Lui & Lei

L'orco


di 4occhi
27.07.2015    |    12.901    |    6 9.4
"Due tenaglie le bloccarono le mani, “Lascia, faccio io”, chiuse le gambe e cercò di tirarsi su dalla sedia, ma lui glielo impedì e con una mano la fece..."
Era senza lavoro da più di un anno, era davvero al limite con i suoi risparmi, poi Francesca una sua amica le aveva proposto di andare a lavorare come aiutante in un rifugio situato tra l’alpe di Devero e la val Formazza, il gestore aveva perso il suo socio che era sceso per sposarsi e vivere a Domodossola. Certo che spostarsi da Milano fin lassù era un bel salto, poi non sapeva nemmeno che faccia avesse questo tipo, se le sarebbe stato simpatico, comunque non aveva scelta, lo stipendio era buono e poteva anche tirar su mance…ok, si va. Zaino in spalla arrivò al rifugio, era maggio e turisti durante la settimana non ce n’erano molti, infatti il posto era deserto in quel momento e al bancone non c’era nessuno. Lei chiamò, cercò un po’ in giro , poi entrò in cucina e sentì dei gemiti…forse qualcuno stava male, vide una porta socchiusa e sbirciò dentro…oh signore!! C’era una coppia avvinghiata che stava scopando in piedi nella dispensa, vide un sedere spingere a manetta…lei si ritrasse e corse fuori…se quello era l’inizio andava bene. Avrebbe aspettato…prima o poi qualcuno si sarebbe presentato. Estrasse un libro dalla borsa e lesse. Dopo una mezz’ora abbondante un uomo enorme apparve nella sala centrale, era tutto scombussolato, capelli neri corti arruffati, un viso duro : barba nera folta piuttosto incolta, occhi neri profondi. Altissimo e massiccio, una massa di muscoli che trasparivano dalla t-shirt e dai pantaloni. Sembrava un orco uscito da un libro di favole, se avesse avuto un solo occhio sarebbe stato polifemo … ”Buongiorno, desidera?” , la guardò squadrandola attentamente. “Salve sono Marta, la sua nuova aiutante” e gli porse la mano. Lui sorrise, argh! Che sorriso magnetico, la sua espressione cambiò come il sole che sorge, era bellissimo…incredibilmente maschio…che cavolo le prendeva? Era fuori! Via via certi pensieri, era lavoro e basta. “Piacere Lucas, non ti aspettavo oggi, dai vieni che ti mostro la tua stanza”, gli stritolò l’arto, e poi si girò e come una saetta iniziò a percorrere tutto il rifugio investendola di informazioni e direttive. E mentre girava seguendo l’energumeno, salutarono velocemente una donna che da sola se ne stava andando per scendere a valle… ‘Era lei?’…Da sola nella sua stanzetta, un vero buco ma con un letto comodo, si sedette e annotò tutto quello che ‘l’orco’ le aveva detto per non dimenticare nulla e pensò, che siccome non aveva visto altri uomini nei paraggi, doveva essere lui quello nella dispensa. ‘Ma guarda un po’!’ Così iniziò il suo nuovo lavoro, non era massacrante, non durante la settimana, dove i passanti erano ancora pochi, la temperatura era bella freddina ma l’aria che si respirava era meravigliosa. Lucas si rivelò l’ orso che sembrava, a tavola non parlava mai di nulla, anzi a volte leggeva mentre mangiava!! A lei non interessava, preferiva non dargli confidenza, aveva anche lei una buona scorta di libri, l’estate sarebbe passata velocemente. Un giorno a fine giugno, era andata alla funivia per ritirare delle scorte e al ritorno, scioccata, trovò Lucas nudo che si faceva la doccia all’aperto, dietro al rifugio…non riusciva a muoversi, era uno spettacolo: tutti quei muscoli resi luccicanti dall’acqua che scorreva, il suo pene a riposo sbucava grosso da una macchia di peli neri, la schiuma scivolava sul suo corpo e sui suoi peli e lui si godeva il tutto, si strofinava beato…lei era ipnotizzata da quella visione. Per fortuna era nascosta alla sua vista così restò un po’ a goderselo, poi ritornò al presente e si fiondò in cucina per sistemare gli acquisti. Lavorava ma non riusciva a togliersi dalla testa quella massa sensuale e tonica…era bagnata fradicia nelle mutande, non poteva continuare così! Nella testa gli passarono tutte le cose sconce, bellissime che gli avrebbe fatto…doveva toccarsi, stava per scoppiare! Non c’era nessuno quel mattino, si, una mezz’oretta poteva prendersela di pausa, ma dove poteva andare senza essere disturbata da Lucas? Nella sua stanza no, era il primo posto dove l’avrebbe cercata…il solaio!!! Si diresse di corsa nella parte alta della costruzione ed entrò. Una piccola finestrella illuminava appena il locale pieno di cose, si sedette su una vecchia sedia e si spogliò. I suoi capezzoli erano già induriti, lo sfregamento della camicetta era bastato ad eccitarli, si tolse bermuda e mutande, allargò le gambe accarezzandosele e si dedicò a lei: era già umida, con le dita la aprì bene, la sfregò tutta dal clitoride al buco, dove ogni tanto entrava a prendere umori…”si, che voglia”…era così presa che non si accorse dell’entrata di qualcuno. Due tenaglie le bloccarono le mani, “Lascia, faccio io”, chiuse le gambe e cercò di tirarsi su dalla sedia, ma lui glielo impedì e con una mano la fece sedere di nuovo. “Lucas, scusa, io non…”, “Zitta, ho detto che faccio io”. Marta era impietrita, la sorpresa e la vergogna di trovarselo lì mentre lei si smanettava la bloccarono. Lui le aprì le gambe, le accarezzò le cosce arrivando lentamente alla sua fica, “Rilassati”, le sue manone la toccarono con dolcezza, non era maldestro o brutale, le sue dita le aprirono le labbra e iniziarono ad accarezzare il bottoncino, con un dito la penetrò. Iniziò un massaggio di piacere estremo, aggiunse un dito, divise le sue mani: una lavorava il clitoride e una le insinuava le dita…era fantastico, godeva come una matta, si vergognava come un cane a farsi vedere così ma era bravissimo…si aggrappò con le mani alla seggiola stava per venire, spinse il bacino in avanti, lui imperterrito la masturbava…poi l’orgasmo la fece gridare e si tirò su con una forza tale che lo colpì in pieno viso stendendolo a terra…oh cazzo, che cosa aveva combinato!! Gli aveva tirato una testata in piena regola! Si sfregò la fronte e lo vide tenersi la mano sul naso, “scusa, ti ho fatto male?” , “Se questo è il ringraziamento per averti fatta godere..” il naso sanguinava…lei si scusò di nuovo, poi si ricompose e insieme si alzarono, “non dovevi, avrei fatto da sola”, lui la guardò serio, “ci tenevo…”. Usciti dal solaio si rimisero a lavorare come se niente fosse successo, la sera a cena, non una parola, il solito silenzio rilassato. Durante i weekend quando il rifugio si riempiva di turisti, lei sapeva che lui ogni tanto ospitava qualche donnina nella sua camera, ma tra loro tutto procedeva come se nulla fosse accaduto. Erano mesi che Marta non scopava, in camera la notte faceva i numeri by herself, godere la faceva rilassare e dormiva meglio, non aveva neanche il tempo di broccolare con qualche avventore, era super presa a gestire la cucina e gli ospiti. Un lunedì dopo una notte passata a sognare di scopare con un bel biondino che era passato il giorno prima, si chiuse nella dispensa, si alzò la gonna e seduta su uno scaffale appoggiò i piedi sull’altro davanti a sé, tuffò le mani sulla figa che era in preda a spasmi di voglia repressa, era già un bel lago, con le dita iniziò a scoparsi…e minchia !!! Ma lo faceva apposta!?? Non doveva essere all’alpeggio a prendere delle tome? Lucas si fermò appoggiato allo stipite della porta e la guardava…”se hai bisogno devi solo chiedere..”, lei fece per alzarsi ma lui glielo impedì e si mise tra le sue gambe, abbassò il volto all’altezza della passera, “mm…qui c’è bisogno di qualcosa…”, lei cercò di coprirla con le mani, “Lucas smettila, dai”.
Lui le tolse le mani, avvicinò la bocca e allungando la lingua la leccò lievemente, sempre con la lingua la percorse tutta, gliela mise dentro e cercò di farla entrare più che poteva…’oh signore, che bello’, la scopava con la lingua. Lei si spinse in avanti ad aiutarlo, con le mani gli accarezzava i capelli, le orecchie, il collo…”Si, Lucas…”. Lui smise si scostò a prendere qualcosa e poi continuando a leccarle il clitoride la penetrò con un oggetto duro e grosso, da prima un poco, poi sempre più internamente, sempre più veloce…sentiva scivolare fuori e dentro di sé quel qualcosa che le dava un piacere infernale…si lo voleva tutto!! Senti i propri muscoli contrarsi intorno a quel coso e spruzzare in faccia a lui tutto il suo godimento…Che cavolo le era successo? Gli sembrava di avergli pisciato in faccia, che vergogna!! Non osava guardarlo. “Però che brava, mi hai lavato per bene! Me la sono bevuta tutta..mm…buona! E’ la prima volta che squirti?” Aprì gli occhi, lo vide asciugarsi la faccia con un panno e poi vide cosa teneva tra le mani : una carota!!! “Ma sei scemo!? Mi scopi con una carota!!!???” , “Si e te la sei goduta tutta, stavo quasi pensando di usarne due!” , arrabbiatissima, si alzò e gli tirò uno schiaffo in pieno viso, non era mai stata umiliata così. Non gli lasciò nemmeno il tempo di reagire che corse via nella sua camera. Bastardo, gliela avrebbe fatta pagare, scoparla con un vegetale!!! La sera a cena non si presentò e l’indomani lo ignorò, lavorando come se fosse tutto come prima. No, non lo aveva mai fatto prima, era stata una novità, strana ma bella, la carota aveva rovinano l’atmosfera. Andarono avanti così, lavorando come matti fino alla prima settimana di settembre dove la gente iniziò a calare.
Un giorno in cucina lei stava preparando della marmellata con i mirtilli raccolti quando lui arrivò e le disse che doveva usare meno zucchero, “saprò io come si fa la marmellata!” gli rispose. Lui si girò e tornò da lei, “Meno zucchero”, “Fatti i cazzi tuoi, non la sai fare!!” , si guardarono in cagnesco, la tensione era alle stelle, poi di scatto la prese per le braccia e la baciò, a dire il vero le mangiò le labbra, gliele succhiava così forte da farle male, le vennero le lacrime agli occhi. Mugugnò qualcosa per distrarlo ma lui le lasciò per infilare la lingua alla ricerca della sua, lei non si mosse, stette ferma, lingua compresa, allora lui si staccò guardandola. “La smetti di tormentarmi?”, lei con le labbra doloranti …”che dici, non capisco?”, “ah si?...”, la prese in braccio e la portò nella dispensa, la appoggiò su uno scaffale e la baciò con passione, la lingua era alla ricerca della sua, con le labbra la suggeva, con le mani le accarezzava la schiena, lui era in piedi tra le sue gambe, si sfrusciava il pene contro la sua fica. D’un tratto non capì più nulla, il desiderio prese il sopravvento e gli cinse il viso con le mani e rispose al baciò con violenza, gli morse il labbro. Avvinghiava la sua lingua a quella di lui, era una battaglia, un braccio di ferro. La saliva le colava sul mento, la sua barba la grattava, gliela tirò trattenendola tra i denti, lo sentì gemere di sofferenza. Lui la stringeva forte e continuava a farle sentire la potenza del suo cazzo che si era fatto enorme nei suoi pantaloni, lei si era sciolta come burro fuso, se l’avesse presa subito le sarebbe scivolato dentro senza intoppi. Si scostò le infilò una mano nella t-shirt e si impadronì di un seno, le strinse il capezzolo tra le dita, glielo sfiorava facendolo diventare marmo, una dolce tortura!! Lei gli sbottonò la patta e aprì il tutto impadronendosi del suo cazzo, con le mani lo cingeva, lo stringeva, con una mano gli prese i testicoli, lo accarezzava, lo tormentava come faceva lui con lei…”Ora ti faccio vedere io santarellina!” , scese e le strappò bermuda e intimo insieme, la pelle bruciò dove la stoffa scorreva sui suoi fianchi, sulle sue gambe. Le strappò la maglietta, nuda la prese per il sedere e se la portò contro a strusciare il pene tra la sua passera che al contatto diventò fuoco puro, la sentiva bruciare davvero e dentro un vuoto le si formò tra i suoi muscoli interni, una mancanza, un bisogno di essere riempita che le faceva male. Non smetteva di baciarla con foga, non c’era uno filo d’aria, sudavano, la pelle scivolava meglio. La tirò su e lei gli cinse le gambe intorno ai fianchi, “Scopami!”, lei non vedeva l’ora di essere presa, posseduta, così inserì una mano e se lo posizionò bene: sfrusciamento, penetrazione. Entrò la cappella, ma lei strinse i fianchi come se controllasse un cavallo e si fermò, voleva farlo morire…”no aspetta…”, lui deglutì, non ce la faceva più ad aspettare, gli scoppiavano le palle, doveva liberarsi!
Ma lei lo tormentava facendo uscire ed entrare solo il glande, lo poteva fare era un lago. Esasperato, la prese e la portò fuori, la stese su un tavolo portandosi la fica sul limite e penetrandola con una botta sola.! Lei urlò e gli conficcò le unghie nelle braccia, lui pompava come un matto, se lo sentiva battere sull’utero, la teneva per le cosce e se le tirava a sé infilando il suo cazzo sempre più dentro, più forte. Lo vedeva sudare, la sua pelle era lucida, e faticava, godeva mentre la scopava. La lasciò e la tirò giù dal tavolo, la girò a pancia in giù, scese col viso a leccarle la fica da dietro, sentiva la barba di lui pungerla sulle labbra, sul culo, lui allargò il raggio d’azione e le leccò il buchino tra le chiappe. Si spostò fisso, lo leccava intensamente e mentre lo faceva mugolava, lo eccitava, con la mano le accarezzava la passera tenendola sempre bella bagnata, nessuno lo aveva fatto prima d’ora. Era strano ma bello, lo aveva preso dietro ma nessuno l’aveva coccolata così, era grosso l’avrebbe massacrata…Lui si rialzò e la girò di nuovo verso di sé, la prese in braccio a gambe aperte e se la impilò sul cazzo che le scivolò dentro tutto, “Ora si ragiona”, aiutandola a muoversi su e giù con le braccia la scopò tra i fornelli, si giravano sbattendo contro le pentole appese, barattoli vari, poi la fece sdraiare di nuovo sul tavolo e mentre la scopava infilò le dita in un vasetto di marmellata di pesche, ne prese un po’ e la portò alla bocca di lei, che sorridente le prese e le leccò, poi se le leccò lui. Mise ancora marmellata sui capezzoli di Marta e mentre la scopava dolcemente glieli leccò bene a pulirli. Lei vide di fianco a sé, in una cesta l’arma della vergogna: delle carote. Ne prese una e la diede a Lucas, che scoppiò a ridere, poi serio uscì le alzò il sedere aprendole bene le chiappe e con molta pazienza, saliva e attenzione spinse il suo cazzo dentro, un po’ di male valeva la pena di sentirsi riempire così. Lui la guardò e sorrise, “Non vorremo perdere l’abitudine?” e ammiccò al tubero arancione, se lo mise in bocca e lo succhiò in una maniera così erotica. Lei se lo mangiò con gli occhi poi si aprì da sola le labbra mettendo in mostra il buco e attese che lui la riempisse anche lì. Piano piano iniziò a muoversi col bacino e con la mano , occupandole tutto quello che poteva, lei si contorceva, era fantastico farsi scopare così!! “Si più forte!!” e lui ci diede dentro con attenzione, voleva che venisse prima lei. Si stava per arrivare sentiva stringere le sue pareti su quella maledetta carota, si strinse le tette nel culmine e urlò senza ritegno. Lui allora diede gli ultimi colpi forti e grugnendo le venne nel sedere. Era piegato, stremato dalla sborrata che era stata immensa, era da secoli, da quando lei era arrivata, che non scopava, l’ultima se l’era fatta nella dispensa il giorno del suo arrivo con la svedese. Poi basta, non aveva avuto neanche il tempo di corteggiare nessuna, spesso affitava anche la sua camera e doveva dormire sulla panca in sala e lei piano piano gli era entrata nella testa rendendolo innocuo con le passere di passaggio. Era stato duro tenere le distanze, lei era simpatica, tutti l’adoravano e cucinava da sballo. Le piaceva ascoltarla quando parlava con gli ospiti. Era una vera attrazione, in tutti i sensi, con quel suo fisico asciutto e quasi adolescenziale. Ansimanti si guardarono, sporchi di confettura e con una carota sulla pancia di lei…risero come matti, ormai gli era scoppiata la ridarola. Lui si sedette lì vicino accarezzandosi la barba, lei si tirò su, e guardò intorno il macello che avevano combinato, la cucina era tutta a soqquadro. “Avremo un bel po’ da sistemare” , “Be’ la comitiva arriva domani, avremo tempo anche per fare altro” e le fece l’occhiolino. Lei prese un cucchiaio di legno e lo agitò vicino al naso di Lucas , “…e comunque lo zucchero pesato ci vuole tutto!” Ah ah… Lui la guardò, felice che l’ultima parola fosse la sua.
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