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Lui & Lei

Festa in maschera (pt.1)


di SweetCatCam
28.03.2020    |    1.099    |    0 9.0
"Quella dovrebbe essere una serata a numero chiuso, in cui addirittura si entra solo presentando l'invito cartaceo ufficiale..."
"Ohi, io sono qui fuori, ci ho messo un po' a trovare parcheggio" poso il telefono accanto a me e controllo allo specchietto che il trucco sia ok. Non che dietro questa mascherina di pizzo si noti più di tanto, ma almeno il rossetto rosso è ancora perfetto al suo posto...
Mentre controllo, dallo specchietto vedo passare un'allegra coppia sulla 70ina, entrambi vestiti come se stiano andando alla messa della domenica, che zoppincando pian piano entrano nel locale.
Ok, c'è qualcosa che non va.
Quella dovrebbe essere una serata a numero chiuso, in cui addirittura si entra solo presentando l'invito cartaceo ufficiale. E sì, non c'è specificata la fascia d'età dei partecipanti ma credevo...ufff, perfetto. Con il mio vestito corto e leggero, decisamente scollato e con un piccolo spacco sul fondo, che ora che sono seduta mostra la balza delle autoreggenti in pizzo, sono inequivocabilmente fuoriluogo.
Ricontrollo l'indirizzo nell'invito ma non c'è alcun errore. Anche perché quello è l'unico stabile nel giro di qualche km in tutta la collina.
"Dove sei?" scrivo mentre scendo dall'auto, l'unico rumore che rompe il silenzio è quello dei mie tacchi sull'asfalto, eppure il parcheggio è pieno.
"Mi si è fatto tardi ma sto arrivando, mi aspetti all'ingresso? Due minuti e sono lì"
Alzo gli occhi al cielo, per quanto possa impegnarsi ogni volta è sempre la stessa storia. Mi sento un po' a disagio, sola in mezzo al nulla, per non parlare poi del modo in cui sono vestita. Mi chiudo istintivamente meglio il cappotto, guardandomi intorno.
"Ci vediamo dentro" scrivo velocemente, tolgo la mascherina di pizzo ed entro.
Se fuori le temperature invernali si fanno sentire, dentro al contrario il riscaldamento è più alto di quanto dovrebbe, ma la cosa che mi spiazza è l'ambiente.
È tutto molto vecchio ed antiquato, a partire dai mobili, l'intonaco alle pareti fino al forte odore di chiuso che si distingue chiaramente, nonostante il profumo che hanno spruzzato per coprirlo. C'è un uomo al bancone che sta controllando gli inviti della coppia che ho visto entrare poco fa, prende loro i cappotti e li fa sparire dietro una vecchia e pesante tenda scura, la musica che sento e quel poco che intravedo mentre la tenda torna al suo posto mi fanno venir voglia di fuggire a gambe levate, ma ormai il tipo mi ha vista e mi sorride in attesa.
Gli porgo il mio invito insieme al cappotto, cercando di coprirmi come meglio posso, mentre sposto quella vecchia tenda per entrare, rassegnata, in sala, ma lui mi blocca sorridendo e mi accompagna verso una porta che entrando non avevo notato, perché coperta da una piccola colonna che sembra esser messa lì apposta. "Questa deve metterla" mi fa, indicando la mascherina che ho in mano. Sto per chiedergli cosa stia succedendo e perché io non debba entrare in sala insieme agli altri ma, prima che possa fargli qualsiasi domanda, ha già richiuso la porta alle mie spalle e, abituata alle luci forti dell'ingresso, ci metto un attimo a distinguere qualcosa in tutto quel buio.
Non so cosa mi aspettassi ma c'è solo una scalinata davanti a me, nella completa oscurità l'unico bagliore che vedo proviene dal fondo della scala, evidentemente c'è un piano sotterraneo, da cui proviene anche una musica bassa e lenta, una sorta di lounge/jazz difficilmente riconoscibile. Ancora più confusa, allaccio la mascherina e faccio un bel respiro...non posso certo passare tutta la serata là.
Scendendo le scale il volume della musica diventa più alto, i miei occhi iniziano ad abituarsi alla luce fioca e quello che vedo una volta giù mi lascia sorpresa.
Un ampio salone, arredato in modo molto elegante, con piccole candele ovunque, poltroncine di velluto scuro attaccate alle pareti ed una grande colonna centrale. Decisamente nulla a che vedere con il piano superiore.
C'è molta gente seduta al bar, che chiacchiera tranquillamente sorseggiando un drink, mentre qualcuno passeggia per la stanza guardandosi intorno, evidentemente curioso, spiando di tanto in tanto un paio di coppie appollaiate ai divanetti in fondo alla sala.
Tutti indossano una maschera, che sia integrale o copra solo una parte del volto. E ad eccezione di quei pochi curiosi, sembrano conoscersi tutti.
Non è l'ambiente che mi aspettavo di trovare quando ho ricevuto l'invito, né tanto meno quando sono entrata nell'ingresso poco fa, e per un attimo mi sento a disagio ad essere lì da sola e non aver aspettato il mio accompagnatore prima di entrare.
Continuo a guardare sovrappensiero quanto succede intorno a me e, perdendomi nei miei pensieri per qualche istante, rimango in qualche modo ammaliata. Sembra che tutto, a partire dalla musica, la gente, fino ad arrivare al tempo stesso, sia sospeso nel vuoto. Come se una volta scese quelle scale la vita all'esterno si fermasse.
Qualcosa sfiora la mia mano ma non ci faccio più di tanto caso, dopotutto c'è molta gente nella sala, può succedere, finché non sento distintamente infilarmi tra le dita qualcosa di freddo, metallico, e mentre cerco di capire cosa stia accadendo un uomo mi supera e, guardandomi, sparisce oltre una spessa tenda di velluto scuro.
Abbasso lo sguardo, cercando di capire se sia qualcuno che conosco, ma tra la maschera che gli copre il volto e la mia scarsa memoria non è proprio la cosa più semplice.
Ho una piccola chiave argentata in mano.
Alzo istintivamente lo sguardo verso il punto in cui l'ho visto sparire, nessuno intorno a me sembra essere interessato a cosa ci sia oltre quella tenda, sono tutti apparentemente concentrati su altro.
Resto immobile qualche secondo, pensando a quello che è appena successo, cercando di scavare nella memoria alla ricerca di non so neanch'io cosa. Non è una buona idea seguire uno sconosciuto, ancor di più se ti trovi in un luogo in cui nessuno sa chi sei né dove sei e dovresti aspettare il tuo accompagnatore prima di fare qualsiasi cosa di cui potresti pentirti.
Ma nel momento esatto in cui il mio cervello elebora questo pensiero, il mio istinto felino ha già deciso. Guardo la chiave e seguo quell'uomo oltre la tenda.
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