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Molestie: codice penale e diritto penile
di amoreandrogino
19.01.2018 |
1.059 |
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"Come peraltro poteva succedere e qualche volta succedeva davvero! Ma succedeva anche, poche volte in verità, che la donna si lasciava toccare e allargava un..."
Era stata una di quelle giornate grigie, in cui non è successo niente di veramente grave che ti ha fatto incazzare seriamente, ma hai avuto tante piccoli contrattempi fastidiosi che ti hanno messo di malumore senza darti nemmeno la possibilità di prendertela con qualcuno o con qualcosa di preciso, così che ti viene solo da mugugnare. E ci si era messo anche il tempo, quel giorno: un cielo grigio e pesante che per un meteoropatico qual sono io, è peggio di un temporale con lampi e tuoni. Contrattempi e piccoli inconvenienti a partire dal risveglio quando, andato in cucina per farmi il caffè, mi sono accorto che il contenitore del macinato era quasi vuoto e non avevo un pacchetto di riserva, che c’è sempre, così che ho usato quel poco di caffè che era rimasto in fondo al barattolo e mi son dovuto bere una ciofeca che sembrava sciacquatura di tazze. Contrattempi poi anche sul lavoro, niente di serio per carità e, all’ora di pranzo, un panino al bar che avevano finito quello che volevo io e mi son dovuto accontentare di ciò che era rimasto!
Basta! Non mi va più di raccontare le tante contrarietà che si erano date appuntamento nella stessa giornata, a parte la telefonata del meccanico, nel pomeriggio, che mi avvertiva che la mia macchina non era ancora pronta perché non gli era arrivato il pezzo di ricambio! E così arriva la sera con la voglia di svagarti e invece ti tocca restare in casa e mangiare qualcosa davanti alla televisione che trasmette solo programmi noiosi.
All’improvviso – erano quasi le dieci - mi venne voglia di mandare tutto all’aria e di uscire anche se non avevo la macchina: non distante dalla mia abitazione c’era un cinema con tre sale che potevo raggiunger a piedi e dove certamente avrei potuto scegliere un film di mio gradimento per finire al meglio quella giornata tediosa e non pensarci più. Mi vestii per bene, giacca e cravatta per superare il malumore e mi chiusi la porta alle spalle, ma davanti al cinema, tanto per avere l’ultima botta di sfiga, lessi tre titoli di film che mi sembravano uno peggio dell’altro. Non volli dargliela vinta alla sfortuna però, ed entrai lo stesso in una sala, scegliendo un titolo a caso davanti al botteghino mentre facevo il biglietto, entrando che già si stavano spegnendo le luci.
In platea c’era un bel po’ di gente, ma nell’ultima fila c’era solo una coppia e io mi sistemai lì in fondo perché ero già in compagnia del mio malumore, e poteva bastare. La coppia era seduta a pochissima distanza da me, solo una poltrona mi separava dalle due bellissime gambe un po’scoperte della giovane che si accompagnava con un uomo alquanto maturo, ma certamente meno anziano di me che ero oramai quasi in pensione, non solo per il lavoro, ma anche per l’attività sessuale!
Dopo alcuni minuti mi resi conto che il film non mi interessava per niente e distogliendo gli occhi dallo schermo mi ritrovai a guardare le belle gambe slanciate della mia vicina che mi sembrava anche lei poco interessata al film poiché si sbaciucchiava in continuazione con il suo compagno. A un certo momento, nel protendersi verso di lui aveva scoperto ancor di più la gambe tanto che potevo vedere l’orlo delle calze autoreggenti e il contrasto cromatico tra il velo scuro delle calze e la carne bianca delle cosce mi aveva un po’ eccitato. Guardai allora con più insistenza, cercando di dissimulare, e potei ammirare quelle splendide gambe con la caviglia sottile e il polpaccio tornito, il ginocchio appuntito e finalmente le cosce, piene e levigate, senza nemmeno un po’ di cellulite!
Il mio pensiero andò indietro nel tempo, alla mia adolescenza piena di voglie che potevo soddisfare solo con la mano, ricordandomi soprattutto quelle domeniche pomeriggio che passavo al cinema parrocchiale dove c’era sempre il pienone, spesso si restava in piedi, e i vecchi “rattusi” (come si dice nel dialetto partenopeo) cercavano di approfittare della calca per appoggiarsi sul culo delle ragazzine o fare manomorta alle giovani cameriere che avevano lavorato tutta la settimana e la domenica andavano lì per conoscere qualche militare in libera uscita da cui farsi offrire una pizza all’uscita del cinema. Io cercavo di sedere vicino a una donna sposata, una delle signore che andavano a vedere il film in compagnia dei mariti, sperando di poter allungare le mani senza essere visto dal marito che intanto fissava lo schermo: spesso ci riuscivo,ma quasi sempre la signora tirava viale gambe e si sottraeva infastidita al mio contatto e talvolta chiedeva al marito di scambiarsi di posto inventando la scusa che non ci vedeva bene, per evitare che lui facesse scoppiare il casino. Come peraltro poteva succedere e qualche volta succedeva davvero! Ma succedeva anche, poche volte in verità, che la donna si lasciava toccare e allargava un po’ le cosce per farsi palpeggiare ancora meglio, e in qualche caso metteva il cappotto sulle gambe per non farne accorgere al marito, così che io potevo arrivare con le dita fino alla mutandina bagnata di quel buon odore che poi annusavo e mi succhiano andando a masturbarmi selvaggiamente nella toilette del cinematografo.
Quanto tempo era passato da quelle pratiche tanto diffuse che oggi si chiamano “molestie” e che tutti giudicano una cosa indecente e si affrettano a disapprovare con veemenza dimenticando di averlo fatto tante volte da ragazzi! E, soprattutto, non confessando di avere ancora voglia di fare manomorta quando vedono un bel culetto in autobus, sapendo che qualche volta quei culetti non aspettano altro che sentire la mano voluttuosa di uno sconosciuto!
Nel buio del cinema, guardai ancora quelle gambe accavallate e desiderai accarezzarle: che fare? Non potevo certo alzarmi dal mio posto e avvicinarmi, non ero più un ragazzino e non ero ancora un vecchio rattuso che si accontenta di palpeggiare! E poi non ero nemmeno riuscito a vedere in volto quella persona che rivolgeva lo sguardo verso il suo compagno con cui continuava a limonare e non si era nemmeno accorta della mia esistenza. Ma fu proprio questo, le effusioni della coppia che certo non si curava delle mie mosse, a darmi il coraggio di scavallare di un posto, come facevo nel cinema parrocchiale quando avevo dodici o tredici anni, e di avvicinarmi a quelle splendide gambe.
Poco dopo, superato il timore, iniziai a fare il piedino per sondare la reazione e, visto che la persona al mio fianco non aveva scostato il piede, allungai la mano sinistra sulle sue cosce: prima con titubanza ma poi sempre più deciso, con tutte le dita, di lato, poi sopra e poi spingendomi verso l’interno. Lei aprì appena le cosce perché potessi inserire meglio la mano e io mi resi conto che il suo compagno si era accorto di tutto ma, invece di incazzarsi per quelle molestie, stava guardando con compiacimento partecipe. Fu allora che spinsi di più e lei allargò completamente le cosce per fami arrivare all’inguine dove io sentii, con sorpresa, uno stano rigonfio, come un piccolo cazzo. Sì, era proprio un cazzo, un cazzetto non molto duro ma certamente in erezione,e io provai un piacere sconosciuto nel toccarlo mentre con l’altra mano mi ero sbottonato i pantaloni e mi stavo masturbando. Lei,anche se all’anagrafe era un lui, continuando a baciare sul collo il suo compagno, stava mugolando di piacere, ma a un certo punto si volse di scatto verso di me e, quasi sbattendomi i capelli della parrucca in faccia, inabissò la testa per afferrarmi il membro in bocca. Mi sentii succhiare l’anima con un drenaggio che mi arrivava fino alle palle e, non riuscendo a trattenermi, le schizzai in bocca una tale quantità di sperma (allora non avevo ancora fatto l’operazione alla prostata!) che lei non poté ingoiare tutta, lasciandone colare dalle labbra una buona parte che le scivolò dappertutto. Io mi abbandonai esausto allo schienale della poltroncina e la vidi alzarsi dal suo posto, senza nemmeno guardarmi in faccia, mentre si asciugava il volto con un fazzoletto che le stava porgendo il suo compagno con cui si allontanò velocemente per dirigersi verso la toeletta, accanto all’uscita.
Aspettai per un po’ il loro rientro in sala, convinto che sarebbero tornati per scambiare qualche parola, magari il telefono per incontrarci ancora, ma non li vidi più tornare: se ne erano andati definitivamente!
Rimasi lì seduto a pensare a quella “creatura” che mi aveva eccitato come non mai con le sue cosce e, ancor di più nel punto dove le cosce si congiungevano e da dove, senza chiedere il permesso, era sbucata la sorpresa, anche se devo dire che quel cazzetto impertinente io lo avrei preso volentieri a schiaffi per insegnargli l’educazione, giacché avrebbe potuto almeno avvertirmi! E pensando che quella coppia si era andata subito ad infrattare da qualche parte, all’uscita del cinema, e ora si stava sollazzando con lui che la inculava selvaggiamente, rimasi ancora lì a rievocare la bella siluette slanciata di quella creatura provocante che, dopo il bocchino si era allontanata con l’incedere di una gran signora e, nello stesso tempo, di una gran zoccola, con quella mise generosa che regalava a tutti la vista delle sue splendide gambe. E rimasi ancora lì, sforzandomi di rievocare i tratti del suo volto che avevo appena intravisto ma che non riuscivo a delineare visivamente nella mia fantasia, perché restava troppo sfuggente e misterioso!
Ora io vorrei incontrare ancora soprattutto il suo volto, quel viso che mi si è stato negato: lo saprei riconoscere anche se non l’ho potuto vedere bene, perché saprei scoprire in uno sguardo l’assenso di un corpo che viene molestato e sa godere delle molestie di uno sconosciuto, e perché saprei riconoscere nel sorriso di una persona che mi sembra di incontrare per la prima volta, quelle labbra calde che me lo hanno succhiato al cinema con tanta gioiosa libidine, in una giornata uggiosa che alla fine, di sera, era diventata piena di sole!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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