Lui & Lei

Il gioco


di Membro VIP di Annunci69.it Ade-69
27.10.2019    |    11.049    |    4 9.9
"Ora Sei tu a guidare me per strada..."
Un appuntamento al buio, in un bel caffè, con i tavolini in una piccola corte interna. Il cameriere lo attraversa e mi accompagna in una saletta defilata e accogliente, dopodiché si congeda. Do uno sguardo veloce ai presenti per scorgerti, ma li escludo tutti... Tutti tranne una, intenta a leggere qualcosa sullo smartphone. Non la vedo in viso ma mi accomodo nel tavolino di fronte. Sono certo che dietro quello smartphone ci sia tu. Siamo seduti uno davanti all'altra, lei accavalla le gambe e ordina un aperitivo. Abbassa lo smartphone un istante mentre mi portano da bere, ti riconosco sei tu, subito dopo tu ordini la stessa cosa. Io sorseggio il drink e nei pochi sguardi fugaci che ci scambiamo cerco sempre di attirare la tua attenzione, ma poi riapro il giornale trovato sul tavolino e comincio a leggerlo. Fingo di non averti vista e noto che la cosa ti infastidisce. Tamburelli con le dita sul tavolo con finta nonchalance e con l'altra mano fai svolazzare il vestito davanti a me; ma nulla, io non faccio neppure un cenno... Allora chiami il cameriere e ti fai portare carta e penna, scrivi un biglietto e con un gesto discreto chiedi di farmelo avere. Il cameriere me lo porta assieme al drink, io lo leggo, facendo un sorriso e un cenno con la testa. Dopo il breve cenno sparisco nuovamente dietro al giornale. La prima volta che abbasso di nuovo il giornale, con una mossa vistosa Tu ti alzi e mi chiedi dove sia il bagno, lo raggiungi e davanti allo specchio ti sistemi aspettando una mia mossa. Rimani lì per dieci minuti, ma niente... Evidentemente il gioco non era questo. Tuttavia, già che sei lì, ti sfili gli slip già umidi e, passandomi accanto, li fai scivolare dall'alto dentro al giornale. Torni al suo posto e per sederti sollevi un po' il vestito... La vedo con la coda dell'occhio e decido di piegare il giornale e appoggiarlo sul tavolo. Tu nella speranza di avere più attenzioni mi provochi accavallando spesso le gambe, maliziosamente lasciandomi intravvedere la pelle nuda. Con un movimento lento le divarichi leggermente, mostrandomi fin fra le cosce. Senza gli slip intravedevo ciò che volevo. Ho voglia quanto lei, lo sento, ma il gioco non è nemmeno questo. Lo capisci, così termina il suo drink ed esce in strada. Io la seguo, vetrina dopo vetrina è sempre a un passo da me, e a ogni vetrina recitiamo la stessa scena: fingiamo che ci interessi qualcosa di quello che vediamo dentro. Ognuno per conto suo, senza neppure una parola. Poi una vetrina con qualcosa di diverso, almeno per te. Fianco a fianco, guardando quel che c'è esposto, mi rivolgo verso di lei con lo sguardo, occhi negli occhi, un cenno gentile con la mano come a indicargli la strada.
Quello che aspettava, un segnale che gli dicesse che il gioco ha inizio.
Entri e una commessa ti chiede se può aiutarti. Le rispondi che dai solo un'occhiata e la ringrazi. Il negozio è piuttosto grande, cinque sono le commesse e una dozzina i clienti. VedI che entro anche io, che liquido gentilmente la commessa. Siamo nel reparto donna, non distanti, ma ognuno per conto suo. Mi osservi di sottecchi mentre guardo un vestito, cerco la taglia, lo prendo e te lo porto: É un abito da cocktail, nero, raffinato nella sua estrema semplicità, bello. Ti dico di provarlo mentre ci scambiamo un sorriso complice. Vai verso i camerini, che sono disposti in due file da tre con un corridoio centrale. Entri nell'ultimo a destra e tira la tenda. Io ti raggiungo con una camicia, apro la tenda mentre Sei chinata in avanti a sfilarti il tuo vestito. Entro e chiudo la tenda proprio intanto che ti sfili il reggiseno, guardandomi negli occhi. Nuda, con i capezzoli turgidi puntati contro di me. Sono eccitato, anche per le provocazioni che ho finto di non vedere prima. Lentamente metti il vestito e ti giri verso di me.
- Stai bene, quasi come nuda - ti sussurrò. Tu fingi di non sentire, una meritata vendetta per non averti considerata per un'ora. Faccio un passo verso di te, poi un secondo; il mio petto preme sul tuo seno. Ti costringo a indietreggiare. Mi avvicino spingendoti verso la parete del camerino. Sente il mio sesso premerti addosso e il respiro si fa più affannoso. Con la mano mi cerchi, mi massaggi la patta, si intravvede la forma del cazzo in erezione sotto ai pantaloni. Mi scosti in avanti, poi ti inginocchi e lo tiri fuori... Solo un attimo e sparisce nella tua bocca. La tua lingua lo pennella per tutta la sua lunghezza, devo trattenere i sospiri, ma non è facile sotto i colpi della tua lingua. Ti blocco per non fare rumore, ti alzo e ti spingo verso l'angolo dove c'è uno sgabello alto, tipo quelli da bar, ti metto seduta sopra, poi mi sbottono la camicia e tu inizi a baciarmi il petto. La tua lingua ora è sui miei capezzoli, sono in piedi di fronte a te, che sei seduta sul bordo dello gabello con le gambe avvinghiate attorno ai miei fianchi. Ti sollevo il vestito ancora un po' e comincio a strisciarti il cazzo fra le cosce. Ora sei tu a doverti trattenere. Solo che a te importano decisamente meno le apparenze... Sei sempre molto discreta quando godi e mi sorprende sentire che proprio in quest'occasione sei più rumorosa del solito. I tuoi sospiri si sentono nitidamente anche fuori dalla zona camerini. Non so se sia una punizione per prima o l'entusiasmo per questa cosa così lontana dal tuo modo di apparire. So solo che trovo incredibilmente eccitante il tuo trasporto. Dopo qualche colpo dentro di te esco e ti faccio spostare lo sgabello al centro del camerino. Ti pieghi in avanti lasciandolo sotto la pancia. Hai la testa rivolta verso la parete a specchio, chinata in avanti con la testa in su per guardare il mio riflesso mentre ti prendo. Quando lentamente ti penetro, i nostri occhi sono complici attraverso lo specchio e a ogni colpo per un istante li apri ancora di più, un riflesso condizionato... A ogni affondo del mio cazzo ti lasci scappare un gridolino. Sappiamo tutti e due che ormai nel negozio tutti sanno che stiamo scopando, ma ora non ci interessa più. Ora esistiamo solo noi due. Anzi, a ogni affondo godiamo sempre più liberamente. L'idea che tutti ci sentano mentre scopiamo sorprendentemente ci eccita. Ti graffio i fianchi mentre ti prendo. La scena che vedo è eccitatissima: Nello specchio i tuoi capelli si dimenano in primo piano, la tua schiena semicoperta dal vestito, il sedere nudo che si muove freneticamente assecondando i movimenti del suo bacino e infine io... Camicia completamente aperta che godo nello scoparti... E nel guardarti.
Improvvisamente si apre la tenda: - Scusate... Non pensavo fosse occupato.- Un tipo buffo entra con una scusa. Rimane qualche istante a guardare mentre noi continuiamo a scopare come niente fosse. Il tipo fa finta di niente e non ha nessuna intenzione di andarsene. Rivolgo lo sguardo verso di lui: - Dentro o fuori. E chiudi la tenda...- dico con voce decisa. Eccitato come mai in vita sua ma impaurito dalla situazione in pubblico, si scusa, chiude e se ne va. Coglione! Noi possiamo continuare. Sento che si tira la tenda del camerino a fianco al nostro, poi la zip dei pantaloni e più nulla. Una sega non la si nega a nessuno... Il coglione poteva guardare mentre ti scopavo e invece è di la che si fa una sega da solo.
Ma torniamo a noi, in una situazione del genere bisogna stare attenti a non sporcarsi... Capisci che sto per venire, così ti sposti e torni in ginocchio davanti a me, con il mio cazzo di nuovo in bocca. La sua testa si muove freneticamente... Godo, godo mentre affannosamente ti afferro per i capelli e ti vengo in bocca stremato.
In effetti tengo alle apparenze pure tu. Pensa se ci fossimo sporcati cosa avrebbero pensato quelli fuori dal camerino! Sorridi mentre ti rivesti. Il mondo fuori non ci interessa. Questo è il nostro, di mondo. Prendo il vestito e vado verso la cassa. Mi segui compiaciuta nel sentirti addosso gli occhi di chi finge di non aver capito.
Usciamo, la mattina è appena iniziata. Ora Sei tu a guidare me per strada.
Chissà cosa avrai in serbo...
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