Racconti Erotici > tradimenti > Ho tradito il mio ragazzo con un avversario (parte IV)
tradimenti

Ho tradito il mio ragazzo con un avversario (parte IV)


di Milla90
23.11.2015    |    70.705    |    14 9.5
"Lo guidai dentro di me, e lui non perse tempo..."
Prosegue racconto di Carlotta:

Dopo aver letto quel messaggio, realizzai davvero che cosa avevo fatto. Non solo avevo tradito il mio fidanzato con un completo sconosciuto, ma quello sconosciuto era anche l’amante della mia migliore amica. Avrei dovuto convincerlo a non andare più a letto con lei, invece, mi ero fatta scopare tutto il pomeriggio e avevo tirato pacco al mio ragazzo. Ora che cosa potevo inventarmi con Federica? Che cosa avrei detto al mio ragazzo che mi aveva citofonato più volte a casa? Dovevo inventarmi qualcosa.
Decisi di rispondere a Federica che avevo visto Marco, ma che le cose non erano andate come avevamo sperato. Ovviamente non feci alcun cenno al fatto che ci ero finita a letto, ma le risposi che non ero sicura che avrebbe smesso di perseguitarla. Che poi, a detta di Marco, sembrava essere Federica a perseguitare lui. Dopo aver visto di cos’era capace quel ragazzo, potevo anche pensare che in effetti fosse la mia amica a volerlo incontrare di nuovo e non viceversa.
Se non altro dopo quel terribile, ma stupendo, errore del pomeriggio, non lo avrei più rivisto. Non aveva il mio numero, io non avevo il suo. Ognuno sarebbe andato per la sua strada e forse dopo essersi sfogato su di me, avrebbe lasciato in pace anche Federica. Con un pizzico di ottimismo in più, mi rimisi in doccia perché dovevo sciacquarmi via lo sperma di Marco che ancora era appiccicato alla mia schiena.
Insaponandomi ripensai a cos’era successo e a quanto avessi goduto. Mi sentivo una troia. Non mi era mai capitato di andare a letto con qualcuno dopo nemmeno qualche settimana di conoscenza, figuriamoci dopo sole poche ore com’era successo con Marco. Eppure, più ci pensavo, più mi sentivo in colpa, e più mi eccitavo.
Un’oretta dopo, mentre guardavo un film distesa sul divano, presi coraggio e chiamai il mio ragazzo, per spiegargli cos’era successo quella sera e del perché non gli avessi risposto ne al cellulare, ne al citofono.
M’inventai di essere stata male e mi scusai più volte per non averlo avvertito prima. Gli dissi che lo amavo con una vocina dolce, e lui parve perdonarmi. Se solo avesse saputo la verità, si sarebbe ucciso.
Quando mi alzai dal divano, per dirigermi a letto, accusai dei dolori uterini, e mi resi conto di avere le gambe indolenzite. Quel ragazzo mi aveva devastata. Non feci tempo a ricordarmi quanto mi sentivo in colpa per l’accaduto, che caddi in un sonno profondo.

Sabato sera avevo una cena fra amiche alla quale partecipava, ovviamente, anche Federica. Eravamo in un ristorante di Sushi in centro, molto alla moda tra i ragazzi della nostra età. Non riuscii a godermi nemmeno una portata, perché la mia amica, a bassa voce, continuava a chiedermi di raccontarle del mio incontro con Marco. Io sentivo solo il mio viso avvampare dalla vergogna e dovetti inventarmi metà delle cose.
Senza nemmeno farlo apposta, verso la fine della cena le arrivò un messaggio di Marco. Notai che posò la forchetta e che rimase attonita. Spinta dalla curiosità, le domandai cosa non andasse. Per tutta risposta, Federica mi porse il suo cellulare sotto al tavolo, di modo che nessuno sguardo indiscreto potesse cogliere l’oggetto del messaggio. Marco le aveva mandato un selfie, completamente nudo, seduto su di una poltrona con il suo palo di carne completamente in erezione. Sotto c’era scritto: ho voglia di scopare, dove possiamo vederci?
Forse dovetti fissarlo un po’ troppo a lungo, visto che mi venne in mente come quel magnifico uccello si era fatto strada dentro di me, ma Federica dovette strapparmi il cellulare dalle mani.
- Ti sei incantata? Te lo avevo detto che è terribilmente dotato – disse a bassa voce.
- Già… - riuscii a risponderle io.
- Ma che hai? Ora che lo hai visto ci sei rimasta male? – mi incalzò.
- Non pensavo fosse così grosso – mentii. Sapevo benissimo anche quanto era lungo, glielo avevo misurato con le mia mani.
- Non è grosso, è enorme – rise lei per tutta risposta, poi riprese – che gli dico? –
- Cosa vorresti dirgli? – le chiesi spaventata. Se ci avesse viste insieme avrebbe mantenuto il segreto quel pervertito?
- Non lo so. Gli rispondo? – mi chiese con sguardo sognante.
- Hai detto che non lo volevi più vedere. Direi che non dovresti nemmeno rispondergli, ma se proprio ci tieni mandalo a quel paese – le consigliai. Era un consiglio da amica? O ero solamente interessata che chiudesse con lui?
- Forse hai ragione. Ma… almeno un’ultima volta –
- Fede sei fidanzata, ricordatelo! –
- Hai ragione – sbuffò - Ma se tanto dopo andiamo in discoteca posso dirglielo, così è un luogo pubblico e non succede niente –
- Fai come vuoi, tanto hai già deciso – in quell’istante mi tornò su la cena. Federica doveva davvero desiderarlo parecchio se si comportava così con un ragazzino.
Forse sarei dovuta tornare a casa, ma decisi che avevo voglia anche io di vedere Marco, e che dovevo tenere sotto controllo Federica. Per quanto ne sapevo, quel ragazzino in pieno stato ormonale, poteva benissimo provarci con una ragazza del nostro gruppo e avrei dovuto fermarlo, prima che Fede gli facesse una piazzata e desse nell’occhio.
Eravamo entrambe vestito di nero: Fede indossava un semplice vestitino, con due semplici spalline, che arrivava a metà coscia e un paio di tacchi alti; io, invece, un tubino che lasciava scoperte le spalle, e degli stivali alti fin quasi al ginocchio. Non indossavo nemmeno il reggiseno.
In discoteca come al solito ci recammo da dei nostri amici con il tavolo, e ci offrirono da bere. Succedeva sempre che qualcuno ci volesse al loro tavolo, fosse anche solo per presenza. La vita da ragazza in discoteca, non è una vita faticosa diciamo.
Dopo nemmeno mezz’ora vedo Marco farsi strada tra la folla. E’ vestito in maniera disastrosa. Camicia nera e pantaloni bianchi da tronista. Un vero tamarro. Come ho fatto a farmi mettere sotto da uno così? Mi chiesi.
Fede lo vide e scese subito dal tavolo, scesi anche io per non dare nell’occhio e non essere vista. Pessima mossa, mi aveva già notata. E quando Fede gli si gettò al collo, baciandolo (fortunatamente) sulla guancia, mi fissò e fece l’occhiolino. Salutò Fede, le sussurrò qualcosa nell’orecchio, poi si staccò e passò a salutare me. Un bacio casto sulla guancia mi bastò per arrossire totalmente. Il solo pensiero di averglielo succhiato per un buon venti minuti mi fece stare male. Sentii la sua mano che mi accarezzava il culo, poi si staccò e tornò a parlare con Federica.
Lei lo guardava sognante, manco fosse il suo ragazzo. Dopo tutto non sembrava avesse così tanta voglia di sbarazzarsene. Cominciarono a ballare e Fede gli si strusciò addosso per una buona oretta. Riuscivo a vedere il rigonfiamento nei pantaloni di Marco, persino da qualche metro di distanza.
- Ma chi è quello con cui balla Fede? – mi chiese Cecilia, parlandomi in un orecchio. Cecilia è una nostra amica, conosciuta all’università. Faceva la modella. E’ molto alta, capelli lunghi, mossi, corvini, lineamenti da principessa, una stacco di gambe da far invidia a miss italia, e viene da una famiglia piemontese molto facoltosa. Insomma, tra il suo seno grosso e sodo, le sue gambe lunghe e tornite, il suo viso mozzafiato, Cecilia è sicuramente una delle ragazze più belle della città. Senza contare che essendo una modella ha sempre addosso dei vestiti che le invidiano tutte.
- Un amico. E’ un tipo a posto – le risposi vaga, per non destare sospetti.
- Si ma Fede gli si struscia addosso, ora vado a dirle di darsi una calmata, che c’è gente che conosce il suo ragazzo qui! –
La musica era assordante e non realizzai subito che cosa avesse intenzione di fare, non feci tempo a fermarla che si avvicinò a Fede e probabilmente le intimò di smetterla. Per tutta risposta Marco si presentò anche a lei. Dio, pensai, è davvero un’idiota. Cecilia, lo guardò dall’alto in basso con il suo fare altezzoso, e non lo degnò di una parola. Fece per girarsi e tornare da me, e in quell’istante successe l’impensabile.
Marco, probabilmente innervosito dal comportamento supponente che aveva avuto Ceci, le tirò una pacca sul culo, per tutta risposta le gli mollò un ceffone in faccia e in un attimo i nostri amici gli furono addosso. Ci fu qualche minuto di parapiglia, dove cominciarono tutti a spintonarsi, poi vidi Fede che cercando di riportare la pace nel locale prese la mano del suo amante e lo portò via prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
Quando gli animi si calmarono Ceci mi si avvicinò di nuovo – che razza di rozzi imbecille conosce Federica? E’ meglio se non mi si presenta più davanti per stasera, altrimenti ne dico quattro anche a lei -.
- Ora vado a cercarla – le dissi io mortificata.
Girai mezz’ora per il locale, e proprio mentre cominciavo a perdere le speranze riconobbi i due contro una parete. Lui, era spalle al muro, e lei gli era spalmata addosso. Stavano limonando, ma non fu quello a stupirmi. La mano di Fede stava tastando il pacco.
- Ti sei rincoglionita? – le chiesi, interrompendoli.
Lei si girò di scatto interrompendo il bacio, e prima di rispondere si passò una mano sulle labbra come per asciugarsi – che cosa vuoi? –
- Cosa stai facendo? Qui davanti a tutti? Mezzo locale ti conosce e l’altra metà conosce il tuo fidanzato! –
Lei rimase zitta per qualche secondo, poi si inventò la peggior scusa che potesse tirare fuori – Hai ragione. Sono ubriaca -. Non era vero, non aveva toccato bicchiere.
Io la guardai come a chiederle se stesse dicendo sul serio o che altro. Lei dovette capirlo e mi chiese di riportarla a casa. Era evidente che si stesse accorgendo del casino che poteva capitare se qualcuno l’avesse vista flirtare e poi limonare con Marco.
Salutò Marco con un casto bacio sulla guancia, poi ci dirigemmo all’entrata. Mentre passavamo di fronte a lui, mi toccò il culo. Io feci finta di niente. Potevo lamentarmi con lui solo per avermi toccata?
Una volta in macchina mi diressi verso la collina, a casa di Federica. Non spiccicammo parola. Lei si vergognava per l’accaduto, io non volevo fare una ramanzina alla mia amica, solo perché faceva la scema con il suo amante, il quale, continuavo a ripetermelo, era venuto a letto anche con me.
Ci salutammo senza fare cenni all’accaduto di poco prima, e mentre scese dalla macchina mi arrivò un messaggio. Era Cecilia che mi diceva che Marco la stava importunando e non la lasciava tornare alla macchina. Feci retro marcia e tornai davanti al locale. Vidi Cecilia che cercava di entrare nella sua macchina e Marco appoggiato alla portiera che cercava di rubarle un bacio.
Mi fermai in seconda fila e scesi – qual è il problema? –
Marco mi salutò con un semplice cenno del capo, ridendo. Era evidentemente ubriaco perso.
- Questo coglione, non si sposta e non mi lascia salire in macchina. Levamelo da davanti Carlotta – disse lei infuriata. Aveva questi modi di fare con la gente che mandava in escandescenza anche me che ero sua amica.
- Marco levati di li – gli dissi.
- No, volevo solo un passaggio – disse lui guardando Cecilia.
- Te lo do io, andiamo! – non so perché glielo proposi. Ma mi uscì senza nemmeno pensarci. Appena finita la frase Marco ringraziandomi salutò Cecilia facendole un occhiolino e si avvicinò alla mia macchina.
- Scusalo Ceci, è ubriaco… - cercai di giustificarlo.
- Tranquilla tesoro, ma stai attenta, è davvero molesto povero deficiente –
Ci salutammo ed io salii in macchina con lui. Dio, in che situazione mi ero cacciata.
- Dove abiti? – gli chiesi.
- Parti e te lo dico – mi rispose, e così feci. Misi in moto la mia ipsilon nera e partii.
- Non devi fare casini quando siamo in pubblico. Ne con me, ne con Federica. Abbiamo una reputazione da mantenere – cercai di spiegargli che non poteva fare come se non fossimo fidanzate.
- Una reputazione da mantenere? Ora vuoi farmi credere che ti interessa cosa pensano gli altri? Mi domando cosa direbbero se sapessero che vi ho scopate entrambe –
- Smettila di dire scemenze! – era sensibile a quel discorso, perché me ne vergognavo.
- E’ tutta la sera che ho voglia di scopare, e tu mi hai portato via Federica… - cominciò lui.
- Lo so. Mi ha fatto vedere la tua foto – gli confidai.
- E tu le hai detto che me lo hai misurato? – si mise a ridere.
- No… - arrossii.
- Peccato… - sbadigliò.
- Dove devo portarti? – gli richiesi.
- Lasciami pure qui in questo parcheggio – mi indicò un parcheggio semivuoto, illuminato solo da pochi lampioni.
- Sicuro? –
- Si, si –
Parcheggiai li dentro e spensi la macchina. Lui mi ringraziò e scese dalla macchina, fece il giro e aprì la mia portiera.
- Che vuoi? – gli chiesi chiedendomi cosa avesse in mente.
- E salutami dai! – mi disse lui, afferrandomi per un braccio e facendomi uscire.
Io lo salutai con i consueti baci sulle guance. Con quegli stivali era decisamente più alta di lui.
Durante l’abbraccio lui posò entrambe le mani sul mio culo.
- Miss culetto perfetto! – rise lui.
- Smettila – cercai di divincolarmi, ma lui mi tenne stretta.
- Dai, come se non te lo avessi mai toccato! – continuò lui, mentre mi palpava le chiappe.
- Non me lo toccare mai più in presenza di altri – sentii il suo pacco crescere e premere contro di me.
- E’ che culi così tondi ne ho visti pochi! –
La situazione cominciava ad eccitarmi, maledetta me. Decisi, però, di trattenermi e dirgli – E’ per questo che ci hai provato tutta la sera con Fede? –
- Sei gelosa adesso? – mi chiese, mentre fece salire il mio tubino sopra le natiche e appoggiò i suoi palmi contro le mie chiappe nude. Indossavo un micro tanga nero. Non gli risposi, ma lo lasciai fare.
- Volevi una foto anche tu? Mi dai il numero di cellulare e ogni tanto ci scambiamo qualche messaggio se ti va… -
- Nemmeno per sogno – gli risposi, mentre sentivo le sue mani strizzarmi il sedere.
- Con i capelli sciolti sei fantastica. Quando abbiamo scopato avevi la coda –
- Si… Stasera non avevo voglia di legarmeli – sentivo le sue dita che frugavano nel mio tanga alla ricerca della mia fessura, - cosa stai cercando di fare? –
- Di capire se ti eccito almeno un po’ o se sei venuta a letto con me solo per le dimensioni del mio cazzo – alla parola cazzo, fece in modo di premere più forte il suo bacino contro il mio. Spostò il mio tanga e con un dito mi penetrò. Ero già bagnata, per cui non gli fu difficile penetrarmi. Mi strinsi a lui per la goduria e risposi – Credo le due cose siano correlate sai? –
- Hai detto a Federica di noi due? – cominciò a masturbarmi con due dita.
Io mi strinsi ancora di più a lui – N… No! –
- E come mai? – infilò entrambe le dita più a fondo dentro di me.
- D.. Deve… Rimanere un segreto… - non riuscivo nemmeno più a parlare. Quel ragazzo mi faceva perdere ogni contatto con la realtà.
- Mi fai impazzire quando cedi. E’ tutta la sera che ho voglia di scoparti – era chiaramente una balla, visto che ci aveva provato prima con Federica e poi con Cecilia, ma volli pensare che fosse la verità. Mi prese in braccio e mi fece sedere sul cofano della mia macchina, mi divaricò le gambe e si chinò a leccarmi. Non ci fu bisogno di levarmi i vestiti visto che indossavo un tubino succinto, dovette solo spostare di lato il mio tanga.
Passò la lingua dal basso verso l’alto più volte. Fino a farmi impazzire. Gli strinsi i capelli ingellati con una mano per fargli capire il mio stato di eccitamento e finalmente infilò la lingua dentro di me. Com’era lunga ed esperta quella lingua. Cercai di rimanere ferma, con gli stivali ben piantati sull’asfalto del parcheggio.
Se qualcuno fosse passato di lì avrebbe di certo capito con una sola occhiata che Marco me la stava leccando. Dopo qualche minuto passato a penetrarmi con la lingua la fece scorrere sul mio clitoride e cominciò a succhiarmelo. Non era le ragazze che dovevano succhiare l’uccello ai maschi? Dio che goduria. Se ci ripenso mi bagno tutt’ora. Mentre stavo per venire me lo morse delicatamente e questo mi mandò ai matti, gli venni in faccia e gli riempii la bocca di umori. Cercai di non fare rumore, ma dopo essermi accasciata totalmente sul cofano della macchina, con entrambe le mani gli tenni la testa stretta tra le mie cosce. Mugugnai.
- Sai di miele – disse lui alzandosi e asciugandosi la bocca con una mano. Era palesemente una balla, ma mi fece piacere. Nessuno me lo aveva mai detto ed apprezzai quella dolce bugia. Sorrisi.
Per tutta risposta lui tirò giù la zip e liberò il Kraken. Io mi rimisi a sedere sul cofano della macchina e lo vidi. Per l’ennesima volta rimasi stupita della sua perfezione. Il cazzo sembrava un pitone bianco, con la testa lucida, proteso verso di me, con quella sua eccitantissima curvatura verso l’alto.
- Ogni volta mi stupisco di quanto sia perfetto – gli confessai.
- Me lo hai già detto – disse mentre si avvicinava di più a me. Io feci per sbottonargli i pantaloni per vederlo nella sua più completa nudità, ma lui mi bloccò – Ti voglio scopare vestita –
A quella frase ripresi a bagnarmi. Era terribilmente eccitante. Ancora una volta constatai che il ragazzo ci sapesse davvero fare. Tirava fuori il lato peggiore di me, o solo il lato più femminile? Non lo so, so solo che in quel preciso istante lo afferrai dai fianchi e lo tirai verso di me. Il suo cazzo entrò a contatto con le mie labbra vaginali, completamente fradice di umori e saliva, e ci scivolò contro. La mia bocca cercò la sua e lo baciai. Lui rispose appassionato afferrandomi le gambe e divaricandole con forza. La sua lingua entrò dentro di me a cercare la mia e io sentii il gusto dei miei umori e l’odore del mio sesso. La cosa mi fece eccitare ancora di più e dovetti mordergli il labbro inferiore per pura goduria.
- Dimmi la verità, con quante vai a letto? – gli chiesi, continuando a baciarlo.
- Un po’. Ma non sono affari tuoi - mi afferrò la gola.
- Che stronzo che sei – gli morsi di nuovo un labbro.
- Posso dirti che vorrei scoparmi la vostra amica Cecilia però –
- Mai! Non provarci nemmeno – gli risposi un po’ preoccupata da quell’uscita. Non pensavo ci potesse riuscire francamente, Cecilia era la ragazza più snob di Torino e non si sarebbe nemmeno mai lasciata avvicinare da un tipo come Marco, però se per qualche strano caso ci fosse riuscito, non avrei mai potuto competere con lei. Federica ed io eravamo due belle ragazze, ma Cecilia era un gradino sopra a tutte.
- Sei gelosa…? – mi chiese lui ridendo mentre mi succhiava la lingua.
- Figurati – risposi, mentendo a lui e a me stessa. Afferrai il suo cazzo con una mano. Era rovente come lo era la prima volta che avevamo fatto sesso. Duro, che pareva fatto di un qualche tipo di materiale granitico. Sentivo il suo battito cardiaco attraverso le sue vene, e la sua asta pulsava. Lo guidai dentro di me, e lui non perse tempo.
Nonostante le dimensioni scivolò dentro di me senza alcuna difficoltà e non ci mise molto ad infilarlo completamente tutto fino alle palle. Mi lasciai sfuggire un gemito di piacere. Era meraviglioso averlo di nuovo dentro di me. Rimase fermo così per un po’, tenendo il cazzo piantato nelle mie ovaie, poi stringendo di più la mano attorno alla mia gola prese finalmente a scoparmi. Con movimenti lenti e fludi mi assestò una serie di colpi che mi portarono ben presto al primo orgasmo.
- Ci hai più ripensato dopo che abbiamo scopato? – mi chiese, evidentemente divertito dalla espressione di piacere dipinta sul mio volto.
- Qua… qualche volta – gli risposi tra un gemito e l’altro. Avrei voluto negargli quella soddisfazione, ma quando mi scopava perdevo ogni contatto con la realtà.
- Immagino quando hai di nuovo scopato con il tuo ragazzo che goduria – mi incalzò, afferrandomi dal culo e cominciando a sbattermi più forte.
- Non… sono venuta nem… nemmeno una volta… - gli confessai, mentre mi reggevo al cofano della macchina solo più con i palmi delle mani, mentre il mio corpo era sospeso a mezz’aria perché lui mi teneva dalle chiappe.
- Povero sfigato – grugnì, assestandomi un colpo molto più violento degli altri. Quello, unito al fatto che stessi paragonando mentalmente la differenza tra il mio fidanzato e il mio nuovo amante, mi portò vicino ad un altro orgasmo che non riuscii più a nascondere tanto bene. Mi aggrappai al suo collo con le braccia, e lasciai che mi scopasse in piedi in mezzo al parcheggio. Strizzò le mie chiappe e cominciò a farmi calare sul suo palo di carne che ogni volta che affondava dentro di me mi faceva venire i brividi.
- Vieni pure di nuovo, non ti devi vergognare – mi spronò mollandomi uno schiaffo di incitamento sul culo. Gli doveva piacere parecchio schiaffeggiarmi il sedere, e questo era un bene, perché avevo scoperto che piaceva anche a me. Ma ovviamente lo permettevo solo a lui, non di certo al mio ragazzo.
Venni sul suo cazzo, mentre lo teneva piantato dentro di me e lo faceva muovere contro le mie pareti uterine. Godetti talmente tanto, che gli morsi un labbro fino a farlo sanguinare.
- Dio… Sei fantastico – gli dissi sfinita, una volta che mi ripresi dall’orgasmo.
- Non ho finito con te – mi rispose, rimettendomi a terra e facendomi voltare. Io in automatico poggiai le mani sul cofano e inarcai la schiena. Doveva piacergli molto la vista del mio culo nudo, delle mie gambe lunghe e gli stivali neri fin quasi al ginocchio.
Non passarono dieci secondi che avevo di nuovo il suo cazzo dentro di me.
Mi sentivo piena, mi sentivo donna e mi sentivo completa con lui li dietro che mi scopava. Come se fossi il suo unico oggetto del piacere. Mi afferrò dai fianchi e prese a scoparmi sempre più forte, con colpi più decisi e violenti. Se qualcuno fosse passato in quel momento avrebbe sicuramente pensato a me come ad una prostituta. Trattenni il fiato e nel parcheggio a parte i nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro ed i miei mugugni non arrivava nessun altro rumore. Decisi di fregarmene, perché sentivo salire il terzo orgasmo. Cominciai ad andare incontro al suo bacino ogni volta che percepivo che stava per sprofondare nuovamente dentro di me.
Sentii Marco trafficare con i suoi pantaloni.
- Finalmente te li togli? – gli chiesi mordendomi un labbro.
- No, volevo prendere il telefono nella tasca. Così mi dai il tuo numero – sentii mollare la presa sui miei fianchi. Doveva avere il cellulare in mano.
– Dettamelo – riprese.
- No, abbiamo detto niente numero – gli risposi, innervosita che stesse rovinando quel momento.
- Se non me lo dai abbiamo finito di scopare –
Bastardo. Lo sentii fermarsi e smettere di muoversi. Provai a continuare da sola a muovermi contro il suo palo e per quanto bello volevo che fosse lui a scoparmi e a farmi venire come un fiume in piena.
- Voglio il tuo numero – era testardo. E questa volta, come se non bastasse, cominciò a sfilare il suo cazzo da dentro di me.
L’orgasmo cominciò ad allontanarsi, così gli andai incontro con il sedere per tenerlo dentro di me.
- Allora? – mi incalzò.
Io cedetti. Mi sentii una puttana. Stavo dando il mio numero ad uno squallido sconosciuto, amante della mia migliore amica. Cominciai a dettarglielo mentre lui ricominciava a penetrarmi. Presto mi dimenticai di quanto in basso ero scesa, e all’ennesima sculacciata venni contro di lui. Feci appena in tempo ad infilare una mano tra le cosce e a tastargli le palle che esplosi in un orgasmo formidabile ed indimenticabile. Lui non si fermò, doveva essere vicino. Lo sentii aumentare il ritmo e lo sentii tremare, nonostante anche io stessi tremando per il piacere appena provato.
- Sei fantastica…. – mugugnò lui, spruzzando dentro di me. Sentii un’ondata di calore interna e le sue mani che mi stringevano più forte il culo. Io assecondai i suoi movimenti, e anche quando ebbe smesso di muoversi, mi mossi io per lui, mungendo il suo cazzo con la mia vagina. Che fortuna prendere la pillola, pensai, e che fortuna poter godere di un simile pezzo di carne. Finalmente, riprendendo fiato lo sentii sfilare quel serpente da dentro di me. Mi sentii vuota e dolorante. Percepii il suo sperma colarmi lungo le cosce. Pazienza, pensai, ne è valsa la pena. Mi rassettai e mi misi a posto velocemente i capelli. Tirai giù il vestito per coprirmi il culo.
- Quindi hai riportato a casa Federica, così che potessi scopare con te? – mi chiese avvicinandosi per baciarmi di nuovo.
Io gli risposi baciandolo appassionatamente e mi resi conto che non aveva ancora rinchiuso la bestia nella propria tana.
- No, è stata una casualità! – gli risposi cercando la sua lingua e afferrandogli il cazzo con le mani. Era ancora duro, ma completamente ricoperto dei miei umori, che lo avevano reso scivoloso e ancora più appetibile.
- Come fai ad averlo ancora così duro, mi vuoi uccidere? – mi misi a ridere, mentre giocherellavo con il suo grosso uccello tra le mani. Era piacevole toccarlo con mano e percepirne le dimensioni bestiali.
- No. Ma lo sai che non mi basta scopare per un’oretta e basta –
- Per stasera ti dovrai accontentare… - avevo troppa voglia di scherzare, forse ero solo euforica dopo tre orgasmi, - a proposito - ricominciai – povera Federica. Lei a nanna, io e te qui a scopare - non era da me fare così la stupida, ma mi sentivo lanciata. Mi stavo comportando come una troietta? Dopotutto Federica avrebbe dovuto avere la priorità su Marco, e dopotutto eravamo entrambe fidanzate. Ma mai nessuno in vita mia riusciva ad accendermi come quel ragazzo.
Limonammo ancora per dieci buoni minuti, mentre tenevo il suo cazzo tra le mani. Appena sentii tornare la voglia di averlo dentro di me, lo salutai con la scusa di dovermi svegliare presto il giorno dopo.
Da quella sera in poi avrei dovuto stare più attenta, ora aveva il mio numero di telefono e poteva scrivermi in ogni momento. Tornai a casa e mi feci un bidè. Quanto sperma produceva quel ragazzo?
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Ho tradito il mio ragazzo con un avversario (parte IV):

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni