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Simona, all'improvviso tu


di light78
04.04.2017    |    13.312    |    2 8.7
"Quella storia così lunga aveva lasciato attorno a me un grosso vuoto, ma anche una improvvisa voglia di riprendermi gli anni persi..."
Era finita ormai. Masticavo amaro, passeggiando errabondo per la penombra della sera.
Questa volta non me l'aveva perdonato: l'ennesimo tradimento ed era tutto finito.
Non aveva sopportato che ancora una volta fossi rincasato col profumo di quella donna addosso..
Camminavo e non sapevo darmi pace.
Quella storia così lunga aveva lasciato attorno a me un grosso vuoto, ma anche una improvvisa voglia di riprendermi gli anni persi.
Non era facile all'inizio, ero un giovane poco più che ventenne.
Tuttavia ero attraente e ci sapevo fare, non sarei rimasto solo a lungo. Il mio orgoglio mi spingeva a non dargliela vinta, a mostrarle che di lei non me ne fregava nulla.
Ma non riuscivo a legare con nessuna di nuova, nessuna mi dava le stesse emozioni che mi dava lei.
Improvvisamente sembravo quasi anaffettivo.
Ma lui no, lui era pur sempre nel pieno della sua gioventù.
Mi richiamava ogni istante, ogni momento. Era un vorace divoratore. Si avventava su ogni preda.
Cominciai così la mia seconda vita: cominciai così quei fugaci, mercenari, momenti di animalesco sesso con donne dell'Est dapprima, poi venni attirato dalle donne Orientali, da quelle Brasiliane, saltuariamente qualche Italiana, per cambiare.
Crebbe in me questa malattia, una vera dipendenza.
Più ne provavo, più ne volevo: ovunque, sempre e di qualsiasi razza.
Mi piaceva confrontarne i profumi, i colori dei capezzoli, i peli. Andavo matto delle Asiatiche e del loro retrogusto di involtino primavera. Si concedevano a te come delle vere geishe, umili schiave, gentili in tutto, anche nel ripulirti accuratamente la cappella. Finchè fui disgustato anche di quelle.
Cercavo sempre nuovi stimoli.
Pensai alla chat, sentivo che si incontravano donne sposate insoddisfatte. La cosa mi faceva arrapare. Il gusto del proibito era una forte attrazione.
Ma anche lì facevo collezione al più di moldave, romene e qualche africana.
Però un giorno mi imbattei in Simona.
Simona era una donna sposata con due figli, in vacanza a Jesolo, e il marito rimasto a casa per lavoro.
Si comprese da subito che parlava del matrimonio come una costrizione, come qualcosa che le andava stretto.
La ricoprii di attenzioni: la feci sentire desiderata. Mi invitò da lei. Non mi feci pregare due volte.
Mi trovai di fronte una splendida trentacinquenne, mora, capello liscio, fisico molto curato. Si vedeva che era molto danarosa. Ma per quanto il marito la riempisse di denaro, non poteva darle ciò che tra un po' le avrei dato io.
Simona mi fissava fisso in mezzo al petto. La camicietta aperta, si intravvedevano i miei pettorali, i miei capezzoli: mi schernivo. Non ero molto fisicato, ma forse a lei piaceva così.
Eravamo al bar del suo albergo. I suoi bimbi tranquilli in piscina.
Non parlammo a lungo, tutto ciò che era da dire era già stato detto in chat. Mi trascinò in camera sua: la 207, ricordo ancora il suo numero a distanza di otto anni.
Entrammo e cominciammo a scopare selvaggiamente, ancora in piedi, appoggiati alla porta.
Ci denudammo all'istante. Era liscia, liscissima. Un tatuaggio tribale sul fondoschiena, finalmente potevo vederlo, dopo tanto parlarne.
Il suo profumo era buono, sapeva di gelso. Gliela leccai inginocchiato aspettando con ansia il rigoglio felice del suo corpo.
Le sue contrazioni potevo percepirle dalla mia mano, appoggiata sulla vagina, delicatamente.
Ci spostammo verso la doccia, poco distante..
Presi il doccia schiuma, lo riversai sui nostri corpi: un getto caldo scendeva su di noi.
Si inginoccchiò lei: lo afferrò e lo prese in bocca per un breve, rapido e stizzoso pompino. Si rialzò di scatto, lo voleva ora dentro di sé, subito.
Le divaricai le gambe, in piedi. Entrai deciso con una spinta secca, lunga, guardandola fissa negli occhi. La tenevo per il collo: le piaceva. Lei, dolcemente sottomessa, recrivava il collo lanciando gemiti di piacere.
Le spinte si fecero sempre più intense, poderose: si cinse a me con le gambe e le braccia.
Entrambi venimmo in un grande sospiro, un grande bacio finale, mentre l'acqua ripuliva i nostri corpi ed il nostro peccato rimaneva all'interno di quel box doccia.

Ancor ora dopo molti anni chatto con Simona. Da allora ci siamo rivisti quattro, cinque volte.
La passione negli anni non è venuta mai meno. E' sempre bello ricevere da lei il messaggio “Ciao! Sono a Jesolo. Che fai in questo periodo?”.
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