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LA PUNIZIONE DI UNA GIOVANE LADRA


di Membro VIP di Annunci69.it MikyeGio2022
09.12.2024    |    2.844    |    11 9.8
"Come l’uomo le aveva ordinato, prese poi a risalire l’asta con la lingua sempre accarezzandolo dove sapeva che lo avrebbe eccitato di più, quindi ne avvolse..."
1. LA TELEFONATA
Giorgio si alzò dalla sua scrivania e si avviò verso la grande finestra.
Scostando le tende rimase sorpreso che fosse già arrivata la sera; nella piazza sottostante avevano acceso i lampioni della illuminazione.
Mancava un ultimo appuntamento prima di chiudere la giornata, quello che gli aveva chiesto Miky nel primo pomeriggio con una telefonata piuttosto agitata.
L’uomo sapeva che ultimamente la sua bellissima amante era un po’ stressata per quel nuovo incarico di supervisione e controllo che gli aveva dato il titolare del ristorante in cui lavorava. Miky si era mostrata in particolare preoccupata per la inesperienza delle giovani colleghe che avrebbe dovuto coordinare.
Non si aspettava tuttavia che la donna, già nei primi giorni della sua nuova mansione, avrebbe dovuto fare fronte a un problema così delicato come quello che gli aveva rappresentato poche ore prima.
“Amore” gli aveva detto con tono palesemente agitato appena Giorgio aveva risposto “sai Virginia quella ragazza appena arrivata al ristorante?”
“Sì quella carina, mi hai mostrato la foto l’altro giorno e devo dire che…”
“Lascia perdere le foto, quella deficiente mi ha combinato un grande casino e ho bisogno di parlarti, devo capire cosa fare da te che sei un avvocato”.
“Guarda che io non so niente di organizzazione di ristoranti”, aveva risposto Giorgio sorridendo per quella che gli era sembrata una richiesta stravagante “se la tua collega non sa portare i piatti in tavola non saprei come…..”
“Dai”, l’aveva interrotto Miky spazientita, “questa è una cosa seria. L’ho beccata mentre rubava 500 euro dalla cassa del ristorante e anche se non vorrei denunciarla al titolare non voglio nemmeno andarci di mezzo io con il mio nuovo lavoro, sai quanto ci tengo. E poi non mi fido, i soldi glieli ho fatti rimettere dove erano ma se lo ha fatto una volta potrebbe anche rifarlo”.
“Hai ragione è una rogna” le aveva replicato Giorgio facendosi improvvisamente serio e quasi pentito per aver preso sotto gamba la sua richiesta d’aiuto “Vieni alle 19, la segretaria e gli altri colleghi vanno via a quell’ora e noi possiamo parlare con calma”.
“Ok, grazie, porto anche quella cretina di Virginia. Voglio che capisca che se dovrò denunciarla è perché devo e preferisco che lo sappia da te che sei più autorevole”.

2. MIKY E VIRGINIA
Preso come era nei suoi pensieri alla finestra Giorgio quasi non si accorse dell’arrivo della sua segretaria. La sua voce da dietro le spalle lo fece impercettibilmente sobbalzare “avvocato, scusi se la disturbo, è arrivato il suo appuntamento”.
“Ah bene grazie, faccia entrare e poi vada pure. Qui chiudo io quando ho finito”.
Un rumore di passi femminili anticipò di pochi istanti l’ingresso delle due donne nella stanza.
La straripante sensualità di Miky non era certo una sorpresa per Giorgio il quale si trovò tuttavia a considerare come la sua donna si presentasse particolarmente elegante e sexy con quel tailleur nero con generoso decollete che aveva deciso di indossare per l’occasione. Le scarpe con il tacco alto completavano un quadro di insieme davvero seducente che avrebbe immediatamente scatenato gli appetiti dell’uomo se non fosse stato per il fatto che Miky era lì per una ragione di natura professionale e Giorgio doveva controllarsi.
Spostando l’attenzione sulla collega che accompagnava Miky, stando un passo indietro a lei quasi ne avesse timore, Giorgio si trovò costretto ad ammettere che anche la giovane ragazza era davvero sexy.
Circa 20 anni, bionda e dalla carnagione chiara, Virginia vestiva in maniera più sportiva della donna che la accompagnava indossando dei jeans chiari molto fascianti e una canottiera di almeno una taglia inferiore a quella che sarebbe stato necessaria per contenere un seno generoso e sodo.
Nonostante cercasse in qualche modo di dissimularlo era chiara la situazione di imbarazzo in cui si stava trovando: lo rivelava immediatamente il ritmo innaturale del suo petto, troppo convulso per essere compatibile con una respirazione regolare e lo sguardo basso, incapace in quei primi istanti di fissare negli occhi i suoi interlocutori.
Del resto, considerò Giorgio, non c’era da stupirsene: l’arredamento austero del suo studio professionale era stato concepito proprio per incutere un moderato timore reverenziale in chi vi accedesse per la prima volta, inoltre Virginia era una ragazza giovane, sicuramente non abituata a stare davanti a due persone molto più mature di lei, per giunta nella spiacevole condizione di doversi giustificare e convincerli a non denunciarla.
“Ciao amore eccoci qui” ruppe gli indugi Miky con un tono per nulla rasserenato rispetto a quello che le aveva sentito nel pomeriggio “lei è Virginia, la scema che ha combinato il casino che ti ho detto prima”.
“Buonasera avvocato” si presentò la ragazza con voce spezzata dalla tensione e senza accennare la minima reazione all’epiteto che le aveva appena rivolto Miky.
Pur riconoscendo che si trattava di un pensiero poco professionale Giorgio dovette ammettere a sé stesso che l’atteggiamento remissivo di quella giovane donna era profondamente eccitante: doveva tenere molto a mantenere il suo lavoro se accettava di farsi “processare” in questo modo per le sue malefatte.

3. UN PATTO INCONFESSABILE
Cercando di far prevalere i doveri dell’avvocato agli istinti dell’uomo Giorgio si fece spiegare nuovamente da Miky quanto era accaduto. Poi, cercando conferma di quello che gli sembrava il punto più rilevante della questione, chiese: “quindi sei sicura? Le hai fatto rimettere immediatamente in cassa tutto quello che aveva rubato?”
“Sì l’ho perquisita e controllato due volte i conti della giornata” confermò Miky “in cassa non manca nulla”.
“Bene” commentò Giorgio rilassandosi soddisfatto sulla sua poltrona in pelle “questo alleggerisce la sua posizione e quanto a te, amore, potrebbe anche dispensarti dal denunciarla. In fondo nessun furto è stato compiuto”.
“Tuttavia” aggiunse con tono più severo quasi a smorzare il lampo che si era acceso nello sguardo della giovane ladra speranzosa della impunità “resta un grosso problema”
“Un problema di fiducia” confermò Miky con tono pensoso.
“Esatto, un problema di fiducia. Chi ti può assicurare che domani o un altro giorno Virginia non ci provi ancora? E cosa direbbe in questo caso il proprietario del ristorante venendo a sapere che tu sapevi delle sue inclinazioni da ladra e non hai detto nulla. Io credo che non valga la pena che tu rischi per chi ha dimostrato di non meritarlo”.
“Hai sentito?” ribadì Miky rivolgendosi verso la giovane ragazza “Lo dice anche il mio avvocato, non posso rischiare di sputtanarmi per….”
“Ti prego”, l’esclamazione di Virginia interruppe il ragionamento di Miky costringendo anche Giorgio a girarsi verso la giovane “non denunciarmi, se lo fai non solo perdo il lavoro ma nessuno nell’ambiente vorrà più assumermi. Ho fatto una cazzata Miky ma non si ripeterà, la tua fiducia posso e voglio riconquistarmela”
“Sai che questo non è possibile” la incalzò Miky “io vengo da una realtà dura nella quale ho imparato che bisogna prendersi la responsabilità delle proprie azioni e che gli errori si pagano. Nulla mi è stato regalato”.
A dispetto della durezza delle sue parole e del suo atteggiamento Giorgio parve scorgere nello sguardo della sua donna un lampo di malizia. Ne conosceva del resto l’indole dominante e intuì che, sollevata dal fatto che non era obbligata a denunciare la sua giovane collega, stava cominciando a trarre una certa eccitazione da quella situazione.
Forse per istinto femminile anche Virginia ebbe la stessa intuizione intravvedendo in questa eccitazione una possibile via di fuga per la sua salvezza.
Reggendo lo sguardo severo della sua superiore la ragazza si alzò dalla sua sedia e andò ad acciambellarsi vicino a quella dell’altra donna abbracciandole le gambe e ponendole il viso sul grembo con un atteggiamento di strana dolcezza e malizia.
“E tu puniscimi” la incalzò la giovane donna rivolgendole uno sguardo supplichevole da sotto in su “dimmi come posso rimediare ai miei errori e insegnami a non ripeterli. Io sono pronta ad imparare”.
Lo sguardo quasi divertito di Miky rispetto a questa supplica confermò in Giorgio il dubbio che lei avesse avuto il controllo della situazione sin dall’inizio e avesse condotto quel gioco esattamente nella direzione in cui lei voleva che andasse. Del resto, se pure si era spesso lamentata con lui per la scarsa propensione alla fatica della giovane collega, Miky aveva anche sempre sottolineato la sensualità di quella ragazza e gli aveva confessato di sentire nei suoi confronti una certa attrazione che credeva anche ricambiata.
Le cose non stavano accadendo per caso
Prima di procedere oltre nei suoi pensieri Giorgio fu ancora sorpreso dalla voce severa della sua donna che sollevando il viso di Virginia in modo che lei la costringesse a guardarla negli occhi esclamò “non ho capito Virginia. Mi stai offrendo la tua sottomissione?”.
“La sottomissione ad entrambi” rilanciò Virginia “in cambio della mia impunità. Insegnatemi a non sbagliare più e a capire qual è il mio posto nel mondo”.
Erano ancora tutti e 3 attorno a quella scrivania, Giorgio e Miky seduti alle loro sedie e Virginia inginocchiata vicino alla sua superiore ma le ultime parole della ragazza fecero sprofondare l’uomo in una sorta di vertigine: gli si apriva davanti un mondo solo fantasticato fino a quel momento in cui lui e la sua bellissima amante, stretti da una inconfessabile alleanza, erano diventati i padroni del destino di quella giovane ragazza così attraente.
Il loro personale giocattolo, pronto a soddisfare remissivamente gli istinti sessuali dell’uno e i capricci mentali dell’altra e ad essergliene grati giacché dalla loro soddisfazione dipendeva anche la sua salvezza.

4. GLI ERRORI VANNO PUNITI
La manifestazione di totale sottomissione di Virginia fu l’occasione per Miky di rompere definitivamente gli indugi.
“Amore, mi pare che Virginia abbia intenzione di mostrare il suo pentimento. Che ne dici di allentarti la cravatta, rilassarti sulla poltrona e goderti lo spettacolo di una giovane ladra che cerca il suo riscatto?”
Mentre Giorgio assecondava la sua donna Miky sollevò Virginia da terra cominciandola a baciare febbrilmente e a spogliarla chiedendo alla ragazza che facesse altrettanto con lei.
Miky indossava un intimo di pizzo nero che conteneva a stento le sue forme strepitose; dopo qualche minuto Virginia la liberò anche di quell’ultimo indumento scoprendo quel seno enorme e sensuale, dai capezzoli grandi e proporzionati, che Giorgio aveva imparato a conoscere durante i loro incontri più torridi.
Anche il giovane corpo di Virginia, si trovo a scoprire l’uomo per la prima volta, era di una femminilità sconvolgente, elastico e palpitante per il desiderio creato da quella situazione così insolita e pazzesca. Dalla sua posizione Giorgio ne poteva ammirare il culo levigato e il seno generoso e sodo schiacciato addosso al corpo della sua donna che la cingeva in un abbraccio voluttuoso.
Non appena anche la ragazza fu liberata da tutti i suoi vestiti Miky le intimò di girarsi e mettersi a quattro zampe sul pavimento, completamente esposta allo sguardo della coppia.
“Cosa hai in mente?” esclamò Virginia con voce esitante mentre eseguiva l’ordine impartitogli.
“Ho un regalo per te, guarda questo meraviglioso plug anale. Voglio che lo indossi così ti prepari per quanto ti farò scopare dal mio uomo”.
Senza attendere alcuna risposta Miky lubrificò quindi il buco del culo della sua nuova schiava e le inserì il giocattolo “come sei stretta giovane ragazza, ci darai grande soddisfazione a scoparti come si deve”.
La vista di quel giocattolo, improvvisamente comparso dalla borsa di Miky, confermò definitivamente a Giorgio che la donna doveva aver previsto sin dall’inizio come sarebbe andata la serata. Aveva giocato al gatto con il topo, con astuzia e femminilità, e la preda ora era completamente nelle sue mani.
Nel frattempo Virginia, dopo aver accolto l’oggetto che le aveva imposto la sua padrona, si era girata e nuovamente collocata ai piedi di Miky. Da quella posizione, diretta dalla voce sicura della donna, la ragazza aveva cominciato a leccarla partendo dai piedi e poi risalendo per le caviglie, i polpacci, le cosce e infine la figa.
“Più forte”, gli ordino Miky, mentre Virginia si affannava con la lingua dentro la sua intimità.
Osservando la scena Giorgio pensò che, nell’atto di leccare la figa della sua donna, Virginia mostrava la stessa devozione e gratitudine di un animale a cui il padrone ha lasciato la scodella alla quale abbeverarsi; lo scintillio del plug che aveva in mezzo alle gambe gli ricordò anche che da lì a poco quella ragazza avrebbe dovuto servire con la medesima devozione anche lui.
La ragazza, pur giovane, si rivelò piuttosto abile nella pratica del cunilingus per cui non ci volle molto prima che Miky, gettando la testa all’indietro, esplodesse in un orgasmo incontrollato squirtando copiosamente nella bocca della sua servitrice.
Appena ripresasi da quell’orgasmo squassante, sollevandogli con dolcezza la testa dalle cosce, Miky guardò Virginia intensamente negli occhi e con il leggero accento est-europeo che caratterizzava la sua parlata si assicurò che ella ricordasse i suoi doveri anche nei confronti di Giorgio: “sei brava ma non devi trascurare i tuoi doveri nei confronti dell’avvocato, non credi? In fondo è grazie ai suoi consigli legali che abbiamo trovato il modo di non denunciarti ed è venuto il momento di sdebitarti anche con lui”.
Virginia, pur esitando visto che quell’uomo maturo e autorevole le metteva una certa soggezione, si alzò dal pavimento e si mise in piedi, davanti al suo nuovo padrone.
Giorgio, ancora seduto sulla poltrona dove l’aveva fatto accomodare la sua complice, la fissò per un tempo indefinito senza dire nulla: era ancora vestito e voleva godere dell’imbarazzo di quella giovane donna, senza difese nella sua nudità e palesemente imbarazzata al suo cospetto.
Poi, con voce ferma, decise di affondare la lama: “inginocchiati Virginia e fai il tuo dovere”.
Incapace di opporre la minima resistenza ad un ordine che solo qualche minuto prima non avrebbe mai creduto di dover ascoltare e men che meno di assolvere, Virginia si accucciò in mezzo alle gambe dell’uomo cominciando a sbottonargli la camicia e poi la cintura dei pantaloni. Gli abbassò quindi i pantaloni e infine liberò il suo cazzo già pulsante dalla costrizione dei boxer.
A quella vista la giovane donna sembrò indugiare per qualche istante ma Giorgio non le permise alcuna esitazione dirigendole la testa verso la sua asta eretta e facendogli così chiaramente capire che era venuto il momento di darsi da fare: “comincia dalle palle e risali con la lingua, anche se sei giovane voglio che tu lo faccia bene. Non deludermi o sarò costretto a dire a Miky che non sei meritevole della nostra fiducia”.
Senza farselo ripetere, Virginia cominciò a leccare lo scroto dell’uomo succhiando devotamente prima un coglione e poi l’altro.
Li trovò enormi tanto che la schiava ebbe il tempo di considerare che, se avesse deciso di svuotarsi dentro di lei, Giorgio la avrebbe inondata.
Come l’uomo le aveva ordinato, prese poi a risalire l’asta con la lingua sempre accarezzandolo dove sapeva che lo avrebbe eccitato di più, quindi ne avvolse la cappella con la bocca.
Miky intanto, risedutasi sulla poltrona, aveva ricominciato a toccarsi aprendosi completamente alla vista del suo uomo: percepiva in lui non solo il desiderio per il suo corpo ma anche l’ammirazione per l’astuzia con la quale aveva condotto quel gioco fino a lì e questo contribuiva a eccitarla ancora di più.
“Dovremo farla esercitare di più ma è brava questa piccola ladra. Meglio di molte donne più esperte”, commentò Giorgio con soddisfazione, mentre Virginia si affannava sul suo cazzo succhiandolo e leccandolo con sempre maggiore intensità. Il commento provocò una risata schietta e sonora di Miky che raggiunse alle spalle la giovane donna colpendola come una frustata.
L’atto di sottomissione di Virginia durò molti minuti durante i quali Giorgio, pur essendo molto eccitato, non diede mai mostra di dover venire, quasi volesse prolungare il trionfo della coppia.
Dopo un tempo che sembrò eterno il padrone sollevò la testa della ragazza e le chiese con accondiscendenza “ti fa male la bocca?”
“Un po’”, rispose Virginia in maniera remissiva.
“Allora vediamo come te la cavi a prenderlo nel culo” replicò Giorgio, tirandola su per le braccia e girandola a quattro zampe come un oggetto, esattamente davanti a Miky che si stava godendo la scena.
Con gesto abile gli sfilò il plug dal culo, constatando con soddisfazione che il trattamento preventivo la aveva già allargata a sufficienza, la lubrificò ancora e poi le puntò la cappella sull’entrata dal quale era appena uscito il giocattolo.
“Non voglio sentire gemiti quando ti inculerò, quindi lecca la figa di Miky, almeno avrai la bocca occupata”, le intimò l’uomo schernendola.
Quindi, dopo essersi assicurato che Virginia eseguisse quanto gli era stato comandato, cominciò a spingere il membro nelle sue viscere, prima con delicatezza e poi sempre con maggiore decisione, accompagnando l’intrusione con dei sonori schiaffi sul sedere.
“E’ veramente una puttanella”, mentre violava la giovane ladra gli occhi di Giorgio si incrociarono nuovamente con quelli di Miky in uno sguardo ardente di passione
Virginia, completamente aperta davanti al suo dominatore e riversa sul ventre di Miky, poté solo intuire la scena, avvertendo però che i suoi nuovi padroni erano soddisfatti di quanto stava facendo per riscattarsi ai loro occhi.
I movimenti di Giorgio, dapprima lenti e studiati, si erano fatti nel frattempo sempre più ritmati, segno che la monta stava ormai arrivando alla sua ovvia conclusione.
Fu quello il momento in cui Miky, non riuscendo più a trattenere la sua eccitazione, venne nuovamente nella bocca della giovane ragazza che, pur sbalzata dai colpi poderosi dell’uomo che la stava aprendo, non aveva mai cessato di leccarla.
L’orgasmo della sua Regina portò Giorgio ad accelerare ulteriormente i suoi colpi.
Virginia, ormai completamente vinta, riuscì ancora confusamente a sperare che la coppia gli risparmiasse almeno l’ultima umiliazione.
Quando i movimenti si fecero ancora più convulsi e il primo fiotto di sperma caldo del suo nuovo padrone la violò capì però che non sarebbe stato così: Giorgio, ormai fuori controllo, si svuotò del tutto dentro di lei completando definitivamente la sua degradazione.
Solo a quel punto anche Virginia ebbe quindi il permesso di liberarsi: finalmente placati dagli orgasmi appena ricevuti Giorgio e Miky stettero ad osservarla constatando con divertimento che il buco del culo della ragazza aveva già cominciato a rilasciare gli umori del suo dominatore mentre la sua bocca era ancora bagnata degli orgasmi della donna.
“Virginia ragazza mia” – chiosò Miky con tono sferzante e ironico – “credo che tu adesso abbia capito, gli errori si pagano. Ma se non fosse così ci saremo sempre noi a ricordarti la lezione”.
Un sommesso “grazie” fu l’unica cosa che Virginia riuscì a dire prima di rivestirsi.





























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