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Ho tradito il mio ragazzo con un avversario (parte II)


di Milla90
02.08.2015    |    73.665    |    18 9.5
"Insomma total black, che fantasia..."
Prosegue racconto di Federica:

Una volta uscita dallo spogliatoio, trovai il mio ragazzo che mi cercava nei pressi dei più lontani campi da tennis. Non vi dico la scenata che mi fece.
Aveva ragione, così mi inventai che per problemi intestinali ero dovuta correre in bagno. Sono una pessima ragazza vero? Eppure sul momento non mi sentii così in colpa. La coscienza si vendicò di me la notte, quando mentre non riuscivo a dormire nel mio letto, perché continuavo a pensare a cos’era successo quello stesso pomeriggio, ricevetti un messaggio del mio ragazzo, Luca, dove mi diceva che mi amava.
Questo mi fece salire i sensi di colpa, e non riuscii a chiudere occhio tutta la notte. Purtroppo, non è che le cose migliorarono i giorni seguenti, dove continuavo a pensare al mio atteggiamento nei confronti di quel ragazzo negli spogliatoi. D’accordo, aveva una mazza ferrata al posto dell’uccello, ma gli avevo addirittura permesso di scoparmi. Mi sentivo una troia.

Pochi giorni dopo, durante una conversazione tra amici sentii Luca che parlava della finale del torneo e che gli sarebbe piaciuto andarla a vedere per tifare contro la squadra di quelli che li aveva battuti in semifinale. Ascoltandolo capii che il torneo si sarebbe svolto Giovedì sera alle 21. In quel momento non ci pensai, poi il giorno dopo, rendendomi conto di poter rivedere Marco, decisi che dovetti andarci. Anche solo per chiarire la situazione con quel perfetto sconosciuto. Vivevo, infatti, con l’ansia che potesse trovarmi su Facebook e che andasse a raccontare tutto al mio ragazzo.

La sera della finale, dissi a Luca che non stavo troppo bene per uscire con lui ed i suoi amici per bere qualcosa e dopo essere salita in macchina mi diresse al campo da calcio. Lasciai la macchina nel parcheggio, ed una volta iniziata la partita decisi di avvicinarmi. In questo modo, sperai, non avrei destato sospetti e magari non sarei stata notata da troppa gente.
Faceva caldo, così quella sera indossai una maglia nera senza spalle che mi lasciava scoperto l’ombelico e poi una gonna lunga anch’essa nera. Sotto avevo dei tacchi non troppo alti, un fascia per il seno nera, e il perizoma anch’esso nero. Insomma total black, che fantasia. Sarei una bugiarda se non vi dicessi che mi ero depilata completamente il pomeriggio stesso. Non so perché lo feci, non volevo tornare a scopare con quel ragazzo, ma l’ultima volta avevo fatto davvero una brutta figura visto che non andavo da due settimane dall’estetista. Per la prima volta in vita mia, comunque, decisi di depilarmi completamente, senza lasciare nemmeno l’ombra di un solo pelo.
C’era un bel po’ di tifo quella sera, ma io non mi avvicinai troppo alle panchine, per non essere notata. Non sapevo chi ci potesse essere a guardare la partita, per cui preferii non correre rischi e stetti in disparte per tutta la durata del match, intravvedendo soltanto alcuni scampoli di partita. Cercai Marco tra i giocatori, e lo trovai proprio mentre, segnava un gol. Era davvero bravo a giocare a calcio, oltre che a scopare, pensai.
Rimaneva bruttino purtroppo, ma aveva davvero una classe non indifferente con la quale addomesticava il pallone e saltava gli avversari. Tra il tifo riconobbi anche due delle sue amiche che già erano venute alla semifinale, probabilmente erano quelle troiette che mi aveva confessato di scoparsi.
Prima che la partita fosse finita, Marco si era già attaccato con tre degli avversari. Era davvero uno spirito irruento e piuttosto attaccabrighe. Vinsero loro la finale, e lui venne festeggiato dai suoi come un eroe.
Scrutai la loro festa per un po’, poi lui mi notò, e dopo essersi congedato dagli altri, mi venne incontro.
- Ciao – sembrava stupito di vedermi.
- Ciao… - risposi imbarazzatissima. Non era facile guardarlo negli occhi dopo quello che era successo.
- Cosa vuoi? - tagliò corto lui. Quella fretta mi lasciò spiazzata. Pensavo sarebbe stato contento di vedermi, invece pareva seccato. Stavo facendo la figura dell’idiota, ed essermi presentata lì mi faceva solo sembrare una sciacquetta che voleva un altro giro sulla giostra.
- Pensavo… Posso parlarti un attimo in privato? Dovrei dirti delle cose importanti –
- Ora non posso, abbiamo vinto, non vedi? Aspetta la fine della festa, durerà poco – e detto ciò, senza aspettare nemmeno una mia risposta, mi diede le spalle e tornò dai suoi compagni.
Come osava trattarmi così? Io ero venuta lì apposta per lui, e ora era questa la sua considerazione?
Feci per tornare alla macchina su tutte le furie, poi una volta salita non so perché, ma aspettai.
Venti minuti dopo vidi le squadre andare verso gli spogliatoi, io scesi dalla macchina perché volevo dire a Marco di andare a quel paese. Mi notò, rimase indietro e prima che potessi aprire bocca mi disse – entra in quello spogliatoio, io arrivo – mentre mi indicava lo stesso spogliatoio della scorsa volta.
Entrai, mi misi a sedere su di una panca, poggiando la borsa di fianco a me. Poi nervosa, mi alzai, andai allo specchio e controllai il trucco. Perché volevo apparire bella?
In quel momento entrò lui, ed io cominciai ad inveirgli addosso qualsiasi cosa – Come ti permetti a trattarmi in questa maniera? Sono venuta per parlarti e tu cosa fai? Non mi dedichi nemmeno cinque cazzo di minuti? -
Mentre gli gridavo addosso arrabbiata, lui si sfilò la maglietta, poi le scarpe con i tacchetti, i calzettoni ed infine i pantaloncini e le mutande. Il suo cazzo fece capolino dalle mutande, moscio, pesante, lungo e grosso. Mi fermai esterrefatta.
- Scusa, ti ho interrotto? – mi chiese lui, fissando me che fissavo il suo uccello.
Dio, era davvero perfetto.
- Perché ti sei spogliato? –
- Devo fare la doccia. Mi aiuti a lavarmi? – cominciò a sorridere con quella faccia da ebete.
- No, sono venuta qui per parlarti – cercai di spiegarmi, nonostante non fosse facile con davanti un pezzo di carne del genere.
- E di cosa? Per essermi scivolata sul cazzo la scorsa volta? O ne vuoi ancora? –
Quando faceva così lo avrei ucciso. Non aveva un minimo di rispetto o di buone maniere.
- No, razza di idiota! La volta scorsa è stato… un errore. Non doveva succedere ed io mi sono lasciata tirare dalla situazione. Sono venuta a dirti che ti ricordo che ho un ragazzo e che non voglio niente a che fare con te –
- Io volevo metterti dentro solo la punta, sei tu che mi hai lasciato scivolare dentro completamente – si difese lui, giocando sporco.
- Ti ho detto che è stato un momento di debolezza. Per quanto mi riguarda puoi continuare a scoparti chi ti pare e piace. Soprattutto le tue due amichette qui fuori –
- Oh merda! Me n’ero scordato. Ormai quelle mi stanno incollate. Devi farmi un favore, ti prego. Un favore e poi sparirò dalla tua vita – sembrava realmente disperato. Così disperato che decisi di ascoltarlo, solo per capire che cosa lo spaventasse così tanto.
- Quelle stasera sono qui, perché pensano che le porterò io a casa. Loro non ti conoscono, se ci vedranno assieme non proveranno nemmeno ad avvicinarsi. Fammi questo favore. Sali in macchina con me, poi ti riporto qui – mi spiegò.
Io ci pensai su un momento, poi gli dissi che accettavo.
Aspettai che facesse la doccia, spiando ogni tanto quella lattina di cocacola che gli pendeva da in mezzo alle gambe, e che mentre camminava gli sbatteva su una coscia e poi l’altra. Poi si vestì ed uscimmo assieme. C’erano ancora un po’ di persone fuori, tra cui le due troiette di cui Marco aveva paura. Appena lo videro fecero per venirci incontro, poi notarono anche me e rallentarono. In quel momento il mio finto-amante, mi prese e mi baciò. Un bacio sulle labbra. Sentii la sua lingua nella mia bocca. Io non risposi al bacio, ma stetti immobile, per far credere alle due ragazze che la scena fosse vera. In quel momento realizzai che nemmeno facendo sesso ci eravamo baciati e quella sensazione fu strana.
Per fortuna la cosa non durò molto, lo seguii alla macchina e salii con lui. Era una vecchia panda gialla in condizioni di totale degrado. Non era impolverata solamente fuori, ma anche dentro era piena di bottigliette vuote, fazzoletti usati e tanta polvere.
- E ora? – gli chiesi spazientita.
- Ora facciamo un giro, così ci vedono andare via assieme definitivamente – accese la macchina e dopo una rapida manovra uscì dal parcheggio del campo.
- Sono due vampire quelle ragazze –
- Bhè non le insultare, alla fine anche tu sei tornata per questo – mi rispose toccandosi il pacco con una mano, mentre con l’altra teneva il volante.
Io diventai tutta rossa per l’imbarazzo e la rabbia, poi aggiunsi – non sono qui per il tuo affare, ti ho già spiegato perché sono qui! –
Lui fermò la macchina in uno spiazzo non troppo distante da dove eravamo partiti e si sbottonò i pantaloni.
- Guarda che sei tu che sei venuta qui stasera. Fosse per me non ti avrei mai più cercata – mi spiegò lui, mentre alzava il sedere per levarsi i jeans. Si stava spogliando di nuovo?
- Cosa vuoi dire? – lo incalzai.
- Voglio dire che abbiamo scopato, tu sei venuta quattro volte, io sono venuto una volta. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Non ti avrei più cercata, sei tu che sei venuta da me. – e si levò anche le mutande. Non essendo più trattenuto dall’elastico il suo cazzo balzò fuori e gli andò a sbattere sull’ombelico. Era duro e lungo. Aveva un’erezione davvero magnifica.
Io glielo fissai per qualche secondo, ma non feci commenti – Davvero non mi avresti più cercata? –
- No! Perché avrei dovuto? Ne ho già troppe a cui pensare – disse lui mentre cominciava a masturbarsi e aggiunse – Scusa ma è da prima che ho voglia… -
- Non ti piaccio? – gli chiesi. Era la prima volta nella mia vita che non ero inseguita da un ragazzo e questo mi dava fastidio e mi toglieva le certezze sulla mia bellezza.
- Sei una bella ragazza, ma sei fidanzata e sei davvero snob. Non mi piacciono tanto quelle come, sono sincero. Pensi di averla solo tu al mondo. Non sei il mio tipo – disse lui con fare indifferente, guardando fuori dal finestrino.
- Nemmeno tu sei il mio tipo! – cominciavo ad arrabbiarmi sempre di più.
- Eppure ti sei fatta scopare in uno spogliatoio con il tuo ragazzo a pochi metri di distanza – rise lui.
- Mi sono lasciata prendere, ho sbagliato ti ho detto…. – non feci tempo a finire la frase che lui, bestemmiando mi afferrò la testa dai capelli e mi tirò giù verso il suo cazzo. La mia faccia finì appoggiata ai suoi addominali, con la sua asta dritta verso l’alto appoggiata tra il mio naso e le mie labbra. Cercai di divincolarmi, ma mi strattonò facendomi male dicendomi di stare zitta.
- Stanno arrivando quelle due rompi palle! Stai giù! Voglio che pensino che mi stai facendo un pompino, è l’unico modo per liberarmene definitivamente -. In quel momento sentii lui che tirava giù il finestrino, e una macchina che si accostava alla nostra. L’odore del suo cazzo era decisamente pungente, fortunatamente si depilava e questo diminuiva il rischio di trovarsi qualche pelo in bocca. Stare a contatto con la sua asta mi dava fastidio, era bollente, così con una mano la afferrai e la tenni spostata.
Sentii delle voci femminili e lui che rispondeva di essere occupato. Loro dovettero vedere la mia chioma tra le sue gambe, così gli chiesero scusa e sentii la loro macchina ripartire.
- Grazie mille, sono andate via. Ora puoi lasciarmi l’uccello – disse lui, tenendomi ancora la testa.
- Ogni volta mi stupisco di quanto sia grosso quest’affare… - pensai ad alta voce, continuando a tenerlo nella mano.
- Ti piace? –
- Non si può dire che sia brutto… - l’odore inebriante del suo uccello mi spingeva a volerglielo baciare. Sembrava una cosa naturale.
- Bhè ti ha regalato un bel po’ di emozioni la scorsa volta –
- Decisamente si – gli confermai ad alta voce, - non avevo mai tradito il mio ragazzo con nessuno –
- E com’è stato? –
- Parecchio eccitante… - confessai ripensando a quel giorno negli spogliatoi – voglio che tu sappia che se l’ho tradito c’è un motivo valido. Non vado mai con il primo che incontro -, mi accorsi da sola dell’idiozia di quella frase, ma lui la sottolineò: - Ah io che pensavo di essermi scopato una completa sconosciuta! –
- Stai zitto scemo! – mi tirai su a sedere, tenendogli comunque l’uccello in una mano. Mi sentivo potente con un cazzo di simili dimensioni tra le mani.
-Perché sei venuta stasera?- mi chiese.
- Ti ho spiegato perché. Volevo confermarti che è stato un momento di debolezza. E che non riaccadrà mai più. A me nemmeno piaci – chissà quanto dovetti sembrargli cretina mentre gli dicevo queste cose, ma gli tenevo i genitali in una mano.
- E allora perché la tua mano è attorno al mio cazzo? –
Io esitai per qualche secondo, poi – E’ una bella sensazione. In sti giorni ci ho ripensato molto –
- E cosa aspetti a prenderlo? – mi fissò con un ghigno che sembrava quello del diavolo – prendilo almeno con tutte e due le mani -.
Io presa dalla situazione, e incuriosita dal prendere un’asta talmente lunga con addirittura entrambe le mani, lo accontentai. Lo afferrai con entrambe le mani, e notai che la cappella faceva ancora capolino fuori dalla mia stretta. Sentii le mie mutande bagnarsi. Non avevo mai visto un uccello così lungo da poterci mettere sopra entrambe le mani. Non è che ne avessi visti molti allora, ma questo era sicuramente il più lungo ed il più grosso. Il paragone con il mio ragazzo mi faceva stare male.
- Stai bene? – mi chiese lui, guardando il mio viso stupefatto.
- Si si, è che sono sconvolta da quanto sia lungo –
- Me lo hai già detto – rispose annoiato – il tuo ragazzo non ce l’ha così? –
- Sfortunatamente no – gli risposi con una risata nervosa. I polsi cominciavano a dolermi però in quella posizione.
Lui sembrò definitivamente averne abbastanza – Senti quando hai finito di toccarlo, scendi dalla macchina. Altrimenti rimani a farti scopare, non ho voglia di parlare –
- Quanto sei arrogante – gli dissi mollando la presa e riportando le mani sul mio grembo. Era davvero una testa di cazzo. Avrei dovuto lasciarlo lì, prendere il mio orgoglio e scendere dalla macchina. Lo avrei fatto di sicuro con chiunque altro.
Invece un minuto dopo mi ritrovai nel retro della sua macchina a cavalcioni su di lui. Ero ancora vestita, ma lui si era calato i pantaloni alle caviglie. Ci stavamo fissando. Io interdetta sul da farsi e non sicura di voler tradire di nuovo il mio ragazzo, lui in attesa di qualche mia mossa che però non arrivò.
Sentii le sue mani piazzarsi sulle mie chiappe, accarezzarle, poi alzarmi la gonna e strizzarmi il culo. Il suo cazzo giaceva eretto sulla sua pancia. Cristo santo, gli arriva all’ombelico, pensai.
Con una mano mi spostò il tanga da un lato, e mi toccò le labbra vaginali.
- Sei un lago... Non ti ho nemmeno sfiorata – rise, mentre cominciava a penetrarmi con un dito – sono io che ti faccio questo effetto o ti succede con tutti –
Io ero talmente eccitata che ansimai e non riuscii a proferir parole. Era incredibile che potere avesse su di me quel ragazzo. Ero sempre stata capace di controllarmi benissimo, con lui invece perdevo ogni sorta di inibizione e di controllo sul mio corpo. Cercò di penetrarmi con il suo grosso uccello, ma subito io glielo presi in mano portando un braccio dietro la mia schiena e lo guidai all’ingresso del più sacro dei miei buchi.
Lui cercò di spingere verso l’alto, io lo tenni stretto con la mano – stai fermo! –
E cominciai a sedermi sul suo cazzo, rilassando i muscoli delle cosce. Ero talmente lubrificata che dopo una piccola spinta verso il basso la sua punta entrò d’un colpo. Mollai la presa per sedermi sopra di lui gustando tutti i centimetri che aveva da offrire.
A tradimento, però, mi diede un colpo fortissimo di reni ed entrò completamente lasciandomi spiazzata. Talmente tanto che, come la prima volta, venni subito sopra di lui. Fu una sensazione talmente violenta ed inaspettata che crollai a peso morto su di lui, abbracciandolo forte. Avevo bisogno di qualcosa da stringere, tanto potente era l’amplesso che mi aveva nuovamente regalato. Così gli strinsi la testa al petto.
- Stai tranquilla. Prima o poi ti abituerai alle mie dimensioni. E’ normale venire subito, succede a tutte -.
Quella frase, anziché farmi incazzare mi eccitò ancora di più. O forse era perché lui aveva preso a penetrarmi con modalità lente, ma precise. Assecondai i suoi movimenti, venendogli incontro, mentre Marco mi aiutava tenendomi dal culo. Finalmente stavo cavalcando quello che per giorni era stato il mio chiodo fisso.
Dopo essermi ristabilita, mollai la presa su di lui, e mentre continuava a scoparmi lo guardai negli occhi. Lui dovette prenderlo come un invito, così tentò di baciarmi. La mia reazione fu immediata, mi scostai e gli mollai uno schiaffo.
- Perché? – mi chiese, smettendo di spingere dentro di me.
- Niente baci – non so per quale strano motivo, ma mi sentivo meglio a non baciarlo. Farlo, sarebbe stato come mettere definitivamente le corna al mio ragazzo. Fino ad allora, per lo meno, sarebbe stato solo sesso. Solo. Il sesso migliore della mia vita.
Lui rimase sconcertato, poi disse – Se non mi baci abbiamo finito di scopare – accompagnando il tutto con una sonora sculacciata. Mi fece male.
- AHIA! – gridai – sei scemo? Non ti permettere –
Sentii il suo cazzo sfilare via. – Dove vai? – gli chiesi spaventata dal non poter più gioire di tale ben di dio.
- Mi sono stufato. Non possiamo nemmeno baciarci, però scopiamo? Tu sei matta! – mi disse.
In quel preciso istante non ce la feci più, mi tuffai a baciarlo, cercando con la mia lingua la sua. Esplorando la sua cavità orale e mordendogli le labbra. Sentii il suo uccello sprofondare nuovamente dentro di me. Questo mi diede una botta di euforia e di adrenalina che mi portarono quasi subito al successivo orgasmo. Quale fu il colpo di grazia questa volta? Mi abbassò la maglietta senza spalle che avevo e cominciò a succhiare e a mordere i miei capezzoli. Li sentivo come due bastoncini e lui sapeva esattamente come muoversi mentre li teneva in bocca. Esplosi una seconda volta sopra di lui e le mie gambe cominciarono a tremare senza più fermarsi. Ero stanca ed ero stravolta da quei due potenti orgasmi avuti nell’arco di 15 minuti.
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