tradimenti
Il Matrimonio di Paula – Parte I


18.05.2020 |
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"Arrivò Fabio a prendermi ed io salutai la mamma facendogli un po’ di sfilata per farle ammirare la sua bambina, era il nostro modo di lanciarci messaggi..."
Il Matrimonio di Paula – Parte I Questo racconto prosegue la storia vera di una coppia di amici, che ho conosciuto su A69 e che mi hanno dato l’opportunità di trasformarla in un racconto erotico. Per chi volesse leggere il primo atto di questo racconto dovrà cercare il racconto “La prima volta con gli amici Fabio”, che è stato pubblicato sempre su questo sito.
Marconci, un bacio a tutte le mie amiche.
Da quella prima esperienza erano passati alcuni anni in cui c’erano stati molti incontri con gli amici di Fabio e con molti altri uomini. Quella voglia di Fabio di vedermi presa da altri uomini, che gli procurava quell’eccitazione sessuale così forte, per me era diventata normale e, anzi, dopo il primo momento di sconforto e preoccupazione, nella mia mente s’era fatta strada la convinzione che non solo non ci fosse più nulla di strano ma che ne ero molto felice. Avrei potuto avere tutti gli uomini che avessi voluto, con grande piacere mio e del mio cornuto, dolce ed appassionato marito. Già perché ora stavamo preparandoci al grande giorno, a quell’avvenimento che tutte le coppie di fidanzati sperano che avvenga. SI! Stavamo per sposarci.
La data era fissata tra poco più di una settimana e ormai tutti i preparativi erano quasi terminati, ci eravamo organizzati bene per lasciarci qualche giorno di riposo prima della cerimonia e non nascondo che spesso avevo pensato che quegli ultimi giorni di fidanzamento avrei voluto sfruttarli bene, e non solo per riposarmi. Con Fabio avevamo parlato spesso di cosa ci saremmo potuti riservare e per essere più liberi avevamo anche deciso di prenderci qualche giorno di ferie prima della cerimonia, proprio per essere liberi di organizzaci un bell’addio al celibato e nubilato, nel modo che piaceva a noi.
Gli amici di Fabio, che erano ormai nostri complici in questo nostro rapporto un po’ anomalo, si erano offerti di organizzare una piccola festa a sorpresa, ma non ci avevano voluto dire nulla, conoscevamo solo la data, che era tre giorni prima del nostro matrimonio, avevano detto che avremmo dovuto avere il tempo di smaltire. Certo la curiosità era forte.
Comunque, i “festeggiamenti” cominciarono il week-end prima della festa, infatti quel sabato il solito amico di Fabio, ci aveva invitati a pranzo, cosa che era abbastanza usuale e sapevamo già che non sarebbe stato solo un pranzo. I pranzi con lui finivano sempre a letto tutti insieme con me come regina di cazzi.
Quel giorno prima di andare a pranzo coi suoi amici, dovevamo passare in chiesa per sistemare dei documenti ed io, che sono sempre stata un po’ birichina mi ero ingegnata per creare un po’ di eccitazione prima di arrivare al pranzo. Mi ero abbigliata con un vestitino rosa elasticizzato che fasciava benissimo il mio corpo morbido e flessuoso, sandali alla schiava dorati e pochette Luis Vitton con catenella dorata. Niente di così trascendentale, ma la sorpresa era nascosta. Essendo primavera inoltrata non c’era bisogno di soprabito.
Arrivò Fabio a prendermi ed io salutai la mamma facendogli un po’ di sfilata per farle ammirare la sua bambina, era il nostro modo di lanciarci messaggi segreti che tra noi sapevamo leggere senza parlare. Il suo sguardo fu eloquente, mi chiese di girarmi di spalle e dopo avermi osservata bene e accarezzata sul culetto passando un dito nel solco in mezzo alle chiappe, mi salutò con bacio dicendomi: “la mia bambina perversa!”; aveva già capito tutto.
Arrivammo in chiesa, dove ci accolse il parroco della nostra cittadina, ci furono sorrisi e saluti cordiali, ci conosceva fin da quando eravamo bambini ed in quel periodo ci eravamo visti spesso per quelle riunioni che oggi si fanno prima del matrimonio, in quegli incontri io ero stata seria, ma anche un po’ pettegola e qualche volta l’avevo visto un po’ imbarazzato, per quanto cercasse di dissimulare, più di una volta l’avevo pizzicato con gli occhi che scrutavano il mio corpo, le cosce che qualche volta allargavo quel tanto da invitarlo a guardare, il mio seno che per quanto non fosse troppo evidente, porto una seconda abbondante, qualche volta aiutavo con dei reggiseni push-up, per farlo sporgere maggiormente dalle scollature dei vestitini e delle camicette.
Quel giorno i suoi occhi erano puntati sui miei seni, che sotto il vestitino erano nudi e come quasi sempre i miei capezzoli, che sono piuttosto grandi, erano tutt’uno con la stoffa e si mostravano evidenti. Svolgemmo le pratiche, mentre io e Fabio, che ci intendevamo bene, ci scambiavamo occhiate d’intesa e ridevamo di sottecchi. Quando stavamo per congedarci ebbi un colpo di genio, volevo divertirmi un po’ alle spalle di quel vecchio, che non sapevo quanto fosse libertino e così, con una scusa, gli chiesi di andare in sacrestia perché avrei voluto chiedergli una cosa in privato, senza Fabio. Lui accettò volentieri e mi fece strada, io conoscevo benissimo la strada e sapevo che all’ingresso c’era una porta piuttosto piccola dove avremmo dovuto passare uno alla volta, a quel punto io sopravanzai il vecchio parroco e poi d’improvviso, quasi mi fermai, fu inevitabile che Lui mi arrivasse addosso appoggiandosi sul mio bel mandolino, proprio col suo bacino. Mi venne quasi da ridere sentendo che era eccitato e che sotto la tonaca il suo pene era piuttosto gonfio. Lui cercò di mantenere quel contatto per qualche secondo, mentre si scusava e mi appoggiava una mano sul fianco per spingermi delicatamente. Io mi voltai assumendo un’espressione divertita e facendo un’esclamazione di sorpresa, in quel momento vidi la sua faccia avvampare e le sue orecchie divenire rosse come il pomodoro. Quasi scoppiai a ridere, ma mi trattenni, e mi sbrigai a rivolgergli una domanda banale e quasi senza ascoltare la sua risposta lo salutai dicendogli che ci saremmo rivisti per la cerimonia.
Quando raggiunsi Fabio lo trovai che rideva da matti, aveva osservato la scena di nascosto e già si era eccitato, era più forte di lui, io lo toccai sulla patta dei pantaloni per accarezzargli il cazzo, che in effetti era duro. Poi abbracciati uscimmo dalla chiesa, come bravi fidanzati, prossimi alle nozze, scambiandoci battute sul povero parroco. In quel momento pensai che forse il parroco nel raccogliere le confessioni di tanti dei nostri compagni di giochi, che all’apparenza si professavano bravi cristiani e andavano in chiesa tutte le domeniche, molto spesso avesse dovuto “rimettere i loro peccati” il cui oggetto eravamo io e Fabio in prima persona.
Si era fatta l’ora dell’appuntamento per il pranzo a casa dei nostri amici e ci avviammo per raggiungere la nostra destinazione un po’ fuori dell’abitato. Arrivammo, ci stavano aspettando; il nostro amico ci venne incontro e come di consueto, per saluto, mi mise la lingua in bocca accarezzandomi il culetto con una mano e spingendo il suo bacino contro il mio. Io sapevo quanto questo piccolo show piacesse a Fabio, che ogni volta rimaneva dietro di me ad aspettare che il suo amico finisse il suo ed il mio divertimento, per poi abbracciarlo e come di abitudine toccargli il cazzo dicendo che era un porco.
Quando entrammo ci accorgemmo, che per l’occasione, erano stati invitati altri tre uomini, di cui uno della solita compagnia e due sconosciuti. Questi ultimi dovevano essere stati bene informati, perché tutti mi baciarono in bocca con la lingua, non proprio come fosse un saluto, uno dei due nuovi compagni fu anche più sfacciato e mi pizzicò abbastanza forte un capezzolo dicendo: “bello questo tuo reggiseno, l’hai brevettato”. Scoppiarono tutti a ridere, mentre io cercavo di staccargli la mano da capezzolo perché mi faceva male e gli dicevo che non era così che si trattavano le signore.
Da quel momento cominciò la solita orgia, cominciarono a toccarmi, palparmi farmi succhiotti sulle spalle nude e sulle zinne che furono subito scoperte abbassando il sopra del vestito fino alla vita. Devo dire che il mio seno anche se non enorme ha sempre riscosso grande successo con gli uomini e, qualche volta anche con le donne, anche in quell’occasione mi sembrava di avere un esercito di poppanti, che succhiavano affamati. Fabio, come al solito in questi frangenti, li incitava e gli suggeriva i miei punti più sensibili da stuzzicare, sapeva che certe cose mi eccitano subito e che quando sono bene eccitata, divento una vera troia affamata, cominciavo a sentire i miei umori uscire dalle mie labbra, in mezzo alle gambe e scorrere piano all’interno delle mie cosce. La danza era iniziata e volevo dare spettacolo come sempre in queste occasioni. I maschi avrebbero dovuto farmi i complimenti, soprattutto quelli che non mi conoscevano e mi avrebbero scopata per la prima volta.
Aspettavo con ansia che qualcuno scoprisse il mio culetto, avevo riservato per loro una sorpresina che li avrebbe sicuramente eccitati. Io li toccavo e li baciavo, i loro cazzi cominciavano già ad essere gonfi e duri, intanto li valutavo, ormai la mia grande esperienza mi permetteva di capire al volo le loro caratteristiche. Uno di loro aveva delle belle dimensioni ma era tutto storto da un lato, gli altri sembravano più o meno normali, uno ce l’aveva così duro che i suoi pantaloni sembravano una tenda da campeggio. Finalmente sentii delle mani che salivano dietro le mie cosce e che puntavano dritte alle mie bellissime chiappe. Io ero in attesa che scoprissero la sorpresa e volevo vedere quale sarebbe stato l’effetto.
Quando una di quelle mani si infilò tra le mie cosce, che tenevo abbastanza strette ma non troppo, per prima cosa sentì i miei umori e scoprì che ero senza mutandine, mi disse che ero sempre una gran puttana ma per quello tutti mi amavano e dopo aver inzuppato bene le dita, le sfilò avvicinandole alla mia bocca, che era già aperta ed emetteva gemiti e sospiri, mentre mi diceva, “dai Paula assaggia il tuo miele, senti quanto è buono”, io cacciali la lingua per leccare i miei umori e poi succhiai le dita facendole entrare tutte in bocca, lanciando sguardi libidinosi agli altri maschi. La mia eccitazione cresceva sempre più e cominciai a sbottonare le fibbie dei maschi che avevo davanti a me, volevo toccarli e leccarli e volevo dare piacere al mio uomo, che non vedevo, ma immaginavo già super eccitato.
Un’altra mano percorse, da dietro, l’interno delle mie cosce alzando un po’ il mini vestitino, io ero attenta a quella mano, aspettavo la voce di quell’uomo nel momento della scoperta e d’improvviso tutti udirono la sua esclamazione:” ohhh, cazzoooo! Quanto sei porca Paula, venite a vedere” era quello che aspettavo, misi le mie mani ai lati delle cosce e, con mossa studiata, feci alcuni piccoli passi sui miei sandaletti da troia per portarmi in una posizione visibile da tutti, mentre facevo scorrere verso l’alto la mini del vestito fino ai fianchi. Poi, molto lentamente, comincia a piegare la schiena per assumere la classica posizione a 90 gradi, tenendo le gambe divaricate ma non troppo ed allargando, con le mie mani, le mie belle chiappe, poste sulle gambe ben tornite dalle ore di palestra e ben slanciate dai tacchi dei sandali.
Ci fu una ressa di battute, dove le parole più educate erano: troia, rotta in culo, sei una gran puttana ……………….. dal mio fiorellino sporgeva il piccolo diamante rosso rubino, ovviamente puro vetro, che era incastonato sul piccolo pomello del plug che avevo infilato nel mio culetto. Era stato un regalo della mia amica del cuore, che conoscendo perfettamente i miei giochi con tanti maschi, mi aveva fatto quel regalo dicendomi che i maschi si sarebbero eccitati da matti a vedermi con quel gioiellino.
Sentii la voce di Fabio che chiedeva agli altri uomini di spostarsi per farlo guardare, perché era stato completamente messo all’angolo e non capiva cosa potesse generare quelle strane esultanze, quando riuscì a vedere, dopo qualche secondo in cui era rimasto muto, venne per primo ad accarezzarmi il culo e girarmi piano piano quel plug nel mio buchetto, dicendomi che mi amava perché ero così porca. Ero molto sorpresa, Fabio quasi mai mi toccava, in presenza di altri maschi, normalmente pensava solo a segarsi, mordendosi le labbra e toccandosi le palle gonfie. Ma, questo suo privilegio, durò molto poco, gli altri maschi sempre più ingrifati, lo spostarono quasi di peso e subito ricominciarono a toccarmi e questa volta tutti i loro pantaloni erano spariti. I loro cazzi duri mi strusciavano ovunque ed il primo mi entro in figa, scivolando dentro come risucchiato, per quanto la mia micetta era fradicia.
Non passò che qualche secondo che il cazzo storto mi arrivò in bocca e dico la verità fu un po’ complicato. Io di solito sono molto brava a farmelo arrivare fino in gola e ingoiarlo tutto ma con lui non era possibile, lo tirai fuori dalla bocca e ci sputai sopra, volevo segarlo per farlo arrivare e succhiarne uno con cui mi sarei divertita di più, ma non ce ne fu bisogno appena cominciai a segarlo lo sentii pulsare i gli schizzi mi colpirono le labbra, ed il resto cadde a terra. Fu subito sostituito da un altro più gradevole e cominciai un vero pompino come li so fare io. Le mani mi erano state allargate ai lati e s’appoggiavano a due bei pisellotti duri ed io li segavo. Per fortuna che l’amico di Fabio che in queste feste era sempre quello che mi voleva scopare per primo, nel suo andirivieni mi teneva per i fianchi, altrimenti non avrei saputo come mantenere l’equilibrio, così sbilanciata in avanti.
Vidi con la coda dell’occhio, che il mio cornutello, prossimo maritino, si spostava per trovare una visuale migliore e notai le sue dita sporche ed il cazzo un po’ moscio, segno che era già venuto almeno una volta. Anche io avevo cominciato ad avere dei piccoli orgasmi, ma non riuscivo a concentrami con quei quattro cazzi che entravano ed uscivano e già altri due avevano schizzato il loro seme, uno sempre sul viso, mi aveva anche quasi riempito un occhio, e colava sulla bocca ancora piena di un altro arnese, ed uno aveva preferito sborrare sul mio collo e continuare a strofinarmelo sul collo e su una guancia, avendo impiastricciato anche i capelli. Mentre i tre maschi, ormai scarichi, mi dileggiavano, dicendo che il mio nuovo maquillage donava molto al mio faccino da troia, ed io con la lingua, ed anche con le mani ormai libere, cercavo di raccoglierne quanto ne potevo e berlo, mostrando a loro la mia lingua piena prima dell’ingoio, finalmente riuscivo a sentire quel cazzo nella figa e a gustarne la dimensione ed il movimento. Lui che mi conosceva, era stato il primo a scoparmi quando gli fui offerta dal mio fidanzato, s’era trattenuto per l’atto finale perché, sapendo cosa sarebbe successo, voleva far gustare il mio modo di arrivare agli altri, ai quali avrebbe certamente fatto, di nuovo, rizzare i cazzi almeno di chi era la prima volta che mi vedeva. Anche Fabio, conoscendomi perfettamente, era pronto e sapevo che avrebbe aspettato per arrivare insieme a me.
Stava arrivando il momento, il piacere dalla mia figa ormai mi riempiva tutto il ventre e cominciarono le mie urla disperate: “ SI! … SI! … SI dai sbattimi, sbattimi, ficcamelo tutto………SIIIIIII! …SIIII! Sbattimi forte ………… più forte ………… ancora, ancora ………………………………. Eccomi , Eccomi ……………… Arrivoooooooooooo!!!!!! “
Avevo urlato il mio grido di gioia proprio nel momento che quel cazzo mi aveva allagato la figa, che ormai trasmetteva i suoi spasmi a tutto il mio corpo. Ed il nostro amico che mi conosceva perfettamente sapeva che avrebbe dovuto reggermi, perché in quel momento le mie gambe avrebbero ceduto e senza il suo supporto sarei caduta a terra. Poi mi accompagnò, delicatamente su pavimento, il rituale prevedeva ancora una cosa, io mi sdraiai a terra, nuda, e quando la mia mente riprese possesso del mio corpo, allargai le mie gambe con le ginocchia piegate e cominciai ad esplorare la mia figa piena per estrarre quel liquido ancora denso e portarmelo alla bocca ed ingoiarlo tutto fino alla fine.
Scoppiò un applauso, senza preavviso, spontaneo, lungo e questa volta i complimenti erano più delicati, non c’era tutta quella volgarità che nelle fasi di sesso sfrenato, viene naturale e non infastidisce, anzi, aumenta l’eccitazione. Fabio mi fu vicino per aiutarmi ad alzarmi e raccogliendo i nostri indumenti ci stavamo avviando verso il bagno, uno dei due nuovi amici, cercò di fermarmi dicendo che voleva scoparmi, in realtà il suo cazzo era ritornato dritto e duro, e mentre io gli dicevo “non ora” intervennero i nostri amici di sempre che lo convinsero a desistere. Sapevano bene che se qualcuno mi avesse costretta a qualcosa il loro divertimento sarebbe finito. Mentre era appena cominciato.
Io e Fabio entrammo in bagno, lui mi teneva il braccio intorno alle spalle e ci guardavamo negli occhi, aveva ancora la maglietta addosso ed io ero nuda, solo coi miei dei sandali da schiava “sessuale”. Chiudemmo la porta alle nostre spalle e finalmente Lui cominciò quell’atto, che solo noi due sapevamo, nessuno ci aveva mai visti fare, era il nostro segreto ed io ero contenta di riservargli quell’unica intimità coniugale, che a Lui donava il piacere di sentirmi sua. La sua lingua cominciò dalle labbra, scivolando dentro la mia bocca, sondando ogni punto per raccoglie quel che era rimasto dei sapori degli altri maschi, poi lasciata la bocca si dedicava al mio viso, ormai completamente privo di trucco e tutto bagnato dallo sperma ricevuto. Erano attimi intensi, mai erano diventati semplice abitudine, io lo accarezzavo sulla schiena palpavo i suoi muscoli di giovane uomo. Quando ebbe finito il suo pasto, tornò a baciarmi sulla bocca delicatamente ed entrammo nella doccia.
La tavola era ben apparecchiata ed il nostro ospite, prevedendo gli eventi, si era premurato di preparare dei cibi freddi, tali da non diventare immangiabili nell’attesa. In realtà tutto quello spettacolo era durato poco più di quaranta minuti ed ora eravamo seduti, più o meno nudi intorno alla tavola. Unica donna in mezzo a cinque maschi de davano segni di impazienza a riprende il banchetto che ben più del pranzo li interessava. Io in certe situazioni mi trovavo molto a mio agio e mi piaceva molto sentire i loro “discorsi” che ovviamente erano tutti rivolti al piacere che avevo dispensato e quello che ancora aspettavano da me.
Parlavano anche con Fabio, e gli facevano grandi apprezzamenti, erano un po’ irridenti per questo suo grande piacere ad offrirmi ad altri uomini, spesso sconosciuti. Fabio ormai era abituato a quelle affermazioni che, se possibile non facevano che aumentare la sua eccitazione. In queste situazioni si sentiva come lo scolaretto che riceve apprezzamento dalla maestra. Lui rideva ed era contento e mi invitava a fare la troietta sedendomi sulle loro gambe, forse dovrei dire, sulla terza gamba dei nostri commensali che si divertivano, tenendomi in quella posizione ad imboccarmi con le mani, facendosi leccare le dita, oppure spalmandomi i seni con la panna delle fragole o con lo sciroppo e leccandomi accuratamente fino a pulirmi per bene. Facevo il giro dei commensali e mentre loro mi imboccavano io dispensavo carezze, baci e seghe per tenerli in tiro. Quando arrivai all’ultimo dei cinque, questo mi fece accomodare ma mi chiese di impalarmi sul suo uccello dritto, io cominciavo ad essere di nuovo eccitata, tanto che non ebbi alcun problema a farlo scivolare dentro, ma come mia abitudine, lo feci in modo teatrale, mettendomi con le gambe divaricate a cavallo delle sue girata di spalle all’uomo, poi col mio solito sguardo da puttana rivolto agli altri maschi, con una mano mi allargai le labbra della figa e con l’altra afferrai il suo cazzo per centrarlo all’ingresso e scesi lentamente per fargli sentire bene il calore che lo avvolgeva. Sentii il suo verso che esprimeva tutto il suo godimento e dopo essere arrivata fino alla base cominciai il lento su e giù cominciando ad emettere anch’io i versi del piacere.
Passarono solo pochi secondi da quando lo avevo preso tutto in figa e avevo cominciato a masturbarmi i capezzoli e la clitoride, che gli altri maschi vennero tutti intorno a noi e ricominciò il gioco.
Passammo una decina di minuti mentre io scopavo quel cazzo così impalata e tutti gli altri facevano a turno tra bocca e mani per prendere anche loro una parte di piacere, io come solito cominciavo a scaldarmi ero già molto bagnata e tutti mi pizzicavano i grossi capezzoli che erano diventati molto sensibili e mi donavano brividi di piacere, mi ritornò in bocca quel cazzo storto, che onestamente non mi piaceva, ma questa volta era in una posizione che aiutava il mio pompino e quindi continuai, erano loro stessi a chiedere il cambio, consci che avrebbero voluto aspettare a godere per scoparmi.
Ad un certo punto, come se l’avessero convenuto, si misero ai miei lati e mi sollevarono da quel cazzo che mi stavo godendo, questo mi diede un certo disturbo, perché mi sentii vuota. Mi sdraiarono sulle loro braccia, forti, come fossero una lettiga e tutti insieme mi portarono nella stanza da letto. L’ultimo della fila era Fabio, che come solito, non mi toccava e assisteva estasiato a quel gioco di sesso sulla sua donna, che lo faceva godere di quel suo piacere perverso.
Sul lettone ricominciò la lotta mi ritrovai, come al solito, inginocchiata con uno che mi scopava la figa ed un altro che mi scopava la bocca. Per quasi due ore furono cazzi infiniti, qualcuno cercò di incularmi, ma questo era un gioco che riservavo solo a chi volevo io e quel giorno non volevo farlo, lo dissi chiaro e in maniera che nessuno ci provò ancora. Tutti e quattro mi borrarono liberamente in figa, ovviamente visto che certe feste le organizzavamo spesso, ero protetta e non mi facevo preoccupazione, anzi faceva parte del mio piacere sentire gli schizzi ed il calore di quel liquido. Tutti riempirono anche la mia bocca e come sempre mi capita in queste occasioni, mi inondarono il viso. Non so perché tutti i maschi con cui scopo vogliono venirmi sul viso, sulle labbra, sugli occhi e sporcarmi i capelli, comunque dopo un po’ di volte che succedeva, mi ero abituata e poi pensavo al piacere che mi dava quando lo portavo al mio cornutello che lo gustava come fosse un nettare prelibato.
Finita la battaglia non so chi fosse più esausto io che avevo tenuto testa a quei quattro maschi arrapati o loro che li vedevo sbragati sul letto senza più velleità e coi loro cazzi ormai mosci. In quel momento, mentre ero a occhi chiusi, e riprendevo fiato infilandomi le dita nella figa stracolma per raccogliere quel seme che tanto mi piace e portarmelo alla bocca per gustarlo con tutta calma, sentii delle labbra sfiorare le mie, aprii gli occhi e vidi il volto di Fabio che era splendente. Mi guardava con una contentezza inarrestabile mentre mi diceva che io ero il suo amore, la sua donna porca, che lo faceva godere in modo inarrestabile. Mi disse che in quelle due ore era venuto cinque volte, era esausto la sua cappella era infiammata ed il cazzo quasi gli doleva. Poi mi sussurrò: “dai andiamo”, voleva la sua parte, voleva di nuovo bere tutto quel seme. Mi alzai a fatica, ma non potevo tirami indietro, questa era la nostra vita, io godevo con tutti quegli uomini ed in cambio gli dovevo quella piccola, grande soddisfazione. Fuori della porta, non visti dagli altri che erano ancora sdraiati sul letto per recuperare le forze, ci stringemmo in un tenero abbraccio e lui cominciò a pulire il mio viso con la sua lingua, poi continuammo in bagno il nostro rito, felici come sempre di esserci donati tanto piacere. I maschi di là, in quel momento erano dimenticati, ritrovavamo i nostri sentimenti.
Manca ancora qualche giorno al matrimonio, cosa succederà ancora?
Continua …………….
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