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Ho Tradito Il Mio Ragazzo Con Un Avversario (Parte VI)


di Milla90
09.02.2016    |    66.009    |    36 8.8
"- Entriamo – disse, facendo strada..."
Prosegue il racconto di Cecilia:

Ero a casa con il mio ragazzo quando mi arrivò sul cellulare un video di Federica.
Ne fui subito incuriosita e lo aprii senza pensarci.
Partii un video bestiale. Animalesco. Porno. Squallido.
Fortunatamente il mio ragazzo era in bagno, perché altrimenti sarebbe stato attirato dalle parole presenti nell’audio.
- Sono solo la tua troia – diceva la ragazza, mentre leccava un pisello di dimensioni inumane. Come diavolo faceva quel tipo ad essere così dotato? Doveva essere evidentemente finto. Era talmente grosso da non riuscire a vedere in faccia la ragazza.
Perché Federica avrebbe dovuto inviarmi un video del genere? Che senso aveva?
Avrà mica cominciato a guardare materiale a luci rosse, pensai.
Poi, la ragazza nel video, smise di leccarglielo e lo prese in bocca. In quel momento realizzai che quella non era una ragazza qualunque. Quella era Federica.
Mi sentii gelare il sangue nelle vene, ma continuai a guardare quello schifo. Come aveva potuto la mia amica cadere così in basso da dire simili sciocchezze?
Il video peggiorò, il ragazzo che filmava la spinse più in giù e lei sembrò andargli a leccare il buco del suo di dietro. Che schifo. Dio santo, mi viene il vomito, dissi fra me e me.
In quel momento però la morsa di Federica allentò la presa sull’asta di lui e la lasciò scoperta per qualche secondo. Sgranai gli occhi. Quella cosa non poteva essere vera, mi stava facendo uno scherzo. Doveva per forza essere una presa in giro.
Tagliai corto e spensi il video, non volevo andare oltre. Mi veniva da vomitare.
Scrissi però un messaggio di risposta: - Cosa diavolo ti è saltato in mente? –
Passò qualche minuto ma non ebbi risposta. Così provai a chiamarla una volta. Poi due. Poi tre. Niente, persi le speranze.
Arrivò il mio fidanzato – ehi cosa c’è? Stai male –
- Sto bene. Perché me lo chiedi? – avevo la gola asciutta.
- Sei pallida… -
- No, no tranquillo. Sarà una tua impressione – mi sforzai di sorridergli per tranquillizzarlo e funzionò.
Guardammo un film assieme, poi finalmente scopammo un po’. Era bravo Fabrizio. Un ragazzo esperto a letto e nei modi di fare, sapeva come trattare una donna. Non avevo mai incontrato un amante come lui, gentile e passionale. Sapeva esattamente come muoversi e come toccarmi, come farmi sentire desiderata. Poco a poco, anche se stavamo assieme da solo cinque mesi, stavo cominciando ad innamorarmi di lui. Dopo una ventina di minuti, venimmo assieme. Fu dolce. Peccato il preservativo e quelle immagini del video che continuavano a tornarmi alla mente, ma fu dolce. Restammo un po’ a coccolarci, poi lui si alzò e andò in bagno a lavarsi.
Nel buio, notai il mio telefono illuminarsi. Era Federica. Guardai l’ora: erano le 3 di notte. Che voleva a quest’ora? Mi alzai di corsa e mi precipitai fuori dalla stanza. Dovevo rimanere da sola, poteva essere importante.
- Vado nell’altro bagno! – avvertii Fabri.
Risposi.
- Pronto Fede! – esordii io.
- No, sbagliato. Fede è momentaneamente fuori gioco – la voce era maschile. Non la riconobbi.
- Chi sei? – cercai di capire. Ero sicura non fosse il suo fidanzato.
- Non ti deve interessare. Hai visto il video? –
- SI! –
- Ecco, con quello posso rovinare la vita della tua amica, se non vuoi che questo succeda fatti trovare domani alle 18 all’entrata delle Terme. Ci vediamo dentro -.
Non feci tempo a rispondere che chiuse la chiamata. Passai il resto della nottata a pensare a cosa fosse successo a Federica e se fosse nei guai.

Il giorno dopo alle 18 puntuale mi presentai davanti alle Terme. Ero preoccupata ed agitata. Il cuore mi batteva fortissimo.
Dopo cinque minuti che attendevo lì davanti, mi chiesi come potessi riconoscere il ragazzo della chiamata. Non ce ne fu bisogno.
- Ceci! – mi sentii chiamare da dietro. –Scusa il ritardo –
Mi voltai e vidi Marco. Quell'essere spregevole che il sabato precedente mi aveva molestata in discoteca. Fortuna che Carlotta era venuta in mio soccorso e se l’era portato via.
Abbozzai un ciao con la mano. Lui tese la sua per presentarsi, ma io non volli toccarlo.
- Entriamo – disse, facendo strada.
In quel momento collegai tutto, Marco e Federica quella sera in discoteca erano in atteggiamenti molto intimi, possibile che Federica avesse deciso di tradire il suo ragazzo con uno squallido del genere? Lo seguii all'interno senza nemmeno pensarci. Volevo sapere la verità.
- Salve! – esordì lui con la donna al bancone della reception.
- Buonasera – rispose lei, - posso esservi d’aiuto? –
- Si grazie. Ho prenotato un’ora del percorso “sensazioni di coppia” –
- Che nome prego? –
- Cecilia – esclamò lui, lanciandomi un sorriso.
- Perfetto – controllò sul monitor davanti a lei e continuò, - Sono 120 euro, visto che sono compresi i massaggi. Poi prendete queste borse e dirigetevi agli spogliatoi. Dentro le borse troverete i vostri asciugamani, i vostri accappatoi e le pantofole –
- Cosa? – chiesi io.
- Lascia stare amore – afferrò la sua borsa ed entrò, - paga, io ti aspetto dentro –
Io che non volevo farmi figure di merda, ma che al momento non avevo soldi chiesi: - posso pagare con il bancomat? -.
Finita la transazione, m’inoltrai con la mia borsa all'interno dello spogliatoio. Mal volentieri mi cambiai.
In che razza di situazione mi ero messa? Quel ragazzo, però, aveva minacciato di rovinare la vita a Federica, come potevo non andare a sentire cosa avesse da dire?
Mi cambiai, cercai nella borsa, ma non trovai nessun costume. Chiesi ad una signora che era lì con me se davano dei costumi alla reception.
- No gioia, mi dispiace. Ti consiglio di indossare l’accappatoio e se poi devi toglierlo coprirti con l’accappatoio -.
La ringraziai e un po’ intimorita di come stessero andando le cose cominciai a spogliarmi.
Mi guardai allo specchio. I miei lunghi capelli ramati erano mossi, quasi ricci. Mi cadevano sulle spalle, talmente lunghi da arrivarmi a metà schiena e da coprirmi i seni. Il mio seno. Dio santo, da un annetto era per me fonte di imbarazzo, si era ingrossato ancora e non stava più nella terza. Fabrizio continuava a ripetermi che avessi il seno più bello e sodo che avesse mai toccato, non era enorme, ma era comunque una bella taglia, senz'altro più grosso di quello di Federica e di Carlotta (bhè lei poi aveva una seconda scarsa).
Il mio ventre piatto, un ombelico che sembrava una piccola gemma nella sabbia, le gambe lunghe e palestrate, un culetto alto e proporzionato, mi avevano portato lontana alla selezione di miss Italia. Ma ahimè era poi andata male. Per quel concorso ci vogliono dei fisici troppo secchi e striminziti, io sono un po’ più formosa. Mi guardai ancora, decidendo che avevo estremamente bisogno di un’altra lampada. L’effetto della precedente stava svanendo lasciando, però, un piacevole effetto liscio ed ambrato alla mia pelle. Per quanto riguardava la depilazione ero giusto andata la mattina prima a farmi depilare completamente per Fabrizio. Ero liscia come una bambina in tutti i punti del corpo.
Mi infilai l’accappatoio, misi le ciabattine e con l’asciugamano intorno al braccio entrai nella spa.
Trovai Marco ad attendermi con addosso l’asciugamano bianco legato in vita.
- Ce ne hai messo di tempo. Vieni, entriamo qui – mi disse indicando la sauna finlandese alla sua destra. Lo seguii mio malgrado.
Entrammo ed un piacevole calore mi avvolse completamente, in più l’odore del legno della stanza pervase le mie narici. Non c’era nessuno, così Marco si sedette infondo alla sala, io ovviamente mi misi quasi dalla parte opposta, cercando di coprirmi il più possibile con l’accappatoio.
- Dovresti togliertelo – disse lui con un sorriso beffardo.
- Sto bene così, grazie -.
- Bene, io però ho caldo e non fa bene alla pelle tenersi addosso dei vestiti con questo caldo – e detto ciò, sempre rimanendo seduto, non fece altro che aprire l’asciugamano che lo copriva e distenderlo ai due lati.
Io che non ero pronta a quel gesto sgranai gli occhi quando vidi il suo grosso pene appoggiato, esanime sulla sua coscia. Non era nemmeno in erezione che già mi sembrava una spessa salsiccia rosa e di colpo mi tornarono in mente le immagini del video.
- Te ne sei accorta eh? –mi stuzzicò.
- Cosa? – chiesi io, sopra pensiero, distogliendo finalmente lo sguardo.
- Come, cosa? – si alzò e si venne a sedere davanti a me. Mentre camminava il suo uccello rimbalzò prima su una coscia, poi sull’altra. Doveva essere faticoso camminare per lui. In quel preciso istante capii come mai ai ragazzi miei coetanei erano sempre piaciuti quei video dove le tizie con il seno grosso, corrono e fanno rimbalzare le tette. Qui era la stessa cosa, la sua cappella così pesante e le sue palle enormi, rendevano la sua figura impacciata, ma allo stesso tempo incredibilmente sensuale.
– Intendevo questo – ricominciò, allargando le gambe. Questa volta, essendo lui seduto sul bordo della panca di legno, il suo mostruoso uccello capitolò giù pendendo nel vuoto, seguito solo dal suo scroto di pari dimensioni. Non so perché, ma la prima cosa che mi venne in mente fu che dovesse pesare quasi un kilo. Ovviamente era un’esagerazione, ma sembrava davvero pesante. La seconda cosa che mi venne in mente, mio malgrado, fu quella di compararlo con quello del mio ragazzo e quello dei miei ex. Il mio attuale fidanzato era già ben messo rispetto agli altri, ma qui Marco sembrava essere di un altro pianeta. E non era nemmeno in erezione...
Cominciava a fare caldo e la situazione non era delle migliori.
- Cosa vuoi dirmi? – decisi di prendere in mano la situazione, distogliendo ancora una volta lo sguardo.
- Cosa volevo dirti? – si chiese, guardandosi attorno come per cercare una ispirazione, poi riprese - Non voglio mai più che ti intrometti tra me Federica e Carlotta –.
- Carlotta? Cosa c’entra lei? – chiesi stupita.
- Devo mandarti anche un video di lei inginocchiata tra le mie gambe, o mi credi sulla parola? –
Io rimasi zitta. Stava dicendo la verità o mi prendeva in giro?
- Sei serio? –
- Più serio non potrei essere. Ricordi quella sera fuori dalla discoteca quando ho cominciato a disturbarti? Lei mi è venuta a prendere e… -
- Ed è successo? – chiesi incredula.
- Già! Ma era già successo un’altra volta –
Il caldo era diventato insopportabile ed il mio respiro affannoso, - Quindi Carlotta ti ha presentato a Federica? Per questo stavate litigando in discoteca? –
- No. Direi più il contrario, ma è una storia lunga… Sicura di stare bene? –
- Assolutamente no, devo uscire… - dissi affannata.
- Basta che ti levi quell'accappatoio di dosso, non si sta male nudi – era evidente che mi volesse vedere nuda. Io non risposi.
- Vuoi sapere tutta la storia? –
- Si… - risposi sempre più obnubilata. La curiosità è donna, voi lo sapete. I pettegolezzi erano il mio pane quotidiano e volevo sapere come mai due delle mie amiche, che conoscevo da più tempo e che avevano sempre avuto dei ragazzi belli e di pari ceto sociale, erano finite a scopare con un tamarro del genere. Uno sfigato. La soluzione forse ce l’avevo davanti agli occhi.
- Allora levati quell'accappatoio e resta seduta –
- Scordatelo –
- Fa come vuoi. Da me non saprai altro se te ne vai -
Decisi di scendere a patti con lui, pur di saperne di più e mi sfilai l’accappatoio da dosso, deponendolo sulle mie gambe, in modo da non mostrargli anche il mio sesso. Il mio seno bastava ed avanzava.
L’umidità si attaccò subito alle mie tette, formando delle gocce che scendevano lungo la mia vigna.
Sentivo i suoi occhi su di me. Che schifo.
- Dio mio! Ma sei uno schianto. Hai due tette favolose… - disse lui studiandole senza pudore.
Io non risposi, imbarazzata. Di certo senza l’accappatoio addosso ero tornata a respirare. Questo era l’importante. Il mio seno, però, ora libero nell'aria, mi sembrava più pesante e gonfio del solito. Ballava ad ogni mio respiro.
- Altro che le tette delle tue amiche. Loro non sono nulla confronto a te –
- Lo so – risposi soddisfatta. L’avevo sempre pensato, anche senza l’aiuto di un povero coglione troppo dotato.
- Prosegui con la storia – lo esortai.
Lui cominciò a raccontarmi del campetto da calcio e di come Federica si era lasciata sedurre nello spogliatoio. Mentre pensavo a quanto fosse stata scema a lasciarsi convincere così facilmente, mi accorsi che il suo cazzo cominciò a muoversi. Per la precisione si stava alzando e si stava gonfiando.
Lui andava avanti con il racconto, sembrando non accorgersene, mentre io non potevo più fare finta di nulla.
- Hai un problema – gli dissi, - copriti per favore –
- E cosa cambierebbe? Tutto questo – disse indicando il suo tronco d’albero – è colpa tua. Coprirlo o no, non farà alcuna differenza –.
Il suo pene crebbe e crebbe ancora. Si gonfiò e s’ispessì, mentre io non potevo fare a meno di lanciargli fugaci occhiate. Non era piacevole, era semplicemente spaventoso.
Sentii una goccia scivolarmi lungo il petto, percorrere la curva voluminosa del mio seno, arrivare al mio capezzolo e staccarsi cadendomi su una coscia.
Lui mi osservò ancora, con la bava alla bocca, e il suo uccello una volta finito di crescere, cominciò ad inturgidirsi ai limiti del possibile. Mi sembrava stesse per esplodere. Poi quando anche le vene sembravano per collassare, tanto erano gonfie, la pelle cominciò a scivolargli verso il basso, senza nemmeno che lui lo toccasse.
Si scappellò da solo e acquistò ancora un paio di centimetri. Era persino più grosso e maestoso che in video. Non avevo mai visto nulla del genere. Nemmeno avevo mai conosciuto una persona così sfacciata da avere una completa erezione davanti ai miei occhi. Neppure i miei ragazzi più spigliati erano arrivati a tanto. Spogliarsi ed avere una simile erezione davanti a me? Non doveva essere facile. Solitamente i ragazzi temevano il mio giudizio troppo schietto e troppo snob, Marco invece, sembrava cercarlo costantemente.
- Allora? Finito di contemplarlo? –
- Non lo sto contemplando. Sto aspettando che tu abbia finito – gli risposi stizzita.
- Dovrei aver finito adesso –
Ora sembrava una mazza da baseball, leggermente ricurva verso l’alto. Era incredibile come rimanesse dritto ed immobile nell'aria. Il suo scroto salì e si inturgidì anch'esso. Sembrava in grado di spaccare il mondo con una erezione simile. Come aveva fatto Federica ad averlo preso tutto in bocca? E cosa più importante, come aveva fatto Federica a farsi sedurre da un essere così becero?
- Continua a raccontarmi di come è iniziata con Federica – gli chiesi, tanto per distrarmi da quella vista.
- Andiamo a farci un massaggio, te lo racconterò li con tutta calma – disse lui alzandosi e ergendo il suo pene all'altezza del mio viso.
Io mi alzai subito, ricoprendomi con l’accappatoio e lo seguii fuori.
- Non ti copri? –
- No, mi fa male coprirmi quando sto così – mi rispose lui guidandomi verso una camera. Mentre camminava, il suo uccello, sembrava il braccio di un bambino che ci indicava la strada. Faceva impressione. Ma era alquanto calamitino per gli occhi. Insomma, non sono una fan dei piselli altrui, ma quando una cosa è oggettivamente bella e ben fatta me ne accorgo anche io.
Lungo il percorso incrociammo una donna sulla quarantina che si accorse della nudità di Marco e sgranò gli occhi, accennando un “OH” di esclamazione con la bocca. La trovai sfacciata e poco educata. Marco si accorse dello sguardo di lei sulle sue parti intime, ma si limitò a sorriderle ed entrò in una stanza aspettando che lo seguissi.
Dentro la stanza c’erano un paio di sedie, un tavolino con sopra un sacco di prodotti per la pelle, ed un lettino per i massaggi al centro.
- Cosa significa? – gli chiesi. Di certo non gli avrei permesso di farmi un massaggio.
- Mettiti comoda – mi indicò il lettino.
Stava per richiudere la porta quando entrò la massaggiatrice. Sarà stata una ragazza della mia età. Più bassa di me e molto procace dalle forme generose.
Si portò una mano alla bocca quando vide Marco nudo – Wow! Marco sei già pronto, oggi hai fretta? –
– No, oggi sono in compagnia come puoi vedere – le rispose indicandomi, - non c’è bisogno che tu mi faccia un massaggio –
Lei parve delusa, e prima di andarsene mi lanciò chiaramente uno sguardo d’odio. Avevano una storia quei due?
Io mi sedetti sul materassino, tenendo coperto il mio corpo con l’accappatoio ben chiuso.
- Stenditi pancia sotto – mi ordinò.
- Non credo proprio –
- Stenditi a pancia sotto! – ripeté visibilmente alterato. Forse non gli capitava spesso che una ragazza gli dicesse di no.
- Chi era quella ragazza? Come la conosci? – gli chiesi. Magari era la sua fidanzata.
- Stenditi, e lo saprai – cercò di ricomporsi.
- Spiegami perché dovrei farlo –
- Ti faccio un massaggio alla schiena. Quello per cui hai pagato. Muoviti e stenditi –
Io obbedii. Che c’era di male in un massaggio alla schiena? Soprattutto se mi fosse valso il racconto di come si erano conosciuti lui e Federica. E poi, pensai, almeno non avrei continuato a doverlo vedere nudo.
Mi legai i capelli con un elastico e mi stesi sul lettino, posizionando l’asciugamano più grosso sul mio sedere. Così che lui non potesse sbirciare.
Sentii l’olio colarmi sulla schiena e le sue mani cominciare a spalmarlo. Sentii la sua cappella colpirmi un braccio e mi scostai.
- Quell'affare non ti va proprio giù? –
- Purtroppo no, mi spiace. Rimane così per ore –
Io sbuffai.
- Non ci sei abituata eh? – riprese lui, mentre mi massaggiava il collo e le spalle. Non era malaccio come massaggiatore.
- Non sono abituata a che? –
- Dimmelo tu… -
- Se ti stai riferendo alle tue dimensioni, lascia perdere! –
Per tutta risposta cominciò a massaggiarmi con un po’ più di forza e scese sotto le scapole.
- Me la sono scopata la prima volta che sono venuto qui – mi confessò.
- Ma chi? – gli chiesi sopra pensiero.
- Come chi? Sei tu che mi hai chiesto chi fosse quella ragazza di prima. A dire la verità è la ragazza di un mio amico. Lavora qui a tempo perso, tanto per racimolare qualche soldo. Una volta sono venuto per farmi fare un massaggio e puoi intuire come sia andata a finire! – ghignò.
Così, era quel genere di persona che si scopava le fidanzate dei suoi amici. Che razza di uomo senza un minimo di orgoglio farebbe una cosa del genere?
- Mi fai vomitare… - riuscii solo a dire.
- Strano, prima non mi hai tolto gli occhi di dosso un attimo – cominciò a massaggiarmi un po’ i fianchi e la zona lombare.
- Stavi avendo una erezione! – gli risposi stizzita.
- Bhè potevi guardare da un’altra parte –
Aveva ragione, ma non glielo dissi, e mi limitai a sbuffare.
- E com'è successo con Carlotta? – gli chiesi invece.
- Carlotta voleva che la smettessi di frequentare Federica, ma… -
- Ma? – lo incalzai.
Le sue mani affondarono sotto il mio asciugano e si aggrapparono alle mie chiappe. Io ebbi un sussulto e mi alzai di scatto, mettendomi a sedere e gridando – non ti azzardare a toccarmi porco! –
Lui balzò indietro, spaventato.
- Ehi, ehi! Ok, non lo faccio più. Pensavo ti piacesse… -
- Non mi piace! – lo interruppi, coprendomi il seno con un braccio. Per nulla al mondo avrei lasciato che mi toccasse il sedere.
- D’accordo. Ma lo sai che non usciamo di qua fino a quando non abbiamo scopato, vero? –
- Scordatelo, sono fidanzata! – gli dissi alzandomi, e legando l’asciugamano in vita. Che guardasse pure il mio seno, lo aveva già visto, ma non volevo che notasse che fossi depilata lì sotto.
- Rovino la vita a Federica se non mi accontenti –
- Fallo, non mi interessa – poteva scordarsi che avrei mai ceduto ad un ricatto simile.
- Un pompino – mi chiese, mentre cominciava a toccarsi l’asta.
- Scordatelo! Maiale… - dissi.
- Una sega allora –
Io rimasi zitta a pensarci su.
- Una sega e cancellerò davanti a te quel filmato! – ripeté.
Io rimasi un attimo in silenzio, poi accettai e feci cenno di sì con il capo. Lui sorrise e si distese sul lettino a pancia in su. Il suo enorme uccello gli si adagiò sul ventre, superando l’ombelico. Era di una dimensione sconcertante. Avevo accettato perché volevo toccarglielo? No, avevo accettato perché non volevo che una mia amica si distruggesse la vita per un ragazzo così spregevole. Deglutii e mi apprestai ad impugnarlo con la destra.
- Prendi l’olio. Così facciamo prima – mi disse. Io rimasi interdetta e lui aggiunse – fidati… -.
E così feci, mi misi un po’ d’olio sulla destra e di nuovo lui mi interruppe – te ne servirà più di così. E ti serviranno entrambe le mani. Lo scoprirai -.
- Hai finito? – gli chiesi stizzita e a quel punto feci colare un sacco di olio lungo tutta la sua asta. La percorsi tre volte, mentre l’olio gli colava addosso, poi mi fermai e mi apprestai a fare quello che non avrei mai immaginato di fare. Una sega ad un completo sconosciuto.
L’olio si era espanso su tutta l’asta, colando però anche sulla sua pancia, sul suo pube e sulle sue anche. Lo avevo riempito. Volevo che tutto finisse in fretta.
Allungai la mano e afferrai la sua asta con due dita. Lo sollevai. Come avevo immaginato in precedenza, pesava molto e potevo sentirlo vibrare. Doveva essere molto eccitato, d'altronde ce lo aveva così quasi da un’ora. Come dicevo, lo sollevai e lo misi in posizione eretta. Notai che era talmente duro e rigido da risultare leggermente arcuato. Non avevo mai visto un pene così… perfetto. Lo impugnai completamente a metà della sua asta e notai che non riuscivo a chiudere il pugno, da quanto spessa era la sua asta. Questo mi sconvolse e deglutii, cominciando a fare su e giù con la mano. L’olio lo aveva reso viscoso e scivoloso, per cui i movimenti erano piuttosto semplici e fluidi, non fu difficile cominciare. Poi, però, mi resi conto che a percorrere tutta l’asta ci mettevo troppo tempo con una mano sola, così decisi di usare anche la sinistra e appoggiarle entrambe sul suo palo di carne. Dio mio, mai visto nulla del genere. Lo fissavo con gli occhi sgranati, mentre lo masturbavo con l’ausilio di entrambe le mani.
Lui rimase disteso sul lettino, con le braccia lungo i fianchi. Io, invece, in piedi di fianco a lui, leggermente chinata con il busto e protesa verso le sue parti intime per cercare di farlo venire il più in fretta possibile.
Sentii muoversi una sua mano e posarsi su di un mio fianco, aggrappandosi all'asciugamano che avevo in vita.
- L’asciugamano resta dov'è! – gli intimai, senza smettere di massaggiarglielo.
Solo dopo che ebbe rimesso le mani a posto, portai la sua asta più verso il basso, piegandogliela in direzione dei suoi piedi. Era così duro da non sembrare umana ed era bollente. Sprigionava un calore incredibile. Ci stavo giocando? O stavo curiosando? Mi dimenticai della situazione, assorta in contemplazione di quanto fossero magnetici i genitali di Marco e mi misi a masturbarlo con una mano, mentre con il pollice dell’altra mi misi a strofinargli lo spazio tra il frenulo ed il suo meato urinario. Questo me lo aveva insegnato il mio primo fidanzatino e aveva sempre funzionato, speravo di poter concludere la cosa più in fretta e la conferma me la diede la smorfia di godimento di Marco.
La sua mano si mosse ancora e salì toccandomi prima la pancia, poi il seno sinistro.
- Non toccarmi – gli ordinai.
- Stai tranquilla – mi rispose – mi aiuterà a venire più in fretta -.
Detto ciò cominciò a massaggiarmi un seno, poi l’altro.
In che razza di situazione mi ero cacciata? Una volta cancellato quel video sarei andata dritta da Federica a rinfacciarle che mi doveva un grosso favore. Guarda che cosa mi toccava fare. Io, che disprezzavo questi essere burberi e squallidi. Io che ero pure fidanzata. Dio, cosa non si fa per le amiche.
Fatto sta che cominciò a fare un movimento con la mano che pareva mi stesse mungendo. Stavo per fermarlo quando notai che ansimava, questo voleva dire che eravamo vicini e che finalmente quest’incubo sarebbe finito presto. Quello che non mi aspettavo era il tradimento del mio corpo.
Si, non so se fosse il suo uccello dannatamente bello e grosso, non so se fosse la sua mano esperta che mi toccava il seno, o non so se fosse la situazione, ma cominciai a sentirmi umida, e poi bagnata. Fortuna che avevo l’asciugamano a coprirmi e Marco non si sarebbe mai accorto di nulla. I miei capezzoli si inturgidirono e diventarono duri come pietre, sotto il tocco della sua mano esperta. Ora avevo due bottoni al posto dei capezzoli.
Marco si mise a sedere sul lettino – Continua così, sei bravissima -.
Lo sapevo di essere brava, grazie tante.
Iniziò a toccarmi entrambe le tette con entrambe le mani.
- Stai esagerando! – gli dissi, mentre sentivo il mio seno gonfiarsi ed indurirsi tutto sotto il suo tocco poco gentile e tutt'altro che delicato. Cosa mi stava succedendo? Ero eccitata perchè Marco stava esplorando il mio corpo, come io stavo esplorando il suo?
- Qualche minuto e sarà tutto finito. Altrimenti ci mettiamo una vita – disse lui, cominciando però a cercare i miei capezzoli con la bocca.
- Ehi! – dissi io, cercando di scostarmi, ma senza mollare la presa sul suo pene.
- Tranquilla! Presto finisco e potrai andartene – mi disse lui, baciandomi le tette.
Succhiò fortissimo un capezzolo, tanto da farmi quasi male, mentre con luna mano si dedicava alle cure dell’altro. I suoi movimenti esperti e il suo grosso uccello gonfio fecero colare altri umori tra le mie cosce.
Afferrò con entrambe le mani il mio seno sinistro e tenendolo con delicatezza cominciò a succhiarlo forte, cercando di mungermi con le labbra. Era bravo in quello, lo ammetto. Mi scappò un gemito quando Marco mi morse delicatamente.
Con una mano andai a cercare le sue palle, per stimolarlo meglio e farlo venire più in fretta. Dio mio, erano dure come noci, perfettamente tonde e molto pesanti. Mi bagnai ulteriormente, stupita dalla perfezione anatomica di Marco. Continuai a tirargli lo scroto e a masturbarlo. Feci la mossa giusta, perché si attaccò a me come un neonato affamato che succhia il latte dalla mamma.
Mi accarezzò la schiena, poi con le mani scese e si aggrappò al mio culo, sempre tenendo in bocca il mio seno.
- Non puoi ti ho detto! – ribadii il concetto che non poteva fare ciò che voleva.
- Un attimo, sto per venire… - disse lui in preda a dei gemiti.
Siccome non vedevo l’ora di andarmene, lo lasciai fare, almeno in questo modo avrebbe finito molto più in fretta.
Mi sfilò l’asciugamano che cadde a terra, lasciandomi completamente nuda davanti a lui. Un perfetto sconosciuto, armato di un pezzo di carne fuori proporzione. Mi ritrovai a pensare in che razza di situazione mi ero infilata che quasi non mi accorsi che con un movimento veloce mi infilò, da dietro, un dito nella mia vagina. Mi irrigidii tutta.
- No! – gli dissi, cercando di liberarmi.
- Stai ferma. Adoro il fatto che tu sia liscia come un neonato. Sto per venire, continua! – disse lui.
Io cercai ancora per un minuto di divincolarmi, poi lasciai che un altro dito entrasse dentro di me.
Ci stavamo masturbando entrambi. Dio, mai più pensavo che sarebbe finita in questo modo. Che vergogna.
- Sei fradicia. Da quanto sei così? – mi chiese.
- Non parlare – gli ordinai, impegnandomi al massimo a farlo venire. Ci eravamo davvero molto vicini. Il problema vero era che pure io ero vicinissima a venire. Come, di già? Vi chiederete. Purtroppo si, e non mi capacitavo di come fosse possibile.
La sua bocca tirava forte un mio capezzolo, la sua mano sinistra strizzava forte l’altro, e la sua mano destra mi penetrava con movimenti lenti e profondi.
Stronzo, maledetto! Stavo per esplodere. Tutto più che tenergli il cazzo tra le mani non era neppure facile, visto che mi eccitava un sacco. Mi sentivo forte con quell'affare così perfetto nei palmi delle mani. Più lui mi penetrava, più io lo masturbavo con foga. Era una cosa naturale.
Alla fine, le mie gambe tremarono, cercai di chiuderle per limitare i movimenti della sua mano e per tutta risposta mi infilò dentro un terzo dito. Maledetto! Questo mi portò ai matti, ed una volta che sentii contrarsi tutti i muscoli uterini, sapevo che avevo oltrepassato il punto di non ritorno. Ciò che mi diede il colpo di grazia fu sentirlo esplodere tra le mani. Eruttò come un vulcano in piena attività. Filamenti di sperma schizzarono a destra e a sinistra, mentre io non mollai un attimo la presa e continuai a masturbarlo sempre più forte. Anzi, quasi mi aggrappai al suo cazzo, in quanto stavo per perdere l’equilibrio mentre venivo anche io. Gli riempii le dita di umori, e mi sembrò di essermi tolta un grosso peso dallo stomaco. Mi chinai verso di lui, tanto forte fu il mio godimento, mentre il suo cazzo sotto i miei colpi esperti di mano, continuava a sgorgare sperma. Era copioso, caldo, denso e bianco. Quanto veniva quel ragazzo? Mai visto nulla del genere.
Gemetti in uno smorfia, quando Marco sfilò le dita da dentro di me e dei brividi percorsero la mia spina dorsale. Mentre io continuavo a cercare di masturbarlo fino all’ultima goccia.
M’interruppe lui, con la mano fradicia dei i miei liquidi, che posò su di un mio braccio.
- ho finito, grazie! – disse.
Io, intontita ritornai alla realtà.
- Ma… - stavo ancora ansimando, - sei ancora in erezione… - gli dissi.
- Tutto normale. Sei talmente bella che non potrebbe andare giù nemmeno se venissi altre tre volte – rise.
Io rimasi sconvolta a quella frase, - dici sul serio? –
- Certamente! Un giorno dovremmo provarlo – rise, cercando di alzarsi dal lettino, scollando le mie mani dalla sua asta.
Ero come in trance. Non ero ben conscia di ciò che era appena accaduto. Poi il suo sperma sulle mie mani, e tra i miei capelli mi riportò alla realtà. Mi girai e mi guardai allo specchio. Il suo sperma non solo era sulle mie mani, avevo delle gocce anche sul mento, e un paio di schizzi mi colavano dal seno. Sulle tette poi, non ne parliamo: avevo dei lividi, segni di morsi, e i capezzoli sembravano ancora gonfi e doloranti.
Mi aveva lasciato un sacco di segni. Come avrei fatto a nasconderli? Era chiarissimo che qualcuno mi avesse fatto dei succhiotti sul seno, era evidente. Come ero stata così ingenua e stupida dal lasciarglielo fare? Ero troppo impegnata a godere? Mi sentivo una stupida ed una troia.
Di nuovo, fu Marco, a riportarmi alla realtà, mollandomi un ceffone sul culo.
- Sei stata bravissima, dico sul serio. Mai trovato una ragazza così dedita al mio godimento – si mise a ridere, mentre si stava rivestendo.
Io sentii la chiappa colpita andare a fuoco, e mi sentii umiliata. Era chiaro che mi stesse prendendo per il culo, ma non riuscii a spiccicare parola.
- Dove sono le docce? – chiesi poi, con tono remissivo.
- Esci in corridoio, la prima a sinistra – disse Marco, mentre usciva dalla stanza.
- Dove vai? – gli chiesi.
- Via! Devo andare a giocare a calcio. Ma ci risentiamo, non ti preoccupare – e una volta uscito dalla stanza, chiuse dietro di sé la porta. Lasciandomi sola con i miei sensi di colpa, i miei lividi, il mio potente orgasmo, il suo sperma e gli umori che mi colavano lungo le cosce.
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