trio
Rocco il Mandingo
di bull44
28.04.2011 |
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"Non era colpa mia, semplicemente doveva accadere e io dovevo scoprire se veramente ero attratta da lui solo sessualmente o c’era anche un coinvolgimento..."
Sonia, la mia lettrice protagonista di 3 miei precedenti racconti, mi ha fatto contattare da Carmela, che come lei, dopo aver incontrato Rocco ne è diventata la sua schiava sessuale.Già dal primo incontro l'uomo di colore ha letteralmente stravolto la vita delle due donne, trasformandole da mogli fedeli e senza trasgressioni in due oggetti sessuali con cui giocare, e da offrire ai suoi amici.
Il magnetismo quasi animalesco di Rocco, la sua straordinaria capacità amatoria e il suo membro di dimensioni notevoli hanno portato le donne a sottostare ad ogni genere di abuso sessuale, essendo consenzienti ed appagate di quanto stava loro capitando.
Paradossalmente i mariti di Sonia e Carmela, pur innamoratissimi e gelosi delle mogli, non hanno potuto fare altro che accettare il loro destino, sicuri che in caso di opposizione avrebbero perso per sempre le loro consorti, legate da un vincolo indissolubile con il nero, e a volte hanno dovuto assistere alle prestazioni delle consorti sia con Rocco sia con più uomini.
Carmela e il marito Turi mi hanno pregato di scrivere la loro storia. Ed ho immaginato di scriverlo come un racconto a quattro mani, dove Turi (Salvatore) e Carmela narrano ciascuno la propria verità.
Turi.
Mi vergogno un poco a raccontarvi la mia storia, la nostra storia, mia e di Carmela, mia moglie. Sono nato nel sud e appena ho potuto sono scappato al nord, qui a Torino. Sono diplomato ma ho trovato solo un lavoro da operaio e guadagno quattro soldi spaccandomi la schiena tutti i giorni.
Carmela la conosco da sempre. A dieci anni eravamo già amichetti, a quindici fidanzati in casa, a diciotto, sei mesi fa, ci siamo sposati nel suo paese. Abito bianco, pranzo di nozze coi parenti, luna di miele solo nella fantasia. È allora che ci siamo trasferiti qui, nella periferia. A Settimo Torinese.
E qui nebbia e lavoro, lavoro e nebbia.
E tanto amore. Io e Carmela ci amiamo. E facciamo, anzi facevamo l’amore tutte le sere. Era l’unica cosa bella. Per il resto casetta decadente in affitto e una guerra spietata con i centesimi per arrivare a fine mese.
Poi, cinque anni fa la follia.
Era il compleanno di Carmela, ventinove anni. Ho tirato la cinghia, niente caffè, niente sigarette, per due mesi per offrirle una serata in discoteca.
Lei era felice. Aveva rispolverato per l’occasione quell’abitino sexy che le sta tanto bene. Sexy perché è lei ad essere bella, il vestito l’ha comprato ai grandi magazzini, di finta seta, solo un poco più corto di quello di tutti i giorni, con qualche strass economico sparso qua e la. Ma lei illumina quei fondi di bottiglia così tanto che sembrano diamanti, stelle brillanti nel cielo della notte.
Non voglio annoiarvi, ma debbo farvi capire. Io sono un tipo moderatamente geloso, non molto aperto o fantasioso, non ho mai aspirato ad una vita sessuale trasgressiva. Sono anche timido. Anche lei è timida, puritana, forse anche moralista, casa e chiesa, mai un film che dico a luci rosse, neanche piccante, mai una maglietta o una gonna provocante, mai uno sguardo… beh avete capito.
Per spiegarmi bene vi confesso che il primo rapporto sessuale lo abbiamo avuto la notte delle nostre nozze.
Lascio raccontare lei, è meglio.
Carmela.
Mi ha fatto promettere che avrei narrato questa… avventura, e lo faccio, non riesco a non mantenere la parola data… ma sapeste quanto mi costa. Perdonatemi se non sarà molto intrigante.
Intanto una cosa. Amo Turi. Lo amerò sempre. Questa brutta cosa è successa ma, dovessi morire, non succederà mai più. Non chiedetemi come è potuta succedere, non lo so, non lo capisco, non lo giustifico. Ma anche se quello che sto per scrivere nel prossimo rigo farà male al mio adorato Turi devo confessare che non posso giurare che non mi è piaciuto. Anzi mi è piaciuto tanto.
Turi mi ha portata a ballare. Sono felice. È la prima volta da quando ci siamo sposati sei mesi fa che usciamo di sera. Il locale è bellissimo, tutto mi sembra bellissimo. Siamo arrivati presto, quasi per primi e da allora mi sono persa nelle sue braccia. Sono felice, sono innamorata.
Ho ballato quasi sempre con lui, solo qualche sporadico ballo con qualche sconosciuto che mi ha invitata. Io cerco di evitarlo, finisce sempre che mi stringono troppo, ne approfittano per strusciarsi contro di me e appoggiarmi il sesso eccitato sul ventre e farmi sentire il loro coso duro sul pancino. Da brava meridionale educata all’antica mi vergogno quando succede, non so che fare e me ne sto remissiva e docile tra le loro braccia mentre loro me lo strofinano contro. Di solito non mi piace ma qualche volta succede che a farlo è un bel ragazzo e allora mi eccito e la cosa mi procura più fastidio che piacere. Anche stasera è finita così. Ma l’unica volta che mi sono eccitata per la verità non provavo fastidio, forse il disagio che provavo dipendeva dal fatto che mi piaceva proprio tanto sentire un palo incredibilmente duro che si strofinava sfacciatamente sul mio corpo per avere piacere, che anche se mi vergognavo di essere trattata come un oggetto per dare piacere ero compiaciuta di essere stata scelta per questo. La mia prima reazione è stata di scostarmi, lui mi ha sorriso fissandomi negli occhi e io non sono sfuggita ero contenta che lui approfittasse deliberatamente dei movimenti della danza per farmi sentire la sua virilità.
È l’unico con cui ho ballato più volte.
Ogni volta che mi invita mi dico che non posso dirgli di no, è l’unico negro del locale, io non sono razzista. E poi non ha fatto niente che non hanno fatto anche gli altri… non è colpa sua se io mi sto accendendo di voglia.
Ma forse anche il sentire che il cazzo che preme contro di me; è un cazzo vigoroso, marmoreo e gigantesco, percepire che è incantevolmente lungo e splendidamente grosso, spiega la mia remissività. Non so se spiega, non so cosa dire, se è solo la mia eccitazione che mi fa allungare la mano ad accarezzare il grosso membro da sopra i pantaloni. Lo trastullo solo un attimo maneggiando il terribile strumento di piacere, è pauroso, affascinante, si accresce, aumenta; è enorme, almeno il doppio di quello di Turi, anche attraverso la stoffa sento che è percorso da vene in rilievo, sembra un ramo bitorzoluto. Un ramo d’ebano, penso, e impaurita lascio immediatamente la presa arrossendo come una scolaretta.
Turi si è un poco infastidito quando ho accettato il terzo ballo. Gli ho detto che mi faceva pena, io da emigrata lo capivo, poveretto, così lontano da casa, solo. Ne so qualcosa anche se sono italiana come si vive al nord dove tutti mi guardano come un essere inferiore. Turi è un uomo dolcissimo, molto sensibile, si è scusato con me per la sua mancanza di tatto e indirettamente mi ha detto di continuare a ballarci. Sono arrossita come una scolaretta.
Turi
Carmela sta ballando ancora con il negro. Non c’è bisogno di dire quanto la gelosia mi rode.
Li guardo sperando che lei capisca. Lei mi da una occhiata e mi sorride tenera e dolce per un momento ma subito torna a stringersi al suo nuovo amico. Già prima ho sorpreso mia moglie con un’espressione di ammirazione stampata sul volto mentre lo fissava. Le ho detto di smettere di contemplarlo e lei sorpresa si è girata verso di me negando. Non era imbarazzata per il fatto che mi fossi accorto del suo sguardo e questo mi ha fatto pensare che mi sbagliavo.
L’orchestra sta suonando un lento e il tizio stringe mia moglie tra le braccia e Carmela, da quanto posso vedere, lascia che lui prema il suo corpo contro di lei… mi immagino le deliziosi sensazioni che sta provocando quel porco e sento montare la rabbia.
Odio questa maledetta melodia, non finisce mai… lui le sussurra qualcosa all’orecchio, lei ride... maledetto! Stanno evidentemente diventando molto amici e la mia ansia cresce… lo odio! Improvvisamente vedo le mani di lui vagare su tutto il corpo di mia moglie, mi alzo di scatto… ma no, stanno ballando normalmente, mi vergogno come un ladro umiliato dalle mie fantasie… è un ballo normale e io mi immagino che lui la stia ispezionandolo minuziosamente e che tutti stanno guardando mia moglie e questo tizio strusciarsi l’uno all’altra in maniera lasciva, accarezzandosi l’un l’altra sulla pista da ballo.
Tornano al tavolo non appena termina la musica e Carmela mi presenta il suo cavaliere, so che dovremmo scambiare due chiacchierare insieme, che dovrei offrirgli qualcosa da bere. No, no,no. L’orchestra attacca un altro pezzo e lui si sta già allontanando.
Guardo Carmela. Dio come è bella. Si sta divertendo, è normale che sia contenta se un uomo le dedica delle attenzioni. Mi sorride felice, si piega verso di me e mi sussurra che mi ama, si stringe a me sfiorandomi il braccio e dicendo qualcosa che non sento perché la musica è troppo alta.
“Stai pensando al negro?” l’aggredisco fremendo.
“Ma che dici… no… io no!” risponde e sembra sincera.
Poi sorride e mi dice che avendo dovuto lasciare lei stessa il suo paese natale prova compassione per il negretto, comprende la solitudine e le difficoltà di quel povero emigrante, solitudine che anche lei, da meridionale che vive in Piemonte sperimenta ogni giorno.
Carmela
Ormai sono quasi le due di notte. Turi ha detto che visto che possiamo permettercelo raramente tanto vale sfruttare l’ingresso fino alla chiusura. Deve essere andato in bagno perché non lo vedo. Sto ballando con quello che ormai chiamo il mio negro e mi sento illanguidita. Non è che ci abbia ballato chissà quanto, questo è il sesto ballo, li ho contati.
Anche lui si è accorto che mio marito non è in vista. Ne approfitta per spingermi dolcemente verso una zona con meno luce e sfiorarmi teneramente i glutei. Sento un brivido di piacere percorrermi tutta ma il mio puritanesimo mi spinge ad afferrarli la mano per allontanarla da me. È terribilmente forte, è come se non l’avessi neanche sfiorato, non ha nemmeno spinto con più forza la sua mano sul mio sederino. Fa come se non si fosse accorto della mia stretta.
“Mi chiamo Rocco, sei magnifica. Come ti chiami” mi chiede con un tono che mi fa vibrare tutta.
“Carmela. Anche tu sei interessante” mi sento dire.
È incredibile, è la mia voce, ma non sono io, non posso essere io! Non posso crederci, io, prototipo della conformista, sto provocando questo maschio come una troia in calore. Non lo avevo mai fatto!
“Sono interessante io o il mio fratellino?” continua spingendo con forza il suo membro verso di me. La punta mi sta vellicando il solco dei seni. La sua mano ora mi palpa il culetto sotto la gonna. È calda sulla mia pelle. Calda e piacevole. Forte.
“Tutti e due” rispondo. Eppure non è possibile equivocare sul reale significato della sua domanda.
Un rigurgito di consapevolezza mi assale. Mi libero e fuggo via.
Proprio allora sta rientrando in sala Turi. Mi vede e mi corre incontro sollecito, preoccupato. Mi chiede cosa è successo.
“Niente Turi. Un vecchiaccio mi ha importunata e quel negro con cui ho ballato prima lo ha messo a posto. È stato molto cortese ad intervenire.”
Il cuore mi batte forte, spero che il mio viso non palesi che sto mentendo. Turi mi abbraccia.
“Tutto bene?”
Annuisco. Mi chiede se ho ringraziato il mio cavaliere. No. Mi vergognavo troppo di quello che era successo. Mi prende per mano andiamo a ringraziarlo insieme. Divento rosso peperone al pensiero che Turi vada a esprimere gratitudine a Rocco per quello che è successo. Se sapesse…
Rocco capisce al volo. Finisce che Turi lo invita a casa per il bicchiere della staffa.
Turi.
Non ho capito niente!
Per la verità il mio primo pensiero è stato che quel negro ci avesse provato con Carmela, ma poi la spiegazione di lei e la cortese sollecitudine di lui mi hanno tranquillizzato. In macchina, mentre andiamo a casa, lui riesce a creare un’atmosfera di simpatica allegria. È evidente che è attratto da mia moglie, ma è normale, lei è bellissima, ma lo dimostra con tatto, non è né invadente né tanto meno le manca di rispetto. Rimane latente la fastidiosa sensazione che a lei Rocco non sia indifferente, ma accidenti sta sempre in casa, le sto facendo fare una vita di merda, oggi è il suo compleanno… e senza neanche rendermene completamente conto rimuovo dalla mia mente tutti i pensieri negativi.
A casa lui si comporta come se lo stessi ospitando in una reggia, tratta Carmela come una regina e con me ha un comportamento aperto, cameratesco. Accetta un bicchiere di passito delle mie parti come se fosse ambrosia dell’Olimpo. Insiste perché anche Carmela beva un bicchiere di quel nettare divino. Ci racconta della sua infanzia, della povertà della sua terra ma anche della malia di qui posti, della nostalgia che lo assale ogni giorno.
Carmela si beve ogni parola. Anche io sono commosso dal suo racconto.
Improvvisamente ci fa notare che sono quasi le quattro. Forse è bene che vada via. Domani è lunedì e forse io devo lavorare, è bene che me ne vada a riposare. Confermo che domattina lavoro, gli chiedo dove devo accompagnarlo. No, va a piedi, è troppo tardi, non vuole disturbare.
“Ma dove abiti?” gli chiede Carmela.
“A Roma. Ho un treno alle dieci di domattina. Me ne vado in stazione a piedi, pian piano” fa lui.
Ovviamente non posso mandarlo solo da Settimo a Torino. Se lo accompagno ci vogliono due ore tra una cosa e l’altra. Tanto vale che resti a casa e alle sette lo porto in stazione.
Si schernisce, non vuole disturbare, e poi io non potrei riposare. Lui inoltre non ha sonno. È chiaro che ha capito che in casa non abbiamo una stanza per gli ospiti ma è tanto delicato da non dirlo.
“Puoi restare qui in salotto. Magari ti guardi un poco di Tv, è sempre più comodo che in stazione. Se vuoi restiamo a fare due chiacchiere.”
“No. Domani devi lavorare. Se fosse sabato accetterei volentieri. È tanto che non scambio due parole con delle persone simpatiche come voi.”
“Ok. Io vado a dormire, ma Carmela non lavora, se ne ha voglia può restare lei ha parlare con te.”
Devo essere ammattito. Mi pento immediatamente di quello che ho detto.
Lui sembra non voler accettare. Insiste per andarsene. Ad un certo punto guardando negli occhi alternativamente me e Carmela confessa che il motivo reale che lo induce ad andare via è solo il timore che io sia geloso e che in cuor mio non sia contento di lasciarlo solo con mia moglie.
Mi trovo ad insistere. Se no mi offendo.
Carmela e Rocco per un attimo si guardano negli occhi, senza rendersene conto lei si passa la lingua sulle labbra, intuisco che è un inconsapevole indizio di desiderio. Lui sta dicendo che siamo una coppia in gamba, tra le poche che mature, lealmente unite, che sanno rispettare e mostrare sincera benevolenza per i poveri immigrati come lui. Sottintende che hanno fiducia l’uno nell’altro.
Lo sguardo che Carmela gli ha rivolto brucia, ha acceso la mia gelosia che divampa nell’anima. Ma sono orgoglioso, troppo, e con la morte nel cuore, sorridendo ipocritamente, me ne vado a dormire.
Carmela.
Fu quello scemo di mio marito a prendere l’iniziativa, convincendo Rocco a rimanere a casa mentre lui andava a dormire. Io avrei fatto compagnia al nostro ospite. Turi mi diede la buona notte con un bacio sulla bocca mentre in quel momento io volevo Rocco da morire. Rocco ci guardava con l’aria scanzonata, con il sorriso più affascinante del mondo.
Appena uscì mi prese immediatamente tra le braccia baciandomi con ardore. Cercai di ribellarmi ma mi stringeva con forza, gli dissi che Turi era di là, lui mi disse che non gli importava e mi baciò ancora. Mi frugava con la lingua in bocca eccitandomi come non mai.
“Aspetta almeno che si addormenti” bisbigliai appena lasciò le mie labbra.
“Stupida, stupida!” mi dicevo irritata con me stessa “gli hai praticamente detto di sì… é assurdo, inconcepibile, che lui sia qui, vicino a te, da soli…”
Avevo un po’ di paura. Ormai Rocco mi stava massaggiando le chiappe a nudo e, come al dancing, io cominciavo avere la fica in bagnata, il cuore in tumulto.
“Basta basta, smettila” implorai, ma ormai era troppo tardi “mi fai godere…” aggiunsi infatti mentre allargavo le gambe per rendergli accessibile la vagina. Stavo ormai in un avanzato stato di petting spinto con Rocco quando vidi la lama di luce sotto la porta della mia camera sparire. Ricordo che chiesi al mio amante di spegnere anche noi la luce ma mentre continuava a pastrugnarmi la figa mi disse di no, voleva continuare a vedermi, a guardarmi, lo spettacolo del mio corpo gli piaceva, era di suo gradimento, ero bellissima.
Quella risposta in qualche maniera mi fece sentire ancora più imbarazzata, ma mi eccitò anche al di là di ogni immaginazione e mi spinse a mostrare il panorama del mio culo al nostro ospite.
Lui ne approfittò immediatamente e cominciò a pomparmi lentamente, e io godevo. Mi strizzava il seno con un senso di possesso infinito. Ero così bagnata che era entrato in me senza difficoltà.
Non avevo ancora realizzato le dimensioni folli della mazza che mi stava scopando, mi sentivo solo tanto piena, tanto felice, tanto appagata.
Quando aumentò il ritmo il ritmo mi misi ad urlare in sordina; cercavo di tenere bassa la voce ma non riuscivo a restare in silenzio. Esplosi con un orgasmo così intenso e impetuoso che non credevo a quello che provavo, mi morsi a sangue la lingua e le labbra e riuscii a non gridare di gioia.
Ero priva di forze, lui portò il membro alla mia bocca.
Solo allora mi accorsi che era immenso. Nero e immenso. Capii che dovevo ricambiare il piacere che mi aveva dato e lo presi tra le labbra fino a farlo venire dentro la mia bocca. Io, perfetta perbenista, stavo prendendolo tutto in bocca, fin giù in gola come una vacca in calore. Non mi avevo mai ciucciato un cazzo in quel modo. In verità avevo preso tra le labbra solo il pene di Turi e solo in qualche sporadica circostanza, e ora stavo spolpando il cazzo di questo tizio meglio di una esperta professionista.
Rocco stava per riempirmi la bocca del suo nettare, l’ho capito dalla maggior rigidità del suo pene, dal fatto che cercava di spingersi sempre più a fondo nella mia gola, ed in effetti in quel momento ha avuto un orgasmo, mi ha inondata ed il suo seme aveva il calore del sole.
Ingoiai tutto e mi accasciai distrutta sul divano.
Turi.
Dopo dieci minuti spengo la luce e ascolto di nascosto dietro la porta. Non è che non mi fidi… ma non riesco a stare tranquillo.
Mi sembra di udire la mia mogliettina che gli chiede se vogliono spegnere la luce. Parla pianissimo, non mi vogliono disturbare. Non comprendo la risposta ma la luce per fortuna rimane accesa, non mi va che quei due stiano al buio… poi mi sembra di capire ancora che si preoccupino di me, mi pare che dicano qualcosa sul lasciarmi addormentare.
Mi do del cretino, non sono un guardone. In punta di piedi mi avvio sotto le lenzuola.
Mugolii. Ascolto con attenzione. Non stanno parlando. Devono stare davanti alla Tv con il volume al minimo. Non hanno spento la luce, va tutto bene. Ancora minuti interminabili al buio, gli occhi a guardare un soffitto che non vedo. Mi alzo. Mi piego dietro la porta, origlio. Sento che mia moglie sospira. Spio dal buco della serratura… lui l’ha fatta stendere sul divano, è senza mutandine… lui è sopra di lei e quella cosa enorme entra nel corpo di mia moglie lentamente e poi, in un crescendo parossistico prende a sbatterla furiosamente. Carmela geme, gemiti che dicono che a lei piace da impazzire. Non ho mai sentito mia moglie godere in una simile estasi. Sbigottito di vedo Carmela trasformata… no, no non è lei… il membro enorme del giovane negro entra ed esce dalla fica di mia moglie mentre lei giace sul divano sotto di lui e gode … lui l’ha afferrata per i glutei e la penetra; il cazzo è enorme, la vagina della mia donna lo inghiotte vorace... lui si muove sempre più velocemente, lei vibra tutta, si inarca, gode.
Dopo un poco lui la fa girare, la mette alla pecorina, afferra le chiappe di mia moglie e le separa. Atterrito penso che sta per incularla, ma lui strofina un poco il cazzo sul culo e poi lo spinge nuovamente dentro alla sua fica. Carmela lo prende tutto con un sospiro di felicità.
Lui la sbatte con forza, la sculaccia e le domanda se le piace.
“Sì, sì prendimi” sussurra lei lasciandomi stravolto e con la testa che mi gira.
Poi lui la rivolta come fosse una bambola, le presenta il suo mostro. La costringe ad prendere in bocca la mastodontica asta nera. Davanti ai miei occhi le immagini di un pompino da fiaba. Finisce in una copiosa sborrata direttamente nella sua bocca, lei ingoia tutto, solo un rivolo di seme si perde da un angolo delle sue labbra. Ho dimenticato che è Carmela, mia moglie, che mi sta dando quella visione…
Poi realizzo.
La copiosa sborrata del gigante d’ebano è nella bocca di quella grandissima troia di mia moglie. Le magnifiche labbra che stanno facendo quel servizio fantastico sono quelle di mia moglie!
“Carmela. Puoi venire un momento” chiamo dopo qualche minuto dopo aver recuperato il controllo di me stesso.
Arriva quasi subito, fingendo indifferenza, ma non ha neanche il coraggio di guardarmi negli occhi.
Sono sicuro che all’inizio negherà di aver alcun interesse per l’enorme cazzo nero Rocco. rifletto che è veramente enorme, non ne ho mai visto uno tanto grosso prima d’ora e mi chiedo che effetto deve fare su una donna. Devo essere impazzito, posso capire il suo turbamento, la sua fragilità, in fondo è una donna, forse avrebbe il diritto di avere una chance per un avventura così unica.
Carmela.
“Dimmi, per piacere, che in questo momento ti posso baciare, che sei mia.”
Quando aveva chiamato mi era preso un colpo. Ero rimasta paralizzata.
Turi aveva capito tutto, ne ero sicura.
“Vai, stai tranquilla” mi ha sussurrato Rocco accarezzandomi una guancia con una voce che esprimeva una infinita tenerezza mentre mi circondava le spalle con un braccio, in segno di possesso.
Sono andata, terrorizzata, ma tutto mi aspettavo salvo questo approccio.
Farfuglio qualcosa, scuse, perdono, non ricordo nemmeno bene.
“Va bene” disse calmo “ti amo e quindi ti perdono, per questa volta, ma che non succeda mai più”
“No… no… non succederà mai più amore… lo giuro” risposi piangendo.
Non riuscivo a credere a quello che sentivo. Dolorosamente capivo che avevo offeso l’uomo che amavo e per il quale avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo felice. Volevo dirglielo, farglielo capire, presi la sua mano e gliela baciai. Lui mi respinse con dolcezza.
“Vai, ora” mi disse.
“Lo mando via subito” mi affrettai a rassicurarlo.
“No, amore, ormai la frittata è fatta. Goditi il tuo unico tradimento, voglio solo che dopo oggi non succeda mai più”
Lo guardai perplessa. Non sapevo che dire, che fare. Avevo paura che la sua fosse una trappola. Lui intuì i miei pensieri e mi sorrise.
“No, amore, non ti sto mentendo. Ti amo infinitamente. Mi hai fatto male stanotte, così male che non puoi farmene di più. Se pretendessi che tu lo cacciassi via la mia sarebbe una sterile vendetta. Ormai togliti tutte le tue voglie trasgressive, ma poi basta. Davvero. Ti amo. Una volta nella vita è lecito impazzire.”
“No, amore… ti amo… non voglio farti soffrire…”
Mi guardava con una strana espressione in volto, mi diceva che non si sa mai cosa può accadere nella vita, che non era colpa mia se ne ero rimasta coinvolta, che più ci pensava e più si consumava al pensiero che mi fossi fatta scopare da questo sconosciuto di colore con il cazzo asinino. Capiva però perché lo trovassi così eccitante. Non era colpa mia, semplicemente doveva accadere e io dovevo scoprire se veramente ero attratta da lui solo sessualmente o c’era anche un coinvolgimento emotivo, qualcosa di più profondo.
“Dai… ammettilo, so che ti piacerebbe prenderlo ancora. Hai visto com’è grosso e lungo? Sono sicuro che ti piacerebbe” farfuglia alla fine guardandomi negli occhi.
Lo guardai con aria interrogativa.
Mmm sì… certo che mi piacerebbe… a chi non piacerebbe un cazzo simile, penso restando in silenzio e trattenendo il respiro. Sono proprio una puttana.
“Voglio essere sicuro che mi ami. Se ora finisce tutto perché ho scoperto cosa sta accadendo, non ne sarò certo. Questa storia si deve concludere serenamente, non deve terminare per dovere ma seguendo il corso naturale delle cose. Ti amo. Soffro ma non ce l’ho con te. Vai ora”
Il fatto è che avevo ancora voglia di Rocco. Turi mi stava dando l’alibi. L’afferrai.
Uscii sorridendogli con un ti amo. Lasciai la porta accostata, non la chiusi.
Silenzio.
Turi.
Questa volta i suoni del coito mi arrivano chiaramente. A volte sono note musicali. A volte quando i ritmi salgono rassomigliano più al rombare di una tempesta. Rinvigoriti dal mio consenso i due ci danno dentro alla grande e capisco che lui l’ha farcita almeno tre volte con sborrate possenti.
La porta accostata mi tenta da matti ma mi impongo di restare immobile nel mio letto fino a che alle sei e mezza suona la sveglia. Sono due ore e mezza che se la scopa senza ritegno! Proprio in questo momento mia moglie sta avendo un altro orgasmo, lo urla senza remore.
Arriva in camera da me qualche minuto dopo, splendida e rilassata, quasi nuda, indossa solo un grembiulino da cucina che le lascia nude le natiche e le poppe. Mi porta il caffè come tutte le mattine, da brava mogliettina. Le chiedo come va.
“Ho fatto le migliori scopate della mia vita, mi ha fatto venire continuamente, con un intensità incredibile. Ma amo te, voglio solo te dopo oggi.”
L’afferro e la stringo a me. Le chiedo se gli è piaciuto più che con me.
“È una cosa diversa. Con te c’è amore, emozione, tenerezza. Lui è un animale. Splendido. Ha un cazzo enorme con il quale mi ha scopata e chiavata energicamente, mi ha fatto godere una infinità di volte, un godimento animalesco. Tu non potresti darmi mai quel tipo di sensazioni, lui non potrebbe mai farmi innamorare e farmi godere delle fantastiche emozioni che ho con te quando facciamo l’amore. Lui va bene per una volta.”
Le dico ancora che la amo.
“Ora tu vattene a lavorare. Dopo che sei uscito torno alla carica, mi piace quel negraccio, ma quando torni sarà sparito dalla nostra vita.”
Mi preparo in fretta. Ma non abbastanza in fretta. Carmela ha cominciato a lavorare il suo cazzo con la bocca ed intuisco che sta provando a farlo venire in fretta, prima che io esca dalla camera e me ne accorga. Gli sta accarezzando il cazzo e le palle anche con le mani, dallo spiraglio della porta ho una perfetta visuale dei testicoli di Rocco che sbattono sul mento di mia moglie, gli sta arando la gola e lei si sforza di tenere le labbra spalancate… improvvisamente, lui geme, si irrigidisce in uno spasmo violento, Carmela continua a succhiarlo… vedo la sua gola palpitare, sta ingoiando la sborra che lui le inietta, le scarica dentro.
Intuisco che lei adora sentirsi sparare in gola il suo sperma caldo da come serra le mani sui glutei del maschio trattenendolo con forza per impedirgli di uscire dalla sua bocca.
“Dai, bevilo tutto” fa lui indirizzando lo sguardo verso la porta della mia camera come se sapesse che io sto guardando.
Carmela mi raggiunge, mi abbraccia, si stringe con forza e mi fa sentire tutto il suo amore.
Alle sei e cinquanta esco da casa. Rocco mi sorride senza dire una parola.
Mentre esco mia moglie mi sussurra che avrebbe passato il giorno a succhiare, a leccare, a farsi trombare. Mi aspetta stasera. So già che passerò la giornata a immaginare mia moglie che si fa scopare da Rocco, che urla di piacere, che ingoia il suo sperma, che gli chiede di sborrarle nella fica una due mille volte, e lui l’accontenta con una passione ed una virilità inesauribili.
Carmela.
Turi immagina quasi bene, quasi tutto. Quasi.
Quasi perché non ho detto tutto a Turi, non per mentirgli, ma come segno di rispetto verso di lui, mio marito, per non offendere il suo orgoglio di uomo già calpestato dall’essere cornuto. Sarei dovuta essere fedele, almeno sincera, lo so, ma le regole sono fatte per essere violate, mi dico mentre impudicamente mi appresto a giocare con il mio amante, sfacciatamente pronta ad accogliere pienamente il piacere dell’adulterio. Mi sento completamente disponibile a qualsiasi richiesta di Rocco, mi sento una sua schiava e lui può saziarsi della mia carne, saccheggiare tutto il mio corpo, dai seni, alla fica, al sedere.
Sì, il sedere. Quando avevo portato il caffè a mio marito sapevo già che dopo avrei dovuto sacrificare la mia verginità di dietro a Rocco. Mi pare giusto, Turi mi ha aperta davanti, Rocco ha il diritto di aprirmi dietro.
L’avremmo fatto tra poco, dopo colazione.
Ma a Rocco che io avessi donato la mia verginità anteriore a Turi e che avrei regalato quella del mio posteriore a lui non va bene. Dice che così sarebbero stati pari e gli sembra che un maschio con un cazzo come il suo ha qualche diritto in più. Beh, mi sono trovata d’accordo con lui, in effetti il suo cazzo è il doppio in lunghezza e in spessore di quello di Turi.
E allora?
Allora alle due arriva un suo amico, negro pure lui, e mi si fanno in due. Devo accettare di fare la troia per lui. Uno davanti e uno di dietro. Poi tutti e due in fica.
Ho protestato.
“Piantala, zoccola” ha sibilato mentre mi ficcava “come ti permetti di contraddire i desideri del cazzo che ti sta trombando? Oggi io e il mio amico avevamo in programma di andare a fotterci una delle tante mogliettine troie che conosciamo da queste parti ma ormai ho cambiato programma e gli ho già telefonato di venire qui per scoparti insieme.”
Ma a parte la protesta di rito, che Turi mi perdoni, l’idea di gustarmi un’altra bella razione di cazzo nero, di essere trapanata da due maschi insieme, di essere schiacciata tra due possenti corpi muscolosi mi sembra intrigante e parecchio piacevole. Non ho ma cornificato Turi prima di oggi, ma se posso farlo solo una volta tanto vale farlo bene. E poi ha ragione Rocco, un maschio come lui ha diritto ha lasciare un marchio indelebile: da lui mi farò rompere il culo e per lui farò la troia col suo amico, e per primo e unico mi sentirà vibrare tra due cazzi.
È la storia dei due cazzi nella fica che mi spaventa! Anzi mi terrorizza.
A pensarci bene non è nemmeno vero che Turi mi ha sverginata davanti e Rocco mi aprirà dietro, quando stanotte mi ha scopata sono sicura che il suo randello mi ha sverginata di nuovo, ora la mia fichetta è veramente aperta. Tra le proteste gli ho detto anche questo.
“Beh, non sei contenta piccola?” mi ha risposto con tono accattivante “Sono sicuro che ti piacerà scopare con una fichetta ben aperta… vedrai il fatto che è un poco allentata ti farà godere di più”
“Vorrei guadagnarmi la tua sborra. Posso riprenderti in bocca il cazzo? Vorrei bere la tua crema per colazione” chiedo a Rocco appena chiudo la porta con l’intenzione di fargli dimenticare le mie proteste.
Già è nella mia gola. Ne resta ancora fuori almeno un palmo. Adoro questo grosso uccello nero, sono estasiata dalla sua forza e dalla sua prepotenza. Gli faccio un rigatone da guinness dei primati, lo apprezza, mi ricompensa con una dose abbondante del suo yogurt personale.
“Brava troia, sei una bocchina magnifica. Peccato che non ti vuoi dedicare a soddisfare i cazzi neri” si complimenta sinceramente soddisfatto del servizio che gli ho fatto.
Gli rispondo che ho promesso a mio marito che questa è l’unica volta, ma lui oggi può godermisi come vuole, non gli negherò nulla.
“… anzi fammi fare tutte le esperienze più turpi che conosci, sarai l’unico che me le farà provare, neanche con Turi potrei abbandonarmi come con te…” continuo lappando le ultime gocce di sperma.
Gli servo finalmente la colazione. Facciamo una doccia insieme e mi alla fine mi porta nella mia camera. Mi mette alla pecorina sul letto matrimoniale con il viso sul lenzuolo. La mia coscienza mi dà una piccola fitta di colpa, un impercettibile scrupolo a farmi inculare qui, ma mi dico che è proprio su questo letto che sono diventata donna, che è giusto che perda qui anche la mia dignità.
Ho una voglia pazza di far partecipe Rocco di questo mio pensiero.
Glielo dico.
“Lo sapevo che sei una vera troia anche se cerchi di sopprimere il tuo istinto” mi risponde ridendo e porgendomi la stanga mi dice di prepararla per bene per il mio culetto.
Ma quando è pronta punta di nuovo alla mia vagina affamata. Gli basta appoggiarmelo con una leggera pressione che le mie grandi labbra lo avvolgono. Gli chiedo quando mi incula.
Gli piace che glielo abbia chiesto, lo diverte che sia ansiosa di farmi spaccare il culo. Gli confesso che sono sconvolta dal terrore, per la paura non ho voluto farlo neanche con Turi quando me lo ha chiesto. È più forte di me. Sono in preda al panico al pensiero che il suo grosso mazzapicchio forzerà il mio orifizio, non solo per il dolore che proverò ma anche perché mi fa sentire troia, lo sento un atto contro natura. Ma come faccio a parlare di queste cose mentre lui mi scopa?
Ora sta stantuffandomi con decisione. Appena si accorge che sto per godere lo sfila e me lo appoggia sull’ano. È rovente.
“Chiedimelo” mi ordina.
“Mettimelo in culo, per favore. Ti prego” bisbiglio.
Lo appunta. Lentamente comincia a spingere. Urlo di dolore. Spinge ancora. Mi sento spaccare in due, strillo ancora di dolore. Procede inesorabile, lento, fatale, procede pian piano mentre urlo.
“Vuoi che smetta, troia?” mi chiede.
“No. Spaccami il culo. Voglio che sia tu a spaccarmelo. Ti prego” lo imploro mentre lacrime calde scorrono sulle mie gote.
Lentamente continua ad entrare. Improvvisamente sprofonda. Il dolore è lancinante. La mia mano è andata autonomamente sul suo ventre nel vano tentativo di fermarlo. Con raccapriccio mi accorgo che posso ancora afferrarlo con la mano. Devono ancora entrare almeno quindici centimetri.
“Vuoi che smetta?” mi chiede, ma il tono è di uno che non ha la minima intenzione di smettere.
“No. Voglio sentire le tue palle che mi sbattono sulle chiappe. Voglio che mi ti goda per bene. Voglio che mi sborri nel culo. Voglio godermi e ricordarmi per sempre questi momenti.”
Lentamente riprende ad entrare, a squartarmi. Poi inizia a pomparmi con calma. Un calore liquido si diparte dal suo cazzo e piano piano si espande in me, mi riempie, si sostituisce al dolore, come le onde del mare brividi di libidine e di lussuria si accavallano uno dopo l’altro nel mio corpo… ora si muove in maniera totalmente diversa da prima, è brutale, esce e si rituffa in me velocemente cercando il fondo del mio intestino, sbattendomi con violenza le palle sulle mie natiche.
Improvvisamente tutto vortica intorno a me, mi sembra di precipitare in un baratro senza fine, in quel momento comincia a eiacularmi dentro dandomi della troia… sento il seme rovente come lava che mi riempie tutta… e… e… penso di essere svenuta dal piacere.
“Ti è piaciuto, vero troia, farti fottere in culo?” mi chiede appena mi riprendo. La sua è una domanda pleonastica. Lo sa che mi è piaciuto immensamente. Se ne sta abbandonato su di me madido di sudore. È piaciuto pure a lui.
“Non riesco ancora a credere che l’ho preso in culo, amore” gli rispondo “e non immagini quanto sono contenta,... da svenire. Grazie di avermi… sodomizzata.”
Turi.
A mezzogiorno la chiamo. Non ce la faccio più a non sapere che cosa sta combinando. Meglio sapere che concepire con la fantasia le cose più orrende. La mia immaginazione cavalca impazzita nelle praterie del porno spinto.
Errore. La realtà supera sempre la fantasia.
Dopo i ti amo di rito lei infatti lei mi gela.
“… me lo ha messo nel culo, Turi, amore mio,… è stato qualcosa di incredibile, unico, irripetibile… sapessi quanto mi ha fatto male ma il piacere è stato ancora più intenso, … fantastico…”
Boccheggio. Non riesco a spiccicare una parola. Ci deve essere stata un’eclissi, tutto intorno a me è diventato buio.
“Ci sei ancora amore mio? Non ti sento più…” sento dire da una voce lontana. Raccolgo la cornetta che mi è scivolata di mano e le chiedo cosa altro mi devo aspettare.
“Tutto il mio amore, solo per te, per sempre, da stasera alle sette quando rientri. Ti aspetto. Ciao.”
Click. Tuu…tuu… Ha appeso.
Mi sembra di vivere in un incubo ma purtroppo é tutto vero. Come tutto cambia all’improvviso nella vita! No, sto sognando. Carmela è una donna tranquilla, di sani principi, con una morale fin troppo all’antica… non può essersi trasformata di punto in bianco, non è possibile che abbia permesso a quel membro sconosciuto, così enorme, di penetrare nel suo virgineo delicato culetto che è sempre stato intoccabile anche per me.
E… e quelle sue parole d’amore subito dopo? Voleva essere premurosa, affettuosa, per tranquillizzarmi? Maledizione a me, ora torno a casa e sistemo tutto.
E che gli dico? Cosa gli dico davanti a lui?
E che dico a quello stronzo che se l’è inculata?
Al mio capo dico che mi sento male, timbro il cartellino e mi avvio verso casa.
È l’una e mezza quando mi sistemo nel bar davanti casa con un caffè davanti. E guardo il portone.
Carmela.
Rocco mi sta inculando ancora.
“Tu mi hai fatto donna, Rocco mi ha fatta troia” stavo per dire a al telefono mentre confessavo a Turi che Rocco mi ha sverginato il culo. Devo essere impazzita.
Sono inginocchiata sulla poltrona davanti alla finestra e lui mi sta pompando tranquillamente. Ha detto che serve per farmi trovare bella aperta dall’amico che sta per arrivare. Mi piace che mi stia trattando come un oggetto sessuale da tenere pronto all’uso, da manutenzionare. È come se stesse oliando la bicicletta da far provare ad un amico, con la quale gli farà fare tra poco un giro in città.
Di colpo vedo mio marito entrare nel bar di fronte.
Non so perché quando mi ha telefonato non gli ho detto del secondo negro che sta per venire a montarmi, ma ormai è fatto.
Decido di essere sincera con Rocco. Gli spiego che non posso far scoprire a mio marito quello che sta per succedere. Prima che me lo proponga lui gli dico che comunque non accetterò di fare la troia in seguito neanche se lui mi aiuta. Gli confermo comunque che fino alle diciannove sono sua, sinceramente sua, e se lui desidera comunque trombarmi insieme all’altro non mi sottrarrò e farò comunque di tutto per soddisfarli. Mentre gli parlo sono però convinta che non mi aiuterà.
“Va bene. Ho capito. Non so perché lo faccio, ma mi stai particolarmente simpatica, Vediamo di trovare un modus operandi che salvi capre e cavoli” mi dice lui continuando a pomparmi lentamente.
“Grazie Rocco. Te ne sono infinitamente grata” rispondo spingendo con decisione le natiche indietro.
“Allora. Diciamo che tra le due e le sette di stasera io avrei ancora diritto di usare il tuo corpo come mi pare per cinque ore, ma che per il momento tu gradiresti che limitassi le mie prerogative. Giusto?” continua con un tono da ragioniere. Ma intanto continua a pomparmi.
“Quindi se io ti proponessi di rinviare ad altra data il tuo utilizzo persole cinque ore non dovresti trovare da ridire. Giusto?”
“Ma…”
“Niente ma. O accetti di essere a mia disposizione per una sola volta quando ti chiamerò e allora io dico al mio amico di aspettarmi sotto al portone e tra poco me ne vado, o non faccio niente e continuiamo come programmato e tuo marito scopre da solo che ti stiamo trombando in due. Decidi.”
“Se accetto mi farai scopare anche da lui?”
“No. Se accetti ti scoperemo in tre o quattro. E non ti scoperemo solo.”
“Ma solo per un’altra volta?”
“Se vuoi che sia solo per un’altra volta la risposta è sì.”
“Accetto. Voglio farlo ancora” dico mandando ogni residuo della mia dignità in soffitta, “ma ora fammi sentire tutto dentro di me il tuo sperma” continuo impazzita di piacere.
“Sei proprio una troia super” mi fa mentre comincia a sborrarmi in culo. Poi prede il cellulare e chiama l’amico. Si fa ripulire, si riveste alle due se ne va.
So che mi chiamerà non so quando.
Sarà la fine di questa storia, orrenda e magnifica. Poi non succederà mai più. Mai più…mai più…mai più.
Turi.
Vedo un negro arrivare. Controlla i campanelli.
Il cuore smette di andare a mille e quasi si ferma quando mi appare chiaro che non salirà di sopra.
Vedo Rocco uscire, si salutano, vanno via.
Chiamo casa.
“Turi, amore mio, ma dove sei? Ti ho chiamato al lavoro ma non c’eri… ti volevo dire che ho mandato via Rocco… è tutto finito… mi sono svegliata dall’incubo… ti prego, se puoi, vieni subito, ho bisogno di te… ti amo… perdonami…”
“Volo amore mio…”
Carmela mi apre subito. Si vede che vorrebbe gettarmi le braccia al collo, ma è impaurita, confusa. Mi guarda con gli occhi umidi, cerca di sorridermi. L’accarezzo teneramente, è una bambina indifesa. Trema.
Ma non è per il vento della corrente d’aria che tira e alza la gonna della misera vestaglietta per mostrarmi le gambe splendide e un lampo dei glutei divini. Lei la lascia svolazzare impudicamente.
È colpa pure mia se ha perso la sua rispettabile virtù, se ha donato il suo corpo ad un estraneo, se ha fatto cose che non aveva mai sognato di fare.
Le subiva? Desiderava farle? Non è importante. Nonostante tutto l’hanno fatta sentire donna, lo so.
La bacio. Sa di dentifricio.
L’accarezzo. È umida, deve aver fatto velocemente una doccia per non farsi trovare da me con l’odore di lui sulla sua pelle.
La stringo a me e le passo un mano sulle natiche, cerco di esplorarle il buchetto. Non lo trovo, dietro il suo ano è aperto e umido come fosse una seconda fica. Una sostanza densa e appiccicosa sta colando e le bagna le cosce. Non ha fatto in tempo a ripulirsi, è ancora piena di sperma.
È moderatamente sorpresa quando le faccio poggiare i gomiti su tavolo della sala e con un colpo solo la inculo anch’io... entra come nel burro, non ha problemi a prenderlo.
Mi sorride, dice che mi ama.
La pompo, le sborro dentro il culo.
Finalmente la sento di nuovo mia. Mia. Mia… mia.
La sollevo tra le braccia, come il giorno di nozze. Lei è la mia sposa. La porto in camera. Il letto è disfatto. Lei arrossisce. Poi sorride.
“È li che mi ha tolto la verginità dietro, amore mio, nel nostro letto, mentre io pensavo a te”
“Lo so amore”
“Tesoro” mi dice a bassa voce “era veramente enorme!”
“Sei una troietta”
“Mi bruciano ancora tanto il culo e la figa, tesoro, ti spiace leccarmi un pochino amore… non so se sono ancora intrisa dello sperma di Rocco ma ti amo”
Mentre mi lecca confesso a Turi quanto Rocco mi ha attratta ed eccitata, ha scombussolato i miei sensi e la mia mente, ma gli faccio capire che amo lui, anche se Rocco mi hai dato sensazioni stupende, se ricorderò questa notte e la mattina come la giornata più eccitanti della mia vita, amo e voglio solo lui, Turi, il mio adorato marito.
“Consolante. Però non ti sei fatta mancare niente, piccola troia. Ora voglio solo dimenticare” fa con aria da cane bastonato continuando a baciarmi.
Poi, inaspettatamente, mi lascia, mi guarda con uno sguardo depravato, mi afferra, mi apre le gambe, le solleva e inizia ad ispezionarmi come fossi un manichino, una marionetta, mi passa le dita lungo le grandi labbra, le scosta:
“Sei davvero tutta irritata, arrossata e dilatata... deve averci dato dentro mica male il bastardo!”
Mi solleva le gambe e mi esamina dietro.
“Cazzo, ti… ti ha sfondata. ti ha fatto male?”
“Beh sì, era davvero troppo grosso... ma è stato magnifico. Era così grosso che credevo che non potesse entrare…”
“Sciocchezze... non c’è niente che non possa entrare dietro o davanti ad una donna se lei davvero lo vuole… e tu lo volevi, vero?”
“Sì amore, lo volevo… ho goduto come una pazza godere della penetrazione anale di Rocco, mi ha inculato in maniera violenta e senza riguardi, quando sborrava e mi inondava l’intestino ero felice ma poi mi dispiaceva che avesse smesso, che si fosse fermato...”
Improvviso un fiotto di sperma esce dal mio ano. Turi riprende a leccarmi.
Carmela.
In seguito mi è rimasto sempre il dubbio se Rocco mi avesse sodomizzata solo con il cazzo. Un cazzo che comunque era stupefacente. Non tanto perché dietro di me aveva infilato una mano tra le gambe e mi tintillava la clitoride mentre mi fotteva con mazzate incredibili. Era magnifico, mi faceva sentire totalmente sua, completamente dedica al suo piacere. Mi sentivo orgogliosa di essere la sua troia del momento, volevo che sapesse che gradivo davvero che lui mi si stesse facendo così. Ero disposta a tutto per lui, persino a farmi fare a sandiwich dal suo amico, ad averlo insieme ad un altro nella mia natura, a prostituirmi per lui.
Dio come mi cavalcava bene.
Sospettavo che con me stesse solo giocando, forse non gli piacevo neanche davvero, forse voleva solo che mi sottomettessi a lui, lasciare il suo marchio indelebile nelle carni, dilatare il mio anello in un buco oscenamente aperto per sempre. sono quasi certa di questo, che mi ha adoperata non tanto per godere del sesso ma per una qualche sorta di piacere di rendermi sua schiava, per annullare il mio puritanesimo, sviluppare le mie tendenze, le mie pulsioni di... di troia; è inutile, non c’è un altro termine più adatto. E per essere certo che avesse funzionato ha preteso quel credito di cinque ore e quando lo ha riscosso gliene ho offerto un altro: gli ho ceduto la mia dignità, la mia virtù; forse dipende solo dalle misure di un cazzo, da come mi sa massaggiare, dalla determinazione con cui mi sa imporre il trattamento...
Da allora quanto incontro un negro non posso fare a meno di pensare come sarebbe se mi ribaltasse sul ventre per guardarmi il culo, passarmi la sua verga nel solco fra le chiappe. Immagino, sogno, che mi metta in posizione e accosti il glande contro l’ano, sul mio buco del culo. In queste occasioni sfuggo lo sguardo, mi allontano velocemente, mi nascondo anche a me stessa. Ma vorrei solo nascondere la testa fra le braccia come facevo mentre Rocco mi inculava. Sento che lo voglio. Lo voglio tutto. Lo voglio fino alle palle! Come una matta. Anche se non lo farò mai. Non posso.
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