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Sara, la ragazza di mio cugino - Capitolo 3


di 36degrees
23.08.2017    |    26.400    |    3 9.5
"La guardai con aria impaurita, non mi fidavo di lei e avevo paura di quello che potesse dire; del resto, come potevo fidarmi di una ragazza che pochi secondi..."
La domenica successiva Sara era di nuovo più provocante che mai.
Indossava un vestitino nero con disegnate delle margheritine e le stesse scarpe con la zeppa alta che indossava il giorno in cui mi sorprese a masturbarmi in bagno.
Ci salutammo e ci sedemmo a tavola senza dirci nulla, come se quello scambio di messaggi di pochi giorni prima non fosse mai avvenuto.
Tutto procedeva quindi normalmente come una domenica qualunque finché, mentre ero seduto a tavola a mangiare, sentii qualcosa spingere tra le mie gambe.
Abbassai lo sguardo; Sara aveva appoggiato il suo piede sulla mia sedia e con la zeppa della scarpa premeva sulle mie parti basse.
Le lanciai un'occhiata di rimprovero; se a qualcuno fosse malauguratamente caduta una posata in quel momento e avesse messo la testa sotto al tavolo la situazione sarebbe stata decisamente difficile da spiegare.
Sara invece non sembrava per nulla preoccupata, continuava a tenere il piede sulla mia sedia e mi fissava con uno sguardo penetrante e il suo solito sorriso da furbetta.
Quando tolse il piede dalla sedia per riappoggiarlo a terra credetti ingenuamente che avesse finito di fare la stupida, ma mi sbagliai.
Pochi secondi dopo infatti sentii ancora qualcosa spingere sul cavallo dei miei pantaloni.
Sara si era sfilata la scarpa e aveva ricominciato a provocarmi con il suo piedino che tanto mi faceva arrapare.
Non seppi resistere alla tentazione e, mentre con la mano destra tenevo la forchetta, con la sinistra cominciai ad accarezzarle il piede, lo presi in mano ed iniziai a massaggiarlo dolcemente.
Avrei tanto voluto poter abbassare la testa e prenderlo in bocca, leccarle ogni singolo dito come fosse il piede di una Dea da venerare.
Il mio cazzo stava a fatica nelle mutande, l'eccitazione era ancora maggiore in me dal momento che alla mia destra era seduto mio cugino ignaro di tutto.
Massaggiai il piedino di Sara per un paio di minuti fino a quando ritirò la gamba e lo rinfilò nella scarpa.
Mi alzai da tavola prima che venisse servito il dolce e andai in camera da letto; Sara mi raggiunse pochi minuti dopo.
"Allora, ti è piaciuto il mio video?", mi chiese mentre chiudeva delicatamente la porta alle sue spalle.
"Direi di si…", risposi io sorridendole.
Sara si avvicinò, mi diede un bacio a stampo sulla bocca e si sedette sul letto accanto a me.
"Non avevo dubbi", disse lei sorridendomi a sua volta.
La rimproverai nuovamente dicendole di stare attenta, non volevo certo che qualcuno ci scoprisse; era già abbastanza strano il fatto che fossimo chiusi da soli in camera da letto.
Cristiano era ancora seduto al tavolo impegnato a terminare il dolce, sapevo che ci avrebbe raggiunto di lì a poco.
Io e Sara dovevamo metterci d'accordo in fretta se volevamo organizzare un incontro.
"Cosa vogliamo fare?", dissi io aspettando una sua proposta.
"Io so cosa vorrei fare", disse lei con aria maliziosa guardandomi negli occhi e appoggiandomi una mano sul ginocchio.
"Per l'incontro intendo...", dissi io scostandole la mano.
"Domani torno a casa dai miei per qualche giorno, potresti venire a trovarmi là se vuoi", rispose lei.
Sara era infatti originaria di un paese a circa 50 chilometri di distanza da quello di Cristiano, era da quando si era fidanzata che viveva insieme a lui a casa dei miei zii con l’ambizione di trovare una casa in cui andare a convivere di lì a breve.
“La settimana dopo vado al mare con Cristiano e quando torno ho solo qualche giorno prima di partire per New York", aggiunse.
"Vai a New York?", le chiesi io.
"Sì, i miei genitori mi hanno regalato un viaggio per l’impegno che stò mettendo con l’università…starò via due settimane", disse lei.
Quando le chiesi con chi andava mi rispose che partiva proprio insieme ad un amico di università; le chiesi anche se Cristiano non fosse geloso della cosa ma mi disse che era un loro amico in comune e che Cristiano lo conosceva bene e si fidava di lui.
Se era per questo, Cristiano si fidava anche di me; non mi fu quindi difficile immaginare che durante quella gita a New York Sara avrebbe probabilmente visto più cazzi che monumenti.
Mentre pensavo a Sara scopata dall'amico di università sentii la sua mano infilarsi delicatamente sotto ai miei pantaloni.
"Che cazzo stai facendo??", dissi io ridestandomi dai miei pensieri.
Il mio cazzo già duro diventò marmoreo quando Sara fece scorrere la mano sotto i miei boxer e lo strinse nel suo pugno; cominciò a masturbarmi delicatamente guardandomi fisso negli occhi.
Io voltai lo sguardo verso la porta sperando che non entrasse nessuno.
“Rilassati…”, disse Sara sorridendomi.
Andò avanti a toccarmi per circa un minuto, poi tirò fuori la mano, se la strofinò sul naso e dopo averla portata vicino alla bocca tirò fuori la lingua e diede una leccata alle dita, quindi me la infilò nuovamente nei miei pantaloni e ricominciò a masturbarmi muovendo delicatamente la mano su e giù.
Sentire le dita della mano di Sara bagnate della sua saliva massaggiarmi il membro era una delle sensazioni più belle che avessi mai provato in vita mia.
“Sono brava anche coi piedi, sai?”, sussurrò Sara.
"Sei una puttana", le dissi io a bassa voce accarezzandole i capelli.
"Lo so...", rispose lei sorridendo senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo dai miei occhi.
Socchiusi gli occhi e cercai di godermi il momento lasciando che Sara continuasse a segarmi.
Se avessi potuto seguire il mio istinto l'avrei ribaltata sul letto in quello stesso istante, le avrei strappato violentemente di dosso vestitino e mutandine (ammesso che le indossasse) e avrei soddisfatto la sua immensa voglia di cazzo buttandoglielo nel primo buco che mi fosse capitato sotto tiro.
In quel momento a interrompere le mie più perverse fantasie fu il rumore della porta che si aprì e ci fece sobbalzare.
Fortunatamente Sara riuscì a far scivolare fuori la mano dai miei pantaloni prima che mio cugino entrasse nella stanza.
Cristiano si sedette su una poltrona accanto al letto e si mise a guardare il cellulare; non sembrò per nulla allarmato dalla situazione.
"Di cosa stavate parlando chiusi qua dentro?", disse mantenendo lo sguardo sul telefonino.
"Lo vuoi proprio sapere?", gli rispose Sara.
La guardai con aria impaurita, non mi fidavo di lei e avevo paura di quello che potesse dire; del resto, come potevo fidarmi di una ragazza che pochi secondi prima teneva stretto nella mano l’uccello del cugino del suo fidanzato?
Era talmente troia che non mi sarei stupito nemmeno se avesse proposto a Cristiano del sesso a tre in quello stesso momento.
"Del tuo regalo, scemo" disse invece, quindi si alzò dal letto, si sedette sulle gambe di Cristiano e lo baciò teneramente sulla bocca mentre si riordinò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la stessa mano che poco prima teneva stretto il mio cazzo, impregnata della sua saliva e del liquido preseminale che aveva cominciato a fuoriuscire dalla mia cappella.
Feci un sospiro di sollievo; Sara era stata brava, effettivamente pochi giorni dopo sarebbe stato il compleanno di Cristiano e lei aveva trovato una buona scusa perché fossimo rimasti soli a parlare.
"Vedrai che bel regalo ti fa la cagna…” pensai tra me e me guardando mio cugino.
Restammo a parlare del più e del meno per una decina di minuti fino a che non fu ora di tornare a casa.
.Cristiano si alzò dalla poltrona e usci dalla stanza.
“Due minuti e arriviamo...finiamo il discorso di prima”, gli disse Sara chiudendo la porta.
"Allora ci sentiamo in questi giorni per settimana prossima...mercoledì i miei genitori e mio fratello partono per qualche giorno di vacanza al mare e sarò a casa da sola...possiamo fare un giorno di fine settimana", disse lei.
"E per il regalo?", chiesi io.
"Quale regalo?", rispose Sara.
"Quello per Cristiano...ormai pensa che siamo qui dentro per quello, qualcosa dovremo prendere", dissi io.
"Non ti preoccupare per quello, ci penserò io a comprare una stupidata. La cosa importante è che veniate la prossima settimana".
"Veniate??" dissi io. Non capivo.
"Sì, veniate...tu e lui...", rispose Sara mettendomi nuovamente le mani sul pacco; “soprattutto lui direi”, aggiunse ancora accennando una risata.
"Lui è già a buon punto...", dissi io con tono scherzoso ma non troppo.
"Me ne sono accorta…porcellino...", sussurrò Sara avvicinando la bocca al mio orecchio, quindi mi baciò nuovamente sulla bocca questa volta con tanto di lingua.
Se sentirsi chiamare porcellino nei messaggi era eccitante, sentirlo dire dalla sua viva voce lo era cento volte di più.
Sara uscì dalla porta prima che potessi dire qualcosa; rimasi immobile a guardare le sue lunghe gambe e il suo bel culetto uscire dalla stanza.
Controllai allo specchio che la troia non avesse lasciato tracce di rossetto sul mio viso, quindi uscii dalla porta e mi diressi verso casa a terminare quello che la mano di Sara aveva cominciato.

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