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La sorpresa


di PuPazzo79
26.10.2024    |    185    |    3 3.3
"“Ah, però!” Commentò lui, mentre portava la mano dal seno alla passera di lei..."
Simone non riusciva a pensare ad altro da tre giorni; finalmente, in quel momento stava guidando verso il motel dove avrebbe incontrato nuovamente Michela. L’aveva conosciuta attraverso internet, in un gioco online che aveva un tema a sfondo simpaticamente sessuale, una specie di parodia di uno studio cinematografico porno. Da lì, prima due chiacchiere “normali”, poi qualche battuta spinta fino a spingersi ad uno scambio di foto. Alla fine, si erano incontrati per fare sesso. Quella sarebbe stata la quinta volta.
Abitavano in due città diverse, divise da due ore abbondanti di auto di distanza, ed avevano deciso di trovarsi in un motel più o meno a metà strada e quello era ormai la sede fissa dei loro incontri.
Simone era un bell’uomo di trentacinque anni, il cui unico difetto era la calvizie precoce che mascherava rasandosi completamente la testa. Per il resto aveva occhi scuri molto espressivi, un naso pressoché perfetto, quasi se lo fosse fatto rifare, un mento dai lineamenti decisi ma armonici e un fisico non male, con muscoli delineati, anche se non palestrato, ed una statura nella media. Inoltre, era decisamente molto ben dotato tra le gambe.
Era single, un po’ per scelta sua, dopo un paio di relazioni finite traumaticamente, un po’ per scelta altrui, perché non piaceva alla donna di cui era in quel momento innamorato.
Con Michela, però, era andato tutto bene e i due avevano un’intesa sessuale fantastica, che non aveva mai provato prima.
Lei aveva sette anni più di lui, aveva capelli castani lunghi, a volte mossi, a volte lisci, due occhi nocciola vivaci e penetranti, splendide labbra carnose, morbide e sublimi da baciare, un bel viso e un fisico ancora davvero snello e tonico. Il seno era enorme, ma, a dirla tutta, lo aveva rifatto quando quello naturale, comunque abbondante, aveva dato segno di cedere. Le sue gambe lunghe e ben formate erano qualcosa di spettacolare, soprattutto quanto portava i tacchi alti e lei li portava praticamente sempre. Michela era veramente una macchina da sesso, esperta, vorace, disponibile, appassionata e spregiudicata. Lo era sempre stata, da quando aveva perso la verginità a diciassette anni, diventando l’amante di un aitante paracadutista sposato con cui era finita un anno e mezzo dopo solo perché lui era stato trasferito. Dopo di lui, che era stato l’unico per tutto quel tempo, aveva avuto un numero imprecisato di amanti. All’università ne aveva avuti più di quanti esami avesse sostenuto. In quel periodo conviveva con un lontano parente (avevano in comune i bisnonni) in un bilocale con un’unica camera da letto matrimoniale e un divano letto nella sala con angolo cottura; ai genitori dicevano che dormivano separati, ma, in realtà, condividevano il letto, finendo spesso anche a fare sesso. Non avevano una relazione affettiva, erano una specie di “scopamici”. Dormivano separati solo quando uno dei due portava a casa qualcun altro, il che, la maggior parte delle volte, era quando Michela si portava a letto qualcuno, compreso un professore e due assistenti.
La sfortuna volle che durante un rapporto con un ragazzo il preservativo si rompesse e lei rimanesse incinta. Così lo sposò ed ebbe una figlia a ventiquattro anni. Il matrimonio durò cinque anni, poi, come raccontava lei, era finito per “incoerenza” del marito, il quale le aveva detto, più di una volta, che l’aveva sposata perché era magnificamente troia e poi, quando l’aveva trovata a letto con un altro, era rimasto sconvolto. Lei, trattenendo l’amante con le gambe avvinghiate al suo bacino ed incitandolo a continuare, gli aveva semplicemente risposto: “Scusa, visto che lo sai che sono troia, perché ti sorprendi?” Aveva comunque terminato l’università e aperto una sua attività, che l’aveva resa una piccola imprenditrice di successo.
Simone era eccitatissimo ed arrivò nel motel con il membro già duro e con venti minuti di anticipo sull’appuntamento. Si calmò un attimo quando vide che lei non era ancora arrivata e l’aspettò togliendo il copriletto, sdraiandosi in mutande con due cuscini dietro le spalle e guardando distrattamente il cellulare.
Cinque minuti prima dell’orario dell’appuntamento, ricevette un messaggio su WhatsApp:
“Scusa, bel cazzo, sono in ritardo… però ho una sorpresa per te con cui mi farò perdonare…”
Il messaggio era accompagnato da una foto della scollatura presa mentre era già in macchina.
Simone si chiese cosa fosse e immaginò che fosse un nuovo completino intimo sexy: Michela aveva gusto per quello, indossando sempre completi molto eccitanti, eleganti ma al contempo decisamente da porca.
Arrivò con venti minuti di ritardo, entrando senza bussare dalla porta che Simone non aveva chiuso a chiave. Lui si alzò e lei lo baciò in bocca ancora prima di togliere il soprabito. Le prime due volte che si erano incontrati, era arrivata con abiti “normali” e poi si era cambiata in bagno; dalla terza era venuta già pronta, nascondendo gli abiti provocanti con il soprabito. Quando lo tolse, Simone vide che indossava un abito attillato corto di colore blu, con maniche cortissime e una generosa scollatura in cui la linea divisoria dei grandi seni era evidente. Portava scarpe con tacco alto con cinturino alla caviglia e calze nere velate, come piaceva a lui. Alla sola vista di Michela, il suo pene iniziò ad ingrossarsi. Lei lo notò e commentò: “Fa sempre piacere vedere che ti faccio quell’effetto!” e, con un gesto rapido e deciso, afferrò l’elastico dei suoi boxer e li fece scivolare fino a terra.
“Voglio vedere mentre si gonfia per me…” aggiunse portando le mani al bordo inferiore dell’abito, sollevandolo fino alla vita, mostrando quindi le gambe fasciate nelle autoreggenti dalla balza di pizzo nero e un perizoma trasparente dello stesso colore di dimensioni minuscole. La sua vorace passera depilata era ben visibile.
Quello spettacolo, insieme allo sguardo languido e carico di desiderio di Michela, completarono l’opera: il membro di Simone si indurì completamente, in tutta la sua considerevole lunghezza di ventitré centimetri e la sua ancor più notevole larghezza di sette centimetri di diametro. La cappella era semplicemente enorme: avrebbe potuto fare il porno attore senza problemi, con quell’arnese tra le gambe.
Lei si sfilò completamente l’abito facendolo passare dalla testa, denudando le tette su cui non c’era alcun reggiseno. Erano tonde, grosse, belle, con due capezzoli turgidi che puntavano verso l’alto. Il bastone di Simone pulsò di desiderio. Lei si sedette, accavallò le gambe allungando un piede verso Simone: era un suo vezzo, adorava che fosse l’uomo a sfilargliele. Forse perché amava avere gli uomini ai suoi piedi. Lui lo fece, slacciando il laccetto alla caviglia e sfilando lentamente la scarpa. Non era un feticista, ma dalla punta delle dita all’anca, ma non poteva pensare altro che le gambe di Michela fossero semplicemente perfette.
Lei scavallò e riaccavallò le gambe, porgendo l’altro piede e Simone ripeté l’operazione e poi lei si sdraiò sul letto, sollevando il bacino a gambe unite. Lui sfilò il micro-perizoma. Stava per infilare la testa tra le gambe di lei, quando Michela gli disse:
“No, vieni qui, di fianco a me…”
Lui obbedì: a lei piaceva decisamente prendere l’iniziativa e guidare i giochi. Quando furono uno di fianco all’altro, si abbracciarono e baciarono, mentre la mano di Simone le tastava il seno. Lei prese in mano il grosso cazzo dell’uomo e mentre lo massaggiava lentamente andando su e giù, lui le succhiò un capezzolo.
“Mmm… questo cazzo è troppo bello! Averlo dentro è così appagante che tutte dovrebbero provarlo!”
“Allora infiliamolo subito!” Suggerì lui, ma Michela ribatté:
“No, non ancora… è il più bel cazzo che abbia mai visto e devo ammetterlo… ne ho anche parlato con qualcuno…”
“Hai parlato del mio cazzo?” Chiese Simone tra il divertito e l’orgoglioso.
“Certo… e ho fatto pure vedere un paio di tue foto come prova: non ci si crederebbe facilmente, senza!”
Sebbene fosse una violazione della sua privacy e un tradimento della fiducia, la curiosità di Simone ebbe il sopravvento e non se la prese:
“Ah sì? E cosa hanno detto?”
“Che sono fortunata a farmi sbattere da te!” Disse lei con un risolino.
“Ah, però!” Commentò lui, mentre portava la mano dal seno alla passera di lei.
La sentì calda, umida, anzi, bagnata, pronta: voleva scoparla, ma, proprio in quel momento, bussarono alla porta.
“Ma chi cazzo è?” Commentò a mezza voce Simone, infastidito.
Michela, però, sorrise e gli spiegò:
“Te lo avevo detto che ti avrei portato una sorpresa… è arrivata adesso!”
Nuda, senza chiedere chi fosse, aprì la porta, nascondendocisi dietro per non essere vista da fuori. Prima che Simone, nudo sul letto con il membro in erezione in bella vista, potesse protestare, entrò una giovane ragazza dai capelli rossi tinti. Istintivamente l’uomo prese un cuscino e se lo mise a coprire la sua nudità, mentre Michela chiudeva la porta.
L’uomo era incapace di parlare, sconvolto da quella cosa, soprattutto quando la nuova arrivata si rivolse a Michela così:
“Ciao mamma. Avevi detto un quarto d’ora, giusto?”
Quella bella ragazza assomigliava alla madre nei tratti del volto e nella struttura del corpo, anche se gli occhi azzurri erano decisamente un aspetto che doveva aver ereditato dal padre.
“Simone, ti presento Giada, mia figlia. Giada, quello è Simone.”
La ragazza lo guardò con interesse e lo salutò:
“Ciao. Piacere di conoscerti, “cazzo più bello del mondo”, come ti ha definito mia madre.” Mentre lo chiamava così sorrise maliziosa esattamente come faceva Michela, poi, volgendo gli occhi al cuscino, si lamentò:
“Però così non posso verificare se è vero…”
La sorpresa aveva sconvolto Simone, che stava vivendo una tempesta emozionale tra imbarazzo ed eccitazione.
Finalmente riuscì dire:
“Piacere… ma hai portato tua figlia al nostro incontro?”
“Sì Simone, non essere imbarazzato… le ho parlato del tuo magnifico cazzo e lei si è dimostrata curiosa…”
“Sì, mamma mi ha detto che è il più bello del mondo e che avrei dovuto vederlo. Così le ho risposto “Ok, voglio proprio vederlo”. Così le ho chiesto di portarmi con sé oggi.” Il sorriso smaliziato di Giada era veramente affascinante, pensò Simone.
Michela tornò sul letto di fianco a lui e prese un angolo del cuscino che l’uomo premeva sul suo inguine.
“Adesso perché non la accontentiamo? Falle vedere il tuo uccello…” E tirò il cuscino. Simone oppose prima una debole resistenza, poi, quando lei le posò le labbra sulle sue ed infilò la lingua nella sua bocca, cedette.
Il suo membro, che aveva perso un po’ di forma in tutto quel trambusto, al bacio appassionato della donna tornò ad inturgidirsi completamente. La madre bloccava la sua linea di vista verso la figlia, ma la sentì commentare:
“Porco cazzo che bestia!”
La madre non riuscì a trattenere una risatina e si staccò da Simone, il quale poté vedere l’espressione stupita con gli occhi sgranati della ragazza.
“Te l’avevo detto…” Disse Michela.
“Sì, ma, mamma, è mostruoso! Ha una cappella enorme!”
Se prima sentirle dire “mamma” lo aveva sconvolto, più sentiva pronunciare quella parola, più la trovava eccitante.
Michela prese il membro di Simone in mano ed iniziò a segarlo lentissimamente.
“Guarda le vene… Ma ne hai mai visto uno così largo?” Domandò la madre.
“No, cazzo! Mai!”
“Ed è duro come il marmo…”
“Vedo mamma, vedo…” La ragazza si morse il labbro dopo aver parlato. I suoi occhi erano incollati al membro di Simone, che Michela prese a leccare e baciare, prima di infilare la cappella in bocca ed iniziare a succhiare.
Simone si agitò un attimo e lei smise e lo interrogò:
“Che c’è?”
“Ma vuoi fare sesso con me davanti a tua figlia?”
Michela sembrava divertita e Giada anche.
“No? Perché?”
“Non è una cosa un po’ troppo… oltre?”
“Oltre cosa?” Gli rispose Michela, sempre più divertita.
“Ma sentilo…” Commentò la figlia.
“Ma… boh… insomma…” bofonchiò lui incapace di ribattere sensatamente.
“Senti Simone… io adesso ti faccio un bel pompino così ti rilassi… Giada si mette lì e si gode lo spettacolo. Io e mia figlia ci diciamo tutto e condividiamo tutto…”
Giada annuì ed aggiunse:
“La mamma si è fatta pure scopare dal mio ex fidanzato… con il mio assenso, logicamente… e ha convenuto che non ne valeva la pena! Ahahahaah”
Michela rise:
“Sì, non aveva mica una bestia come questa tra le gambe!”
Simone non era proprio convinto, ma la mano di Michela che si muoveva sulla sua asta, le sue meravigliose tette e il desiderio che aveva coltivato per giorni ebbero il sopravvento e annuì, lasciandola fare.
Michela si dedicò al suo membro con la sua solita straordinaria abilità: la sua lingua danzava sulla sua asta e sulla sua cappella, che veniva avvolta dalle sensualissime labbra mentre succhiava con ardore. La sua saliva colava lungo tutto il membro, mentre la mano non lo lasciava e l’altra sera andata a toccare la sua passera. Presa dalla passione, si dondolava leggermente avanti ed indietro a ritmo del pompino.
Giada invece si era sistemata sulla poltrona vicino al letto e guardava con interesse.
Finalmente Simone si decise a far in modo di godersi il momento e accarezzò Michela tra i capelli; quindi, la invitò a smettere e la fece salire su di lui. La donna comprese subito cosa lui volesse e si mise a cavalcioni, portando il cazzo duro di Simone sotto alla sua passera. La sua enorme cappella incontrò le grandi labbra bagnate della donna e, mentre questa inarcava la testa e chiudeva gli occhi, sentì il suo pene entrare dentro di lei. Simone guardò Giada e vide che la ragazza, che indossava un paio di jeans elasticizzati e un top che lasciava scoperta solo una piccola fascia della pelle della pancia e le braccia da sotto la spalla, portare una mano al seno e una all’inguine.
Simone si concentrò di nuovo su Michela, che si muoveva sopra di lui facendo ballonzolare le enormi tette. Lui non resistette al loro richiamo e le afferrò entrambe. Subito dopo la sua bocca corse a succhiare un capezzolo, per poi cambiare e passare all’altro. Li alternava abbastanza velocemente, mentre li stuzzicava con la lingua e le labbra.
Quella posizione durò qualche minuto, poi Michela si fermò, ruotò su sé stessa senza togliere il membro dell’uomo da dentro di sé e lo cavalcò al contrario, facendo ponte sulle braccia tese sul letto.
L’uomo accompagnava i suoi movimenti con spinte del bacino ed afferrandole i fianchi per aiutarla a sostenersi.
Giada armeggiò con la borsetta e si alzò in piedi. Simone non poteva vederla bene, ma vide passare i jeans della ragazza mentre volavano a terra. Intuì che si fosse riseduta e che si stesse dando piacere dalla posizione privilegiata in cui poteva vedere la figa della madre andare su e giù sulla sua poderosa asta.
Michela ansimava e gemeva, come sempre, e come sempre la vide inarcare la testa all’indietro e percepì la contrazione dei muscoli della sua vagina quando venne con un urletto. Nelle altre occasioni era venuta sempre almeno due volte…
Lei si fermò ansimando per riprendere fiato, mentre lui continuava a muoversi lentamente dentro di lei, desideroso di poter anch’egli venire.
Ma lei si alzò, andò alla poltrona, strappò via letteralmente il vibratore che Giada stava usando dopo aver scostato le mutandine e divaricato le gambe, e le disse:
“Ma che cosa diavolo fai? Con un cazzo così nella stanza usi sto surrogato d’emergenza?”
La figlia la guardò sorpresa ed un po’ arrabbiata all’inizio, poi comprese appieno l’invito e chiese:
“Posso?”
“No, devi!”
“Sei la migliore mamma del mondo.” Disse con entusiasmo, quindi si fece passare il top sopra la testa. Simone capì immediatamente cosa stava per accadere e vide il seno della giovane chiuso in un reggiseno bianco semplice ma carino e capace di esaltare le belle tette sode della ragazza, che furono subito scoperte. Lei si sfilò subito dopo le mutandine a perizoma abbinate, mostrando meglio la passera depilata che grondava già umori. Aveva due belle gambe snelle e toniche, ma non portava autoreggenti come sarebbe piaciuto a Simone, ma semplici calzini bianchi di cotone. Era comunque davvero una splendida ragazza.
La madre la prese per mano e la guidò sul letto. Sorridendole amorevolmente le fece avvolgere la mano attorno al cazzo pulsante di Simone, ancora bagnato dei fluidi del suo orgasmo.
“Senti… senti la durezza di questa meraviglia!”
“Porco cane, sembra d’acciaio!”
“Divertiti, amore mio!” Con questo invito si mise dall’altra parte di Simone mentre la figlia iniziava a succhiare e leccare. La cosa durò pochissimo, però, perché lei proruppe dicendo:
“Non ce la faccio, lo voglio subito dentro!”
E si affrettò a cavalcarlo come aveva fatto la madre all’inizio. Il membro eretto le entrò dentro con facilità, visto il livello di eccitazione che lei aveva e la lubrificazione che il rapporto della madre e la sua breve fellatio avevano garantito.
“Ahaa...”
Un urletto che era un misto di dolore e di piacere le uscì dalle labbra mentre a Simone scappava un estasiato “wow!”.
Giada non aveva l’abilità e l’esperienza della madre, ma aveva l’energia e l’entusiasmo da teenager che compensavano. Cavalcò quel grosso membro con ritmo incalzante, mentre la madre si toccava a meno di mezzo metro.
Simone era ancora scioccato ma stava godendo immensamente e apprezzava ogni momento di più la situazione. Portò una mano sul seno sodo ma morbido di Giada che rispose con entusiasmo stringendogliela attorno alla tetta, invitando a farlo più forte.
“Sì, cazzone, toccami le tette!” Lo incitò.
Lui, però, allungò l’altra mano sul seno della madre: l’idea di avere le mani sulle tette di madre e figlia contemporaneamente lo mandò in estasi.
Michela però aveva altri programmi e si portò sopra di lui in modo da offrirgli la figa da leccare. Simone non si fece pregare e afferrò con entrambe le mani il sedere della donna ed infilò la sua lingua tra le sue grandi labbra grondanti. La madre guardava eccitata la figlia che scopava il suo amante mentre questi le leccava la passera ed era soddisfatta ed eccitatissima.
Simone, però, lo era ancora di più e, senza alcun preavviso, venne prorompendo con un abbondante fiotto di sborra calda dentro a Giada.
“Porca paletta! Il cazzone mi ha inondato, mamma!”
“Hai sentito quanta ne spara?”
“Puttana vacca, sì! Meno male che prendo la pillola, perché altrimenti, con tutta questa sborra calda e con un’asta così lunga mi avrebbe messo incinta di sicuro!”
Simone, dopo l’orgasmo, aveva smesso di leccare Michela, che quindi scese da lui. Giada però non era ancora soddisfatta, anzi, accelerò ancora su quel cazzo che non dava idea di volersi afflosciare.
Le ci vollero meno di due minuti per urlare di piacere mentre veniva anche lei.
I tre presero fiato uno di fianco all’altro: Simone in mezzo e madre e figlia una a destra e una a sinistra. In quel frangente baciò prima Michela e poi Giada e non gli ci volle molto per essere pronto ad un nuovo round. L’iniziativa era stata fino a quel momento delle due donne; quindi, decise di prendere in mano la situazione: le fece mettere una di fianco all’altra, con le gambe piegate e divaricate. Guardò qualche secondo quella scena: due bellissime donne, madre e figlia, nude, sul letto davanti a lui, con le gambe aperte pronte ad accoglierlo di nuovo dentro di loro. I loro seni erano invitanti, i loro volti belli e, al contempo, trasudavano porcaggine. Il suo membro si sollevava ed abbassava eretto, fremente di rientrare in azione.
Simone si chinò su Michela e la penetrò.
“Giochiamo alla roulette della sborra!”
“Cosa?” Chiese la donna ansimante quando lo sentì di nuovo tutto dentro di sé.
“Adesso faccio due minuti dentro di te, poi due dentro alla figa di tua figlia e avanti così finché non vengo… vediamo chi si becca la mia sborra stavolta.”
La risposta di Giada fu entusiasta:
“Sì! Bello!”
Così fece: ad intervalli più o meno regolari passava dalla figa della madre a quella della figlia e viceversa, Quando Michela capì che era vicino a venire e lui fece per passare a Giada, avvinghiò le sue belle gambe attorno ai suoi fianchi e lo trattenne, afferrandolo dietro al collo e trascinandolo verso di sé e baciandolo con immensa passione. Per Simone fu troppo e, mentre Giada protestava dicendo “Non vale!”, venne dentro alla madre.
“Uno pari!” Commentò Michela.
Quando Simone uscì da lei, Giada gli afferrò il membro e dicendo “Allora io lo pulisco tutto!” iniziò a leccarglielo.
Simone baciò Michela prima sul seno e poi in bocca, mentre la figlia raccoglieva con lingua e labbra ogni traccia di sborra che aveva sul membro.
Guardandola lavorare sul suo cazzo con così tanta passione, fissò negli occhi Michela e commentò:
“La più bella sorpresa della mia vita!”
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