Racconti Erotici > trio > Le vicine
trio

Le vicine


di PuPazzo79
07.10.2024    |    10.609    |    7 10.0
"Era così eccitato che il membro gli rimase duro anche dopo essere venuto e la ragazza rossa continuò a scoparlo per qualche decina di secondi, prima di venire..."
Le vicine

Filippo era sul balcone che cucinava uno spiedino sulla griglia elettrica, quando sentì un commento provenire da quello vicino al suo.
“Qui si cucina alla grande!”
“Guarda che chef!”
Erano le due vicine, Monica e Barbara, che lo avevano visto mentre stendevano il bucato.
Filippo era un uomo sposato di quarantacinque anni, mentre loro avevano più o meno la metà dei suoi anni. Quando la vecchia vicina era morta, i parenti avevano svuotato l’appartamento sullo stesso pianerottolo di Filippo e lo avevano riempito con mobili Ikea ed affittato ad universitari. Dopo una coppia di maschi lavativi e asociali, che erano durati solo un semestre, erano arrivate loro.
Monica era una minuta ragazza marchigiana dai capelli ricci di un bel colore ramato naturale e con gli occhi azzurri. Aveva uno sguardo vivace, anche se sembrava timida, ed un sorriso illuminante. Barbara invece era una mora pugliese spigliata, alta e dalle forme generose: il suo grande seno doveva riempire una coppa DD, aveva ipotizzato Filippo. Aveva gambe lunghe e tornite e gli occhi scuri che sprizzavano gioia di vivere.
“Ma no, è solo uno spiedino…” si schermì l’uomo. Anche se in quel momento era a casa da solo, perché la moglie era al mare con il figlio, nella speranza che l’aria della Liguria gli facesse passare il raffreddore che si trascinava da due mesi, non voleva che qualcuno dei vicini lo vedesse flirtare con le due universitarie.
“No, no… non fare il finto tonto!” Gli ribatté Barbara. “Guarda che lo sappiamo che sai cucinare benissimo! Vero, Monica?”
La rossa sfoderò il suo magnifico sorriso e confermò: “Ce lo dice anche tua moglie!”
“E noi che andiamo avanti a sofficini e a tonno in scatola!” Riprese la ragazza pugliese.
Stava enfatizzando la situazione, ma voleva fare scena.
“Sai che ti dico, Monica? Che domani sera andiamo a cena da Filippo! Così testiamo direttamente la sua cucina!”
“Ma…” stava per ribattere Monica, ma l’amica la zittì.
“Vero Filippo che ti fa piacere?”
Senza dargli il tempo di ribattere, continuò: “Allora è deciso. Domani sera alle otto siamo da te.”
“Non ti preoccupare per il dolce, lo portiamo noi.” Aggiunse l’altra mentre si girava per rientrare in casa.
Le due ragazze, ridacchiando, sparirono nella porta finestra e la chiusero dietro di loro.
Filippo non aveva potuto dire di no, perché non lo avevano fatto nemmeno parlare, e rimase con il forchettone sollevato e la bocca aperta mentre il suo spiedino si cuoceva troppo da una parte e rimaneva quasi crudo dall’altra. Quando si riprese, decise che ormai la cosa era decisa e che avrebbe cercato semplicemente di godersi la compagnia di due belle ragazze.
La sua mente tornò a due episodi che avevano caratterizzato il suo vicinato con la coppia di universitarie.
Il primo era capitato quasi un mese e mezzo prima. Era venerdì sera; anzi, ormai era già sabato perché era l’una e venti. Stava rientrando dal cinema, da solo, mentre moglie e figlio dormivano già, perché scriveva recensioni per il quotidiano locale e, quindi, andava al cinema almeno una volta a settimana. Era rientrato dalla porta del cortile sulle scale quando aveva visto entrare dal portone principale le due ragazze. Monica sorreggeva a fatica Barbara, che era alta un metro e ottanta abbondante, venti centimetri più di lei, e pesava quasi una volta e mezzo. La mora era evidentemente ubriaca e doveva essersi fatta male ad un piede o una caviglia perché zoppicava dalla parte in cui aveva tolto la scarpa con tacco che teneva in mano. La sua amica rossa, appena vide Filippo, chiese il suo aiuto per portare la coinquilina a casa, al primo piano: non c’era ascensore in quel condominio.
Così l’uomo si portò di fianco alla ragazza e le passò il braccio attorno al busto. Dovevano essere uscite per far serata perché erano tutte in tiro: Barbara aveva un abito nero con minigonna e scollo vertiginoso, calze velate nere e scarpe decolté con tacco otto. Indossava anche una giacchettina di pelle nera, che era però slacciata. L’amica aveva un vestito attillato verde smeraldo, lungo al ginocchio, sandali neri con tacco dodici e un coprispalle bianco.
Ad ogni gradino della scala, quando Barbara doveva appoggiare il peso sulla caviglia dolorante, dalla parte di Filippo, la gamba cedeva un po’ e l’uomo era costretto a reggere il peso e, per la posizione e la differenza di altezza (lui era alto solo 1,65), si ritrovava il prosperoso seno della ragazza in faccia. La cosa non gli dispiaceva affatto: quelle tette esercitavano una fortissima attrazione su di lui e quindi Filippo si godeva ogni momento.
Arrivati al pianerottolo, Monica aveva estratto la chiave ed aperto la porta. Filippo l’aveva seguita portandosi l’altra ragazza quasi a peso morto: sembrava si fosse addormentata in piedi. La rossa lo guidò nella camera della coinquilina e gli disse di lasciarla semplicemente cadere sul letto. Così fece; Barbara, andò giù come un sacco di patate. Il movimento portò a far salire l’abito corto e le gambe leggermente scostate fecero in modo che Filippo poté vedere chiaramente la balza delle autoreggenti e anche più su, fino al perizoma nero della pugliese.
Il suo sguardo indugiò su quell’eccitante spettacolo e questo non sfuggì all’altra ragazza che lo guardò con un sorriso malizioso e poi domandò:
“Figa la mia amica, vero? Goditi pure lo spettacolo: con la fatica che hai fatto a portarla su te lo sei meritato…”
L’uomo, invece, aveva scostato lo sguardo imbarazzato, mentre Monica toglieva anche l’altra scarpa all’amica e poi la lasciava lì, per offrire da bere a Filippo.
All’uomo la situazione era piaciuta notevolmente e l’erezione che aveva ne era la dimostrazione. Si chiese se Monica avesse notato anche quella mentre attraversava il pianerottolo e rientrava a casa.
Il secondo episodio era avvenuto una decina di giorni prima: una sera era mancata la corrente a tutto il palazzo. Era uscito con una torcia elettrica per andare a controllare il contatore in cantina e sul pianerottolo aveva trovato Monica, in tenuta da yoga. Sebbene meno appariscente della coinquilina, Filippo aveva già notato il suo corpo perfettamente proporzionato e il seno sodo e rotondo, per non parlare del sedere tonico. Lei gli aveva chiesto di accompagnarlo perché non aveva una torcia, a parte quella debole del cellulare. Così i due erano scesi insieme e davanti al quadro dei contatori avevano notato che erano scattati tutti. Così, Filippo li risollevò e la luce tornò in tutto il palazzo, ma non in cantina, poiché non avevano ancora cercato di accenderla. La ragazza si era rivolta a lui e lo aveva abbracciato, gettandogli le braccia al collo e chiamandolo “mio salvatore”. Lui, istintivamente, le aveva messo le mani sui fianchi e la ragazza gli aveva stampato le labbra sulle sue. L’uomo era rimasto sorpreso, rimanendo immobile. La ragazza si era poi staccata e aveva acceso la luce. Senza dire una parola, i due erano risaliti al loro pianerottolo. La luce dell’androne e quella proveniente dalla porta dell’appartamento delle due ragazze, lasciata aperta, erano sufficienti per non inciampare e non avevano acceso la luce delle scale, ma, una volta arrivati, lei lo aveva trattenuto prendendolo per un polso e con un gesto rapido aveva chiuso la propria porta. Così, sul pianerottolo, era scesa una penombra in cui lo aveva attirato a sé e lo aveva baciato di nuovo, questa volta socchiudendo la bocca ed invitandolo a fare altrettanto. Filippo, sempre basito, lo aveva fatto istintivamente e aveva sentito la lingua di lei fare capolino nella sua bocca. Le loro lingue si incontrarono brevemente, poi, quando lui iniziava a cercare di prendere il controllo della situazione e posare le sue mani sulla schiena della ragazza, questa si era nuovamente scostata, aveva riaperto la porta e aveva sussurrato: “Mi serviva ancora un poco di buio…” per sparire poi nell’appartamento.
Filippo si preparò al meglio per la cena: cucinò i suoi piatti migliori, conchiglie con tonno fresco e pesto come primo e pollo al curry, mele e uva passa come secondo. Preparò in sala il tavolo per tre con il servizio buono. La tovaglia era pulita, ma non la migliore: sua moglie avrebbe notato che l’aveva usata e non poteva spiegare perché. Decise di osare mettendo delle candele sul tavolo, senza però accenderle: avrebbe deciso a seconda di come sarebbe andata la serata.
Alle venti e sei minuti il campanello della porta suonò. Filippo andò ad aprire e vide le due ragazze e le invitò ad entrare, ansioso di farle sparire dalle scale prima che qualche vicino impiccione le vedesse.
Prima entrò Barbara: ondeggiava sinuosamente su sandali argentati con tacco dieci che la facevano svettare. Aveva calze nere con riga posteriore, una gonna a mezza coscia rossa e un top nero con guarnizioni argentate attillatissimo che le stizzava le tette. Teneva in mano una bottiglia di spumante da supermercato. Monica la seguì poco dopo, con passo meno appariscente, ma deciso. Indossava un vestito corto bianco e nero con una scollatura generosa e spalline minuscole. Portava scarpe con tacco dodici, plateau e cinturino alla caviglia con laccetto. Quando fu entrata porse a Filippo una torta di pasticceria industriale. Lui accettò i loro doni e, più volentieri i baci sulle guance, quindi le fece accomodare in sala e si apprestò a scolare la pasta per farla saltare in padella con il tonno e i pomodorini, per aggiungere poi il pesto a fine cottura.
Arrivò con i piatti dalla cucina; Barbara era più vicina a lui e, un po’ scostata dal tavolo, aveva accavallato le lunghissime gambe: indossava autoreggenti e balza e una parte di pelle nuda erano visibili nella parte vicina alla sedia. Filippo adorava le autoreggenti, erano l’accessorio d’abbigliamento che lo eccitava di più. Non se lo aspettava e la sua sorpresa dovette essere chiara, perché la ragazza lo guardò e, con voce suadente, gli disse:
“Guardi le mie gambe? Monica mi ha detto che ti erano piaciute queste calze la sera che mi avete riportato a casa con la caviglia dolorante…”
L’amica annuì mordendosi la punta dell’indice della mano destra, appoggiata sul gomito.
“Calze belle… anzi bellissime…” Bofonchiò lui “…e le gambe anche di più!” aggiunse mentre porgeva loro i piatti.
“Adulatore!” Commentò Barbara.
Mangiarono il primo e il secondo, al termine del quale, Monica disse:
“Che gran cuoco, Filippo! Erano mesi che non mangiavo così bene!”
“Già… Che gentile ad invitarci stasera!”
Rispose l’amica con una risatina.
“Dovremmo ricambiare la gentilezza…”
Con educazione e senza malizia alcuna, lui rispose:
“Lo avete già fatto, avete portato il vino e il dolce. Li vado a prendere!”
Si alzò da tavola ed andò in cucina. Armeggiò un attimo per aprire il vino e prendere tre piattini ed un coltello per la torta. Quando tornò in sala la sorpresa fu così grande che quasi gli cadde tutto per terra: in sua assenza le due ragazze avevano tolto i vestiti ed ora lo stavano aspettando in piedi, di fianco al tavolo. Non indossavano alcun intimo: i loro seni turgidi e giovani e le loro invitanti passere erano in bella vista. Quella di Barbara era completamente depilata, mentre quella di Monica aveva una sottile striscia di peluria rossa come i suoi capelli. Avevano indosso solo le autoreggenti e i tacchi.
“Lascia stare la torta… siamo noi il tuo dolce, stasera!” Gli disse Monica, che, dopo che Filippo ebbe posato tutto, lo prese per mano e lo guidò davanti al divano. Qui lo baciò con passione e, stavolta, Filippo non si fece sorprendere e ricambiò immediatamente con ardore. Le sue mani corsero al culo perfetto della ragazza e lo tastarono con forza e decisione. Subito dopo Barbara si unì e reclamò la bocca di Filippo per sé, così, mentre lui la baciava e le toccava finalmente quel meraviglioso seno, Monica armeggiò con la sua camicia e i pantaloni, Le due lo spogliarono e si trovarono davanti un paio di boxer attillati grigi in cui si notava chiaramente la sagoma di un grosso membro in perfetta erezione.
Indicandolo con un dito, Monica disse: “Ma guarda te che bella sorpresa!”
“Ci avrei scommesso!” Replicò l’altra ragazza.
Così Monica si inginocchiò davanti a Filippo e, con un gesto deciso, gli calò le mutande. Il suo grosso cazzo duro le ballonzolò davanti.
“Cazzo, che cazzo!”
Esclamò Barbara.
“Guarda che cappella enorme!” Le fece eco l’altra.
Monica afferrò il membro dell’uomo e lo saggiò con la mano:
“Mamma mia! È il più duro che abbia mai toccato! Senti, senti qui!”
All’invito, Barbara posò la sua mano sul cazzo e lo sentì liscio, pulsante, caldo e duro, durissimo.
Monica prese a succhiarlo e baciarlo, mentre la mora baciava Filippo che le palpava i seni, faceva scorrere su di essi le sue mani e giocava con i suoi capezzoli.
“Non mi ci sta quasi in bocca!”
Disse in una pausa Monica; in realtà, Filippo aveva sentito chiaramente che prima solo la cappella, poi gran parte dell’asta del suo membro erano stati avvolti dalla bocca della ragazza, che succhiava con forza e faceva danzare la sua lingua sulla cappella, specie sul bordo inferiore.
Barbara si scostò dagli altri due, si sdraiò sul divano divaricando le gambe mettendone una sulla sommità dello schienale e l’altra a terra, mentre appoggiava la testa al bracciolo. Mentre si tastava un seno e apriva le grandi labbra con due dita dell’altra mano e Filippo la guardava estasiato, lo invitò dicendo:
“Voglio essere la prima ad aver quel cazzone dentro alla figa!”
Monica si fermò, si passò la lingua sulle labbra mentre si rialzava e lasciava il turgido membro di Filippo dondolare umido della sua saliva, e poi commentò apostrofando la coinquilina con il termine “troia”.
Super eccitato, l’uomo stava per andare in camera da letto per prendere i preservativi, ma Barbara lo fermò dicendo: “Cazzone, non ti preoccupare, prendiamo tutte e due la pillola! Puoi scoparci a pelle!”
A quelle parole, Filippo si gettò letteralmente sulla ragazza e guidò il suo grosso cazzo dentro di lei senza bisogno di usare le mani. Un gemito uscì dalla bocca di Barbara mentre sentiva quella grossa cappella entrare dentro di lei.
“Mmmm, quanto è grosso!”
Lui fece scivolare tutto il suo membro dentro di lei, mentre le afferrava le tette con le due mani, ed iniziò a scoparla: il suo cazzo sfregava contro le pareti interne della figa della ragazza, con una fantastica sensazione che lo mandò su di giri. Si sentiva solo il rumore dei colpi ritmici del bacino dell’uomo, i mugolii di piacere della ragazza e un sommesso respiro affannato dell’altra, sedutasi sull’altro bracciolo che si mordeva un labbro e si toccava tra le cosce, quando un cellulare suonò.
Era quello di Filippo: allungò la mano e prese il telefono dal tavolino di fronte al divano dove era appoggiato, dato che aveva riconosciuto la suoneria. Era sua moglie.
Senza uscire da Barbara, rispose; si muoveva solo molto più lentamente per poter controllare il respiro.
“Sì, tata, tutto bene. Serata tranquilla, piacevole… sono sul divano… il piccolo come sta? Meglio? Bene! Sì, cara, anche tu mi manchi. Ti amo. A presto!” e riattaccò. Mentre appoggiava il telefono, riprese il ritmo di prima.
“Cazzo, che paraculo! Dice ti amo alla moglie mentre scopa la vicina!”
Commentò Monica.
“Puttana maiala! Mi ha eccitato da morire essere scopata mentre eri al telefono con tua moglie, porco!”
Disse Barbara, poi gli infilò la lingua con decisione in bocca ed ebbe un tremore.
Abbandonandosi sul bracciolo sospirò dicendo: “Ecco… sono venuta…”
“Allora tocca a me!” Rispose Monica, che tirò Filippo per le spalle e lo costrinse ad uscire da Barbara, poi lo fece sedere, si mise a cavalcioni su di lui dandogli le spalle e guidò il cazzo bagnato degli umori caldi dell’amica dentro di sé. La figa della ragazza era un lago, ma era più stretta di quella della coinquilina, e Filippo provò un brivido di piacere immenso nel penetrarla.
Le afferrò i seni, più piccoli ma perfettamente sodi e morbidi allo stesso tempo, mentre lei iniziava a cavalcarlo con grande decisione e con un ritmo forsennato.
Andò avanti due o tre minuti così, poi Barbara si riprese abbastanza da mettersi in ginocchio di fianco ai due. Prima baciò Filippo, poi gli diede i capezzoli da baciare e succhiare e, infine, si alzò in piedi sul divano, scavalcò l’uomo con una gamba e gli avvicinò la passera alla bocca. Lui afferrò un gluteo con una mano, tirandola a sé quel poco che mancava e si deliziò del sapore dell’estasi di Barbara leccandole con avidità e maestria la figa bagnata; nel frattempo l’altra mano era andata a stringere di nuovo il seno della ragazza, di cui era letteralmente pazzo.
Così, mentre il suo cazzo era dentro alla figa di una ragazza e la sua lingua dentro all’altra, raggiunse l’apice del piacere e un fiotto abbondante di sborra calda inondò la passera di Monica.
Era così eccitato che il membro gli rimase duro anche dopo essere venuto e la ragazza rossa continuò a scoparlo per qualche decina di secondi, prima di venire anche lei.
Monica si alzò, portò le dita alla figa, raccolse un po’ dello sprema di Filippo e mise le dita in bocca:
“Mmm delizioso!”
“Fammelo provare!” Rispose Barbara, che fece lo stesso: allungò la mano, infilò due dita dentro all’amica, ritrasse la mano e se la portò alla bocca con un sussurro di piacere.
“Qui alla fonte deve essere ancora meglio!”
Commentò Monica mentre si chinava a leccare il grosso membro di Filippo, subito imitato dall’amica. L’uomo si guardò tra le gambe e vide il volto di due splendide ragazze che stavano leccando e baciando il suo cazzo duro dopo che era venuto, raccogliendo ogni goccia di sborra che vi era rimasta.
“Dov’è il letto?” Chiese Monica.
Ormai aveva Filippo intuito che la ragazza era solo apparentemente timida, ma che, in realtà, era molto decisa ed era la leader della coppia di amiche.
“Di là…” Rispose Filippo. Guidò le due ragazze in quella che era la sua camera matrimoniale. I tre si distesero a letto dopo che le ragazze si erano tolte le scarpe.
Dopo un paio di minuti passati a guardarsi, a riprendere fiato e a sfiorarsi, la passione li travolse di nuovo e fecero, nuovamente e a lungo, sesso.
Quella fu la prima ed ultima volta che Filippo tradì la moglie in casa propria con le vicine, ma andò al cinema con minor frequenza, benché uscisse dicendo di farlo tutte le settimane, perché spesso il tuo tragitto finiva sullo stesso pianerottolo, dove Barbara e Monica gli concedevano i loro splendidi giovani corpi, eccitate dal fatto che lui tradisse la moglie a pochi metri da loro e desiderose di quel grosso cazzo che sembrava non ne avesse mai abbastanza delle loro calde ed accoglienti fighe…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 10.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Le vicine:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni