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PRONTO INTERVENTO - prima parte


di Tuttatana
31.01.2024    |    9.071    |    33 9.8
"I pompieri avevano già fatto il loro intervento e messo in sicurezza, adesso dovevo intervenire io per ripristinare il tutto, sostituire il contatore e dare..."
Il mio è un lavoro stressante e noioso.
Trascorri buona parte della giornata in macchina a passare da un indirizzo all'altro per controlli programmati. Di solito controlli di routine, a volte emergenze a detta di chi chiama in ditta che quando arrivo si risolvono in cinque minuti e un arrivederci.
Stavo compilando i moduli dopo l'ennesimo controllo quotidiano e il decimo caffè offerto dai padroni di casa, quando arrivò la chiamata di un'urgenza. Avevano chiamato da un appartamento in condominio, in cucina i proprietari avevano sentito forte odore di gas. I pompieri avevano già fatto il loro intervento e messo in sicurezza, adesso dovevo intervenire io per ripristinare il tutto, sostituire il contatore e dare nuovamente il metano alla famiglia.
Quando arrivai trovai ad aspettarmi la signora, sembrava abbastanza agitata. Dopo la partenza dei Vigili del fuoco il resto dei vicini, intervenuti più per curiosità che per farle compagnia o aiutare, erano rientrati nelle abitazioni, lasciandola sulle scale sola.
Le era stato detto che poteva rientrare in casa, ma lei aveva preferito attendere ancora. Era sempre spaventata e non se la sentiva di rimanere in casa finché tutto non fosse stato certificato.
La rassicurai e invitai ad accompagnarmi nel sopralluogo, così da poter vedere cosa avrei fatto e sincerarsi che tutto era a posto, sicuro e poteva stare finalmente tranquilla.
Mi seguì con titubanza e rimase accanto alla porta.
Mi misi a parlare del più e del meno per farla rilassare e ogni tanto le davo un'occhiata. Indossava una vestaglia da casa che aveva ben allacciata nelle scale. Man mano che le stava passando l'agitazione per l'accaduto, la sua postura diventò meno legnosa e anche la vestaglia era meno chiusa.
Avevo quasi finito il mio lavoro quando si mosse dal suo posto sicuro e mi chiese se volessi bere qualcosa di fresco. Aprì il frigo per elencare le mille cose che c'erano: coca, aranciata, limonata, acqua tonica, cedrata oppure succhi di frutta fresca.
Accettai un semplice bicchiere d'acqua.
Chiuse il frigo e si voltò verso me che la vestaglia era ormai aperta. Dalla fantasia a fiori stile anni sessanta e le ciabattine in spugna mai avrei pensato di veder spuntare sotto un bellissimo corsetto in pizzo rosso con reggicalze e uno slip microscopico coordinato.
Rimasi immobile e incantato su quel corpo non più giovane ma piacevole allo sguardo, asciutto e elegante nei movimenti sicuri e disinvolti.
Appoggiò il bicchiere sul tavolo e lasciò la bottiglia a fianco, mi invitò a sedere poiché avrei dovuto pure compilare i moduli dell'intervento.
Dopo i dati tecnici arrivò il momento dell'intervista per i dati del cliente e un resoconto dettagliato dell'accaduto.
Ogni volta che le rivolgevo una domanda la guardavo, il mio sguardo con difficoltà si fermava sul volto, una scappata sullo scollo o sulle curve lo faceva sempre.
Lei era in piedi e non stava ferma un momento. Ogni passo faceva svolazzare la vestaglia scoprendo ora una parte, ora l'altra di quel corpo divino. Mi restava solo da farle firmare il modulo, ma poiché sono molto pignolo di solito leggo tutto al cliente così da essere sicuro di quello che ho scritto.
Mentre stavo scorrendo il racconto dell'intervento la signora mi si fece vicina, sentivo la coscia accanto al mio fianco. Si chinò su di me per seguire con gli occhi ciò che leggevo, mi voltai leggermente e trovai il seno di fronte al viso.
"Senta signora, le cose sono due" sentenziai.
"Mi dica"
"O si veste lei o mi spoglio io" con un braccio le cinsi la vita e l'attirai a me, affondai la faccia in quel pizzo morbido e aspirai il suo odore dolce e delicato.
Mi aspettavo uno schiaffo, una spinta, uno strattone per tirarsi indietro, invece sentii le sue mani aperte che afferrarono la mia testa e la diressero verso lo scollo, sulla pelle tra i due seni.
Volevo affogare tra quelle morbide e calde e profumate mammelle, volevo affogarci dentro tanto erano accoglienti e piacevoli.
Con una mossa decisa la feci sedere a cavalcioni sulle mie gambe, con le mani aperte afferrai le natiche e le spinsi verso me. Ero già in piena erezione e la sentii mugolare sommessamente quando i due sessi si incontrarono, anche se separati dai ruvidi pantaloni da lavoro. Le strinsi il sedere sodo e tenendola serrata la feci scorrere sul mio turgore. Annusai il suo odore, una perfetta mescolanza tra eau de toilette, odore della pelle e del tessuto della lingerie. Lo sentii penetrarmi nel naso, poi nel corpo, e nel cervello arrivare dritto ai recettori del piacere.
Che sensazione divina.
Stavo scorrendo la linea sinuosa del collo con la lingua quando sentii le dita serrare le spalle, l'inguine continuava a muoversi sul pacco sempre più duro e quando feci scivolare la vestaglia a terra rispose alla mia proposta:
"Penso sia meglio che ti spogli tu" e sbottonò la camicia, bottone dopo bottone, scoprendo il petto glabro.
Si fermò a osservare il mio torace dai muscoli definiti e gli addominali leggermente visibili. Mi sentivo sotto esame, ma lo sguardo era voglioso e avevo la sensazione approvasse quel che vedeva.
Mi alzai dalla sedia e, tenendola in braccio, la misi seduta sul tavolo, le gambe aperte e il seno che sembrava volesse uscire dal pizzo per fare bella mostra di sé.
Afferrai le mammelle sode, i capezzoli già ritti e duri. Le strinsi e scoprii. Erano sode, la pelle delicata e candida, senza segni dell'età.
Sporse il busto verso di me, offrendomi quei seni attraenti, affondai il viso nella loro morbidezza e vi affogai vorace e insaziabile.
Con una mano le ghermii i polsi fermi dietro la schiena, volevo gustarmi il suo corpo senza essere distratto dal piacere che le sue mani avrebbero inesorabilmente provocato in me.
Sapere che lì a poche decine di centimetri c'era il suo frutto succoso, aperto, mi eccitava tremendamente. Mentre leccavo e succhiavo i capezzoli la mente era già in mezzo alle gambe, cercavo di indovinare il profumo e il sapore. Strinsi forte le labbra sul capezzolo e la sentii sospirare. Strinsi di più e mugolò più forte.
"Mordimi" mi ordinò.
Affondai i denti con delicatezza.
"Stringi"
Lo feci e il suo respiro si spezzò. Con le dita strinsi forte l'altro.
"Mi fai impazzire dall'eccitazione così, continua"
Sentire il suo respiro affannato, i suoi mugolii crescere provocò ancora più eccitazione in me. Mi sentivo il cazzo scoppiare nei ruvidi pantaloni da lavoro.
Continuando a mordere slacciai i calzoni e li feci cadere ai piedi, tirai fuori il sesso duro e misi il profilattico, spostai il sottile filo di tessuto rosso e la penetrai con impeto. Uno, due, tre affondi forti, prepotenti e la sentii godere... Il fuoco della passione dentro a quella donna bruciava forte.
Sfilai il membro fradicio dei suoi umori e mi tuffai con la faccia tra le gambe bianche e ben tornite. Accostai la bocca al suo sesso ancora bagnato dall'orgasmo e aperto dal mio cazzo, infilai la lingua dentro e succhiai il nettare sapido e gustoso mentre lei gemeva forte.
"CHE CAZZO STA SUCCEDENDO QUI, MAMMA"
sentii urlare mentre avevo la faccia sprofondata nella figa bagnata della donna, con una mano le torcevo una tetta e con l'altra mi masturbavo il cazzo duro, il profilattico buttato sul pavimento.
Mi voltai di scatto nella direzione della voce, una giovane donna di circa venti, venticinque anni era sulla porta che ci fissava con gli occhi sgranati, le chiavi in una mano e un trolley nell'altra.
In un secondo ero in piedi e avevo rimesso nei boxer il cazzo che si era ammosciato immediatamente. Non sapevo cosa fare.
La signora si ricoprì velocemente ma non sembrò provare disagio o imbarazzo. Scendendo dal tavolo guardò la figlia e con voce decisa le rispose che si stava facendo scopare (anche se era abbastanza evidente questa cosa) "Piuttosto, tu non dovresti essere qui."
L'osservazione cadde nel nulla.
In quel momento che diventai invisibile alle due donne.
La figlia iniziò a urlare contro la madre "Che fossi una troia lo sapevo già da tempo, ma che addirittura ti facessi scopare in casa nostra non lo avrei mai immaginato."
"Ma come ti permetti di parlare così a tua madre"
"Io? Come mi permetto IO???? Mi fai schifo. Sei una zoccola e non rispetti me né tantomeno tuo marito. Sei la peggiore delle donne che si possa immaginare, TROIA"
La ragazza vomitò queste parole addosso alla madre con una furia che le trasfigurò il volto.
"Vuoi saperlo? Tuo padre non mi scopa ormai da anni, io cosa dovrei fare? Accettare il suo calo di desiderio verso di me per dedicarsi alle sgualdrine dell'ufficio e starmene buona a farmi ditalini? Eh no cara la mia santarellina. Così come piace a te, il cazzo piace anche a me." ribatté la madre mantenendo la calma ma usando un tono deciso.
"E questo chi cazzo è? Il tuo amante, il tuo amico di scopate che oggi non sapeva dove portarti per sbatterti? Zoccola."
"Non zoccola, tesoro, ma vogliosa. Questo è il tecnico della ditta del gas, c'è stata una fuga dal contatore e dopo l'intervento dei vigili del fuoco è intervenuto lui per ripristinare la normale funzione del contatore. Contenta?"
A quelle parole la figlia dette di matto. Era paonazza dalla rabbia e tutto d'un fiato urlò a un centimetro dalla faccia della madre:
"Più che la troia di un amante, sei troia davvero, che si fa sbattere dagli sconosciuti"
"Ahhh... come la fai lunga" minimizzò la donna che discutendo aveva lasciato i lembi della vestaglia e aveva ancora la figa scoperta per il perizoma spostato di lato.
"Come la faccio lunga? Avrei voluto vedere la tua reazione se mi avessi trovata in casa a fare sesso con uno sconosciuto" sibilò fissando la madre infuriata e poi volgendo lo sguardo verso me, che ero rimasto allibito, con i pantaloni calati e le mutande tirate su alla meglio. Pensai che mi avrebbe buttato fuori di casa in malo modo, inveendo contro me.
Quando con passo deciso mi si avvicinò temei il peggio.
Mi si parò davanti con lo sguardo che lanciava fiamme di odio. In un secondo, con decisione afferrò il lembo delle mutande e le calò a mezza coscia, si inginocchiò e si mise il cazzo in bocca. Diventai duro come il marmo in un istante anche se ero paralizzato dal terrore di come poteva reagire la madre, che dall'espressione stava evidentemente montando su tutte le furie.
"Vedi troia? Lo vedo dalla tua faccia che ti stai incazzando a vedermi fare la puttana come te." ringhiò la ragazza continuando a masturbarmi.
Pensai che avrei avuto la peggio in mezzo alla lite tra le due.
La madre si avvicinò fissando la figlia negli occhi, non capivo il suo sguardo. Arrivatale accanto si fermò un attimo, poi mise una mano sulla testa della ragazza e le afferrò i capelli (eccoci giunti alla rissa pensai, terrorizzato perché il mio cazzo era ancora nella mano della giovane). Alzò lo sguardo verso me, fu un attimo ma era così diretto che decisi fosse meglio non muovermi. Le vidi spuntare un sorriso sarcastico mentre riportava l'attenzione sulla figlia, poi afferrò il mio cazzo e glielo ficcò di nuovo in bocca "Brava, fai vedere al nostro amico quanto sei zoccola pure te" esclamò mentre le muoveva la testa avanti e indietro "senti che sa di figa? È il sapore del mio orgasmo" esclamò con tono sarcastico.
Poi si inginocchiò e lasciando i capelli portò il cazzo tra le due bocche, leccando la cappella le disse con voce dolce e sensuale "Scopriamolo insieme".
Sul volto della figlia comparve un'espressione interrogativa. Istintivamente allontanò la faccia da me quando la madre mollò la presa sui capelli.
L'idea di rivincita che aveva avuto le si stava ritorcendo contro e ne era contrariata. Fissava incredula la madre che, sorridendo, leccava il cazzo e con l'indice la invitava ad avvicinarsi.
Non si mosse di un centimetro.
La madre la afferrò per la maglietta e la tirò. Sussurrando, con sguardo e tono deciso, la invitò nuovamente a leccare con lei. La ragazza sembrò poco convinta ma aprì ugualmente la bocca, mettendosi di fronte alla madre mi leccò l'asta dura.
Sentivo le due lingue percorrere tutta la lunghezza, le vedevo intrecciarsi quando si incontravano e il mio sesso si faceva sempre più turgido.
La madre era la regista e decise che quello non bastava più.
Si alzò tirando su anche la figlia.
Mi afferrò per la polo e si avviò lungo il corridoio luminoso. Aprì una porta, quella della camera matrimoniale scoprii. Notai per un secondo che la finestra era aperta, si vedevano quelle del palazzo di fronte illuminate dal sole e il cielo terso sopra il tetto del condominio.
La mano morbida mi avvolse i testicoli e riportai l'attenzione a ciò che stavo vivendo in quel momento.
Era la figlia che mi stava segando.
La madre la stava spogliando "Guarda che fiore meraviglioso ti faccio scopare oggi" mi disse mentre scopriva il candido seno alla ragazza.
Le strinse un capezzolo tra le dita e la figlia mugolò leggermente. Lo torse e il mugolio si ripeté. Lo torse ancora "Non smettere" la invitò la ragazza.
Stessi gusti della madre.
Allungai la mano sull'altro e lo strinsi forte, lei strinse forte la sua mano intorno alla mia asta. Avvolsi entrambi i seni strizzandoli, questa volta sentii la presa sul cazzo allentarsi mentre i gemiti aumentavano.
La ragazza era quasi nuda, solo uno slip in cotone rosa con i fiorellini le era rimasto indosso. Un capo d'abbigliamento intimo così casto da risvegliare il mio desiderio e la voglia di strapparglielo di dosso.
Non ne ebbi tempo perché la madre mi spinse sul letto, si tolse la vestaglia e spostando di nuovo di lato il perizoma si sedette sulla mia faccia, mettendomi la figa in bocca.
Iniziai a leccare quelle labbra gonfie e vogliose mentre le due bocche ripresero un lavoro divino su cazzo e testicoli. Pensavo mi scoppiasse tanto era duro.
All'improvviso la stimolazione delle lingue smise. Aprii gli occhi ma la vista era sulla fantastica figa. Non capivo cosa facevano, sentivo movimenti sul letto e mugolii d'intesa e rumori che non capivo. Sentii che mi stavano mettendo un profilattico e poi fui avvolto da un calore inaspettato e inconfondibile. Ero dentro alla figlia.
Continuando a penetrare la donna con la lingua, alzai il bacino e affondai completamente nella giovane passera con decisione. "SIII!" fu la risposta pronta e io mi mossi velocemente, entrando ogni volta con vigore.
Era stretta e calda, con una mano mi massaggiava i testicoli.
"Vedi che anche tu sei una zoccola come tua madre? Falso moralismo era il tuo. Vederti... Scopare uno sconosciuto è... È troppo... Oddio, troppo eccitante" sospirò soddisfatta la donna prima di esplodere in un violento orgasmo che mi inondò la faccia.
Bevvi i suoi umori e pulii quel frutto succoso con dovizia, la spinsi leggermente in avanti e portai la lingua sul buchetto di dietro che, avevo notato, era già stato deflorato a dovere. Nel frattempo la figlia mi cavalcava infoiata.
Se avesse continuato in quel modo non avrei resistito molto, nemmeno se avessi pensato alle norme di sicurezza per smontare un contatore... "Calma, stai calma. Non lo faccio scappare dalla tua bella fica. Muoviti con calma sennò mi fai venire... E io non voglio venire ora, ci sono ancora così tante cose da fare insieme!" esclamai trattenendo il fiato e l'eiaculazione. Il ritmo serrato diminuì immediatamente. La ragazza iniziò una danza lenta sul mio uccello di pietra, facendomi provare sensazioni profonde di piacere.
Inspirai profondamente un paio di volte, quando espirai lo feci soffiando dolcemente sulla vulva e sull'ano della madre. Ce la facevo a proseguire, potevo smettere di pensare alle norme di sicurezza e passai un dito zuppo di saliva sul bel panorama che avevo a pochi centimetri dal viso. Arrivato al fiorellino posteriore mi soffermai massaggiando la pelle liscia e morbida, sentii i muscoli rilassarsi immediatamente.
Lo presi come un invito a continuare, solo per questo motivo la mia bocca si avvicinò e la lingua colante di saliva leccò dal perineo al coccige.
"Oddio sì, fallo ancora" la voce della madre era stravolta dall' eccitazione.



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