lui, con tutta la mia anima dentro di lui.
Non erano i soliti tocchi, non erano i soliti baci, non erano i soliti niente. Sembrava fossero caduti i veli della società, delle religioni, sembrava non ci fossero più regole, solo nuvole. Mi prese con potenza, senza forza, riempiendo ogni mio segreto spazio. Mi prese come una donna, una vera donna, senza esitare, senza omettere.
Fummo per non so quanto tempo un barca alla deriva. La risacca dei nostri fluidi ci portava su meravigliose isole di infinito piacere per poi allontanarci di nuovo e perderci nell’immensità.
Cosi conobbi Moussa, e cosi lui conobbe me.
In un colorata serata d’estate.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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