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Puttana per una notte. Parte 3


di FleurDamande
25.01.2024    |    9.788    |    19 9.7
"Giacevo sul letto disfatto completamente nuda, e il primo indizio che mi fece ricordare cos'era accaduto fu di tipo olfattivo: l'odore del sesso impregnava il..."
Il mattino seguente aprii gli occhi senza capire dove fossi. Giacevo sul letto disfatto completamente nuda, e il primo indizio che mi fece ricordare cos'era accaduto fu di tipo olfattivo: l'odore del sesso impregnava il mio corpo e le lenzuola. Mi alzai per andare a fare una doccia, e uscendo dalla mia camera scoprii che non c'era più nessuno.
Meglio cosí - pensai - recandomi in bagno.
Tornata in camera da letto andai a controllare il telefono, scoprendo con un po' di delusione che di Carlo non c'era traccia.
Cominciavo ad essere un po' ansiosa riguardo al suo comportamento... che volesse lasciarmi? Non capivo il suo atteggiamento. Lui, di solito gelosissimo, ora si comportava come se fosse fatto di ghiaccio. Non era l'uomo che conoscevo, e lentamente, mentre mi rivestivo, pensai che forse la mia vita così come la conoscevo fosse terminata. Forse avevo passato il limite, avevo ferito i suoi sentimenti, avevo distrutto la nostra coppia.
Tuttavia non mi sentivo in colpa, ero così. La mia natura si era svelata totalmente, non potevo immaginare di tornare indietro. Certo, senza Carlo nulla aveva più lo stesso sapore.
Tornando a casa pensavo al mio futuro, e senza accorgermene mi ritrovai immediatamente a destinazione.
Salivo lentamente le scale, rassegnata ad accettare le conseguenze del mio comportamento, ma riluttante ad entrare nel nostro appartamento. Finché restavo fuori, ero ancora nella mia vecchia vita.
Presi coraggio e infilai la chiave nella toppa, chiedendomi se lui fosse in casa.
Subito percepii la sua presenza in cucina. Era un sabato mattina, e la cucina era inondata di sole. Carlo mi dava le spalle e preparava il caffè. Vedere anche solo le sue spalle fu un sollievo, il cuore mi batteva all'impazzata. Le sue braccia erano la mia casa, l'idea che potesse lasciarmi mi uccideva, mi si riempirono gli occhi di lacrime. Come avevo potuto mettere a rischio la mia relazione per soddisfare un prurito??
Mi ricomposi, non volevo farmi vedere afflitta e pentita.
Sentendomi. Carlo mi diede il buongiorno senza girarsi.
Mi sedetti al tavolo in attesa che mi guardasse, attendendo un tempo che sembrava non finire mai.
Infine Carlo si voltò a guardarmi, rivelando due profonde occhiaie e il viso stanco. Mi si sciolse il cuore per la pena, e gli presi una mano tra le mie. Le lacrime scendevano senza controllo, ero pentita.
Balbettavo scuse incomprensibili, vederlo così mi aveva fatto crollare.
Carlo non proferì parola, il suo sguardo lampeggiante mi puntava, non sapevo se rabbioso o rattristato.
Poi si alzò di scatto, e strattonandomi la mano mi trascinò in camera da letto.
Le mie deboli proteste non servirono ad impietosirlo. Avevo ancora il cappotto allacciato in vita, e sotto indossavo ancora l'abitino della sera prima, insieme con le autoreggenti e le décolleté rosse, poiché non avevo altro.
Lui mi strappò il cappotto di dosso, e rimase a guardarmi disgustato. Improvvisamente mi sentivo nuda e sporca, mi coprivo con le mani, notando le macchie ormai secche degli umori dei miei compagni.
Mi vergognavo moltissimo, ma ad un tratto sentii montare la rabbia, pensai che avevo fatto ciò che desideravo, e che lui non aveva il diritto di trattarmi così, visto che non gli avevo mai vietato di concedersi nulla.
"Vuoi sapere cosa ho fatto ieri? Esattamente quello che hai progettato tu, mi sono fatta scopare e venire dentro, li ho soddisfatti tutti. Hanno goduto in tutti i miei buchi finché non hanno avuto più una goccia di sperma nelle palle!"
Lui mi guardò sconvolto, si paralizzò: qualcosa nel suo sguardo era cambiato, percepii qualcosa che brillava in fondo alle sue pupille nere. Gelosia? Paura? ....desiderio?
Mi sentii eccitata e potente, Carlo era lì in attesa, voleva solo che gli dicessi cosa fare, era cera tra le mie mani.
Sedetti ai piedi del letto allargando le gambe, guardandolo. Lui si inginocchiò davanti a me, e io lo presi con mano salda per i capelli, e portai il suo viso davanti alla mia figa, già eccitata e pulsante. Inizialmente lo tenni leggermente indietro, in modo che potesse sentirne solo l'odore. Poi lasciai che si avvicinasse, e lui cominciò a leccarmi appassionatamente come un cane.
Ero incredula ma allo stesso tempo avevo il fuoco in corpo, e lui era totalmente fuori di sé per l'eccitazione. Allora pensai che volevo esagerare, volevo farla grossa.
"Lo sai che stai leccando lí dove hanno sborrato tutti? Lo sai che in qualche modo stai leccando anche il cazzo a tutti quegli uomini che ieri mi hanno scopato e riempito di sborra?"
Lui non rispose, e allora gli strattonai i capelli per ottenere il suo "sí" eccitato e bofonchiato, poiché non riusciva a smetterle di leccarmi. Era come drogato, totalmente devoto e inebriato della mia figa, che non tardai a premiarlo con un orgasmo potente. Mentre venivo gli schiacciai la testa contro di me, volevo venire sulla sua lingua, volevo godere su di lui, volevo fargli sentire tutta l'eccitazione della cagna che ero e umiliarlo, trattarlo come uno sborratoio.
Carlo evidentemente non riusciva a resistere, così venne con addosso ancora i pantaloni.
Totalmente in trance , ansimando, trovando solo tempo per abbassarsi le mutande, venne a stendersi su di me, tenendosi in mano il pene eretto e umido di sperma, pregandomi di lasciarlo entrare dentro di me.
Non avevo mai visto Carlo in queste condizioni di totale sottomissione, non immaginavo minimamente che fosse il tipo di uomo che si assoggetta, conoscendo il suo carattere forte e carismatico.
Tuttavia avevo letto che spesso, proprio le persone molto forti possono trovare molto godimento nel lasciarsi dominare.
Carlo mi guardava con occhi supplichevoli, ansimando leggermente, e io lo desideravo immensamente, ma lo stuzzicai ancora...
"Non so se ho ancora voglia di te dopo tutti i cazzi che ho preso, forse dovrai accontentarti di una sega. Intanto però puoi succhiarmi i capezzoli, mentre ti racconto tutto quello che mi sono lasciata fare ieri."
Carlo, estasiato, cominció a segarsi baciando leccando e succhiando il mio seno.
Venne due volte, mantenendo sempre l'erezione.
Finalmente lo lasciai entrare nella mia figa, e nell'aprimi le labbra col glande, lui sussultó e diede un sospiro di godimento, come se fino a quel momento non avesse ancora goduto.
Cominció a spingere dentro di me, eravamo in paradiso. Mi chiese di raccontargli ancora i particolari più eccitanti della serata prima, e io lo accontentai.
Mentre venivo, Carlo mi disse che voleva vedermi scopare con un altro uomo e godere guardandomi, e io per tutta risposta venni. Poco dopo venne lui dentro di me.
Esausti ci guardammo, sorridendo meravigliati: eravamo innamorati e felici come sempre. Oltre che dei gran porci.
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