tradimenti
"Villa Mary... fantastico tuffo nel passato 3"
di quartofederico
23.01.2021 |
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""Che gli scrivi, questa volta?" mi informai..."
Quando mi svegliai Marisa non era accanto a me.
Era presto, ma preferii alzarmi e prepararmi.
In meno di mezz'ora fui pronto e stavo per scendere quando bussarono alla mia camera.
"Avanti" e Marco varcò l'uscio.
"Buongiorno - disse porgendomi un foglio - l'hai aiutata tu?"
"Cos'è" chiesi, prendendo la lettera dalle mani dell'uomo.
Lessi velocemente e dal mio sguardo meravigliato, comprese che non ne sapevo nulla.
"Mi ha svegliato che erano da poco passato le quattro e poi, accucciandosi al mio fianco, me l'ha letta. Ero agitato per quello che stava accadendo nel tuo letto, ma anche tremendamente eccitato, abbiamo fatto l'amore con un ardore nuovo, sono entrato in lei che era ancora piena del tuo seme e ho goduto in lei, mischiandolo al tuo. Erano anni che non la vedevo godere in quel modo, e forse mai l'avevo vista spossata e, nel contempo, felice come questa notte.
Ha scritto che vuole andare avanti, credo che voglia donarti anche qualcos'altro, ma non me la sento ancora di assistere, partecipare."
Ero confuso, disorientato; quell'amore di donna aveva trovato il modo di far partecipare il marito, anche se solo mentalmente, al piacere della più profonda trasgressione.
Non aggiunsi una sola parola e, prendendolo sotto braccio, ci dirigemmo verso le scale.
Ci fermammo al banco del bar e stavo preparando il caffè, quando arrivò Leda.
"Buongiorno, e Marisa?" chiese.
"E' ancora di sopra - rispose Marco - si sta preparando."
Difatti, mentre la sei tazze cominciò a sbuffare, sentimmo dei passi leggeri scendere le scale.
"Buongiorno a tutti voi" esordì con un sorriso smagliante e con tanta allegria.
Versai io il caffè e lo gustammo in un religioso silenzio.
Le donne, subito dopo, si misero all'opera per rassettare il salone: le camere, furbescamente, le aveva riordinate Marisa, prima di venire giù.
Mi ritirai nel mio ufficio, e trovai diverse prenotazioni per quel giorno a pranzo, per cui lo comunicai al personale, mettendo in moto la macchina organizzativa.
Marisa, senza farsi scorgere da Leda, mi sussurrò qualcosa che io non afferrai subito, e si allontanò vedendo comparire Leda in sala.
Sicuramente l'avrei saputo più tardi, dovevo pazientare, ormai sapevo benissimo come la mia barista sapeva districarsi.
Impegnatissime, fino alle cinque del pomeriggio, non ebbi modo di scambiare nemmeno una parola con nessuna delle due. Mi spostai in cucina per mangiare qualcosa e là Marco, fermandosi con me, prese pure lui un panino.
Dal vetro divisorio le vedevamo districarsi tra i tavoli per servire quella decina di persone che, gioiosamente, stavano gustandosi le pietanze del nostro cuoco.
"Cosa pensi abbia voluto dire con quell'andare avanti?" chiesi.
"E' imprevedibile, forse vuole farsi fare il..."
"Pensi? Ma, con te, non l'ha mai fatto?" insistei.
"Un paio di tentativi, ma non sono mai riuscito a penetrarla, anche perché non è una cosa che mi intriga molto.... Dai, dillo che ho sbagliato tutto con lei!" disse abbassando il capo.
"Non posso essere io a giudicare, parlale con il cuore in mano e, poi, ne possiamo discutere."
"Posso dirti che sei una gran bella persona! Sinceramente grazie, farò come mi hai suggerito. Stasera a letto sarà più facile." e mi stese la mano che strinsi con sincero affetto.
La mia preoccupazione era che Leda scoprisse tutto; fortunatamente, alle sei e mezzo doveva scappare perché aveva il figlio a casa. Quindi per tutta la settimana potevamo essere abbastanza tranquilli.
E appena gli ospiti finirono di pranzare, Marisa, vedendo la sua collega sulle spine, la rassicurò e la fece scappare dal figlio, però Leda, guardandomi negli occhi, attese il mio permesso per andar via.
Ovviamente non posi ostacoli e lei, rivolta a Marisa:
"A buon rendere" le disse, salutò tutti e andò via.
"Che mi hai bisbigliato, oggi" volli sapere
"Marco ti ha fatto leggere il mio scritto, vero?"
Annuii.
"Ho fatto l'amore pure con lui, forse per un leggero senso di colpa"
"L'importante è che vi sia piaciuto - e subito - quando vuoi andare oltre, sai dove trovarmi"
"Sicuramente prima di venerdì vengo a trovarti - disse maliziosamente - e poi mi butto nel prive".
Cenammo tutti e tre in cucina, io a capo tavola e l'uno a destra, l'altra a sinistra.
Un imbarazzante silenzio era caduto tra noi, e fu proprio Marco a romperlo.
"Credo che di questa situazione sarebbe meglio parlarne insieme, anche perché, devo ammetterlo, la condizione di cuck comincia ad eccitarmi e a piacermi, per cui, anche se non me la sento di partecipare, vi
chiedo di andare avanti: aspetterò con le farfalle nello stomaco il vostro ritorno" disse, guardando prima lei e poi me.
Mi sembrò notare un senso di liberazione sul volto di Marisa; forse era anche un tantino commossa, poi allungò la mano e carezzò quella del marito.
Si alzò, con il pretesto di sparecchiare, lasciandoci soli.
"Aspettala stasera, poi mi piacerebbe che, dopo, me la riaccompagnassi tu stesso nella nostra camera da letto" dichiarò con i suoi occhi nei miei.
Allungai un braccio e presi dal banco la bottiglia di brandy e riempii i nostri bicchieri.
Marisa proprio in quel momento rientrò in cucina e
"Se non avete più bisogno di me, vado di sopra" e così dicendo si avvicinò prima al marito, baciandolo castamente sulle labbra, e poi a me, baciandomi voluttuosamente.
Marisa sapeva quello che voleva e questo era davvero il primo passo per un coinvolgimento non solo spirituale, ma anche fisico del marito.
Marco notando l'atteggiamento della moglie nei miei riguardi disse:
"Credo che hai coinvolto molto sia Marisa che me. Sinceramente non immaginavo che farmi trascinare in questo gioco potesse essere così eccitante. Mentre ti baciava, mi ha guardato ed in quell'istante ho percepito uno strano languore nelle viscere, come un calore che mi invadeva.
Difficile ammetterlo, ma essere stato fatto cornuto mi ha spinto e, lo so, mi spingerà ancora a subire qualche "umiliazione", ma ora non voglio e forse, per non perderla, non posso più tornare indietro. Stasera sicuramente ritornerà da te e ti chiederà di essere presa come non sono stato in grado di prenderla io. Ti chiedo di accontentarla e mi raccomando, sii dolce, non farle sentir dolore".
Mi fece quasi compassione, ma non glielo volli esternare per non alimentare il suo sentimento di provata umiliazione, per cui lo incoraggiai:
"Marco, amico mio, pure io, con mia moglie, ho provato questi stessi tuoi sentimenti. Tante volte ho aspettato il suo ritorno e, eccitato, la stringevo a me. L'idea dell'altro maschio che l'aveva posseduta, l'odore dell'altro di cui la sentivo impregnata, quegli umori dentro e fuori di lei erano ed ancora sono per me un allucinogeno, una droga irresistibile, che mi spinge ad esortarla ad avere nuovi incontri. Certo lo faccio per renderla felice, affinché la sua naturale indole ne sia soddisfatta, ma credo che, sotto sotto, è la mia propensione, la mia passione per questo...gioco che lei appaga.
Credimi le nostre donne lo sanno e questo fa sì che riescano ad "unire l'utile al dilettevole". Quindi...."
Mi apparve rincuorato; buttò giù un'altra sorsata di brandy e si alzò dal tavolo.
"La raggiungiamo?" disse togliendosi il grembiule da chef.
Feci segno di sì con la testa e, mentre lui chiudeva la cucina, io attivai l'allarme e lo aspettai in fondo alla scala.
Insieme salimmo quei pochi scalini e, mentre stavo per entrare nella mia camera, mi diede la buona notte e mi rinnovò le raccomandazioni.
"Buona notte e, tranquillo, farò solo quello che lei desidera".
Mi lasciò sull'uscio della stanza e, una volta accesa la luce, trovai la sorpresa!
Marisa mi stava aspettando, nuda, nel mio letto.
Era stesa sul fianco destro con il suo meraviglioso culo bene in mostra.
"Ti stavo aspettando, ho lasciato mie notizie scritte a Marco. Ti dispiace?" disse sempre girata di lato sul letto.
"Affatto! Anche se non pensavo di trovarti già qui" risposi, sedendomi al suo fianco. Allungai una mano e la appoggiai sul suo candido sedere.
Il contatto la fece sobbalzare e, giratala supina, mi ci stesi accanto e cercai le sue labbra.
Rispose al mio bacio con una forza quasi violenta: ebbe a mordermi le labbra.
"Che aspetti? Spogliati! Voglio che mi... sodomizzi. Credimi lo desidero da.... quella volta "
Si sedette al centro e fu lei stessa a sbottonare la mia camicia, dopo che avevo fatto volare la giacca sulla poltroncina.
In un attimo scomparvero pure pantaloni e mutande e mi buttai a capofitto tra le braccia di quella meravigliosa femmina.
Percepivo il suo desiderio, mi faceva sentire maschio dominante. mettendo in secondo piano il marito.
Era entrata nel personaggio: la moglie del cuck che si dona ciecamente e passivamente al suo bull.
Tirò il cuscino al centro del materasso e vi si stese sopra, poggiando la pancia in maniera da mettere in totale evidenza quella sua portentosa parte anatomica.
Girò la testa e, con uno sguardo supplice, chiese di fare piano. Poi affondò la faccia sull'altro cuscino e mi offrì il fiore inviolato.
Mi posizionai dietro di lei e la tirai per i fianchi sollevandola, poi mi stesi sul letto con il viso tra le sue cosce; con la bocca all'altezza della sua vagina, cominciai un lento ma profondo cunnilinguo, che la fece gridare dal godimento.
Spingeva il bacino verso di me e, spasmodicamente, riusciva ad aprire e chiudere la figa sulla mia bocca. Ormai la penetravo con la lingua aspirando gli umori dolci che produceva.
Ad un tratto con un sospiro più forte, seguito da un urlo di piacere, venne squirtando in bocca e sul mio viso.
"Che mi sta succedendo - disse - mi sembra di fare la pipì, ti prego scostati" allontanandosi da me.
La bloccai con tutte e due le mani e continuai a baciare, a leccare, a bere.
Bastarono pochi minuti per calmarla, rasserenarla e si accasciò sul cuscino con il mio volto incollato alla sua vagina. Corsi il rischio di soffocare, per cui la spinsi lentamente sul lato e guardandola negli occhi chiesi:
"Ti è piaciuto" Non rispose subito; stava riprendendo fiato poi, annuendo con il capo, chiese:
"Cosa mi è successo? Non mi era mai capitato prima" e si piegò su se stessa, avvicinando il volto al mio cazzo.
Lo baciò prima, poi, una volta scappellato, lo prese in bocca e lo ingoiò tutto fino ai testicoli.
Con il cazzo in bocca ci sapeva proprio fare e dovetti staccarla da me onde evitare di sborrare.
"Perché?" chiese delusa.
"Voglio il tuo culo e per fartelo ho bisogno di tutta la carica che ora ho dentro, quindi..."
Buona buona, senza il mio aiuto si ridistese a pancia sotto, trasversalmente sul letto.
Mi alzai solo un attimo per prendere dal comodino il tubetto del lubrificante e poi mi stesi dietro di lei, con la faccia tra le sue natiche.
Odorava di femmina e, quando spinsi la lingua dietro e cominciai a lambire il perineo, la sentii gemere. Fu lei stessa, con le mani, ad aprire il culo, permettendomi di raggiungere con la lingua il buchetto ambrato. Il solco delle natiche lo percorsi una decina di volte soffermandomi ogni volta sempre un pochino di più sull'ano.
Volevo portarla all'esasperazione, volevo che fosse lei a implorarmi di possederla e mentre continuavo a leccare il forellino, con il polpastrello del medio cominciai anche a carezzarlo.
Ad un tratto non ce la fece più ed esplose:
"Basta, ti prego, non ce la faccio più... ti voglio! Rendimelo più cornuto di quello che già è!" disse supplicando.
E solo allora mi misi in ginocchio, poggiai il beccuccio del gel sul suo ano e premendo feci uscire una buona dose di lubrificante.
Il freddo del prodotto le fece avere la reazione a sottrarsi, ma la presi per i fianchi e la riportai nella posizione iniziale. Fu un attimo: poggiai la cappella sul buchino e, guidando il cazzo con la mano, lo spinsi senza ulteriori indugi dentro quel culo inviolato
Ahi, Ahi, Ahi furono per un po' i suoi mugolii, poi si affievolirono sempre più fino a sussurrare:
"Che bello, dai spingilo tutto dentro"
Non mi feci pregare e in un solo colpo le feci sentire i miei testicoli battere contro sue natiche.
Spinsi la mano tra le sue cosce, volevo masturbarla, ma lei già stava provvedendo a quella bisogna.
"Che gli scrivi, questa volta?" mi informai.
"Che sto godendo, che mi sento piena, che non credevo fosse....."non finì la frase, ma dal tono della sua voce si intuiva che era prossima ad un nuovo orgasmo.
"Dai non fermarti, fammi godere me lo sento nella pancia, grosso e duro"
La sua mano percorreva tutta la sua vagina, a volte penetrandosi, a volte carezzandosi.
"Dimmi ciò che provi, così ti riempio di sperma" sussurrai, mentre ero fermo dentro di lei.
"Ora mi sento costipata, ma, ti prego, non smettere; di sicuro, quando ti sfilerai, mi sentirò terribilmente vuota, ma non importa... ora possiedimi".
Aumentai il ritmo, lei riuscì a girarsi e cercò la mia bocca.
Ci unimmo anche in un bacio voluttuoso, con le lingue che si cercavano con prepotenza; ma, ormai, ero quasi prossimo e, staccata la mia bocca dalla sua, la rimisi con la testa sul cuscino e, tenendola per i fianchi, aumentai il ritmo della cavalcata ed eruttai nelle sue viscere quattro o cinque fiotti di calda crema. Quasi contemporaneamente venne pure lei, con contrazioni del retto, che percepii distintamente sul mio cazzo.
Si accasciò sul materasso, trascinandomi su di sé.
Ero ancora duro dentro di lei e, giratomi sul fianco, lo feci uscire lentamente dal suo culo, provocandole la fuoruscita di un rivolo di sperma.
Rimanemmo così, immobili, uno al fianco dell'altra, per circa un quarto d'ora, poi lei si voltò verso di me e mi baciò sulle labbra.
"Dormi con me o lo raggiungi?" chiesi.
Tirò dall'involucro un paio di fazzolettini di carta e, tamponandosi il buco del culo:
"Meglio che lo raggiunga; sarà ad aspettarmi - e poi toccandosi il didietro - Accidenti, come me l'hai ridotto!"
"Ti dispiace?"
Un largo sorriso ed un cenno di no con la testa, mi fecero capire tutta la sua soddisfazione.
Si allontanò a gambe strette e quasi saltellando, per non perdere il cremoso regalo per suo marito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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