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Lui & Lei

La stanza pt. 1


di SweetCatCam
10.04.2020    |    412    |    1 9.3
"Vuole farmi del male? “Non urlare e non farò nulla che tu non voglia” mi spinge ancora di più contro il muro, sento il calore del suo corpo che preme con..."
Faccio un passo indietro e butto la testa sotto il getto d'acqua. Risciacquo via tutta la stanchezza di questa lunga giornata di meeting, cercando di non pensare a quella che ancora mi aspetta domani, mentre la cascata di acqua calda scivola sul mio corpo...con la mano seguo le goccioline lungo il mio seno, scendo più giù e chiudo gli occhi lasciando andare indietro la testa...
Un rumore mi fa sobbalzare. "Chi è?"
Non ricevo risposta.
Il mio cervello mi proietta subito davanti agli occhi i peggiori scenari di assassinii sotto la doccia, cosa che penso sia successa a tutti almeno una volta nella vita, e mi do della scema da sola. La porta è chiusa a chiave, sarebbe un bel lavoro per l'hotel stellato se si aprisse così, come se niente fosse. Sono in quella camera da due giorni e fortunatamente non ho compagni di stanza, ma la struttura è molto grande e anche ammettendo che io non abbia solo immaginato di sentire quel rumore, che tralaltro ora non riesco neanche ad attribuire a nulla, potrebbe tranquillamente essere stato nel corridoio o in una camera vicina.
"O magari è un segnale divino che se ne frega della pessima giornata che ho avuto e mi vieta di toccarmi, nonostante io lo desideri da stamattina" penso sbuffando tra me e me, mentre riprendo da dove ero rimasta…
Neanche l'avessi detto a voce alta, il telefono della camera inizia a suonare. “Seriamente??” con uno sbuffo ancora più sonoro mi costringo a togliere la mano, odio essere interrotta in questo modo, quando l'unica cosa che vorrei sarebbe un po’ di sano e meritato piacere… Specie dopo una mattinata passata sotto i continui sguardi ammiccanti del relatore.
Chiudo l'acqua e mi avvolgo nel caldo accappatoio bianco che quasi tutti gli hotel di un certo prestigio lasciano a disposizione dei clienti, benedicendo tra me e me i cinesi che quando si parla di lavoro non badano proprio a spese. Faccio per andare a rispondere, ma in quell'istante il telefono si zittisce. Avrà fatto sì e no ¾ squilli, o era qualcosa di poco importante o hanno direttamente sbagliato numero. Alzo gli occhi al cielo, incredula.
Mi tampono i capelli bagnati con un asciugamano e lo getto svogliata a terra, non ho neanche intenzione di prendere il phon e asciugarli, tanto lì dentro fa così caldo... Voglio solo buttarmi sul letto e dimenticarmi anche chi sono fino a domani mattina. Ma prima…vado dritta verso il telefono e stacco direttamente la presa della corrente, prima che suoni di nuovo. Tiro un sospiro di sollievo accennando un sorriso, ora nulla può disturbarmi né interrompermi, chiudo gli occhi mentre mi piego verso il materasso… ma c'è qualcosa che non va, qualcosa fuoriposto. Mi sento osservata.
Giro piano il collo voltandomi alla mia sinistra, verso il margine del letto, e quello che vedo mi fa scattare in piedi.
C'è un uomo lì in mezzo alla stanza, quella stanza che avrebbe dovuto essere vuota. Dalla mia bocca non fa in tempo ad uscire alcun suono, che lui è già balzato in avanti verso di me, tappandomi la bocca con una mano ed immobilizzandomi con le spalle contro il muro.
Il cuore mi batte all'impazzata e sento il sangue pulsarmi nelle orecchie, percepisco il suo battito accelerato per la pressione che le dita esercitano sulle mie labbra. Ho paura, non riesco a ragionare. Chi è? Cosa ci fa qui? Quando è entrato…E soprattutto, come?
Mi guardo intorno in cerca di una via di fuga, ad eccezione della porta d'ingresso l'unica via possibile è il bagno, ma il mio telefono è dalla parte opposta del letto, rischierei di mettermi ancor più in trappola. Nonostante la luce ho le pupille completamente dilatate, me ne rendo conto, lo guardo terrorizzata e mi esce una lamentela sommessa. Lui sente chiaramente la mia paura, glielo leggo negli occhi, ma non fa nulla per allentare la presa.
“Non. Urlare.” Oh mio dio. Vuole farmi del male? “Non urlare e non farò nulla che tu non voglia” mi spinge ancora di più contro il muro, sento il calore del suo corpo che preme con forza, una forza a cui non riesco ad oppormi.
Ho paura. Ho paura al punto che non riesco a ragionare lucidamente e trovare un modo per fuggire, o colpirlo…anche perché il mio corpo non risponde. Per qualche assurdo motivo quella paura che mi paralizza allo stesso tempo…mi fa vibrare. E mi fa paura solo pensarlo. Sconfina in un lato oscuro del mio cervello, dove c'è una parte di me che si rifiuta di fuggire da quella situazione, che non vuole sottrarsi alla sua stretta ferrea, che prova un piacere morboso nel sentire il suo corpo che preme il mio contro il muro. Questo pensiero mi fa ancora più paura, ma accresce ancora più in me questa eccitazione perversa.
“Se ora mollo la presa, urlerai per chiedere aiuto?” lo fisso e scuoto impercettibilmente la testa, ma capisco all'istante che più che il mio gesto deve essere stato qualcosa che è cambiato nel mio sguardo a convincerlo. La voglia che ho mi si legge chiaramente negli occhi, pur rendendomi conto che potrebbe essere pericoloso non posso far nulla per nasconderla. Scosta lentamente la mano, allentando la presa con le dita ma lasciandomi comunque bloccata contro il muro, continuando a fissarmi, capisco che voglia assicurarsi che io stia zitta. Non muovo un muscolo e trattengo il respiro mentre le sue dita liberano le mie labbra, indugiando qualche istante in più mentre spostano giù con loro il labbro inferiore.
Prima che il mio cervello sia in grado di mandare qualsiasi impulso mi ritrovo a baciarlo prepotentemente, ancora stretta contro il muro, e nella foga di quel bacio c'è qualcosa che cancella tutta la mia paura, trasformandola all'istante in un’eccitazione che mi travolge completamente. Ogni fibra del mio corpo è tesa e concentrata nella voglia che ho di lui, potrebbe prendermi anche ora contro questo stesso muro come un animale, violentemente…
Qualcuno bussa alla porta, mi sembra di sentirlo a malapena, un suono ovattato che la mia mente si rifiuta di ascoltare pur facendosi sempre più forte, non ho intenzione di smettere… una volta, due, alla terza è lui che si stacca e mi fa cenno di andare ad aprire.
“Sì? Chi è?” una voce che non sembra neanche la mia, mi schiarisco la gola e mi ricompongo come possibile, stringendo più saldamente la cintura dell’accappatoio. Apro la porta lasciando solo una piccola fessura, temendo che qualcuno degli alti ranghi scopra cosa sta succedendo in quella camera, ma è solo la responsabile che sta facendo il giro delle stanze per ricordarci che tra un'ora abbiamo appuntamento per la cena in abiti formali coi capi supremi. Fingo con un po’ d'ansia un sorriso rassicurante, confermandole con voce tremante che sarò puntuale, la saluto forse troppo velocemente e richiudo la porta. Mi rendo conto di essere stata eccessivamente sbrigativa, ma il rumore improvviso dello scrosciare dell'acqua alle mie spalle mi ha fatto temere che mi scoprisse - CI scoprisse - sapendo a maggior ragione che non divido la camera con nessuno.
Chiudo nuovamente a chiave, il cuore in tutto ciò non ha smesso un attimo di battermi a ripetizione. Quella sarebbe stata l'occasione perfetta per fuggire con una scusa o per dire a qualcuno che c'era un completo sconosciuto nella mia stanza, anche senza che lui mi sentisse…ma sinceramente ora non mi interessa, tutto quello che voglio in questo momento è tornare in balia delle emozioni che stavo vivendo fino a pochi minuti fa e abbandonarmi completamente…che poi, se avesse veramente voluto farmi del male lo avrebbe fatto subito, no?
Con questo pensiero in testa lo cerco istintivamente nel punto in cui eravamo fino a poco prima, e non trovandolo mi dirigo senza pensarci troppo verso il bagno, da cui ancora sento scrosciare l'acqua. La porta è chiusa per metà e tutto ciò che riesco a vedere è il grande specchio a figura intera all'interno, completamente appannato dal calore della doccia.
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