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Ora Sei Totalmente Femmina Dolce Rayja!


di Membro VIP di Annunci69.it Rayja
03.10.2017    |    22.564    |    24 7.8
"Poi ti lasci scivolare giù fino a toccare terra coi gomiti, Scivola fino a quando quel tuo bel culetto non arrivi appena oltre il bordo del materasso e poi ti..."



Giunti in camera da letto mi ordina di spogliarmi.

"Oggi ti sei comportata benissimo sai!
Dopo che abbiamo fatto shopping insieme, hai superato la prova della verità mia cara Rayja.
Hai dimostrato di essere diventata femmina quanto io desidero e dobbiamo festeggiare
...e per farlo ho pensato a dei bei giochetti da fare con te.

Vedrai amore mio che ti piaceranno ...a me piaceranno di sicuro!
Togliti tutti i vestiti, comprese le mutandine e le pinzette ai capezzoli ...e poi non muoverti".

Mia moglie, la mia Divina Padrona, si allontana mentre eseguo i suoi ordini. Ad eccezione della gabbietta di castità, sono totalmente nuda.
La sento tornare ed ha in mano quello che sembra a prima vista un lenzuolo chiaro arrotolato, come fosse un tappeto, ma mi rendo conto che è un telo di plastica lucida, del tipo con cui si coprono i tavoli da pranzo per proteggerli dai graffi e le macchie
...mi chiedo quale diavoleria avrà in mente!

Me lo porge e mi ordina di srotolarlo sul letto.
Il telo è molto largo e molto molto lungo, al punto che, oltre a coprire abbondantemente tutto il materasso, in fondo al letto arriva per un tratto fino a terra, coprendo il pavimento.

"Ora ti sdrai sul letto a pancia in giù, mettendoti al contrario, testa al posto dei piedi.
Poi ti lasci scivolare giù fino a toccare terra coi gomiti, Scivola fino a quando quel tuo bel culetto non arrivi appena oltre il bordo del materasso e poi ti fermi immobile senza muovere un muscolo".

Tanto curiosa quanto impaurita, obbedisco e mi trovo in una posizione davvero scomoda, ma so che questo alla mia Padrona importa poco.
A lei importa divertirsi a giocare con me, usandomi come un oggetto di cui disporre a suo piacimento.
Lei ama gustare quel potere assoluto che la muove dentro, fino al punto da farla eccitare sessualmente.

Mi lega le estremità di due lunghe corde alle caviglie e dopo avermi divaricato bene le gambe, lega le altre estremità delle corde ai due angoli del letto.
Poi viene in fondo al letto e mi afferra per le spalle.
Mi tira fino a quando le corde non sono bene tese e le mie gambe ben allungate.
Mi trovo così sopra al telo di plastica e con i gomiti e la testa che toccano il pavimento.
Ho la sensazione come di essere intrappolata dentro un qualche strumento di tortura del medioevo.

Sono in una posizione di completa impotenza e davvero umiliante e, non sapendo cosa seguirà, sono sia eccitata che, e forse ancora di più, impaurita.

"C'è troppa luce in questa camera da letto". e così dicendo abbassa la serranda e spegnendo la luce esce dalla stanza chiudendosi dietro la porta.

Rimango sola ed al buio totale, legata per i piedi in una posizione assurda, scomoda e già dolorante. Nel contempo sono del tutto ignara del destino che la mia Padrona ha deciso per me.

Non tarda ad aprirsi la porta ed eccola nelle sue divine sembianze. Indossa un body nero aderentissimo, un paio di autoreggenti neri ed un paio di lunghi stivati di pelle nera lucida dal tacco a spillo.

Gli stivali sono incredibilmente sexy e le arrivano fin sopra il ginocchio.
Sono tanto alti che coprono in gran parte le calze, di cui sporge poco più che la fascia elastica elegantemente decorata sulla sommità.
La mia padrona è stupenda, una donna da urlo ed io non vorrei appartenere che a lei.
Non vorrei essere di proprietà di nessuna altra donna al mondo.
E' la mia dea ed io la venero.

In una mano ha un frustino e sia lei che la stanza sono illuminate solo da una grossa candela che porta nell'altra mano!
La candela non ha candelabro, ma avendo un diametro grande abbastanza da reggersi da sola. Giulia la poggia per terra in un angolo. Poi si avvicina a me ed estrae qualcosa da dentro uno degli stivali.

"Annusa schiava!.
Mentre te le sfrego sul viso, annusa bene e lecca.
Sono le mutandine che portavo oggi quando siamo andate a fare compere e sono molto puzzolenti.
Sono bagnate dai miei liquidi, quelli che sono usciti dalla mia fichetta mentre mi eccitavo ad umiliare la mia checca davanti alle commesse.

Ecco, brava così. Lo vedo come godi e ti ecciti a leccare, sei proprio una troia.
Ora apri bene la bocca ...brava spalancala tutta ...si così.
Ecco, ne ho fatto una palla e te le infilo tutta nella gola ...e guai a te se osi emettere un solo fiato
...e non sognarti di sputarla.
Se osi farlo, oltre al culo ti frusto a sangue pure i testicoli.
Lo sai vero dolce Rayja che questo tuo bel culetto all'aria è una tentazione molto invitate per la mia frusta"?

Non faccio in tempo a pensare a quanto la Padrona ha detto e fatto che, mentre sto ancora cercando di abituarmi a respirare solo col naso in quella tremenda posizione, lei inizia subito a frustarmi forte sulle natiche. Alterna tre frustate su ogni chiappa, colpi sempre più rapidi e sempre più forti.
E' come se, vedendomi legato inerme e col mio culo indifeso, sotto quella luce soffusa tanto particolare,
si sia eccitata al punto da perdere il controllo.

Non riesco a vedere la Padrona ma la sua ombra, proiettata dalla candela proprio davanti al mio viso.
mi mostra che mentre con una mano mi colpisce con l'altra inizia a toccarsi tra le gambe.

Le frustate diventano più rapide e più forti.
Io inizio a gemere sempre di più, senza osare liberarmi delle mutandine sporche che mi riempiono la bocca e la gola e la mia Padrona aumenta il ritmo della sua preziosa masturbazione.
Viene poco dopo, con un grande urlo di piacere, viene più volte senza mai smettere di frustarmi, nemmeno dopo il terzo orgasmo.
Mentre lei viene, io inizio a piangere per l'estremo dolore.
Non mi aveva mai picchiata fino a quel punto ed è un pianto liberatorio.
Contiene la mia espiazione per le mie colpe,

Desideravo da molti anni essere punito al punto di soffrire così tanto da piangere dal dolore.
Ne avevo bisogno e più volte quando mi frustava avevo implorato la mia padrona di non smettere, di continuare senza pietà fino a quando io non fossi riuscita a piangere senza tregua.

Quale colpa dovevo espiare?
L'ho sempre saputo: l'imperdonabile colpa di non avere amato e venerato la mia Padrona fin dalla primissima volta che lei aveva messo gli occhi su di me.
Ero ancora cieca.

Prima che io aprissi gli occhi e sapessi leggere nei suoi il suo immenso amore per me, prima dunque che ci mettessimo insieme ed io diventassi all'inizio il suo focoso ed insaziabile amante e poi la sua devota schiava, io la avevo ignorata.
Questa era una colpa che da anni mi bruciava dentro.
Mi procurava una vergogna senza limiti, al punto che da anni desideravo una degna punizione.
Il mio animo implorava che io venissi frustata senza limite, fino a quando non fossero giunte quelle lacrime.

Quante volte lo avevo ripetuto:
"Ti imploro Padrona, non smettere, frustami ancora, frustami più forte, non smettere fino a quando non vedi il sangue delle ferite sulle mie natiche ...ti imploro di non smettere fino a quando non vedi uscire le lacrime dai miei occhi ....ho un immenso bisogno di essere punta severamente ...ho bisogno di piangere
... più forte, più forte, ti prego"!

Ecco ora giungere quelle lacrime sincere e tanto desiderate. Finalmente la mia amata Padrona, grazie alla severa punizione inflittami dalla sua crudele frusta, mi aveva fatto questo splendido regalo.

Sapevo che pure nel suo intenso orgasmo vi era la consapevolezza di essersi finalmente vendicata, almeno in parte, per l'umiliazione che io le avevo inflitto. Sentivo che lei sapeva di essere finalmente riuscita a liberarmi, almeno in parte, dalla mia vergogna per il male che le avevo fatto.

La Padrona mi toglie le mutandine sporche dalla bocca, ma la mia sessione di tortura non è ancora finita.

"Ti è piaciuto farti questo bel pianto da femminuccia? Sei proprio una checca Rayja, lo sai vero?
Ora sollevati sulle braccia, quanto basta per raggiungere con la bocca la mia fica e venerala. Annusa e soprattutto lecca. Sei la mia schiava e, se non vuoi che riprenda a frustarti come meriti, ora devi dimostrami quanto vali come bidet".

L'odore è tremendo ...ma a me piace, come mi piace leccare ed inghiottire tutto ciò che esce dalla preziosa passerina della mia Padrona, ogni pregiato liquido, frutto dei suoi divini orgasmi.

Orgasmi sia esclusivamente suoi che misti coi liquidi degli amanti che ama scoparsi davanti a me, specie dopo avermi vestita e truccata da donna e poi immobilizzata in loro presenza.

Impazzisco quando posso osservare mentre un vero stallone mi mostra come sa sfondare l'insaziabile bocca, vagina e culo di mia moglie

Quando ho finito di farle il bidet, lei si china, mi dona un sensuale bacione con la lingua e mi accarezza la testa

"Grazie di avermi lavata bene mio devoto marito e devota schiava".

"Grazie a te mia divina Padrona di avermi concesso l'onore di appartenerti totalmente e di averti potuto servire con umiltà".

"Ora ti spetta lucidare i miei stivali con la lingua, ma prima dovrai iniziare pulendo la suola.
Leccala tutta portando via ogni granello di sporcizia. Poi infilati in bocca il tacco e succhialo, fingi che sia un sottile cazzo puttanella mia, un cazzo a cui fai un pompino. Alla fine mi bacerai gli stivali e con la lingua li leccherai fino in cima, iniziando dalla punta".

Ero stata già addestrata a quel compito e sapevo come eseguirlo senza trasgredire ai voleri di mia moglie.
Sapevo leccare bene sia stivali e scarpe che lavare i piedi nudi della mia dea alla perfezione.
Eseguii il mio compito con dedizione e precisione senza deludere la mia Padrona.

Mentre lo facevo ricordavo che più volte ero stata costretta anche a baciare i piedi dell'amante della Padrona. I piedi di Manuel, l'uomo che io stessa avevo trovato e portato a casa per lei, dopo averlo io stessa provato dentro di me.
Sebbene a quel tempo il mio addestramento di femmina ubbidiente non era arrivato al punto da accettare facilmente l'umiliante degradazione di servire un maschio, lavandogli i piedi sporchi e sudati con la lingua, ugualmente ubbidii.

Ricordo pure che dopo avere iniziato, infilandomeli in bocca senza togliere la calza sporca e poi succhiando, iniziai col tempo a provarci gusto.
Poi quando gli tolsi le calze e sentii l'odore di sudore misto all'odore di pellame e cuoio lasciato dalle scarpe, persi completamente la testa e non ebbi più ritegno.
Succhiavo ogni dito come un neonato che si attacca ai capezzoli della madre.
Tanto mi piaceva farlo che quando la Padrona mi ordinò di smettere, fui tentata di disobbedire.

Non so se all'inizio lo feci più per amore della mia Padrona e per paura delle dure punizioni che lei mi avrebbe inflitto. Lei mi avrebbe punita con immenso piacere se avessi osato rifiutarmi, ma a me piaceva.
Ero diventata una vogliosa e perfetta schiava leccapiedi!.

Ogni dubbio se ubbidire o meno sparì quando mi disse che se avessi osato rifiutarmi sarei stata punita con ceffoni, frustate e tortura dei testicoli.

Dei ceffoni in faccia, che lei ama infliggermi con forza, non ho paura. Anzi li amo poiché mi fanno vivere fin nel profondo la percezione di essere una donna picchiata dal marito malvagio e geloso. Una parte che amo vivere e che mi fa tremare dentro regalandomi forti emozioni.

Capita che rincasando mia moglie mi chiede se mi sono data a qualche uomo, poi mi chiama troia sporcacciona e puttana libidinosa. Mi accusa di averla tradita in sua assenza.
Dopodiché mi ordina di mettermi alla pecorina e mi infila un grosso fallo nel culo.

Se vede che penetra troppo facilmente mi accusa di essermi prostituita.
Via a quel punto ad ingiuriarmi e picchiarmi selvaggiamente e con crescente violenza.
Non mi è permesso reagire mentre mi picchia, nemmeno quando colpisce pure il viso, lasciandomi a volte per giorni i segni delle sue dita.
Più si scalda e più i ceffoni sono forti ed io, sentendomi sempre più intensamente femmina, non tardo a sborrarmi completamente addosso a causa della potente eccitazione.

Sebbene il trucco che mi applica poi con amorevole attenzione e bravura copra i segni lascatemi in volto dalle sue mani, per giorni sono costretta a rimanere chiusa in casa.
Avviene poi regolarmente che la mia Padrona si pente di avere esagerato e mi promette che non le capiterà più di farmi delle tali scenate di gelosia.
Lei non è contraria che io mi dia ad altri uomini, oltre al suo amante, ma non vuole che io mi prostituisca in sua assenza, una cosa assolutamente proibita.

Nemmeno delle frustate ho paura, ma delle sue mani che mi stringono i testicoli, quasi fino a farmi svenire, ho un terrore tremendo.

Torno al presente e mi rendo conto che la mia mente è stata troppo occupata da tutto ciò che ho subito per chiedermi a quale scopo servisse quel grande telo di plastica steso a coprire sia il letto che il pavimento e su cui sono stata costretta a sdraiarmi prima che iniziasse la mia severa punizione.

Mia moglie si dirige nell'angolo dove ha poggiato la grossa candela che illumina la stanza e sollevandola in mano viene verso di me

"Ora cara puttanella faremo un giochino nuovo, il giochino della cera.

Penso già alla tortura che lei ha in serbo per me.
Ricordo come già altre volte ho temuto ed atteso quelle gocce di cera bollente che la mia Divina Padrona fa sgocciolare lentamente lungo tutto il mio corpo nudo, evitando accuratamente le parte coperte dalla lingerie e concentrandosi esclusivamente sulla pelle viva, quella scoperta ed indifesa.

Nel pensare a quelle gocce il mio corpo vibra.
Non so ancora che sono totalmente fuori strada: c’è ben altro ad attendere Rayja!

"Ho avuto una bella idea con questa candela ma ora ho bisogno di un candelabro. Potrei andare a prenderne uno in salotto, ma ne preferisco un altro".

Capisco presto cosa intende, ma solo nel momento in cui, senza preavviso alcuno, sento la candela entrare, neanche troppo dolcemente, nel mio tenero buchino, pronto subito a cedere.
Il mio ano si concede infatti volentieri a quella ulteriore tortura e buona parte della grossa candela sprofonda facilmente dentro di me.

E' solo in quel preciso momento che comprendo quanto la insolita posizione in cui sono stata costretta a prostrami fosse stata ben studiata in anticipo.
La mia Padrona mi aveva legata in tal modo non solo affinché la mie labbra rosse di rossetto fossero vicine ai suoi piedi, ma pure affinché il mio sedere fosse inclinato in maniera tale che avendomi stuprata con la sua grossa candela, quest'ultima rimanesse ben dritta.

La cera infatti non mi cola né sulla schiena, né sulle chiappe, entrambi abbondantemente torturate in precedenza, ma scende perpendicolarmente alla candela.
Arriva direttamente sulla mia pelle in una zona delicata e non è per nulla piacevole, oltretutto so perfettamente di dover rimanere immobile.

Ad essere precisi, cola direttamente alla base della candela, sigillandomi ulteriormente il buco del culo.
Si crea una pozza di cera intorno all'incavo del mio ano e, sebbene per brevi istanti ad ogni colata, brucia da morire.
Vorrei urlare, ma non oso. Sottomesso alla mia Padrona, soffro in silenzio.

Continuo a soffrire e godere pure quando, dopo avermi riempito e sigillato tutto il buco del culo, la cera inizia a sgocciolarmi lungo i testicoli ed il pene.
Penetra lentamente tra la mia gabbietta di castità e la mia pisellina, dove brucia molto, inglobandoli in un tutt’uno.
La cera calda li copre e poi la scia prosegue giù fino al telo, incollando i miei genitali alla plastica.

La mia Padrona è un demonio!!!

Si siede sulla poltrona e mi osserva.
Mentre io continuo a soffrire, la candela si accorcia ed il dolore si allarga.
Si consuma lentamente e passa ancora parecchio tempo. La candela mi sembra essere oramai alla fine.
Lei si alza e se ne va.

Dopo un po’ sento un soffio spegnere la candela, non l’avevo sentita arrivare, molto probabilmente non ha più i tacchi.
Scioglie le corde che afferrano le mie caviglie e che per tutto il tempo di quelle interminabili torture mi hanno costretta a rimanere legata al letto.
Sono finalmente libera dalle mie catene.

"Rimani in questa posizione e conta lentamente fino a 27, poi togliti la candela da dentro il buco del culo, raccogli ed arrotola il telo e poi vai in bagno a pulirti.
Pulisciti bene e fai sparire tutta quella cera mia cara e sottomessa schiava.
So che è un lavoro laborioso, ma cerca di farlo velocemente e poi vai in salotto.

Ti voglio nuda, ad esclusione delle autoreggenti rosse che troverai ad attenderti in bagno e, ovviamente, della tua gabbietta di castità.
Dopo che avrai tolto tutta la cera, quella deve tornare al suo posto, a castrarti quel tuo vergognosamente minuscolo pisellino".

Quelle parole, dette con un tono di voce dolce e privo di severità, sono seguite da un sorriso gentile.
Non sempre la mia Dominatrice è dura con me.
Lo diventa particolarmente duranti gli atti erotici veri e propri.
Nei momenti in cui deve impormi la sua superiorità ed in cui deve punirmi
...azioni che la fanno godere tantissimo.

Mi correggo …che ci fanno godere tantissimo!


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