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I miei anni universitari - Parte Sesta


di dolcementemotivo
16.05.2024    |    150    |    0 9.0
"Mi aveva lusingata col volermi mostrare di fronte alla sua famiglia come la donna con cui si era impegnato, dimostrando a tutti le sue serie intenzioni, ..."
Questa è una storia che racconta una parte di vita veramente vissuta, scritta con eleganza erotica, senza pornografia esplicita o termini volgari
Se pensate sia il solito racconto per cui vorreste eccitarvi e per/o masturbarvi,

NON LEGGETELO: NON FA PER VOI!

-Assolutamente non è il tipico racconto a carattere pornografico-
Soffrirete, piangerete, griderete, esulterete con me...
Non sono propensa a scrivere un racconto di vita vera inserendovi forzatamente storie di solo sesso in maniera esplicita e volgare, quindi se cercate racconti di questo tipo, vi prego di andare oltre.
Chi invece vorrà “vedere” uno scorcio della mia vita, accomodatevi e buona lettura.
Grazie

Per motivi di privacy i nomi sono di fantasia e sono diversi dalla realtà

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I miei anni universitari

=== Parte Sesta ===


Episodio I
Una romantica passeggiata
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In una giornata estiva e pienamente assolata, insieme a Luigi, sfrecciavamo sulle nostre biciclette in un viale di campagna e allegramente ci rincorrevamo prendendoci in giro. Le mie gambe scoperte e affusolate, ritmicamente si sollevavano e discendevano seguendo l’ampio movimento della pedalata sulle mie scarpette del tipo ballerine di colore nere. L’abitino corto, appena indecente, faceva intravedere i miei slip traforati neri sotto la linea della gonna, tutto in cotone, corto e tutta svolazzante, di colore blu ampiamente decorato con piccoli fiori bianchi e rossi. Luigi mi incitava a raggiungerlo, mentre mi affannavo inutilmente, ma con grande allegria di volerlo, addirittura superare. Eravamo presi ambedue dal ridere, quando ormai vicini ad una curva ci scontrammo cadendo entrambi sull’erba morbida…
Distesa a terra, finsi di non essere cosciente, preoccupatissimo, il mio Luigi venne su di me chiedendomi: -Hei! Stai bene?… - ad un tratto lo sorpresi baciandolo con tutta la mia passione, quando lui mi ricambiò con un energico abbraccio tirandomi a se…
Ormai Luigi mi accettava fisicamente per quel che ero e sebbene il mio sesso fosse ancora presente, era atrofizzato e senza funzionalità, al pari di un grosso clitoride, ma senza che ciò causasse imbarazzi o rifiuti da parte sua. Del resto io mi comportavo in tutto e per tutto come una donna, sessualmente il mio piccolo pene era trattato come un clitoride e non come un organo maschile, con mia grandissima soddisfazione e senza rimpianti di alcun tipo.
Mi concedevo spesso nell’amoreggiare senza pormi più imbarazzi, limiti o paure.
In quel tappeto erboso assolato ci baciavamo senza sosta, mentre la passione ci scorreva nelle vene accendendo i nostri animi pieni di desiderio, facendo l’amore senza pudore e senza dimostrare incertezze nei nostri ruoli: Io sono Ginevra… la donna del mio uomo, di nome Luigi.
Fui penetrata profondamente e con vigore, gemevo e donavo tutta me stessa senza alcuna riserva, offrendomi totalmente, arrendevole e dolcissima, amavo donargli tutta la mia femminilità.
Estasiata e pienamente soddisfatta, chiusi gli occhi stanca ed esausta da perdermi in un breve riposo ristoratore…
-Hei! Stai bene? Mi senti?… -


Episodio II
Un corpo bellissimo: l’estasi dei sensi
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Il mio corpo era armoniosamente più femminile e perfino il mio viso aveva un aspetto più gentile e liscio, dal mio petto i capezzoli si spinsero come delle cunette e divennero sempre più sensibili.
A volte avevo anche una strana secrezione mammaria incolore, che ai primi tempi mi impaurì inutilmente, rivelandosi essere solo una sporadica manifestazione per un’eccedenza ormonale.
Ero contenta come il mio corpo rispondeva positivamente alla cura HRT, ma per precauzione, Luigi volle farmi seguire anche da un suo amico endocrinologo, inoltre tramite una psicologa, teneva d’occhio anche il mio ciclo umorale, diventato instabile, maledettamente sensibile e facilmente variabile. Ero sempre d’indole dolce e molto tranquilla, ma alcune volte percepivo uno stato d’ansia che sollecitava la mia sensibilità, più acuita rispetto al passato, da farmi emozionare a tal punto e farmi piangere facilmente anche per un nonnulla.
Avevo sempre paura che stessi sbagliando qualcosa e che potessi ricevere una punizione divina per il mio spasmodico desiderio di voler modificare il mio sesso ed il mio aspetto, che Madre Natura mi aveva imposto ingiustamente dalla nascita, senza che rispecchiasse il mio vero io.
Dai cambiamenti importanti derivano sempre problemi complessi, ma ciò era normale e sebbene si presentassero spesso, erano un indice di certezza che la strada intrapresa fosse corretta. Era il ciclo della vita che stava cambiando in una nuova direzione, fortemente sospinta verso un obiettivo dalle grandi ambizioni, mediante la somministrazione di farmaci di grandi capacità, ma anche portatori di vari effetti collaterali.
Tra questi, mi capitava di accusare forti capogiri, da farmi svenire e accasciare a terra, anche di fronte al mio incredulo fidanzato, ormai preoccupato e timoroso che potessi correre seri pericoli di salute, anche psicologici, ma soprattutto il timore che il mio fisico fosse incapace di reggere la transizione per la grande pressione ormonale a cui ero sottoposta.
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi!...-.


Episodio III
Una stupida discussione
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Ero la donna del mio uomo, convinta del mio ruolo, mi sentivo sempre più sicura e capace di fare cose che prima credevo fossero impensabili. Non sono polemica e solitamente non cerco occasioni di discussione, per affermare o manifestare la mia sessualità ambigua e sensuale. Avevo ancora il pomo d’Adamo e sebbene il mio corpo fosse ormai più femminilizzato, avevo sempre delle spalle larghe, una mascella esagerata, un nasone ed un mento troppo prominenti per poter essere considerata una donna. Spesso mi auto criticavo per la mia spasmodica voglia di perfezione e in molte occasioni, per sdrammatizzare, mi prendevo in giro da sola accusandomi di essere la nipote carina della Befana. Del resto la mia indole era prettamente dolce e molto femminile, convincendo me stessa di essere una donna in tutto e per tutto, magari non bella, ma sicuramente abbastanza carina.
Una sera mi recai ad un ristorante insieme a Luigi e dopo quasi una mezz’ora mi recai alla toilette per donne senza neanche farci caso, poiché di solito andavo in quella maschile e quando non vi era nessuno. Entrata in bagno per i miei bisogni fisiologici, mi soffermai nell’antibagno a sistemarmi il trucco davanti lo specchio. Fu in questa occasione che sentii i rimbrotti di una signora accanto a me, che a suo dire non stavo nel posto giusto. Gli dissi semplicemente che mi trovavo in una toilette esattamente come aveva fatto lei per le sue necessità. Tuttavia questa replicava nel suo argomentare che non avrei dovuto stare lì. Mi stava importunando continuamente, mettendomi a disagio, quindi con un sospiro e molta calma, gli replicai che i suoi modi non erano accettabili nel volermi rinfacciare un argomento fuori luogo, poiché, non avendo nulla da temere, ero esattamente come lei.
La signora restò sorpresa e basita, ritornando dopo un attimo sul suo discorso su chi poteva accedere nel bagno delle donne.
Sembrava un disco che si incantava sempre sulla stessa traccia, al punto che mi stancò di dover sentire uno sproloquio fastidioso fatte di stupide parole che si accavallavano di continuo al mio orecchio destro, facendomi innervosire come non mi stava succedendo da tempo immemore.
Ero esasperata dalle mie cure, dalla mia metamorfosi in corso, spesso con qualche disagio fisico e dal mio precario stato di coscienza, continuamente spossata e senza forze, non volli sopportare oltre e persi la pazienza urlandogli contro di smetterla immediatamente di darmi fastidio e che se voleva poteva andare lei in un altro bagno. La signora, finalmente zittita, se ne andò piagnucolando, dandomi della gran maleducata.
Finita di ripassarmi il trucco, riposi tutto nella mia borsetta e me ne andai al tavolo dove mi aspettava il mio Luigi, sereno e sorridente ogni volta che mi vedeva.
Ma che uomo speciale e splendido avevo con me! Mi perdevo nei suoi occhi e spesso ci sognavo sopra facendomi dimenticare della realtà che avevo attorno a me.
Sognare… perdersi nei suoi occhi… la realtà che svaniva come vapore tutto intorno a me…
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi! Stai sveglia!...-


Episodio IV
Presentazione alla sua famiglia
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Vi era una promessa che Luigi mi aveva fatto da tempo e proprio quando non me lo aspettai, mi propose che mi avrebbe presentata alla sua famiglia. Terrorizzata e spaventatissima di passare il più difficile fra tutti gli esami finora sostenuti, mi trovai in preda al panico, tanto dal voler desistere di entrare ufficialmente a far parte della famiglia di Luigi, convinta di essere mandata in pasto ai leoni ed essere sbranata e rifiutata, ritenendomi di non poter essere pienamente all’altezza di tutto ciò che avevo sempre desiderato di apparire come una vera donna, cosa che Luigi, invece desiderava ardentemente.
Luigi infatti, insistette e non voleva assolutamente che fossi, per la sua famiglia, una delle tante ragazze con cui si divertiva per combattere la noia da scapolo. Mi aveva lusingata col volermi mostrare di fronte alla sua famiglia come la donna con cui si era impegnato, dimostrando a tutti le sue serie intenzioni, inoltre mi rassicurò sul mio gradevole aspetto, che volli curare al massimo per l’occasione con l’aiuto valido di una brava estetista. A tutti i costi mi impegnai per essere di bella presenza, evitando assolutamente di sfigurare, ricevere critiche o produrre brutte impressioni.
Era la festa di compleanno della sua nipotina, figlia di una sua sorella, coincidente con quella di sua madre e col mio onomastico del primo di Novembre! Era insolito festeggiare proprio in quel giorno, ma le tradizioni e le ricorrenze nella famiglia di Luigi sembravano essere irrinunciabili e sacre. Imbarazzatissima, corsi a comprarmi un vestitino nuovo senza badare a spese, di color panna con catenine e grosse paillette color argento di varie dimensioni, abbastanza corto, ma molto sobrio per l’occasione. Calze velate e scarpe con tacchi alti completavano il mio abbigliamento, inoltre ero ben truccata ma senza eccessi e i miei lunghi capelli erano ben curati, con una lunga chioma castano scura che mi scendeva sulle spalle.
Ero emozionatissima quando mi trovai davanti il locale dove la famiglia di Luigi stava effettuando i festeggiamenti. Mi sentivo il cuore pulsare in gola e avvertire come un senso di strana nausea opprimente, dovuta unicamente alla mia ansia. Luigi mi sorrise e mi rassicurò di essere bellissima! Con questo incoraggiamento, sospirai e chiudendo gli occhi, mi convinsi che tutto sarebbe andato bene! Quindi strinsi la mano di Luigi e varcammo la soglia per entrare nel grande salone.
Tutti i parenti di Luigi avevano gli occhi puntati su di me e con mia paura credevo di non poter reggere oltre quella alta soglia di attenzione nei miei riguardi.
Si avvicinò una ragazza alta, presentandosi come una delle due sorelle di Luigi, che mi riempì di complimenti e mi alleggerì la tensione che avevo dentro di me.
Il padre di Luigi era altissimo e molto bello, si avvicinò e mi sorrise dicendomi che era incantato della mia bellezza ed onorato di conoscere la donna che finalmente aveva conquistato il cuore di suo figlio.
La madre di Luigi, non molto alta, era una donna elegante oltre la mezza età e si, mostrò essere molto contenta nel conoscere la fidanzata di suo figlio, raggiante nel sapere che fossi laureata e grazie alle buone votazioni ricevute, con grandi e ottime possibilità di successo nel mondo del lavoro. Parlando con me, restò colpita dalla mia personalità modesta e garbatamente educata, innamorandosi subito dei miei modi gentili e garbati, manifestamente contenta della scelta di suo figlio sul tipo di donna che lei aveva sempre sperato vi dovesse essere accanto.
Giunto il momento dello scambio dei regali, per l’occasione le regalai un set di cosmetici di ottima marca ed un braccialetto d’oro per la sua nipotina. Lei mi regalò per l’occasione un bracciale molto carino e mi volle in posa per una foto che conservo ancora, dove siamo ritratti tutti e tre insieme, mentre la mamma di Luigi teneva in braccio la piccola nipotina, mentre io tenevo sorridente un calice di vino bianco per l’occasione.
Preoccupatissima per questo evento, non avrei mai potuto immaginare di poter essere ammirata e amata da tutti i parenti di Luigi.
Il mio fidanzato mi era accanto e felice mi sussurrò che sua madre mi adorava per quel che ero, bella, intelligente e di ottima educazione… I miei genitori sarebbero stati felici di questa situazione, semmai un giorno avessero accettato il fatto, che un loro figlio maschio, il gemello più piccolo, il prediletto, perché buono e gentile, fosse diventata una bella e brava donna.
Quella sera ero così raggiante di felicità che per un attimo chiusi gli occhi per volerli riaprire dopo qualche minuto, abbandonare tutte le mie incertezze e rendermi conto che non mi trovavo in un bel sogno al cui risveglio sarebbe svanito tutto.
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi! Stai sveglia! Non ti addormentare!...-.

Episodio V
Una nuova amica
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Mi recavo spesso in ospedale per le solite analisi e visite specialistiche e come facevo solitamente, aspettai seduta sempre sulla stesso posto su una panca vicino la porta dello studio medico, quando vidi una ragazza che siaera sedute vicino a me, chiedendomi se stessi facendo il percorso Male-to-Female. Con un po’ di imbarazzo, gli risposi di si, chiedendole a sua volta se stesse accompagnando qualcuno. Alle mie parole scoppiò a ridere e mi disse che era lei stessa a fare lo stesso percorso! Io mi sentivo parecchio avanti, ma al confronto con questa persona ero al livello di una principiante! Lei aveva asportato completamente la sua barba con una innovativa tecnica di luci laser a frequenze elevatissime, in maniera definitiva.
Purtroppo mi rendevo conto di quante tecniche e informazioni non circolavano liberamente nel mondo ospedaliero italiano e come molte notizie si acquisivano con il semplice passaparola tra noi ignare e semplici cavie spaurite. La ragazza in transizione si presentò col nome di Vanessa, era molto alta, abbastanza spigliata e decisa, al contrario di me, troppo pragmatica, prolissa, impaurita e piena di troppi condizionali…
Ci incontrammo spesso in ospedale e tra una conversazione e qualche risata, diventammo, in poco tempo, amiche, fino a considerarci come sorelle nel vero senso della parola, rispettandoci ed aiutandoci l’una con l’altra. Inoltre cominciammo anche ad uscire insieme e ad essere sempre più unite. Una sera eravamo senza i nostri rispettivi fidanzati, che comunque ci permettevano di uscire grazie ai nostri rapporti di stima e fiducia reciproca, quando in un locale, un gruppo di maschietti mostratisi fortemente interessati a noi, mostrai alla mia amica quanto fossi capace nel saper gestire tali situazioni.
Eravamo completamente sole, in una nostra serata per sole donne, poiché i nostri compagni erano occupati al lavoro, giungemmo in un locale vestite con abitini corti e aderenti, con ben visibili le nostre gambe eleganti adornate da calze velate e calzature con tacchi alti, proprio mentre ci stavamo avvicinando al nostro tavolo assegnato, Vanessa mi indicava senza farsi scorgere, dei tizi che ci fissavano di continuo e su cui mi chiedeva consiglio su cosa fare.
Senza esitare le risposi che ci saremmo presi i loro cuori, prima che loro avrebbero preso i nostri!
Quella sera finimmo solamente per scherzare, ma senza andare oltre certi limiti. Ero fedele al mio Luigi e mai lo avrei tradito per una stupida scappatella con degli sconosciuti.
Impegnata seriamente col mio fidanzato in una storia veramente importante, non lo avrei mai tradito lasciandomi andare in stupide tentazioni.
Vanessa era come me, in tutto e per tutto ci somigliavamo come educazione e serietà, nientemeno potevamo essere veramente sorelle.
La serata passò velocemente tra un bicchiere di vino e qualche ballo, per poi sedersi ogni tanto e riprendere le forze. Spesso mi stancavo facilmente sempre a causa dei miei malori che fortunatamente erano stati mitigati grazie alle nuove modifiche sulle cure e proprio quella sera, quando mi ero seduta nuovamente al nostro tavolo, chinai il capo reggendomi la fronte con una mano… Gli scherzi che mi procurava la cura ormonale erano molto fastidiosi e ricorrenti. Vanessa capì che ero in difficoltà e mi chiese se stessi bene, le sorrisi annuendo mentre sentivo la sua voce come un’eco lontana…
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi! Stai sveglia! Non ti addormentare! Sveglia!...-


Episodio VI
La conquista della mia autonomia
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Avevo mandato il mio curriculum a varie aziende e dietro suggerimento di un mio docente, lo inoltrai anche ad alcune aziende estere, rimanendo incredula e meravigliata. Inoltrai le mie candidature senza che mi aspettassi numerose risposte molto veloci in sole tre settimane.
Ero entusiasta! Mi volevano tutti! Avevo l’imbarazzo della scelta sulle proposte di lavoro che mi erano arrivate, offrendomi contratti molto ben pagati, con benefit incredibili, quali il vitto presso ristoranti, l’alloggio in hotel e persino un basista tuttofare a disposizione. Ero alquanto confusa e allo stesso tempo incerta sul da farsi. Un’altra persona avrebbe accettato subito la migliore proposta andando a stabilirsi per sempre fuori dall’Italia, ma mi posi il vincolo di poter ritornare a casa, almeno ogni tanto, per vivere insieme all’unico uomo che amavo più di me stessa. Mi ero considerata fortunata di aver conosciuto Luigi e per nulla al mondo lo avrei voluto perdere a causa di una lontananza forzata. Ma avevo molta paura, che un’altra donna, magari biologicamente vera, avrebbe potuto prendere il mio posto, sostituendomi e rubandomi tutto quello che reputavo essere di vitale importanza e dato che non ero ancora una donna completa, nutrivo forti dubbi e paure, non sulla serietà del mio amato, ma sulle mie possibilità di poterlo tenere stretto a me.
Luigi mi rimproverò allegramente che ero una matta nel pensare tutto ciò, poiché per lui era impossibile vivere una vita normale in quelle condizioni stando assoggettati ad un panico ingiustificato e continuamente ricorrente.
Ma appena seppe che sulle proposte di lavoro volli rimuginarci ancora sopra, mi disse che ero veramente una grande matta! Avevo diverse occasioni di lavoro ben remunerate e aspettare del tempo inutile era inaccettabile. Per lui dovevo accettare una proposta di lavoro, anche se fossi stata costretta a stare fuori sede in una lontana località per un periodo di tempo, in seguito avrei potuto a fine lavori o durante i giorni di riposo spettanti, prendere un aereo per raggiungerlo. Lo abbracciai scoppiando in lacrime! Non mi piaceva stare lontano da lui, adesso che avevo trovato nell’unica persona, la mia sola e unica ragione di vita, a cui non vi avrei mai rinunciato. Luigi si fece più serio dicendomi che nella vita dovevo pormi delle scelte e che avere un lavoro era importante, poiché mi avrebbe resa finalmente economicamente indipendente dai miei genitori, realizzando altri traguardi importanti che mi avrebbero aiutata anche nella mia metamorfosi.
Luigi, con fermezza ed autorità, mi pose davanti ad una scelta: scegliere una delle ditte che mi proposero contratti di ingaggio e lavoro o altrimenti mi avrebbe lasciata, abbandonandomi per sempre… Incredula di sentire quelle parole, taglienti come una spada che mi trapassava il cuore, gli risposi che non potevo vivere senza lui e con un nodo alla gola gli ribadii che mai al mondo lo avrei lasciato e avrei impedito con ogni mezzo che si fosse potuta realizzare tale possibilità. Luigi mi disse una frase che ancora ricordo: - …Saresti capace di far felice qualunque uomo su questa Terra, ma tra tutti, hai scelto me e non lo dimenticherò mai! So cosa temi, ma stai tranquilla perché io sarò sempre al tuo fianco anche quando non ci sarò! So che lo capirai! Io credo in te!… -
Ero intimorita dal passare qualche giorno lontano dal mio fidanzato, perché non mi sentivo affatto sicura di me stessa, timorosa di essere abbandonata per colpa di un’altra donna, soprattutto perché, per la prima volta, cominciai a nutrire i miei primi dubbi, paure e perplessità sulla nostra relazione. Tuttavia il mio fidanzato era una persona seria e aveva sempre mantenuto la sua parola.
Mi avrebbe lasciata se non avessi scelto un’azienda, quindi con pazienza e coraggio, operai una scelta tra le tante, che reputai la migliore tra le tante, contattandola e concordando un appuntamento per ottenere un colloquio finalizzato all’assunzione. Il giorno che andai in aeroporto, mi vestii di un lungo trench blu, sotto indossai un tailleur grigio a righe nere con abbinata una gonna corta di stesso colore e disegno, insieme ad una camicetta color panna. Le mie lunghe gambe erano velate da calze scure, ai piedi indossavo delle comode décolleté nere e lucide con un comodo tacco da cinque centimetri. Il mio viso truccato con grazia e la mia schiena dritta su cui scendeva la folta e lunga chioma nera, erano la sottolineatura della mia preziosa femminilità, mista a eleganza e bellezza che esprimevo con naturale facilità. Incurante dei molti occhi maschili che spiavano tra le pieghe del mio vestito, insinuando i loro sguardi sulla camicetta aperta sul seno, esplorando curiosi sulle mie curve e sotto la mia gonna corta e ammirando le mie gambe eleganti.
La mia destinazione su Roma, nei quartieri dell’EUR mi apparve subito chiaramente che fosse una sorta di esaminazione professionale della mia figura e per l’occasione volli arricchirla esteticamente, apparendo il più possibile carina e presentabile. L’azienda mi diede un autista, che aspettò nella sala degli arrivi aeroportuali, con tanto di cartello su cui era scritto il mio cognome. Costui, aspettandosi un uomo, appena mi vide presentarmi nella persona che doveva accompagnare in azienda, rimase piacevolmente sorpreso. Meravigliato ed incredulo, mi salutò complimentandosi per la mia elevata statura, eleganza e bellezza, con un galante baciamano, facendomi arrossire così tanto che le mie guance divennero visibilmente paonazze. Mi accompagnò all’auto di servizio, premurandosi di prendere la mia piccola valigia e di farmi accomodare nei più comodi posti posteriori della comoda automobile messa a disposizione.
A bordo di un’elegante Audi, una grande automobile di marca tedesca, avviò la sua marcia facendomi ammirare fuori dal finestrino una città di enormi dimensioni che non avevo mai vista. Dopo un bel po' di strada percorsa, mi condusse davanti un bellissimo palazzo del quartiere romano che menzionai precedentemente, per poi essere accompagnata fin nei piani alti ed essere ricevuta da un esaminatore, delegato dell’azienda, che stava già attendendomi.
Avevo la mia solita tranquillità e serenità d’animo, come se non avessi nulla da perdere o tanto meno aspettarmi chissà quali risultati, ciò mi giovava tantissimo nel non farmi fare passi falsi per colpa dell’emozione.
Il delegato appariva elegante in giacca e cravatta, con occhiali spessi, molto curato nell’aspetto che comunque tradiva la sua mezza età. Appena mi vide fu spiazzato dalla mia presenza, proprio perché era convinto di dover ricevere un uomo e non una bella donna. Mi fece accogliere in una bella sala ampia, molto lussuosa, con marmi, statue, quadri… al centro vi era un tavolino basso e lateralmente un comodo divano di pelle, su cui mi fece accomodare, offrendomi da bere insieme a delle sigarette. Gli dissi gentilmente che essendo astemia, non bevevo alcool e che non ero una fumatrice, quindi accettai solamente un analcolico con ghiaccio che mi offrì con un cenno di approvazione.
Mi fece parlare del mio percorso di studi, su cosa mi fossi laureata e fu molto interessato alla mia tesi, che trovai, con mio grande stupore, posta sul tavolo proprio davanti a me.
Sorpresa di come fossero stati in grado di procurarsela, gliela spiegai affascinandolo sui tanti particolari tecnici che elencavo dettagliatamente. Poi mi fece vedere un progetto industriale dell’azienda, su cui dandogli uno sguardo, compresi gli obiettivi prefissati e ne spiegai il funzionamento, inoltre risposi a tutte le sue domande e feci varie disquisizioni insieme a lui su come potevano essere realizzate alcune parti.
Continuò ad illustrarmi altre tavole tecniche e chiedermi delle opinioni in merito alle varie scelte progettuali, su cui gli risposi esaustivamente con mio solito fare pacato e gentile.
Il delegato era visibilmente compiaciuto e soddisfatto del colloquio che mi disse di aspettare una sua chiamata l’indomani mattina ad un mio recapito telefonico su cui potevo essere reperibile e che da parte mia gli diedi con piacere. Lo salutai ringraziandolo per il suo tempo concessomi e per la sua disponibilità e cortesia, quindi mi accompagnò ai piani inferiori e congedandomi, mi allontanai per raggiungere l’alloggio di un amico di Luigi che lavorava all’università e abitava nelle vicinanze. Dormii poco, vistosamente emozionata per la situazione che mi dava un senso di eccitazione di non poco conto. L’indomani in tarda mattinata, il trillo del telefono mi fece sobbalzare dal divano dove mi ero riappisolata dopo aver consumato la mia colazione. Era la segretaria del delegato che mi invitava a ripresentarmi nuovamente presso la sede dell’azienda appena mi fosse stato possibile. Tempo concordato di poco più di un’ora, fui pronta e già all’interno del palazzo, seduta nella sala d’attesa dei piani alti, aspettando che mi chiamassero da un momento all’altro. Ogni minuto scandito dal ticchettio di un grande orologio posto in alto su una parete bianca, sembrava come se fosse un colpo di mazza sul muro, quando una signorina mi chiamò facendomi accogliere in una nuova sala più piccola con al centro un grande tavolo, su cui dietro di esso erano sedute quattro persone molto distinte, tra questi il delegato del primo incontro. Al mio ingresso, si alzarono tutti in piedi, ricevendomi con fare molto soddisfatto e facendomi accomodare vicino a loro. Averli accanto a me mi fece una strana impressione, come una sorta di amichevole incontro su cui si annullavano le distanze interpersonali. Mi proposero un contratto economicamente incredibile, molto vantaggioso e con vari benefit… poi mi chiesero alcuni chiarimenti e conferme sul mio cognome e sesso d’identità prettamente maschili, quando davanti a loro, invece, vi era una giovane e bella donna… gli risposi dolcemente e con mia grande serenità d’animo, che se fosse stato un problema o un motivo di disagio per loro, potevo togliere il disturbo e andarmene…
I quattro si guardarono tra loro con sguardi d’intesa cooperativa, quindi mi rassicurarono che non solo non vi fosse alcun problema, anzi si congratularono per il mio colloquio nell’esaminare la mia candidatura, qualificandola come una delle più brillanti… Ringraziandoli, vi risposi ingenuamente che tra gli aspiranti che esaminarono recentemente, ero grata della loro preferenza accordatami. Rimasi entusiasta e lusingata nel sentirmi rispondere che era da almeno un anno che non vedevano una persona professionalmente valida e preparata come la mia. Mi sottoposero un contratto che accettai, firmandolo con la penna Parker delle grandi occasioni, informandomi che mi avrebbero chiamata appena il centro progetti ne avesse avuto bisogno, cosa che sarebbe avvenuta nell’arco di qualche settimana.
Fui accompagnata da una loro collaboratrice fino alla sala d’ingresso del piano terra.
Fuori da lì, mi sentivo talmente felice che mi sentivo camminare come se fossi a mezz’aria. Telefonai di corsa dalla prima cabina telefonica, per comunicare i miei successi, al mio Luigi che si congratulò con me esprimendomi grande entusiasmo e felicità. Io mi sentivo allegra, felice e sprizzante di gioia! Ero emozionatissima per i complimenti ricevuti che sentivo la mia testa leggera, quasi eterea, chiusi gli occhi avvertendo come una netta sensazione come se non fossi più lì in quella cabina telefonica…
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi! Stai sveglia! Non ti addormentare! Sveglia! Guardami!...-

Episodio VII
Una fantastica proposta
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Era già passato un mese da quando fui di ritorno da un viaggio di lavoro e come da contratto alla saletta degli arrivi degli aerei, mi aspettò il mio autista con una grande e comoda auto dell’azienda.
Indossavo calzature in vernice nera su tacchi comodi e corti da cinque centimetri, avevo un vestitino scuro e corto, con le gambe velate da calze finemente ricamate. Indossavo un lungo impermeabile in una giornata nuvolosa, nonostante vi fosse un po' di sole, motivo per cui indossavo degli occhiali scuri. Il mio autista si era già occupato del mio bagaglio, salutandomi mentre mi apriva lo sportello per farmi accomodare sui sedili posteriori, sorridendo e apprezzando visibilmente il mio aspetto... io non abituata a simili trattamenti, lo ricambiai col mio sorriso, mentre mi accingevo a salire, prima sedendomi sul sedile, per poi girare pudicamente entrambe le gambe, come una signorina per bene.
Salita in auto, iniziai il viaggio verso casa, finalmente rivedevo Luigi dopo ben due settimane intense di lavoro! Erano sembrate un’eternità e quando l’attesa diventava insopportabile, spezzavo i nostri silenzi usando l’iPhone di servizio, con cui mi era stato concesso di poter effettuare telefonate ai miei familiari entro un certo budget di spesa. Sentire la voce di Luigi era per me come una dolce melodia che mi rasserenava l’anima, mettendomi nelle capacità di per poter completare in tempi brevi il progetto aziendale affidatomi, insieme ad un team di miei colleghi. Finire un progetto prima dei tempi previsti, oltre a ricevere un extra sullo stipendio, era il mio obiettivo principale che permetteva il mio ritorno a casa per rivedere il mio amato.
Quella sera mi portò a cena fuori in un ristorante della zona di Ognina sul lungomare di Catania, stanchissima e desiderosa di un letto per andare a riposare, nutrivo tuttavia la voglia di rivedere il mio fidanzato, desiderio talmente grande che superava tutte le mie stanchezze. Al suono di un sax ballavamo abbracciati in un lento insieme ad altre coppie. Luigi mi guardava negli occhi ed era visibilmente catturato dal mio sguardo, confermandomi che impazziva per il mio sorriso.
Seduti nuovamente al nostro tavolo, fui felice di poter ammirare un uomo bellissimo e soprattutto straordinario nel poter amare una persona come me. E dopo due settimane lontano da lui, averlo davanti a me, così vicino, non riuscivo più a resistere nel volerlo baciare, quando gli cadde una posata e per prenderla si alzò dal tavolo e si chinò a terra… ingenuamente, mi alzai dalla mia sedia e anch’io mi inginocchiai a terra per aiutarlo, quando lo vidi con una faccia divertita proprio davanti a me, inginocchiati tutti e due l’uno di fronte all’altro, mi porgeva uno scatolino di velluto aperto con dentro un solitario luminosissimo… spalancai gli occhi, sbalordita e incredula, mi venne il fiatone e rimasi molto sorpresa, tanto da coprirmi la bocca… Eravamo ancora inginocchiati l’una davanti all’altro, quando Luigi mi disse dolcemente: -...Vuoi sposarmi?… -.
Non potei che rispondere: - si!... Si!... SI!...-.
Raggiante e felice lo abbracciai sentendo il mio cuore battere all’unisono col suo! Ci baciammo e avrei voluto far l’amore con lui, lì dove eravamo, mi sentivo completamente sua, tanto che poco più tardi andammo a casa sua per abbandonarmi nel suo letto affinché lui, il mio Re, avrebbe impalmato la sua Regina…
Godevo nel sentirlo dentro di me, a gambe aperte e perfettamente divaricate sentivo il membro del mio amato aprirmi completamente, dopo ogni sussulto penetrativo, che faceva vibrare sempre di più il mio corpo, andai in estasi con un lungo orgasmo anale, facendomi abbandonare completamente a quelle stupende sensazioni a occhi chiusi, con il capo reclinato dolcemente all’indietro e la mia bocca semi chiusa. Quest’ultima presa di mira dal mio passionale amante che mi abbracciava e mi baciava teneramente.
Il mio corpo vibrava ancora di emozioni e i miei sensi mi trasmettevano ancora piacere ed estasi.
Abbracciati, chiusi gli occhi abbandonandomi in quella strana sensazione di dolce riposo come una appagante morte apparente...
-Hei! Stai bene? Mi senti? Apri gli occhi! Stai sveglia! Non ti addormentare! Sveglia! Guardami! Ci sei?...-

Continua e finisce nell'ultima parte

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